sabato 31 gennaio 2009

Vampiri (Subspecies)

Si potrebbe pensare che me li vado proprio a cercare tutti io, e in effetti è anche vero, ma, d'altra parte, è ugualmente vero che se non esistessero non li troverei...
E così eccomi a guardare l'ennesimo film di vampiri di serie Z, e non si può negare che quando un film inizia con questa immagine...

... ti fa seriamente rivalutare la bellezza di Edward in Twilight...
Ma, per cominciare, osserviamo le caratteristiche dei vampiri in questo film...
  1. Sono immortali, il che significa che possono vivere per molti secoli (detto proprio così!)
  2. Sanno camminare a marcia indietro (ma solo se sono cattivi)
  3. Sono deboli se esposti al sole (cosa che farebbe più effetto se tutte le scene con loro non fossero girate in pieno sole fingendo che sia notte)

In realtà, dopo la scena iniziale, facciamo subito la conoscenza di Radu, il cattivo della situazione, che in effetti di poteri ne ha altri:
  1. Ha le dita lunghe un chilometro
  2. È brutto come un colpo
  3. Sbava
  4. È lento come una lumaca zoppa e pure ritardata
  5. (Ve lo dico tra poco)
Radu è il figlio di Vladislav, il vecchione dell'inizio, e subito si nota che tra i due corre cattivo sangue (ehm... ^_^;). Radu è tornato apposta per impossessarsi della "pietra di sangue" in possesso di suo padre e impedire che lui la dia a suo fratello. Perché dovrebbe darla a qualcuno e non tenersela come ha evidentemente fatto finora, è ignoto.
Vladislav però non vuole dargliela, sa che con essa avrebbe un potere straordinario e che non si accontenterebbe di vivere in pace con gli umani ma lo userebbe per evocare i demoni. Di conseguenza, fa cadere... uhm... no... fa scendere lentamente una gabbia dal soffitto e Radu è così gentile da restare lì fermo finché non lo imprigiona.
Ma Radu è un vampiro dalle mille risorse... infatti si stacca la punta delle dita (tanto ne ha d'avanzo) e le butta fuori dalla gabbia. Queste prima spruzzano tempera a mo' di tubetto schiacciato, dopodiché si trasformano in qualche modo in dei... in degli... in... insomma, in questi cosi che vedete qui sotto, e che a me sinceramente sembrano pure simpatici... (notare peraltro che uno, solo uno, è cornuto, immaginate gli altri come lo possano prendere in giro quando sono fuori scena...).

Fatto sta che il buon Vladislav si sposta gentimente dal trono in modo che i mostriciattoli (sì perché, peraltro, sono alti quindici centimetri scarsi) possano liberare Radu e permettergli quindi di ucciderlo. Contento lui...

Cambio di scena. Tre studentesse americane arrivano in un paesino della Transilvania (pensa te!) per fare una ricerca sul folklore locale per la loro tesi di dottorato, solo per scoprire che nessuno dei locali ha la più pallida idea di quale sia il folklore locale e ognuno la pensa diversamente (No, non è vero. Cioè, è verissimo, ma loro non lo scoprono mai nonostante sia evidente anche a un cieco). Una delle tre, evidentemente arrivata prima, le avvisa che saranno ospiti della fortezza locale, e qui si coglie la vera essenza dei dialoghi che permea tutto il film:
"La fortezza mette a disposizione delle stanze per gli studiosi, e noi lo siamo."
"Cosa?"
...
Sia come sia, le tre prendono alloggio, scoprendo che oltre a loro c'è anche uno zoologo che sta facendo ricerche sulla fauna notturna locale, Stefan. In realtà, si scoprirà poi, costui è il fratello di Radu (nonché l'unico vampiro a non sembrare minimamente un vampiro e a cui Edward di Twilight fa un baffo...). Eccovi infatti un bel quadretto familiare...
Le ragazze scoprono ben presto che la leggenda locale più nota (a una persona o due, vale a dire) è che un tempo i vampiri abbiano salvato la fortezza dai turchi e per questo sia stato regalato loro il castello. Pare che poi però i vampiri avessero fame (e, notare, qui si continua a parlare de "i vampiri", ma è poi chiarissimo che ce n'era solo uno, di vampiro, Vladislav) e una zingara abbia regalato loro la pietra di sangue, capace di sfamarli (ma che invece a Radu pare faccia venire fame).
Il resto del film è abbastanza classico, con alcune scene al limite dell'assurdo...
Radu morde una delle tre ragazze, Lillian (le altre sono Mara e Michelle, unica bruna, di cui Stefan si invaghisce). Il dottore che la visita parla rumeno, e infatti Mara deve tradurre tutto quello che dice, ma le ragazze gli rispondono in inglese e a lui la cosa sta benissimo, a quanto pare, perché non necessita di traduzione.
Stefan insegue Radu ma non riesce a prenderlo perché è giorno, per cui chiede a Karl, il guardiano della fortezza e suo amico, di cercare la sua bara, ma Karl dice che non è il momento perché non c'è tempo (tenetelo a mente...)
La sera dopo, Mara e Michelle lasciano Lillian a letto e vanno a una festa locale di cui pare siano le uniche a conoscere il senso (locali inclusi). Qui Radu prima ammazza una vecchia (senza il flit), poi se ne va in giro mascherato, poi si smaschera e attacca Mara.
Intanto Michelle è tornata da Lillian, ma quando arriva trova lì Radu che la sta mordendo.
Sì, esatto, Radu è alla festa ad attaccare Mara ma nel medesimo istante è alla fortezza, che si raggiunge solo in auto da lì, a mordere Lillian. Perfettamente logico, no?
Radu viene messo in fuga (cioè se ne va per i cavoli suoi), e Stefan si fa promettere da Michelle che al mattino andrà via.
Al mattino, però, Lillian è morta. Arriva il dottore e, di fronte a Karl e Michelle, proclama che è colpa di un avvelenamento del sangue.
Seguite bene... al villaggio tutti sanno dei vampiri, il dottore sta parlando con due persone che hanno visto il vampiro mordere Lillian, e dichiara che è morta per un avvelenamento del sangue! E ai due deficienti che lo stanno a sentire la cosa sembra pure normale!
A quel punto Michelle e Karl vedono fuori un carro. I locali hanno trovato la vecchia morta, l'hanno decapitata (lasciandole la maschera della festa, solo loro sanno perché) e la aspergono di acqua santa (la ragione mi pare ovvia). Michelle teme che possano fare lo stesso a Lillian e quindi, coadiuvata da Karl, non dice loro che è morta. A parte che loro non è che siano lì per Lillian, la domanda è... ma chi tra Michelle e Karl è più scemo??? Lo sapete che è stata morsa da un vampiro, e quindi anche che è necessario che venga impalata e decapitata, ma voi che fate? La nascondete.
Meglio ancora, vanno a seppellirla proprio davanti a casa di Radu!
Poi, però, il colpo di scena! Michelle decide di cercare la bara di Radu per ucciderlo, e Karl le risponde che sa già dov'è.
Avevate tenuto a mente la scena di prima? In pieno giorno, ma a metà film, lui non aveva tempo di cercare la bara. Ora però si scopre che sa esattamente dov'è! Abbiamo capito chi dei due è il più scemo, se non altro.
Va a finire che:
  • Michelle viene catturata
  • Michelle si libera e libera Mara solo per scoprire che è diventata una vampira anche lei, e ha contribuito a far catturare Stefan
  • Lillian dimostra l'ennesimo strano potere dei vampiri: cambiare posto della sepoltura. Infatti era stata sepolta in una buca piuttosto profonda, ma quando si risveglia è a malapena coperta di terra.
Segue l'ovvia battaglia finale in cui i cattivi vengono sconfitti, ma anche no, e Michelle, ormai comunque contagiata, si fa mordere da Stefan (che, scopriamo, non conosce la differenza tra il collo e la scapola) per diventare una vampira buona invece che cattiva (ottima scelta, se non altro dal punto di vista estetico).

A parte la trama banale e a tratti confusa, ma comunque non così orrenda, il film ha:
- Dialoghi idioti
- Montaggio orribile (le scene sono tagliate così male che a volte sono invertite cronologicamente)
- Attori che definire cani sarebbe un insulto alla razza canina
Ma in cambio ha degli omini rossi alti quanto un puffo e con le facce da bulldog, e uno è pure cornuto. Non si può dire che sia roba di tutti i giorni. ^___^

E, ah, presente quella storia dei demoni? Be', no, non ce n'è mezzo nel film, a meno che non si considerino demoni i puffi-bulldog di sopra, che però Radu ha evocato prima di prendere la pietra...

venerdì 30 gennaio 2009

Incomunicabilità

Stralci di vere conversazioni (quello in corsivo sono io)...

"Quelle fatture ti servono per forza domani?"
"Non lo so, te lo faccio sapere domani mattina"
"Perché se ti servono domani le facciamo, se no meglio la settimana prossima."
"OK, te lo faccio sapere domani mattina"
"È inutile che le facciamo se poi non servono"
"D'accordo, te lo faccio sapere domani mattina"
"Allora mi fai sapere tu?"
(No, mai pensato di fartelo sapere, cosa te lo fa credere?)

"Le carte te le porto Lunedì mattina"
"Va bene"
"Tanto è inutile che te le do adesso."
"Va bene"
"Che poi se te le lascio sulla scrivania comunque le trovi Lunedì mattina."
"Va bene"
"Allora te le porto Lunedì."
(Ma è tanto strano ricevere una risposta affermativa che ci si sente in dovere di dare giustificazioni non richieste?)

"Perché non è arrivata la mail che mi hanno mandato?"
(Premessa: e se anche non fosse arrivata, io come potrei mai sapere il perché?)
"È arrivata, te l'ho girata."
"Ma a me serviva alle 11.00"
"... ma la mail è delle 13.10"
"Nientemeno è arrivata alle 13.10?"
"No. La mail È delle 13.10, è stata spedita a quell'ora"
"Ma sicuramente abbiamo qualche problema noi"
(Sì, ovvio, in effetti io ho il problema di dover spiegare a qualcuno che se una mail viene spedita alle 13.10 non può arrivarmi alle 11.00, mica roba da poco...)
"L'altro giorno io mi sono spedito una mail da solo e non è arrivata"
(Sì, ma, figlio mio, riceviamo migliaia di mail al giorno, che se ne possa perdere una è il minimo, già è strano che se ne perda solo una...)
"Sicuramente noi abbiamo qualche filtro che le blocca"
"No, tutti i filtri mandano le mail nello spam, e io lo spam me lo controllo tutti i giorni (proprio perché so che voi e i clienti vostri non avete la benché minima idea di come si scriva una mail decente che nessun filtro sano di mente identificherebbe come spam, ma al contrario siete bravissimi a farne del genere che farebbe scattare tutti gli allarmi a un sistema che non ha nessun allarme installato). Se non è arrivata non è arrivata, io non c'entro."
"Ma bisogna capire perché."
(D'accordo, la prossima volta vengo a casa tua, mi digitalizzo, mi spedisco per e-mail e scopro dove mi sono fermato).
Inutile dire poi che in questa e in altre conversazioni simili, alla minima richiesta di "Sì ma da che indirizzo? A che indirizzo? Che formato? Che subject?" la replica è "Chi se lo ricorda.", al che io risponderei volentieri "Eh, ma bisogna capire perché non riesci a ricordarti le mail che scrivi..."

Scoperte che ti cambiano la vita

Quale sia il mio lavoro esattamente, io ancora non l'ho mai capito, ma oggi ho scoperto di sapere con un certo grado di precisione quale non è (e no, non è questo aspetto della scoperta che mi cambierà la vita). Ma andiamo con ordine...

Una delle varie cose che spettano a me in azienda è la gestione del personale.
Intendiamoci: non sono il responsabile del personale (che comunque non c'è), semplicemente in azienda esiste un "Ufficio del Personale" che è costituito da... uhm... me.
Di conseguenza mi gestisco pressoché da solo assunzioni, dimissioni, verifica delle buste paga, controllo delle presenze (solo la rilevazione giornaliera l'ho passata da qualche tempo a un collega, e mi limito a verificarla), e via dicendo, con il capo che si limita a passare, firmare e andarsene (ovvio che le decisioni le prende lui, io me ne guardo bene).
Ultimamente, anche il "passare, firmare e andarsene" è diventato obsoleto, perché le comunicazioni alla Direzione del Lavoro si fanno per via telematica, ergo non serve alcuna firma reale: mi collego, ho la mia bella password, faccio quello che devo fare, confermo e stampo.
È una situazione che ha i suoi bei vantaggi, ma anche qualche svantaggio.
Uno di questi è che se prima scrivevo io la qualifica dei nuovi assunti, per cui un "Impiegato tecnico" o "Operaio generico" (che sono le effettive qualifiche più frequenti) risolveva il problema, adesso bisogna selezionarla da una finestra di popup che contiene le definizioni ufficialmente riconosciute.
Mi sembra inutile dire che quello che cerchi non lo trovi MAI.
Esiste una funzione di ricerca per descrizione. Ottima, se non fosse che ti mostra 10 risultati per pagina e se provi a passare alla pagina successiva ti presenta una bella schermata bianca... @__@
Risultato, se non sei fortunato ti tocca spulciarti le varie categorie per trovare quello che ti serve (ammesso che esista).
Oggi stavo appunto dedicandomi a questo insano sport quando, nel bel mezzo delle professioni previste da una data categoria, ci trovo:
COZZARO
Ora... che i cozzari esistessero me ne rendevo conto anche da solo, ma che fosse addirittura possibile assumere qualcuno con la qualifica professionale di cozzaro, lo ammetterete, è abbastanza sconcertante.

giovedì 29 gennaio 2009

Questione di Equilibrio

Se sul mio equilibrio mentale ci sarebbe (e anche parecchio) da discutere, quello che invece non è mai stato messo in discussione è il mio equilibrio fisico, merito probabilmente (se non certamente) anche del 48 di piede che, come dire, mi fornisce una superficie di appoggio piuttosto ampia.
In effetti le mie cadute non dovute a influenza esterna si contano sulla punta delle dita già dalla tenera età (riuscivo a farmi male in ogni modo possibile, ma non cadendo, quello no), e perfino sulla neve e sul ghiaccio, se escludo le volte in cui sono stato tirato a terra da qualcuno che riteneva fossi il primo appiglio disponibile, ne conto solamente due, e una neppure fa testo (c'è un perché).
Stabilito questo, mi domando e dico perché, e sottolineo perché, al primo accenno di pioggia, non appena si forma un minimo di acqua sul mio percorso, mi vedo regolarmente costretto ad avanzare pinguinando, ovvero camminando come un pinguino a piedi rigidi e passettini, per non finire lungo disteso sul marciapiede? È un destino, quest'ultimo, che in genere riesco a evitare, ma sempre e solo per poco (anche stamattina, uscendo per andare al lavoro, ho percorso almeno mezzo metro senza alcun contatto col suolo, atterrando poi non so come in piedi su una gamba).
C'è poco da fare, l'acqua sotto di me mi manda in palla la stabilità (sarà per quello che non sono mai riuscito a imparare a nuotare?)
In effetti, quando dalla finestra vedo la pioggia cadere, e so di dover uscire, la mia principale preoccupazione non è "devo prendere l'ombrello" ma "porca miseria dovrò camminare come un idiota".
L'ombrello, peraltro, di solito neanche lo prendo. Al più ho quello tascabile, che in un buon 80% dei casi fa più la funzione di talismano, del tipo "So che, se pioverà tanto forte da non poterne fare a meno, l'ombrello ce l'ho.". In effetti sono note conversazioni di questo tipo con mia sorella:
Io (rientrando): "Piove"
Lei: "E l'ombrello?"
Io: (mostrando la valigetta del lavoro che contiene anche quello di riserva) "Sì, ce l'ho".
Alla fine è nata la leggenda che io non mi bagno (quasi vera, in realtà mi bagno ma mi asciugo con estrema rapidità). Dall'alto, però.
Dal basso è un altro discorso, ogni singola pozzanghera, dislivello, polla, buchetta, fa di tutto per inondarmi, anche senza l'aiuto delle gentilissime auto di passaggio, e se proprio non c'è verso, il resto dell'acqua attenta al mio restare in piedi.

Ah... dimenticavo la caduta sul ghiaccio che non fa testo...
Torno a piedi dal lavoro, strade innevate come non mai, lastre di ghiaccio ovunque. Arrivo indenne, senza neanche un accenno di scivolone, fino alla casa di mia zia, dove dovevo restare per la notte. Apro il portone, entro, arrivo a metà del percorso verso le scale, e qui faccio la caduta più spettacolare della mia vita, roba da cartone animato, con me che roteo le gambe in aria per un tempo indefinito prima di atterrare, letteralmente, col sedere per terra.
Del resto, il ghiaccio e la neve sono tali solo finché non ti si sciolgono sotto le suole...

martedì 27 gennaio 2009

Fleming avrà iniziato così?



Quello che vedete qui sopra rappresenta l'idea di "innaffiare" che ha la signora delle pulizie del mio ufficio.
Se ve lo state domandando: sì, quella roba bianca che galleggia e si arrampica sul vaso da un lato è muffa, e non è comparsa oggi. Evidentemente però l'idea di buttare acqua e "sottovaso" (non parliamo poi di quella di non annegare la povera pianta) non viene presa in considerazione.
Starà mettendo su una coltivazione di penicillina nella mia stanza?
Mah!

domenica 25 gennaio 2009

Mi manchi

Mi manchi.
Quando sei così distante
Da non poterti vedere
Mi manchi
Ma anche ora
Che sento il tuo respiro
E guardo nel profondo
Dei tuoi occhi
Mi manchi.
Rassegnati: la tua mira fa schifo.

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E la cavolata del giorno l'abbiamo scritta, adesso via, verso nuove e inenarrabili avventure! ^__^;;

sabato 24 gennaio 2009

Personaggi Abortiti

Commentando un commento di Fed al post sul rovesciamento carnevalesco, mi è tornato in mente un mio vecchio aborto, un personaggio che ho ideato (più volte), ma poi non ho mai realmente utilizzato: Gideon Carr, l'investigatore.
Chi sia esattamente Gideon Carr... un po' non lo so neanche io, perché ho iniziato a scrivere di lui in più occasioni, senza mai portarlo da nessuna parte.
L'ultima, in cui mi decidevo a partire dall'inizio narrando le sue origini (anche questa rimasta comunque opera incompiuta) è quella che più dà l'idea del personaggio, e perciò ve la sorbite....

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Gideon Carr era ricco.
Ricco e annoiato.
Ricco, annoiato e idiota.
Di quest’ultimo aggettivo però non era del tutto consapevole.
Era un figlio di papà discendente da una lunga dinastia di figli di papà il cui unico scopo nella vita, apparentemente, era stato quello di mettere al mondo un figlio maschio. Una cosa che lui non aveva ancora fatto solo perché aspettava di trovare la donna adatta, che dal canto suo faceva del proprio meglio per riuscire a rimanere nascosta il più a lungo possibile.
Essendo ricco, Gideon poteva permettersi di fare più o meno quello che voleva.
Essendo annoiato, aveva deciso di intraprendere un’attività, diventando investigatore privato.
Essendo idiota, non aveva la benché minima idea di quale fosse il lavoro di un investigatore privato. Fondamentalmente, era sempre stato convinto che avesse qualcosa a che fare con il far scendere le vecchiette dagli alberi ed aiutare i gattini ad attraversare la strada.
Così aveva messo su un ufficio e si era messo in cerca di casi sui quali lavorare. Inizialmente, il lavoro era stato piuttosto scarso. Non riusciva a trovare vecchiette su nessun albero in tutta la città. Una volta che aveva provato a portarne su una lui, almeno per potersi allenare, questa aveva reagito in malo modo, colpendolo ripetutamente con la sua borsetta e urlando qualcosa a proposito di un maniaco che voleva attentare alla sua virtù. Gideon si era gentilmente offerto di cercargliene uno – dopo tutto era un investigatore – ma per qualche misteriosa ragione questo aveva fatto aumentare di volume le urla della donna, convincendolo che fosse giunto il momento di usare una delle tecniche segrete apprese durante la sua preparazione da autodidatta, che gli avrebbe consentito di andare altrove senza che nessuno potesse accorgersene.
Aveva funzionato. A parte la curiosa sensazione di un pesantissimo oggetto vagamente a forma di borsetta che impattava contro la sua nuca, quando aveva riaperto gli occhi si era trovato in un letto di ospedale, e poteva giurare di non essersi assolutamente accorto di esserci andato.
Fortunatamente la parte relativa ai gattini si era rivelata più semplice. Aveva trovato un gatto che non solo gli permetteva di portarlo dall’altra parte della strada, ma anzi una volta lì tornava da solo al punto di partenza, così gli era possibile farlo attraversare di nuovo.
Purtroppo, durante uno di questi ritorni, una macchina lo aveva investito, privandolo del suo unico cliente e lasciandolo disoccupato.

Qualche tempo dopo, un uomo si era presentato nel suo studio dicendogli che voleva sapere se sua moglie lo tradisse.
Lui gli aveva immediatamente risposto di sì, ricevendo in cambio un’occhiataccia.
Quando l’uomo gli aveva spiegato che voleva delle prove fotografiche, lui aveva obiettato che non era carino fotografare la gente di nascosto.
Nel momento in cui il suo potenziale cliente, alquanto alterato, gli aveva domandato se fosse un investigatore o una specie di boy scout, il tarlo del dubbio aveva iniziato ad insinuarsi nella sua mente. Non appena vi si era affacciato aveva trovato sotto di sé un baratro oscuro e senza fondo nel quale era precipitato senza alcuna speranza di poter riemergere.

Monster Man

Monster Man è un film horror demenziale, ma dato che è perfettamente conscio di esserlo, il problema non si pone.
Sia chiaro, non è che questo lo renda un buon film, però lo mette un gradino al di sopra di pellicole altrettanto idiote ma fermamente convinte di essere serie.
Monster Man è anche un film inquietante, non tanto per il fatto che è un horror (se no sarebbe abbastanza normale), quanto perché la trama di fondo è praticamente la stessa di X-Files: Voglio Crederci!!! E considerato che questo è stato girato molto prima...
Sì, qui si parla di magia nera laddove in X-Files si parlava di scienza, ma lo scopo dei "cattivi" del film è esattamente lo stesso, e c'è persino una notevole somiglianza fisica tra coloro a cui il procedimento magico/scientifico dovrebbe essere applicato.
Inquietante, appunto...!

Ad ogni modo, Monster Man è la storia di Alfred, in viaggio per andare al matrimonio di una sua amica, di cui è da sempre innamorato (e che, per inciso, ai tempi in cui si frequentavano andava con tutti fuorché con lui). Al viaggio si aggrega, non invitato, il suo ex migliore amico, Harley (la loro amicizia era terminata proprio per colpa della ragazza di cui sopra).
I due sono come il giorno e la notte, cosa che porta ad alcune scene divertenti, anche se in senso abbastanza lato, niente che faccia sganasciare.
Lungo la strada i due iniziano a essere inseguiti da un mostro che guida un Monster Truck, e che sembra intenzionato a ucciderli.
Dopo un po' si unisce a loro Sarah, un'autostoppista, che si ritrova inevitabilmente coinvolta nell'inseguimento, e alla fine viene rapita dal mostro, con Harley apparentemente morto (OK, no, non sembrerebbe morto neanche se gli mettessero sopra un cartello con scritto "È morto, giuriamo!", ma passiamogliela) e Alfred obbligato ad andare in suo soccorso da solo.
Non rivelo il finale non tanto perché immagino che qualcuno intenda procurarsi il film, quanto perché finirei, appunto, per rivelare il finale di X-Files, che forse qualcuno invece vuol vedere.
Comunque: il film è volutamente idiota in più parti, alcune delle quali anche ben riuscite, gli attori non sono esattamente dei cani (il protagonista è anche piuttosto credibile nella sua incredibilità, il che tradotto significa che l'attore recita bene la sua parte) e la trama è anche meno scontata di quanto sia lecito attendersi. Solitamente gli horror demenziali sono anche parecchio splatter, questo invece si contiene abbastanza, non nel senso che non ci siano scene splatter (perché ci sono eccome), quanto perché comunque sono diluite nel corso del film e non lo occupano dall'inizio alla fine.
Per gli amanti del genere, può essere un buon passatempo per trascorrere un'oretta e mezza di diversione. Probabilmente tra un'altra ora e mezza avrò perfino dimenticato la sua esistenza, ma comunque l'ho apprezzato più del suo gemello di trama, e non è poco.

giovedì 22 gennaio 2009

A carnevale, ogni racconto vale

Il fatto di essere un grafomane e scrivere in continuazione, non fa di me uno scrittore.
Il fatto di saper scrivere, non nel senso che sono bravo ma in quello che, se non altro, conosco le regole fondamentali a sufficienza da poterci anche giocare un po', non fa di me uno scrittore.
Il fatto di aver pubblicato un libro (questo poi meno che mai, avendolo pubblicato io stesso) non fa di me uno scrittore.
Quindi cosa sono per tutte queste ragioni?
Sono, direi, uno che scrive.
Tuttavia, questo mi mette talvolta nella condizione di poter analizzare uno scritto da un punto di vista duplice, quello di chi legge e quello di chi, appunto, scrive, e ogni tanto questo mi porta a delle riflessioni.
In particolare riflettevo ultimamente su quella che è una delle tecniche a me più care, che di recente ho scoperto chiamarsi "rovesciamento carnevalesco" (da cui il titolo del post), ovvero la descrizione di un mondo che funziona alla rovescia rispetto ai canoni classici (e che, nel mio caso, in genere si rivela tale solo alla fine).
Da dove mi nasca la passione per questo tipo di racconto l'ho sempre saputo: viene dalla lettura (su un vecchio Almanacco di Topolino, ergo eoni fa) del racconto breve "La sentinella" di Fredric Brown (consiglio a chiunque non lo conosca di procurarselo e leggerlo, ne vale la pena).
Vi capita mai di veder fare qualcosa, sentirvi un campanellino che vi suona nella testa e dirvi "Questo lo posso fare anche io"?
Nel mio caso è andata così, anche se prima di arrivare a mettere veramente su carta il mio primo racconto di questo tipo ("L'incubo di Stan") sono passati anni.
Fatto sta che, nel mio piccolo, si tratta di una tecnica che cerco sempre e costantemente di perfezionare (per quanto, beninteso, non tutto ciò che scrivo ne faccia uso, ed è un bene perché finirei col diventare prevedibile altrimenti).
Ciò su cui riflettevo è appunto il come questo particolare effetto (rovesciamento carnevalesco rivelato a posteriori) possa essere ottenuto, e ne è venuto fuori che esistono, a parer mio, due metodi validi (e uno che non lo è).
Il primo, che è poi quello usato da Brown, è l'omissione di determinate informazioni. Durante il racconto non vengono rivelati dei particolari che svelerebbero l'arcano se fossero noti al lettore (ma la cui omissione, comunque, non impedisce di comprendere gli eventi in senso generale), e che si palesano solo alla conclusione.
È un sistema abbastanza lineare e a suo modo semplice (questo senza assolutamente nulla togliergli, perché comunque non è facile farlo e farlo bene).
Il secondo è invece quello di fornire le informazioni in maniera tale che il lettore tenda a interpretarle nel modo più logico (ma sbagliato) traendone conclusioni errate. È una cosa più complessa della pura omissione, e tende a creare una sorta di sfida giocosa tra lo scrittore, che dissemina indizi su come stiano veramente le cose, e il lettore che, riuscendo a interpretarli, potrebbe prevenire il colpo di scena finale.
Questo tipo di racconto dovrebbe secondo me essere letto due volte. La prima per apprezzarlo così come è stato concepito, la seconda per rivedere - con l'occhio di chi conosce la realtà dei fatti - la sequenza degli eventi come sono, e non come sembrano.
Il terzo, deprecabile, metodo è quello di dare informazioni deliberatamente errate. E sì, c'è chi lo fa.
Per fare un esempio terra terra, si potrebbero prendere queste tre frasi che descrivono la medesima scena.
"Entrò in casa per cercare il suo cane"
"Entrò in casa per cercare il suo cane, ma non lo vide"
"Entrò in casa ma non si accorse della presenza del suo cane"
Assumendo che alla fine si chiarisca che, comunque, il cane in casa non c'è, la prima frase si limita a non dire assolutamente niente (può esserci o non esserci, comunque non lo sapremo da quella frase), mentre la seconda è volutamente ambigua: il fatto che "lui" non abbia visto il cane non implica che non ci sia, ma neanche che ci sia. Tendenzialmente si è portati a pensare che ci sia e non sia stato visto, ma è una conclusione non supportata dalle informazioni fornite.
La terza frase dà proprio un'informazione falsa: "Non si accorse della sua presenza" vuol dire "era presente ma lui non se ne accorse". Il che non è vero, il cane non c'è.

Personalmente, io adoro lo stimolo che deriva dalla seconda tecnica, difficile da mettere a frutto ma capace di dare risultati veramente gustosi quando si riesce a usarla. Per quanto non sempre tutti gli indizi siano chiaramente svelati, e a volte mi chiedo se qualcuno apprezzerebbe uno schema di lettura a posteriori o si sentirebbe offeso e basta dalla sua esistenza (il trucco sarebbe farlo fare a terzi :-P).
Per un piccolo (e immodesto) esempio su come si possa giostrare questa tecnica con un accorgimento di una semplicità estrema, vi consiglio di leggere il mio mini-racconto Disinfestazione e dopo...


... si ma, ho detto dopo...


... l'avete letto? Perché a me va bene anche se non lo fate, ma siete avvertiti, se andate oltre e lo leggete dopo non c'è gusto...!


... OK, io ve l'ho detto.


... dopo, dicevo, ridare un'occhiata alla seconda frase per vedere come andava intesa veramente.

mercoledì 21 gennaio 2009

Sfida Rock - e 2

Riprovo al meglio delle mie possibilità

1 Carrie - (Europe)
2 Innuendo - (Queen)
3 Living on a Prayer - (Bon Jovi)
4 Losing my Religion - (R.E.M.)
5 Wind of Change - (Skorpions)
6 Your eyes - (Peter Gabriel)
7 Invisible Touch - (Rod Stewart... almeno credo)
8 Land of Confusion - (Genesis)
9 No son of mine - (Phil Collins)
10 Killer Queen - (Queen) [non foss'altro per la citazione che avremo capito in due in Good Omens]
11 Wild Boys - (Duran Duran) [Ha fatto un'epoca, va menzionata]
12 Superstitious - (Europe)
13 The March of the Black Queen - (Queen)
14 I was born for loving you - (Kiss)
15 Always - (Bon Jovi)

E fin qui c'eravamo, poi...

16 Knockin' on Heaven's Door - (Guns & Roses)
17 I don't Wanna Miss a Thing - (Aerosmith)
18 Ruby Tuesday - (Rolling Stones)
19 Total Eclipse of the Heart - (Bonnie Tyler)
20 Il caffè della Peppina

Come? L'ultima non vale? Come non vale?
OK, vabbe'...

20 Because the Night - (Patty Smith)

I Misteri dell'Unico - Parte seconda

Ieri mi si presenta in ufficio "già che era di passaggio" l'incaricato di un'agenzia di lavoro temporaneo.
Fortuna (sua) vuole che potessi ritagliarmi cinque minuti da dedicargli (fosse venuto stamattina alla stessa ora, o sempre ieri ma a un altro orario, se ne sarebbe dovuto tornare indietro), anche se ovviamente so cosa vuole dirmi (il discorso sempre quello è, non gliene do certo colpa).
Comunque sia...
Mi illustra tutti i vantaggi del lavoro in somministrazione (che già conosco, e che comunque non usiamo mai in ditta per tutta una serie di ragioni). Poi aggiunge "E inoltre il lavoratore somministrato non va iscritto nel Libro Unico dell'Azienda."
Ding!
Io due cose scarse ho imparato all'incontro dell'altro giorno, ma me le ricordo!
"No, veramente VA iscritto." gli faccio notare
Panico.
"Ma sul nostro, non su quello dell'azienda."
"No, proprio su quello dell'azienda. Va iscritto solo per la parte anagrafica, niente retribuzione e niente presenze, ma VA iscritto."
"Ma è sicuro?"
Gli ribadisco che sono sicuro e gli dico anche il perché.
"Ah, ma forse è una convenzione che vi siete dati voi!"
E qui scatterebbe il "Ma «voi» chi?", invece mi limito a far notare che no, non è una convenzione, è la legge.
Lui no, niente, continua per la sua strada.
Io sono lì lì per rinunciare quando mi tira fuori un opuscoletto che contiene le principali norme del Libro Unico e mi indica il testo di una circolare che, ci tiene a precisare "Non è stata abrogata o modificata"
E io lo leggo.
A voce alta.
"Il lavoratore in somministrazione deve essere iscritto sul libro matricola o libro unico dell'azienda somministrata oltre che su quello della somministrante."
Appunto.
"E io che ho detto fino ad ora?"
"Ah, allora vuol dire che la convenzione che vi siete dati voi è in linea con la legge."
Ora... secondo voi se mai mi servirà un somministrato, in quale ordine nella lista di agenzie da chiamare finirà il tipo?

martedì 20 gennaio 2009

Catena

Altro "furto" al blog di Fed, che a sua volta la derivava da Valberici

ADESSO
sono: raffreddato (come sempre)
voglio: dormire
desidero: dormire (che differenza c'è tra voglio e desidero poi? boh!)
sento: la ventola del PC
cerco: di restare sveglio
piango: praticamente mai
dovrei: scadenzare delle fatture

SÌ O NO
tieni un diario? no
ti piace cucinare? sì
hai un segreto che non conosce nessuno? sì, ma se ve lo dicessi poi dovrei uccidervi
ti mangi le unghie? no
credi nell’amore? nì
ti vorresti sposare? no
ti sei mai tatuato? no
ti fai delle paranoie sulla tua salute? no
ti senti bene in compagnia dei tuoi genitori? ... ehm... più tardi possibile, grazie... ^_^;;
ti piacciono le tempeste? no

SE FOSSI
se fossi un mese sarei: Ottobre
se fossi una stagione sarei: Primavera
se fossi un giorno della settimana sarei: Venerdì
se fossi un vino sarei: diventato aceto da un pezzo
se fossi un colore sarei: nero (sì, lo so, non è un colore)
se fossi un numero sarei: 29 o 2 ma comunque non per mia scelta
se fossi un albero sarei: una quercia
se fossi un frutto sarei: una noce di cocco
se fossi un fiore sarei: una bocca di leone
se fossi un animale sarei: un ragno
se fossi una calzatura sarei: molto grande(!)
se fossi un capo di abbigliamento sarei: giubbotto. Nero.
se fossi una materia prima sarei: gomma
se fossi un mobile sarei: chiuso a chiave(!)
se fossi uno sport sarei: annoiato a morte(!)

NELL’ULTIMA SETTIMANA
hai pianto? no
hai aiutato qualcuno? sì
hai comprato qualcosa? sì
ti sei ammalato? no
sei andato al cinema? no
sei andato al ristorante? no, ma sono andato in pizzeria, conta?
hai scritto una lettera? cartacea no, altrimenti sì
hai parlato con la tua ex? mia che?
ti è mancato qualcuno? sì
hai abbracciato qualcuno? no
hai litigato con i tuoi genitori? umanamente impossibile
hai litigato con un amico? no

Sfida rock (persa)

Dopo Fed e Pierpaolo, raccolgo (e perdo) la sfida di citare 20 pezzi rock, nel mio caso non perché ne abbia troppi tra cui scegliere ma perché non ne ho a sufficienza, almeno non senza saccheggiare interamente qualche album (e, anche ripromettendomi di non farlo, non sono riuscito a evitare di citare lo stesso cantante/gruppo più di una volta).
Ferma restando la mia incapacità genetica di distinguere il rock, e i puristi mi bacchettino pure, questo è quanto ho estrapolato, da lì in poi avrei solo continuato a ripetermi. L'ordine dei pezzi è puramente casuale. ^_^;

1 Carrie - (Europe)
2 Innuendo - (Queen)
3 Living on a Prayer - (Bon Jovi)
4 Losing my Religion - (R.E.M.)
5 Wind of Change - (Skorpions)
6 Your eyes - (Peter Gabriel)
7 Invisible Touch - (Rod Stewart... almeno credo)
8 Land of Confusion - (Genesis)
9 No son of mine - (Phil Collins)
10 Killer Queen - (Queen) [non foss'altro per la citazione che avremo capito in due in Good Omens]
11 Wild Boys - (Duran Duran) [Ha fatto un'epoca, va menzionata]
12 Superstitious - (Europe)
13 The March of the Black Queen - (Queen)
14 I was born for loving you - (Kiss)
15 Always - (Bon Jovi)

Il soggetto, questo sconosciuto

Scene tipiche nel mio ufficio... da premettere che non c'è mai un discorso pregresso alle frasi sotto riportate, solo gente che entra nella mia stanza (o vede entrare me nella sua, e dice...)

"Tidona, puoi dirgli di venire."
Sì, ma... a chi?

"Carmelo, allora, dobbiamo fare così, quando vengono, prendiamo un blocchetto..."
Sì, OK, ma quando viene... chi?

"Quelli mi hanno detto che visto che devo andare io siccome non fanno il rimborso bisogna presentare la copia"
Chi? Come? Cosa? Quando???

e poi il classico
"Telefona a coso, come si chiama."
E lo devo sapere io come si chiama, che neanche so perché gli devo telefonare?

giovedì 15 gennaio 2009

I Misteri dell'Unico

No (per chi lo conosce) non Oon.
E no (più o meno per chiunque) non il modello per la dichiarazione dei redditi.
No, in realtà mi riferisco al famigerato Libro Unico che chiunque abbia a che fare con la gestione del personale o delle paghe come il sottoscritto sta sentendo nominare da parecchi mesi e chi no... be', meglio per lui.
Non mi metto qui a spiegare in dettaglio come questo libro unico vada a far sparire ben due antipaticissimi altri libri che le aziende erano tenute a compilare (leggasi: che IO ero tenuto a compilare nella mia), o perché a me torni tanto comodo visto che in pratica lo usavo ante litteram. Neanche mi metterò a divagare sulle parti oscure di tale libro, che in fin dei conti sono ben poche.
In realtà, il titolo nasce dal fatto che la mia mattinata di oggi mi ha visto recarmi con mezzo proprio (si fa per dire) a Bari per un incontro patrocinato da Il Sole 24 Ore in cui si sarebbe dovuto parlare del Libro Unico e di tutto quanto vi gravita intorno.
L'incontro avrebbe dovuto iniziare alle 9.00, dopo la registrazione dei partecipanti.
Io ero lì alle 8.15 (no, non per fare il figo, i treni quelli sono...)
Alle 9.45, si stava ancora iniziando a pensare di cominciare "i lavori".
Alla fine si inizia e la relatrice, per carità preparatissima, inizia a parlare, introduce l'argomento (ripetendo essenzialmente lo stesso concetto cinque volte di fila) e poi inizia a discutere di tutt'altro.
Arrivate le 11.15, chiede se vogliamo fare 5 minuti di pausa o "continuare il discorso sul Libro Unico". Personalmente nessuna delle due, io avrei voluto iniziarlo, il discorso!
Si opta per i 5 minuti di pausa e quindi, poiché la matematica, come dico sempre, è un'opinione, si riprende alle 11.30 circa. E no, non si parla di Libro Unico, se non di sfuggita.
La relatrice aveva una presentazione Power Point con circa 50 diapositive. Ne abbiamo viste, forse, 5, prese a caso nel mucchio.
Arrivata l'ora di chiusura, dopo altri commenti sul "continuare" il discorso che "continuava" a non essere mai stato iniziato, ho assodato di aver in effetti appreso due cose che ancora non sapevo, ma una per sbaglio (infatti non riguardava il Libro Unico neanche di striscio) e una per caso (quando stavamo praticamente uscendo si è ricordata di una cosa che non aveva detto e che in effetti non sapevo... il punto è che non ho capito quali siano quelle che invece si era ricordata di dire).
La sostanza è che alla fine mi farò comprare il libro (scritto sempre da lei) e me lo leggerò, perché sono comunque convinto che tutte le cose di cui non ha parlato oggi lì ci siano. Però potevo risparmiarmi una mattinata e farlo direttamente.

Dettaglio positivo: tra attese e pause varie, e nonostante mi sia letto l'intero speciale di Guida al Lavoro dedicato all'incontro, scartando solo le parti completamente estranee al mio campo, ho quasi finito il romanzo che sto leggendo. ^__^

martedì 13 gennaio 2009

New Wave Novelers

Un passaggio lampo qui sul blog solo per dire che Deliri Letterari è entrato a far parte di New Wave Novelers.
Essendo di fretta lascio agli interessati scoprire cosa sia. ^__^

domenica 11 gennaio 2009

The Orphanage

The Orphanage è un horror spagnolo, il che sulla carta non depone esattamente a suo favore (ho ancora in mente esecrabili schifezze come Darkness e altri di cui ho fortunatamente rimosso i titoli), ma, incuriosito dal poco che avevo visto in merito, ho deciso di guardarlo ugualmente e correre il rischio.
Stranamente, non sono andato incontro all'ennesima delusione, perché si tratta di un film ben costruito, anche se non perfetto, a cui la definizione di horror in effetti sta strettina.

Protagonista indiscussa è Laura, una ragazza orfana che viene adottata e, anni dopo, cresciuta e sposata, compra lo stabile dell'orfanotrofio in cui ha vissuto - di fronte a un faro ormai spento, così come l'orfanotrofio stesso è chiuso - e va a viverci con l'intenzione di trasformarlo in una casa famiglia per bambini disabili.
La stessa Laura ha adottato un bambino, Simòn (si pronuncia come è scritto, l'accento l'ho messo io per comodità però), un ragazzino fantasioso e vivace che gioca tutto il tempo con due amici immaginari.

Primo ed unico spoiler warning - anche se non svelerò i punti chiave della trama, da qui fino alla fine dello spoiler non leggete se non volete rovinarvi la sorpresa!!!

Un giorno, Laura riceve la visita di una donna anziana che dice di essere un'assistente sociale interessata alla situazione di Simon, Benina (si pronuncia "Benigna", e in quest'ottica è il nome più antitetico che personaggio abbia mai avuto). Questa rimarca il fatto che Simon è sieropositivo e che ha bisogno di molte attenzioni, Laura non capisce perché glielo debba far notare visto che lo sa benissimo e alla fine la congeda. Quella stessa notte, però, vede la vecchiaccia (termine che una volta tanto non inserisco io ma viene veramente usato nel film ^__^) aggirarsi per il suo giardino con una pala e sparire nel bosco.
Dopo quella notte, e a partire da una visita alle grotte sotto il faro, Simon inizia ad avere altri amici immaginari, ben sei, capitanati da un certo Tomàs e desiderosi di giocare con lui un'inquietante quanto ingegnosa caccia al tesoro, che allarma terribilmente Laura, convinta che sia stato Simon a organizzare tutto.

Il giorno in cui i primi ospiti della casa famiglia arrivano, Laura litiga con Simon che vorrebbe mostrarle qualcosa proprio in quel momento. Lei va via, e da quel momento non vede più suo figlio: scomparso nel nulla.
Lottando contro le ipotesi di tutti, compreso suo marito, Laura si convince che gli amici immaginari di suo figlio non siano poi tanto immaginari e che siano loro i responsabili della sparizione di Simon.
Indagando, viene a conoscenza di una terribile verità sul passato dell'orfanotrofio, risalente a poco dopo la sua adozione, e su Benina, che però viene uccisa davanti ai suoi occhi in un incidente con un camion prima che lei abbia modo di parlarle ed estorcerle la verità.

Alla fine, Laura rimarrà sola a confrontarsi con gli inquietanti fantasmi del passato, solo per scoprire alla fine che le cose non stanno esattamente come sembrano e che non sempre gli spettri sono presenze maligne, anche se purtroppo lo scoprirà troppo tardi.

Fine possibili spoiler

The Orphanage ricorda a tratti le atmosfere di Fragile, fuse a un pizzico di The Others. Ci sono alcuni punti con lievi incongruenze, ma nell'insieme sono perdonabili, e il finale dolceamaro è una ventata di aria fresca, che lascia un po' di, appunto, amaro in bocca, ma è alla fine la conclusione più degna della vicenda considerandone lo sviluppo fino a quel punto.
Una visione consigliata, non propriamente e solo agli amanti dell'horror classico, ma più in generale.

sabato 10 gennaio 2009

La Notte dei Vampiri

Oltre ad essere un amante dei film dell'orrore da ormai metà della mia vita, sono ancor più un amante dei vampiri. Di conseguenza, se già dei primi mi sorbisco le peggiori schifezze con la segreta speranza di scovare qualche gioiello nascosto, quando si tratta di film dell'orrore E di vampiri mi sembra ovvio che non me ne lascio sfuggire uno.
Chissà perché, però, i gioielli nascosti non li trovo mai. :(

La Notte dei Vampiri, titolo originale "Midnight Mass", è un film tratto, ma l'ho scoperto solo alla fine, da un romanzo di F. Paul Wilson, uno scrittore di cui ho letto poco quanto niente in realtà, ma che mi pareva se non altro decente, quindi darò la colpa di tutto al film...
La storia: c'è stata un'invasione di vampiri che ora praticamente dominano il mondo. Dopo che la comunità di St. Joseph è ormai divenuta proprietà dei non morti, una ragazza atea, Gwen, va a cercare (non si capisce bene dove) un suo amico prete, Joe, scacciato dalla parrocchia per un'ingiusta accusa di pedofilia, e lo convince a tornare indietro per aiutare i suoi parrocchiani, cosa che alla fine riuscirà a fare.
Fin qui, più o meno, tutto OK.

Il problema in effetti non è tanto la trama del film quanto come viene sviluppata.
Tanto per cominciare, ci si aspetterebbe che in un mondo dominato dai vampiri i (presumibilmente pochi) umani se ne stessero nascosti o organizzassero sacche di resistenza. Questi no: si fanno beatamente gli affari loro e di notte stanno in nascondigli il cui livello di sicurezza è pari a quello della Casa Bianca (sì, ma la Casa Bianca di Finnell, ovvero, per i non addetti ai lavori: la porta è aperta, entrate pure). In effetti questi nascondigli vengono regolarmente attaccati dai vampiri (anche se sempre e solo dopo che è arrivata Gwen, il che fa supporre che la ragazza porti un tantinello sfiga...)
I vampiri, poi, sono un capolavoro. Al novantotto per cento sembrano zombie coi denti lunghi: scarnificati, barcollanti, non parlano (al più ululano, e no, non so perché ululino). Due (sì DUE) sono intelligenti, parlano e in generale hanno un aspetto decente.
Qualcuno potrebbe dire: OK, sono quelli potenti.
No. Troppo facile.
Uno è l'ex parroco di St. Joseph, il superiore di Joe (nonché vero pedofilo), che è dunque divenuto vampiro meno di un anno prima ed è ora a capo dei vampiri locali (chi abbia vampirizzato lui rimane ignoto), e l'altro un deficiente che è diventato vampiro la sera prima del ritorno di Joe e Gwen, fate un po' voi...
Il primo è anche dotato del superpotere di parlare con l'eco, ma solo una battuta sì e due no.
Altro problema è quello del tempo...
Quando Gwen va a cercare Joe, i due passano la notte in un negozio di liquori (opportunamente chiuso da quattro travi in croce - in, non a - inchiodate sulla porta... che però è spalancata). Lei sente un rumore e va a indagare, trovando un vampiro rannicchiato in fondo a un corridoio che non c'era mai stato prima (sì, proprio il corridoio non c'era mai stato prima, fino a quel momento il magazzino era un bugigattolo con una sola uscita...). Dopo l'inevitabile scontro, il vampiro apre una porta che non si sa da dove sia saltata fuori ed esce. Si vede chiaramente la luce del sole entrare dalla porta, e il vampiro infatti urla (ma, ribadisco è notte!)
La scena successiva vede Gwen e Joe fuori, dopo che è chiaramente passato del tempo, che trovano il corpo carbonizzato del vampiro, al che Joe fa notare che deve essere "il nostro amichetto di stanotte". Ecco, appunto.
La stessa cosa si ripete verso la fine del film, quando al calare della notte i vampiri si risvegliano in uno scantinato e si vede chiaramente la luce del sole che filtra dal piano superiore, illuminando anche loro che ci passano sotto senza problemi.
La recitazione è scarsa, ma sembra che sia colpa del copione più che degli attori.
Gwen ha degli scatti del tutto privi di senso. Padre Palmeri, il vampiro, è semplicemente ridicolo. Il resto del cast fa piangere, alcuni per incapacità cronica, altri perché davvero non hanno niente di intelligente da dire, e non gliene faccio una colpa.
Ma l'ultimo quarto del film è decisamente un'orgia di nonsense...!
In sintesi, Joe e Gwen tornano in paese e decidono di ripulire e rimettere in sesto la chiesa, che intanto era divenuta il covo dei vampiri.
Non si sa come, con l'aiuto di altre due persone, riescono a ripulirla completamente prima del tramonto, tappezzandola di croci oltretutto, e si preparano alla sera procurandosi anche delle armi per combattere i servi umani dei vampiri.
Alla sera, il prete vampiro tenta di entrare ma viene respinto dal potere della croce, si lagna con l'eco e manda i suoi scagnozzi a risolvere il problema.
Questi entrano, nessuno fa o dice loro niente (e stiamo parlando di quattro persone armate... no, non gli scagnozzi, gli occupanti della chiesa!!!) e gli viene permesso di togliere il crocifisso appeso sopra l'altare, dopodiché i vampiri hanno libero accesso.
Esatto, la chiesa è tappezzata di croci, ma basta toglierne una e i vampiri circolano liberamente. Ovvio, no?
I vampiri, dicevo, entrano, e il prete vampiro si fa una lunga chiacchierata con Joe senza la minima logica; tutti gli altri vampiri ciondolano sul posto e ringhiano l'uno verso l'altro.
Notare lo scambio di battute degno dell'oscar:
---
Palmeri: "Non crederai davvero di potermi battere di nuovo, vero?"
(e, per inciso, quando mai l'ha battuto? Si è pure beccato la nomea di pervertito al posto suo!)
Joe: "Certo c'è sempre la pedofilia"
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L'altro vampiro intelligente (seeee, vabbe'...) decide senza alcuna ragione di bere il vino consacrato e si scioglie letteralmente, mentre i restanti vampiri scompaiono come se non fossero mai stati lì. A quel punto arrivano due energumeni che si mettono a malmenare Joe. Da notare che ci sono ben tre persone armate nella chiesa ma non ce n'è una che intervenga, anzi uno dei tre addirittura lascia il fucile e se ne va a cercare aiuto!
Joe e Gwen vengono catturati. Micky (la ragazza rimasta, figlia del fuggitivo) pure, ma dalla sua ex amante ora collaborazionista.
Joe si risveglia legato all'altare. Gwen è appesa come un salame al soffitto, a tre metri da terra.
Palmeri vuole trasformare Joe in un vampiro e lui gli fa un sermone, poi dice che gli lascerà fare quello che vuole se lascia andare Gwen. Palmeri invece ordina ai suoi vampiri scemi di ucciderla. Loro se ne stanno lì a guardarla e ululano (del resto, poveretti, non ci arrivano: è a tre metri da terra!)
All'improvviso irrompe nella chiesa tutta la popolazione umana del posto che inizia a malmenare i vampiri con facilità impressionante (uno viene letteralmente ucciso con un pugno in faccia! Sì, un vampiro!).
Poco distante, Micky accoltella la sua amante alla gola e scappa. Lei pare non soffrire della cosa più di tanto e le si lancia contro. Micky schiva, lei finisce con la schiena per terra, Micky le solleva le spalle e le lascia ricadere gentilmente la testa (cosa che basta a metterla fuori gioco, era immune solo alle coltellate alla gola evidentemente), poi la insulta pesantemente dicendole...
... no, non lo immaginerete mai cosa le dice...
... davvero, è una delle cose più oscene che io abbia mai udito...
... le dice "Dovevi fare l'attrice". Sul serio.
Eh no, non doveva, è proprio lì che sta il problema!
Fatto sta che questa deve essere una frase in codice per i vampiri perché si ricordano di essere tali e iniziano a contrattaccare. Inclusi alcuni che non erano vampiri fino a poco prima.
Mentre accadono più cose di quante se ne possano vedere (vale a dire che si suppone che stia accadendo qualcosa ma in realtà non si vedono altro che scene slegate e prive di senso, una delle quali è l'ex amante che si rialza tenendosi non la gola accoltellata, non la testa teoricamente sbattuta sul pavimento, ma la gamba che nessuno le ha mai sfiorato...), avviene il terrificante scontro finale in cui Gwen finisce giù dal primo piano riuscendo in qualche modo a morire nel processo e Palmeri riesce non si sa come a impalarsi da solo, il che (non chiedetemi perché) sancisce la sconfitta definitiva dei vampiri.
Dopodiché arriva la marmotta che confeziona la cioccolata.
Uhm... no, forse quella no, ma ci sarebbe stata bene.

venerdì 9 gennaio 2009

Via alle danze

Iniziate le votazioni per Vaults 2008, anche se per ora ci sono solo una manciata di racconti.
Mi è sfuggito uno stupidissimo errore di battitura, uff!

giovedì 8 gennaio 2009

La Stanza Perduta

Qualche giorno fa avevo parlato in un commento a un post di Fed della miniserie "The Lost Room", che all'epoca non avevo ancora visto ma che mi sono "sparato" in due riprese negli ultimi giorni, e di cui ora posso quindi disquisire con cognizione di causa.
The Lost Room è una miniserie in tre puntate da novanta minuti l'una. In originale.
In Italia sono diventate sei puntate da 45 minuti trasmesse però due alla volta.
Geniale, non concordate?
Protagonista "umano" della serie è Joe Miller, interpretato da Peter Krause (già noto a molti per "Six Feet Under" e "Dirty Sexy Money"), ma in realtà la vera protagonista è la stanza numero 10 di uno sperduto motel, una stanza che si è appunto perduta, dato che un misterioso (e inspiegato) evento l'ha letteralmente sradicata dallo spaziotempo, come se non fosse mai esistita.
La stanza però esiste ancora, da qualche parte, e questo è il minore dei problemi. Il maggiore è rappresentato dal fatto che tutto ciò che si trovava nella stanza in quel momento ha acquisito particolari poteri, e se viene portato fuori dalla stanza ogni oggetto (così vengono definiti) può potenzialmente rappresentare un pericolo, se non da solo in combinazione con altri.
Negli anni, i più disparati personaggi hanno cercato di trovare e riunire gli oggetti per i loro scopi, e ci sono almeno tre diverse organizzazioni (senza contare i singoli individui) che fanno di tutto per entrarne in possesso, ognuna coi propri fini che non sempre si possono definire umanitari...
Gli oggetti sono per lo più banalissimi oggetti, appunto, ma i loro poteri sono straordinari quanto bizzarri. Si va dall'orologio da polso in grado di cuocere le uova (solo ed esclusivamente quelle, le fa sode) alla matita che fa comparire un centesimo ogni volta che viene battuta sul tavolo, passando però per cose molto meno simpatiche, come una penna che può letteralmente cuocere a microonde chiunque ne venga toccato.
Un oggetto decisamente fondamentale è la chiave, ed è proprio di questa che il protagonista entra accidentalmente in possesso.
La chiave è quella della porta della stanza 10, ma ora può essere infilata in qualunque serratura classica e aprire di conseguenza qualunque porta... portando sempre e invariabilmente nella famigerata stanza 10!
Una volta lì, si può aprire la porta e uscire... da qualunque altra porta del mondo si desideri, basta pensarci (se non lo si fa, si esce da una porta scelta assolutamente a caso dalla stanza stessa).
Joe finirà per scoprire, suo malgrado, le tante peculiarità della stanza perduta, e sarà costretto a indagare sempre più a fondo a causa di un altro tipo di perdita, assolutamente accidentale, a cui forse solo grazie all'oggetto giusto potrà porre rimedio.

La serie aveva già sulla carta tutti gli ingredienti per interessarmi, ma devo ammettere che si è dimostrata anche superiore alle mie aspettative e di conseguenza l'ho molto, molto apprezzata. Ha un giusto mix di azione, intrigo, avventura, mistero, fantastico, e soprattutto il protagonista è un geniale bastardo che non si può non adorare.
Decisamente consigliata. ^__^

mercoledì 7 gennaio 2009

Elucubrazioni soggettive

Premessa

  1. Visione Pessimistica
    Per quanto possa sforzarmi, non riuscirò mai a raccontare in 1000 pagine una storia che sta in 100, come sa fare, per dirne uno, Stephen King.
    Probabilmente la racconterò in 90.
  2. Visione Ottimistica
    Ho il dono della sintesi.

Conclusioni
Dato che 1 è evidentemente più prolissa di 2 e che io in quanto (2) sono meno prolisso, non sono un pessimista.

Countdown to Vaults

A breve inizierà la pubblicazione dei racconti in gara per VAULTS 2008.
Come già per letteraria 2008, saranno commentabili e votabili da tutti gli iscritti al portale.
E come per Letteraria 2008 non posso (ancora) dire quale racconto in gara è il mio (anche se Fed lo sa perché già l'ha letto ^__^).

martedì 6 gennaio 2009

Gli inestricabili misteri dell'informatica

Chi, come me, passa la vita a trafficare con i computer, sia suoi che di altri, sa che esistono dei punti fermi e imprescindibili in questa nuova arte, leggi assiomatiche che suonano come:

  • se non funzionava e ora si è messo a funzionare, non stare a indagare sul perché
  • la riga di codice talmente pulita da non necessitare di controllo, è l'errore
  • se funziona al primo colpo, rismonta tutto perché sicuramente qualcosa non va

Più in generale, sappiamo che una delle materie che dovrebbe essere per definizione la più logica e inquadrata è in realtà più di altre frutto del caso e dell'umore di macchine che, proprio in quanto tali, di umore non dovrebbero averne, in senso propprio quanto figurato.
Inevitabilmente, però, pur sapendolo, finiamo per stupirci di fronte a quei piccoli, quotidiani misteri in cui immancabilmente ci imbattiamo, come la mail che arriva a chiunque fuorché all'unica persona a cui volevi che arrivasse, o la pagina web che si ostina a non aprirsi anche se funzionava benissimo un secondo prima, o il programma che ti dà il risultato corretto solo novantanove volte su cento.

Stavo riflettendo su tutto ciò per via del mio nuovo blog.
Quando l'ho aperto, ieri, giudicando logico che non l'avrei visitato con la stessa frequenza con cui guardo questo, l'ho impostato per farmi arrivare via e-mail eventuali commenti ai miei post.
Ieri sera verso le 19.00 ho poi scritto il primo post effettivo (dopo quello di presentazione), l'ho commentato e ho archiviato la cosa.
Un po' più tardi, passando di là, ho notato un commento di Federica. Era stato appena scritto e non mi ha stupito più di tanto non averlo ricevuto per e-mail, cosa che in effetti è avvenuta poco dopo.
Orbene, stamattina vado a guardare la mia posta e trovo una segnalazione di commento su quello stesso post. Curioso, apro la mail chiedendomi chi altro avesse commentato.
Ero stato io, subito dopo averlo scritto...

lunedì 5 gennaio 2009

Blog2

Mi sa che oggi ho deciso di recuperare tutti i post che non ho scritto nei primi giorni del 2009. ^__^;
Ho aperto un secondo blog. Il perché l'ho abbondantemente spiegato lì, per cui non mi metto a rispiegarlo qui.

Anche se, qualche volta...

Stavo cercando dei vecchi schizzi e ho finito (come capita sempre) per trovare qualcosa che non c'entrava assolutamente nulla, ovvero la dimostrazione del fatto che sì, non so disegnare, ma quando ci metto un minimo di impegno mi riesce qualcosa di meglio dei semplici sgorbi da terza elementare


Ok, non è che sia questo capolavoro dell'arte pittorica (oltre al fatto che averlo dovuto fotografare per assenza di scanner ci mette del suo), ma considerato da quali mani viene ha un suo valore indiscutibile.
Comunque c'è l'inghippo... in realtà non è tanto un disegno quanto un ritratto, in quanto i due simpatici quadrupedi sono stati realizzati ritraendo dei modelli tridimensionali (altrimenti neanche nel 3009 mi riuscivano...)

Avatar v.2009

Primo post del 2009... e se saranno tutti così questo blog sarà un capolavoro di inutilità cosmica in questo nuovo anno... ^_^;
Primo post del 2009, dicevo, per dire solamente che sto sperimentando per il blog un nuovo avatar che in teoria dovrebbe somigliarmi un pochino, anche se non mi convince del tutto.
Chiunque se lo stesse chiedendo, sappia che viene da qui:
Face Your Manga
Si tratta di un sito (scoperto essenzialmente tramite contatti su Facebook) che consente di fare una sorta di identikit abbinando diversi elementi per creare un proprio avatar (o, in concreto, qualunque faccia si abbia voglia di creare) per poi farselo mandare via e-mail, il tutto gratuitamente.
Si possono creare e ricevere avatar a volontà, ma per inciso un copia schermo funziona ugualmente bene e fa risparmiare un po' di tempo rispetto a chiedere l'invio dell'immagine (che viene poi pubblicata anche nel sito in quel caso).

Postilla
Adesso se commento post che avevo già commentato mi compaiono entrambi gli avatar e sembro uno con personalità multiple... ma ripensandoci lo sono per cui non è un gran problema ^__^