mercoledì 26 maggio 2010

STICCON: diario di viaggio - day four

Come accennavo, il Sabato è la classica sera della sfilata dei costumi, ma intanto che i partecipanti si preparano resta un po' di tempo libero per gironzolare un po' senza meta precisa. Per quel che mi riguarda vado a scambiare due chiacchiere (ma giusto due stavolta) con Massimo, il venditore conosciuto il Giovedì (da cui ho comprato le cose misteriose per la persona misteriosa) e approfittarne per controllare che ci sia ancora il portachiavi con la testa di Jeeg che sono indeciso se comprarmi o meno (lo farò). Lui, invece (Massimo, non il portachiavi) è indeciso se assistere alla sfilata o concentrarsi sul lavoro (so cosa ha poi deciso ma taccio).
La parte tragica della sfilata è sempre cercare di fotografare i costumi man mano che sfilano sul palco. Già loro dovrebbero fermarsi in tre punti per le foto, ma alcuni si dimenticano di farlo (senza poi contare quelli che aggregano alla sfilata un qualche tipo di sketch e dunque, inevitabilmente, sono sempre in movimento). Poi bisogna ricordarsi di non attivare il flash perché l'unica cosa che si ottiene facendolo è una foto nera (ma non posso tenere la macchina costantemente accesa, e ne consegue che ogni volta devo ricordarmi di ri-disattivarlo), e per finire ci vuole una buona dose di preveggenza per anticipare il ritardo tipico delle macchine digitali, e dunque scattare prima che il soggetto si fermi in modo da beccarlo prima che riparta.
Non mancano tra i partecipanti alcuni membri della Sala Giochi: Alessandra (il boss) interamente in verde per l'occasione (e non mi riferisco solo ai vestiti) e Camilla in abiti da puffo (OK, era un'andoriana, ma non è colpa mia se gli andoriani evidentemente discendono dai puffi e la sua mise bianca lo sottolineava), che però io riconosco solo moooooooooooolto dopo.
Così come solo molto dopo mi rendo conto che se invece di puntare la macchina fotografica al palco mi fossi voltato indietro avrei potuto fotografare tutti i costumi a distanza ravvicinata, visto che, per tornare ai loro posti, i partecipanti dovevano passarmi alle spalle e in piena vista.
Devo dire che rispetto agli anni scorsi non vedo costumi particolarmente "spettacolari", anche se alcuni, come la Kai bajoriana o Q, sono molto ben realizzati. Va fatta una menzione a parte per il costume indossato dalle figlie di Paolo Attivissimo (e vincitore del premio Sci-Fi, consegnato dalla Plaxton), se non altro perché doveva essere tutto fuorché comodo da indossare (ma anche da quel punto di vista c'è stato ben di peggio in passato).
C'è un attimo di panico quando una rappresentante del Senato delle Razze dichiara di votare per il Tosk... che tra i costumi proprio non c'è (sarà colpa della dilagante caccia al Tosk che travia le menti? Chissà!), ma tutto fila liscio. Guardiamo un po' di spot, viene annunciato l'ospite della prossima Reunion (Connor "Trip" Trineer) alla quale ovviamente non sarò a meno che nel frattempo sia stato perfezionato il teletrasporto (un treno per cinque ore da Bari a Rimini per la STICCON è OK, 8 ore sparpagliate tra innumerevoli treni o 11 ore e passa di autobus per andare a Montecatini per la Reunion sono oltre le mie capacità di sopportazione), e vediamo la versione quasi definitiva di un piano sequenza dell'intera convention girato dall'ammiraglio in persona sulla musica di "I got a feeling" (e proprio per questo dettaglio chissà se riusciremo a vederlo in giro). Sventuratamente, per una frazione di secondo sono presente nel video anche io (che vengo male in video esattamente come in foto... nel senso che sono perfino peggio che dal vivo).
Viene inoltre effettuata l'estrazione di una seconda lotteria (straordinaria). Ho i biglietti anche per quella (in effetti è abbastanza difficile non averli vista la perseveranza di colei che li vende) e non mi dispiacerebbe essere estratto data la natura (e l'intangibilità) del primo premio: l'ingresso alla STICCON dell'anno prossimo. Inutile dire che l'allineamento cosmico si è ripristinato e non vinco.

La Domenica, dopo un inutile risveglio di primissima mattina, mi muovo di buon'ora dato che ho il primo turno in sala e vorrei fare in tempo a prendere il classico cappuccino prima di andarci. In effetti arrivo talmente presto che il bar non è ancora in grado di farlo, il cappuccino, e mi tocca aspettare.
La prima persona che incrocio entrando è Giancarlo Angeloni, il Moderatore della Sfida delle Razze (nonché il mio primo tosk del Giovedì). Io ho partecipato alla sessione web tenutasi tra la scorsa Reunion e l'attuale STICCON, come unico rappresentante dei Cardassiani, e lui mi fa presente che spera di riuscire a farmi conoscere Angela, che ha rappresentato i Cardassiani (e vinto, BRAVA) nella sessione dal vivo del giorno prima.
Riuscito a ottenere il mio cappuccino, scendo in sala giochi, dove per il momento sono solo soletto, e inizio a disporre i giochi sui tavoli. La mattinata prevedeva un gioco di comitato moderato da Federica (che sta ancora male) e il gioco di ruolo masterizzato da Matteo, che invece parte con solo un po' di ritardo.
Il gruppo della Nautilus arriva con armi e bagagli, pronto a partire poco dopo pranzo. Mi viene anticipato che gli serve un piccolo favore, ovvero che io faccia autografare una foto da Kate Mulgrew per una socia che non è in STICCON, visto che la sessione autografi inizia dopo che gli altri saranno andati via. Concordando sul fatto che mi verranno dati i dettagli in seguito, torno a fare quello che stavo facendo (non molto, in effetti).
Il gioco di comitato viene riassegnato ad Angelo e spostato di un'oretta scarsa, il che mi fa piacere dato che è quello a cui avrei dovuto giocare. Sistematici al tavolo, però, scopriamo che non riusciamo nemmeno a sentirci, tra i giocatori di ruolo che parlano e i rumori del biliardino che quest'anno è in sala giochi (la cosa ha una sua logica, del resto). Decidiamo quindi di traslocare. Del resto il centro congressi ha diverse sale inutilizzate... ed è quindi normale che noi ne troviamo proprio una occupata... dalla Nautilus intenta a registrare interviste.
Andremmo altrove ma ci viene detto che è una questione di qualche minuto, così attendiamo e riusciamo infine ad avviare il gioco, peraltro concludendolo con ottimo tempismo poco prima della pausa pranzo.
Dopo l'inevitabile tappa bagno, raggiungo il tavolo e scopro che il capitano mi sta cercando per la faccenda dell'autografo (ovviamente mi sta cercando nel posto sbagliato, visto che io sono lì e lui no). Ci raggiunge in effetti poco dopo e mi consegna la fotografia da far autografare e il biglietto di prenotazione col nome da far mettere.
Resto un po' stupito dalla scritta "DOM 10" sul biglietto, almeno finché non mi viene spiegato (dopo, molto dopo) che non si tratta del posto nella fila per gli autografi ma del gruppo (in anni precedenti c'erano sia il gruppo che il posto), cosa che mi collocherebbe tra gli ultimi. Fortunatamente il problema è relativo: io non prenderò l'autografo a cui ho diritto, non essendo particolarmente interessato ad averne in generale - ho quello di Jonathan "Ryker" Frakes perché mi è capitato di passare di là quando era quasi il mio turno, quello di Avery "Sisko" Brooks perché l'ho fatto fare per mia sorella, e quello di Mark "Gul Dukat" Alaimo perché era nella stessa sessione e mi sembrava poco carino saltarlo (c'era anche Andrew "Garak" Robinson, ma il suo l'avrei preso comunque dato che intepretava il mio personaggio preferito di Deep Space Nine) - per cui più in là userò i miei superpoteri di collaboratore (vale a dire il talloncino con su scritto l'equivalente di "vieni un po' quando ti pare") per sbrigarmela in pochi minuti all'inizio della sessione.
Qualcuno dei commensali chiede se si possa aggiungere un posto a tavola per una cardassiana, e io mi arrogo il diritto di rispondere di sì a prescindere. La cardassiana in questione si rivela essere l'Angela che Giancarlo avrebbe voluto presentarmi (italiana ma residente in Olanda). Il mondo è piccolo, e il centro congressi pure (tranne quando si vorrebbe che lo fosse, come potrebbero testimoniare Matteo e Marco che si sono dovuti cercare per un po' con me che li trovavo alternativamente).
Le patate sono (di nuovo) fritte, accompagnate da zucchine e melanzate gratinate (queste ultime vagamente inquietanti).
Durante il pranzo vengo informato che la scadenza per la Caccia al Tosk è stata spostata alle 17.00, e che per rimediare all'assenza dei "tosk vagabondi" di Sabato (dovuta a quella di chi se ne occupava) ce ne sono in giro quattro per oggi.
Informo i giocatori che incontro lungo la strada e solo dopo, quando scendo in sala e mi viene assegnato uno dei tosk da sistemare, scopro di averli involontariamente mandati a caccia di farfalle (visto che, appunto, i tosk sono ancora da sistemare).
Per un po' mi aggiro nella STICCON col mio foglio/tosk ripiegato e l'aria indifferente, in cerca di un valido "nascondiglio". Incrocio diversi giocatori che però non mi degnano di una seconda occhiata, e infine compio la mia missione.
Dei quattro tosk, uno verrà ritrovato circa trenta secondi dopo, gli altri con più calma nel corso del pomeriggio. Buon ultimo sarà quello che era stato definito "facile da trovare". Tutto è relativo.
Dopo pranzo c'è la seconda apparizione delle attrici. Seguo quella della Plakson a puntate, alzandomi diverse volte per esigenze varie, e quella della Mulgrew con più continuità, anche perché è seguita dalla sessione autografi.
Nel pomeriggio è previsto un altro gioco di comitato. Io non sono iscritto, ma al momento di iniziare manca un giocatore e lo sostituisco.
Mentre noi giochiamo, Kate Mulgrew, terminati gli autografi, fa un giro del centro, seguita da un nutrito numero di persone, passa per la Sala Borg e sbuca in Sala Giochi, vedendoci lì a discutere e fermandosi anche a guardarci.
Solo che... tutto questo noi lo scopriremo soltanto dopo, quando ci verrà raccontato, perché nessuno di noi se ne accorge minimamente. Il responsabile dalla Sala Borg ci dirà poi di aver anche provato ad attirare la nostra attenzione, ma senza il minimo risultato.

Si avvicina il momento della foto di gruppo. Nell'attesa, alcune persone che non devono andare a cambiarsi per la cena di gala ci chiedono se tra la foto e la cena si può organizzare un comitato. Ne abbiamo uno avanzato, e anche se è stato usato in passato pare che nessuno dei presenti lo conosca già, per cui accettiamo di buon grado.
Quindi vado a partecipare alla mia prima foto di gruppo e torno giù ad attendere gli altri giocatori, che quando arrivano... sono troppi!!! Alla fine ripieghiamo su un Mutaforma in Tabula, con perfino un ospite spagnolo che si rivela un osso duro per i poveri Mutaforma, e riesce a far perdere loro la prima partita in due soli turni.
Finiamo per tempo e mi reco alla cena. Sono al tavolo che riunisce le sezioni Giochi e Logistica, vicino a quello degli ospiti, a cui do le spalle.
Mentre sto tranquillamente chiacchierando con Matteo, seduto vicino a me, a un certo punto entrambi ci sentiamo poggiare una mano sulla spalla, seguita da un "Buonasera".
Fortuna che entrambi siamo personcine a modo e ci voltiamo cortesemente per vedere di chi si tratti.
È Kate Mulgrew.
In effetti me la ritrovo talmente vicina che ci metto una frazione di secondo a realizzare che si tratti di lei.
L'attrice pare abbia deciso di fare un giro per i tavoli, e il nostro, essendo il più vicino, è di certo il migliore da cui cominciare. Inutile dire che della cosa non si era accorto nessuno, né noi (per mancanza di occhi dietro la testa, oserei dire) né quelli seduti dall'altro lato del tavolo. In seguito avremo modo di immaginare cosa sarebbe accaduto se ci fossimo voltati reagendo in malo modo per l'interruzione, già raffigurandoci i manifesti coi nostri volti e la scritta "Sparare a vista" affissi fuori della prossima STICCON.
Dopo qualche chiacchiera (Domani si torna al lavoro? Dove dovete tornare? C'è qualcuno di Bologna? Ah bene, mi consigliate un buon ristorante dove andare con mia sorella?), lei nota sul tavolo un fiasco di vino "non regolamentare", commenta sul fatto che al suo non ci sia e chiede se può assaggiarlo, sequestrando il mio bicchiere (vuoto, pulito e inutilizzato, sia chiaro, io non bevo vino) per farsene versare un po'. Provvede una delle ragazze al tavolo, anche se lo shakera un tantino per l'emozione. Ho avuto modo di dire altrove che, se avesse corso il rischio di versarlo addosso all'attrice, le avrei fatto scudo col mio corpo... non tanto per spirito di sacrificio quanto perché l'unico modo di schivare sarebbe stato gettare lei a terra visto che mi stava proprio dietro le spalle (e poi probabilmente essere vittima di un'esecuzione sommaria sul posto).
La cena procede tranquilla anche se siamo tutti un po' accaldati (no, non per la visita inattesa, proprio per il caldo) fino all'assalto alla torta (che mi è stato detto essere ordinaria amministrazione) allo scopo di fotografarla, nonostante i tentativi della sicurezza di arginare la cosa.
Segue la cerimonia di chiusura, e per molti la STICCON finisce lì. Non per noi, perché adesso bisogna cominciare a smontare!
La prima cosa da fare è recuperare le vignette appese alle pareti, ed è inutile dire che, ora che farebbe comodo, non se ne è staccata nessuna di suo. Poi si passa a riporre i giochi negli scatoloni (e a mettere via le bandiere relegate al rango di tovaglie).
Visto che abbiamo finito relativamente presto, ci ritroviamo a dare una mano alla Logistica per togliere la scenografia dal palco, ovvero i cubi borg (da cui era necessario togliere il rivestimento tenuto su da tonnellate di nastro biadesivo) e dei fili ornati di dischi di stagnola che pendevano lungo il sipario.
Ho detto fili?
Pardon, avrei dovuto dire "fili di nylon".
Se vi state domandando che differenza faccia... avete mai dovuto sciogliere un filo di nylon aggrovigliato su sé stesso? Ecco, ora immaginatevelo cosparso di dischi di 4 centimetri di diametro a "facilitare" l'operazione, e avrete un'idea.
Questo perché, mentre noi recuperavamo e avvolgevamo su tubi di cartone i primi fili, gli altri, in base a qualche legge della fisica degna della Guida Galattica per Autostoppisti, si trasformavano in vari e terrificanti gruppi laocoontici, pieni di intrecci che perfino la tela dell'Uomo Ragno avrebbe invidiato.
In un modo o nell'altro (più nell'altro), tra battute, risate e minacce di morte violenta rivolte ad Angelo per alcune delle prime, abbiamo terminato il lavoro alle tre di notte passate.
A quel punto non restava che, letteralmente, chiudere tutto e incamminarci verso l'albergo in compagnia dell'ammiraglio in persona (che ha anche subito un blando e involontario "tentativo di seduzione" a opera di una Camilla talmente in zombie-mode da prendere mani a caso senza neanche rendersi conto di chi fossero i proprietari. :-P)
Non mi è rimasto che preparare i bagagli per la mattina dopo e cercare di dormire per quel poco di notte che era rimasta, arrivando al punto di mettere la sveglia (cosa che non faccio mai) nel timore - poi rivelatosi infondato - di non svegliarmi per tempo.
Il giorno successivo è stato essenzialmente occupato da una colazione a Rimini (in un posto che continuerò a sognare di notte con l'acquolina in bocca per i mesi a venire) e un viaggio di ritorno vagamente onirico.

Inutile dire che, per quanto questo resoconto sia lungo, non contiene di certo tutti gli eventi ed episodi che, nel bene o nel male, hanno costellato questi quattro giorni. Comunque sia, anche questa avventura STICCON e finita, e attendo con ansia di conoscere le date della prossima, sperando di non essere costretto a fare i salti mortali per parteciparvi come è stato nel 2009.

martedì 25 maggio 2010

STICCON: diario di viaggio - day three

L'essermi biecamente infiltrato nello staff della sala giochi ha, nel bene o nel male, cambiato alcune delle costanti delle mie STICCON, da quelle alimentari già citate (lo Sporting mi è mancato, ma c'è anche da dire che avrei dovuto andarci da solo quest'anno e non sarebbe stato molto gradevole comunque), alla durata della mia presenza serale, alla mia consuetudine di entrare il Giovedì sera al solo scopo di prendere il classico "kit di benvenuto" e portarlo via per non dover girare con le mani piene, tutto il giorno successivo, al cercare (senza successo) di fare gli eventuali acquisti (e la pesca di beneficenza) all'ultimissimo minuto per la medesima ragione, al girare sempre e comunque con una bottiglietta d'acqua in mano (cosa che è comunque successa ma sporadicamente)... insomma, mi ha essenzialmente permesso di avere le mani libere depositando in un cantuccio le mie cose invece di portarmele a spasso per la convention. Questo, tra l'altro, mi ha permesso di non perdermi il programma (come l'anno scorso) né distruggerlo per eccessiva manipolazione (come tutti gli altri anni). Non ha, però, cambiato il fatto che mi svegli sempre troppo presto durante la permanenza a Bellaria.
Così anche Sabato mattina (e perfino Domenica in effetti) i miei occhi si sono aperti, volente o nolente, a un orario quasi antelucano, e ho passato il tempo a girare tra i (pochi) canali della TV montata a parete, visto che era decisamente troppo presto per qualunque altra cosa ed era chiaro che di riaddormentarsi non se ne parlava proprio.
Raggiunto un orario più civile ed effettuate le dovute abluzioni, indosso la polo della Nautilus e scendo per la colazione... ritrovandomi davanti proprio l'equipaggio della Nautilus intento a fare la stessa cosa (ho scoperto poi che erano alloggiati al President, l'albergo accanto, che però già sapevo si appoggiasse a quello dove stavo io per la colazione). Il tempo di scambiarci i saluti e spiegare il perché della mia irreperibilità della sera prima e ci diamo l'arrivederci in STICCON. Loro mi informano che, evidentemente in preda a una piccola crisi di baglionite (chi può capire capirà) saranno davanti al centro alle 9.00... non si sa bene a fare cosa visto che, come mi premuro di far notare, la convention apre alle 9.30.
In effetti li ritrovo lì quando mi reco al centro - si nota subito che è Sabato dalla fila alla porta - ed entriamo assieme, anche se io mi separo da loro ben presto per due tappe obbligatorie: il bar (per il cappuccino, senza brioche ahimé) e ovviamente la Sala Giochi, dove trovo Matteo da solo. Non è una grande sorpresa che non siano arrivati molti altri, la Kobayashi ha sempre effetti deleteri (incluso lasciare indizi sparsi in giro, evidentemente introvabili per i giocatori ma noi continueremo a beccarne senza volerlo), ma dopo non molto scopriremo che Federica non sta bene e che dovremo fare a meno di lei e di Angelo.
Il Sabato porta parecchia gente in più e una certa quantità di persone interessate ai giochi (ergo non è proprio un buon momento per trovarsi con due collaboratori in meno, ma la povera Federica non ne ha colpa ovviamente) e bisogna anche stare dietro alla Caccia al Tosk che procede sempre più serrata, perciò finisco per spendere lì il grosso della mia giornata (OK, l'avrei fatto ugualmente, lo sappiamo, ma un minimo di approccio drammatico ci vuole :-P). Ormai ho preso la mano e quindi mi destreggio agevolmente tra il segnare punteggi, iscrivere nuovi Tosk, spiegare e illustrare i giochi... l'unico problema nasce quando (più di una volta) qualcuno mi domanda come si giochi agli scacchi vulcaniani (3D), perché questo proprio non lo so (in effetti ho qualche problema anche quando mi vengono chieste informazioni dettagliate sulla sala Borg, ma se non altro quella non è parte integrante della sala giochi e mi sento giustificato).
Mentre sono lì, vengo informato di aver vinto il primo premio della lotteria di beneficenza (non ero in sala la sera prima al momento dell'estrazione e avrei potuto continuare a non saperlo perché non mi era neanche passato per la testa di controllare, si è mai visto che io vinca una lotteria?)
Il premio è... un bambolotto parlante del capitano Kirk alto una quarantina di centimetri, che si trasformerà senza dubbio alcuno nel corpo contundente responsabile della mia morte se anche solo penso di portarlo a casa (a parte il fatto che sarebbe difficilino a prescindere). Di conseguenza, appena ho un attimo lo recupero dalla reception e lo porto al banco della pesca di beneficenza offrendolo per la causa (non ho idea se poi se lo sia preso qualcuno, ma so che ho aspettato parecchio a partecipare alla pesca in questione per timore che mi ricapitasse :-P).
Riesco anche a partecipare a una partita alla Lacrima dei Profeti con alcuni nuovi arrivati e ricevo qualche complimento per il gioco, anche se salta fuori un piccolo problema... nella nuova versione manca la distinzione tra i due testi di alcune carte (uno da leggere prima di usarle, uno quando sono sul tavolo) cosa che fa sì che non sia sempre facile capire cosa farci. Nel pomeriggio, armato di colori del Baby Club e un minimo di pazienza, rimedierò con un simpatico codice colore che obbligherà qualcuno a riscrivere il regolamento per spiegarlo (cosa che comunque andava fatta lo stesso visto che menzionava dei riquadri ormai non più esistenti).
Finiamo giusto in tempo per il pranzo, e mi aggrego al tavolo della Nautilus che diventerà il mio porto sicuro per i prossimi tre pasti. Dopo aver spiegato i motivi della mia (giustificata) assenza alla LevanteCon (ovviamente in tre tempi e a tre persone diverse, perché così c'è più gusto ^_^), e chiarito che mi risulta piuttosto difficile partecipare alle HouseCon non tanto per mia volontà quanto per gli stupidi treni FAL che di Domenica non viaggiano, i discorsi si spostano su altri argomenti di vario genere.
Le patate sono... Sono... Di sicuro sono. Il fatto che siano è innegabile. Come siano è un altro discorso, perché almeno a occhio pare siano state prima lessate, poi tagliate a pezzi, quindi spalmate di pomodoro e infornate, processo che le ha rese... pressoché insapori.
Merita una menzione il dessert di fine pasto, ovvero una coppetta di gelato... molto gelato. Ho seriamente pensato di portarmelo giù in sala giochi e mangiarlo dopo un'oretta, ma considerato il microclima della sala in questione è probabile che ne sarebbero servite almeno due. (Va detto, in effetti, che quest'anno il centro aveva ben tre situazioni climatiche diverse, dal caldo infernale del ristorante, al tiepido del piano principale, al fresco tendente al freddo del seminterrato.)
Il pomeriggio è il giorno della prima apparizione degli attori, durante la quale molte sale, inclusa la nostra, sono chiuse. Io comunque scendo un attimo (anche perché è l'unico modo per andare in bagno, salvo usare quelli del piano di sopra che neanche so bene dove siano) e non manca l'occasione per aggiornare la situazione dei tosk. A questo punto io ormai sto facendo il tosk "farlocco", non caccio ma mi limito a dare l'occasione ad altri di cacciarmi (ma anche no), più che altro perché ero presente all'iscrizione di quella che sarebbe stata la mia preda e non sarebbe carino approfittare di questo vantaggio.
Arrivo in sala centrale in tempo per l'apparizione della prima ospite, Suzie Plakson, che da bravo ignorante neanche sapevo chi fosse prima di venire alla STICCON. Ora lo so: è una pazza scatenata (ma in senso buono) :-P
Né lei né Kate Mulgrew (inciso: scopro sentendola nominarsi che il cognome si pronuncia all'incirca "Malgriù"... e apparentemente sono uno dei pochi a scoprirlo perché per il resto continuano a pronunciarlo in tutt'altro modo) parlano molto dopo essere arrivate, e si affidano quasi subito alle domande del pubblico (che si aprono con dei commenti sulla - invero notevole - capigliatura della Plakson).
Già oggi inizia un trend pericoloso. Dopo le apparizioni, girando in sala venditori, vedo un banchetto con una donna che vende dei gioielli particolari. È la Plakson ma io non la riconosco. Non sarò l'unico, dato che mi verrà poi raccontato che altri, vedendola uscire dal centro con l'interprete che la accompagnava, saluteranno l'interprete senza minimamente rendersi conto di chi ci sia con lei... ^__^;
Non starò a parlare più di tanto delle apparizioni degli attori, anche perché sarebbe lunghina discuterne. Mi limito a dire che la Plakson ha cantato e la Mulgrew ha dimostrato di avere davvero la tempra da capitano (e che quest'ultima non ha la vocina da papera che mi era stato detto avesse contribuito al suo soprannome di Nonna Papera unitamente all'acconciatura).
Nel pomeriggio, nonostante alcuni giocatori speranzosi, non si tiene la partita programmata di Mutaforma in Tabula perché non c'è abbastanza gente iscritta, mentre procederanno regolarmente i giochi di comitato, pur con qualche sostituzione. Io passerò giù quasi tutto il pomeriggio, visto che continuiamo a essere in pochi, e, tolta qualche puntata altrove, risalirò giusto all'ora di cena.
Le patate sono con burro, aglio e rosmarino. Il dessert è qualcosa che ha l'aspetto di un crem caramel e un sapore indefinibile (qualcuno parla di uovo crudo, ma non credo che questo renda bene l'idea).
Il tipico momento del Sabato sera è la sfilata dei costumi, ma dovrà aspettare, per oggi è tutto.

STICCON: diario di viaggio - day two

Il resto del Giovedì di STICCON trascorre tranquillamente, più che altro chiacchierando del più e del meno (inclusi libri, lettori di eBook e altro ancora).
Riscontriamo che c'è una certa affluenza quest'anno e che già si intuisce una buona riuscita della riproposta Caccia al Tosk (un gioco in cui ogni partecipante ha un "nome Tosk" e una preda... ovvero il nome Tosk di un altro giocatore che deve trovare e catturare toccandolo con la cannuccia in dotazione).
Alcuni episodi da ricordare, anche se non sono del tutto certo della loro collocazione temporale, sono:
- Federica (no, non Fed) che si industria a creare dei nuovi segnalini per la Lacrima dei Profeti usando della cera similpongo e dei feltrini in gomma, ottenendo una specie di uovo grigio per Gul Dukat e una monaca stilizzata viola per Kay Winn. Agli altri due pensa Angelo che, dopo aver affibbiato al fondatore una cosa arancione che in tutta onestà sembra un incrocio tra un vaso da notte e un portacenere (e che giustamente, essendo un mutaforma, a fine STICCON sarà diventata qualcosa di totalmente informe per cause ignote), si riscatta con una pallina da baseball con tanto di cuciture per Sisko (ma ancora non ho capito perché l'abbia fatta verde). Ovviamente sarà un lavoro inutile visto che la scatola con le pedine originali rispunterà - fischiettando con aria indifferente - la mattina dopo.
- Io che entro in competizione per la caccia al Tosk e becco subito la mia preda grazie a un'involontaria soffiata di Angelo sulla sua identità (identità della preda, non di Angelo). Già che ci sono ne approfitto per presentarmi alla preda di cui sopra (DOPO averla catturata) dato che è una delle persone che conoscevo via mail ma in STICCON avevo al più incrociato in passato.
- Agguati ai Tosk in ogni area in cui la caccia fosse permessa (era vietata al ristorante e in Sala Giochi), inclusi i bagni (qualcuno è arrivato ad aspettare che la sua preda andasse in bagno, chiudere la porta principale dello stesso e appoggiarcisi contro in attesa che passasse di là per uscire...), e varie scenette di gente che scattava per prendere la sua preda o fuggiva vedendo il suo cacciatore.

Il Venerdì si apre invece in modo classico. Mi sveglio troppo presto (ma meno del solito), faccio esperimenti con la doccia spaziale (scoprendo che ha la radio, l'aspiratore, la luce, e un mucchio di ugelli che però non c'è verso di usare dato che l'acqua esce sempre e comunque solo da quello principale... anche da qualche punto da cui non è esattamente previsto che esca a dire il vero...) e scendo a fare la prima colazione. Prima nel senso che ce ne sarà una seconda, perché appena arrivo in STICCON, una mezz'oretta dopo, mi fiondo al bar a prendere uno dei tanti cappuccini che costelleranno le mie giornate e una brioche degna di tal nome. Sarà, peraltro, l'unico giorno in cui il bar della STICCON avrà delle brioche fresche piuttosto che confezionate, che agonia. -_-
Lungo la strada in realtà mi fermo a comprare alcune cartoline, una da spedire in Romania e altre da portare intatte a casa per la collezione di mia sorella.
Faccio un giro abbastanza rapido del centro, poi, anche se in realtà non sono ancora di turno, scendo in Sala Giochi e do una mano a disporre i giochi sui tavoli (ritrovando la scatola fantasma nel processo). Federica fa opera di reclutamento per i Tosk e il Mutaforma in Tabula serale (mentre l'edizione pomeridiana va praticamente deserta) e io continuo a riguardarmi i turni sul palmare perché per qualche ragione non riesco proprio a ricordarmeli. Alla fine faccio i miei conti e mi segno come giocatore per un paio di cose che non coincidono con gli stessi.
Vorrei anche fare un salto in sala PC a controllare almeno la mia posta. Al primo tentativo la trovo chiusa, al secondo è aperta ma scopro che la connessione sarà disponibile solo dalle 18.00 in poi, e già un angolo della mia mente urla pensando alla quantità di roba che troverò in casella...
La mattinata non prevede eventi particolari per quel che mi riguarda. Mi appresto al pranzo sapendo che per oggi sono senza fissa dimora: non posso di nuovo scroccare un posto al tavolo dove c'è il grosso della sala giochi, perché è il tavolo della loro nave e ormai ci sono tutti (Giovedì sera qualcuno doveva ancora arrivare), perciò dopo una breve caccia... riesco a beccare il tavolo che verrà regolarmente servito per ultimo per quasi tutto il pranzo. Le patate sono fritte.
Per la sera non so ancora bene come comportarmi. Arriva l'equipaggio della Nautilus e potrei raggiungerli a cena al Texas (dovrò peraltro riuscire a convincerli prima o poi a provare lo Sporting, dove si mangia meglio pagando meno, ma questo è un altro discorso), solo che la mia scheda Wind è deceduta (disattivata perché non l'avevo ricaricata per tempo, ma l'ho scoperto giusto prima di partire, il che dimostra quanto io usi il cellulare...) e so che non potranno contattarmi come previsto. Presumo che alla peggio dovrò solo andare lì e aspettare che arrivino, ma alla fine non lo faccio perché il Mutaforma in Tabula serale (che devo moderare io) è alle 20.30 e non farei in tempo.
Finito di mangiare faccio un salto in albergo perché il mio cellulare si è completamente scaricato a forza di cercare campo in sala giochi (dove per la maggior parte del tempo, ma non sempre, non ce n'è). Qui scopro che la chiave magnetica della mia stanza è introvabile e mi viene consegnata una copia, con buona pace di "è meglio non portarla fuori dall'albergo per evitare di perderla"... forse sarebbe stato meglio portarla fuori per evitare che se la perdessero loro, dopo tutto.
Dato che nel pomeriggio sono abbastanza libero, ne approfitto per un altro giro al piano di sopra, anche perché ho adocchiato alcune cose (che non menzionerò) che vorrei comprare per una persona (che non menzionerò), e poi eventualmente andare a sentire la conferenza di Paolo Attivissimo sullo sbarco sulla Luna.
La prima cosa va in porto, ma dà anche il via a una luuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuunga chiacchierata col proprietario della bancarella e un altro acquirente (che era lì prima di me) che durerà fin poco oltre l'inizio della pausa cena, vertendo su fumetti, film, libri e via dicendo... e che mi costerà anche la cattura come Tosk visto che vengo raggiunto e preso mentre sono lì fermo.
Nel mentre, i microfoni della STICCON si accendono, c'è un suono, una pausa, poi un urlo "LA CONFERENZA DI PAOLO ATTIVISSIMO (bisbiglio, bisbiglio, bisbiglio) SALA CENTRALE".
Cérto.
A cena (subito dopo aver bloccato Federica per reiscrivermi alla Caccia al Tosk)punto e raggiungo un tavolo DESERTO e me ne approprio, o almeno mi approprio di un posto. È un tavolo da otto e poco dopo arriva un gruppo di, guardacaso, sette persone, che prendono i posti restanti.
La mia fortuna sui tavoli al ristorante continua a manifestarsi: il ragazzo seduto accanto a me... è il mio cacciatore Tosk! Ovviamente non può prendermi lì, ma ha tutto il tempo di scoprire che sono io e prendermi appena esco dal ristorante... o quasi. In realtà mi raggiunge in sala PC dove ho fatto una deviazione imprevista quando inizialmente avevo pensato di tornare giù in Sala Giochi (e bene avrei fatto a farlo :-P)
Le patate sono arrostite.
La partita di Mutaforma in Tabula inizia, alla fine, con un discreto ritardo, anche perché dei numerosi giocatori che si sono iscritti se ne presentano solo due, ma in cambio ce ne sono altri che non si erano iscritti (oltre allo staff della sala stessa che si aggrega sempre volentieri). Facciamo diversi giri e si conferma l'inquietante tendenza di Matteo di essere sempre cattivo (l'anno scorso era stato Traditore, Traditore - tolta la carta del Traditore, messa quella del Sabotatore - Sabotatore, quest'anno due volte di fila Mutaforma, la terza era membro della flotta e non sapeva che fare poverino, non c'è abituato... ^__-)
Giochiamo fino a poco prima di mezzanotte, ora in cui si prevede l'inizio della famigerata Kobayashi Maru, il gioco a squadre che spesso e volentieri porta via l'intera nottata (e che mai mi avrà tra i partecipanti, poco ma sicuro). Per quel che mi riguarda, la serata è finita. Mi trattengo giusto un altro po', poi faccio ritorno in albergo.

lunedì 24 maggio 2010

STICCON: diario di viaggio - day one

La STICCON 2010 è iniziata e finita, io sono tornato a casa da qualche ora e impiegherò parecchio di più a tornare tra i vivi (specie contando che domani mi aspetta la botta non indifferente del rientro al lavoro), ma come sempre ne valeva la pena.
Questa per me è stata una STICCON di prime volte (prima volta da collaboratore, prima volta in cui ho usufruito del pacchetto comprensivo di albergo e pasti, prima volta che ho partecipato a: la foto di gruppo finale, la cena di gala, il districamento dei grovigli della scenografia... e per questa cosa in particolare spero sia anche l'ultima), ed è stata anche una STICCON più lunga del solito, anche forse per compensare quella ridotta all'osso dell'anno scorso.
Ma andiamo con ordine...
La partenza di Giovedì è stata molto tranquilla. Il viaggio, pur lungo, è volato e ben presto ero a Rimini (e poco dopo a Bellaria grazie al gentilissimo Marcello). Sono arrivato in albergo venendo accolto da una camera con ben due letti (di cui uno matrimoniale) e una doccia fantascientifica che dava l'idea di potermi teletrasportare direttamente in STICCON (non sono riuscito a farlo ma sono dell'idea che fosse perché non funzionava la pedana della STICCON, non per colpa della doccia).
Sistemato il da sistemarsi, mi sono subito diretto al Centro Congressi.
Senza avere la minima idea di come arrivarci, visto che ero in un punto diverso dal solito.
Stranamente, ho beccato la strada e le svolte giuste al primo colpo. Sono arrivato in convention, ho recuperato il mio badge e sono sceso subito in Sala Giochi (anche perché il mio primo turno iniziava da lì a poco) dove Alessandra (il boss!) mi ha erudito sul da farsi.
Sul momento, in effetti, da fare c'era poco, solo finire di attaccare ai muri le vignette di Vulcans & Co (che in seguito non avrebbero fatto altro che staccarsi di continuo, nei momenti e nei modi più impensati).
Ho approfittato del turno in sala per familiarizzare con la situazione e i giochi in programma, scoprendo che i giochi di comitato avevano già tutti gli iscritti necessari nonostante la convention fosse appena iniziata.
Ho avuto modo di apprezzare la rielaborazione grafica dei miei giochi (Regole dell'Acquisizione e Lacrima dei profeti) realizzata da Angelo, ma poi ho avuto la ferale notizia che la scatola originale della Lacrima era introvabile, nonostante fosse stata cercata ovunque (in realtà, il Venerdì mattina, disponendo i giochi sui tavoli, la ritroverò tranquillamente tra i giochi tolti dai tavoli la sera prima, tra lo stupore generale).
Ben presto arriva il momento di fare la conoscenza, per così dire, del ristorante del centro congressi e delle sue famigerate e immancabili patate (purè, in questo caso), e quella, non per così dire, di persone con cui ho avuto occasione di parlare tramite e-mail ma mai faccia a faccia.
Il giudizio generale su questa prima cena è "poteva andare peggio".
Il resto alla prossima puntata.

lunedì 17 maggio 2010

Verso la STICCON

E ci (ri)siamo, dal 20 al 23 Maggio si terrà a Bellaria la STICCON 2010, e anche quest'anno non mancherò.
Mi aspetta un bel treno (vabbè, speriamo bello...) Giovedì mattina (prenotato da Aprile per sfruttare le tariffe agevolate), un po' più presto del solito, e poi quasi quattro giorni filati di convention, oltretutto per la prima volta in qualità di collaboratore (della Sala Giochi, of course ^_^).
L'ospite di quest'anno è Kate "Nonna Papera" Mulgrew, che non è esattamente uno dei miei beniamini tra gli attori e personaggi delle serie di Star Trek, ma non ho intenzione di lamentarmene.
Il mio unico problema all'orizzonte è che... quest'anno ho cambiato albergo perché da collaboratore mi conveniva prendere il pacchetto completo piuttosto che il solo ingresso come faccio di solito... e quello dove vado non ha il collegamento internet, per cui mi toccherò cercare di affacciarmi alla rete, per quanto possibile, sfruttando i PC della sala omonima (a disposizione di tutti ma, proprio per questo, non sempre disponibili).
Comunque ho ancora un paio di giorni di routine all'orizzonte... al resto penserò quando sarà il momento.

venerdì 14 maggio 2010

Dettagli cinematografici

Di recente mi è capitato di vedere due film, il cui concetto di base è sorprendentemente simile, che non rientrerebbero di diritto nel novero delle solite schifezze.
Il condizionale è d'obbligo perché una struttura tutto sommato decente viene poi minata alla base da un piccolo, apparentemente innocuo dettaglio che trasforma la cosa in una scemenza pazzesca.
Ma andiamo con ordine, e in breve non essendo necessaria una disamina dettagliata.
Il primo dei film in questione è Il Mondo dei Replicanti (in cui, per inciso, non ci sono replicanti). Il concetto nasce dalla scoperta di una nuova tecnologia con la quale costruire corpi robotici che possono essere controllati mentalmente e a distanza, diventando veri e proprio corpi artificiali per i loro "operatori". L'idea, nata per essere d'aiuto agli invalidi, prende piede e in breve chiunque nel mondo, salvo alcuni dissidenti arroccati in riserve, possiede almeno un "surrogato" (così si chiamano i corpi robotici, come dire che non solo non ci sono replicanti nel film, ma non c'è neppure una singola menzione della parola "replicante").
I problemi iniziano quando il figlio dell'ideatore della tecnologia in questione viene ucciso da un'inusitata arma in grado non solo di distruggere un surrogato ma anche di uccidere l'operatore simultaneamente. Il ragazzo, però, stava usando un surrogato del padre, che era dunque il vero bersaglio.
In una serie di indagini e scontri vari, si scopre che la mancata vittima era divenuta uno strenuo oppositore dei surrogati da lui stesso ideati e, impossessatosi dell'arma che avrebbe dovuto ucciderlo, questi la collega al sistema centrale della polizia per distruggere tutti i surrogati esistenti, e collateralmente uccidere tutti gli operatori collegati (non perché abbia voglia di ammazzarli ma perché poco gliene cale, apparentemente).
Il poliziotto di turno raggiunge (non vi spiego come) in tempo il server, che non sa però come usare. Fortuna vuole che lì, anche se ammanettato, ci sia il programmatore del sistema che può aiutarlo a risolvere la situazione.
Questo è quello che accade:
1 - non essendoci tempo per fermare la trasmissione letale il programmatore spiega al poliziotto come isolare gli operatori in modo che non subiscano gli effetti letali della distruzione dei surrogati [l'operazione richiede l'accesso a un programma specifico, l'inserimento di una password in tre parti e la pressione di SHIFT+ENTER che neppure il programmatore stesso ricorda al primo colpo visto, giustamente, il poco senso che ha]
2 - dato che ora pare che miracolosamente il tempo ci sia, i due passano a cercare di interrompere la trasmissione, cosa che richiede la pressione di UN tasto e la conferma alla classica domanda "Sei sicuro? Sì/no". Dopo qualcosa come cinque minuti di fila indeciso davanti alla schermata, il poliziotto decide che forse si vive meglio senza surrogati e preme "No"

Ora, passino le implicazioni socialfilosofiche della cosa e il fatto che tutto ciò fosse necessario... ma
1 - se era possibile isolare gli operatori, e questo senza disconnetterli (quindi senza in effetti dar loro alcun problema) perché questa misura di sicurezza non era in piedi a prescindere, se non da sempre almeno da quando era stata scoperta l'esistenza dell'arma? E comunque perché renderne tanto complicata l'attivazione?
2 - ma soprattutto, non si faceva prima a bloccare la trasmissione tout court visto che richiedeva un secondo o due e non c'era bisogno di password o altro?

Il secondo film, Daybreakers: l'ultimo vampiro ha il suo tallone d'Achille molto prima, ma intanto parliamo delle similarità.
In Daybreakers c'è un ultimo vampiro esattamente come nel film precedente ci sono i replicanti (ovvero: non c'è. Ci sono vampiri ma sono un casino e mezzo, altro che ultimo). Anche in Daybreakers l'umanità è stata da tempo sostituita, anche se non da robot controllati dall'umanità stessa ma, come si potrà intuire, da vampiri, che occupano adesso ogni ruolo della scala sociale sostituendosi agli umani in tutto e per tutto. Gli umani rimasti vengono cacciati per la produzione del sangue necessario alla vita dei vampiri (perché non vengano "allevati" invece che "cacciati" resta un dubbio atroce, ma passi).
I vampiri ovviamente hanno i loro bei problemi, dato che gli umani sono sempre di meno, il sangue pure, e se non mangiano iniziano a degenerare in creature sempre più bestiali, dette "subsiders".
Il nostro protagonista, diventato vampiro contro la sua volontà grazie al fratello, è uno scienziato che lavora in una delle maggiori ditte distributrici di sangue e sta cercando di creare un surrogato (toh!) del sangue umano. Lui spera che questo segnerebbe la fine della caccia agli umani, ma gli viene presto detto che in realtà ci sarebbero sempre clienti più abbienti disposti a pagare di più per il prodotto originale, e addio sogni di gloria.
Il nostro viene però avvicinato da degli umani e da un ex-vampiro(!). Pare infatti che esista una cura, scoperta per caso, al vampirismo, e che il suo aiuto sia necessario per perfezionarla (non è vero, basterebbe chiunque con un minimo di cervello, ma sorvoliamo).
Sorvoliamo anche sul fatto che la bontà di una cura ha senso solo fintantoché i vampiri vogliano farsi curare, cosa che non traspare dal film, il "piccolo problemaE è che la cura è... l'esposizione al sole!
Esatto, l'ex-vampiro è ex perché si è involontariamente esposto al sole finendo in acqua prima di bruciare del tutto e questo gli ha in qualche modo riattivato il cuore ritrasformandolo in umano.
Ora, passi che non ci vuole uno scienziato per replicare una cosa del genere (e infatti lo scienziato in questione nel successivo esperimento cosa fa? La cavia!), la cosa potrebbe anche avere senso... però...
Però ci si domanda come mai in tutti questi anni a nessun altro vampiro sia mai capitato di esporsi al sole per un periodo abbastanza breve da non essere letale, e dunque tornare umano.
La risposta la dà il film stesso: un periodo così non esiste! Qualunque altro vampiro nel film, appena esposto alla luce solare, va a fuoco e si riduce in cenere prima di poter dire "Ammazza che caldo!"
Tutti, ovviamente, tranne il protagonista. Lui sì, va a fuoco, ma resiste abbastanza a lungo per tentare TRE volte l'esperimento, e quando alla fine questo riesce non ha nemmeno un'ustioncina piccina picciò... mah!
Nota di merito qui va al fratello del protagonista: orgoglioso di essere un vampiro, tanto da prima trasformare a tradimento e poi tradire in generale il suo stesso fratello... appena torna accidentalmente umano diventa anche buono e pieno di spirito di sacrificio. La coerenza prima di tutto.