giovedì 29 gennaio 2009

Questione di Equilibrio

Se sul mio equilibrio mentale ci sarebbe (e anche parecchio) da discutere, quello che invece non è mai stato messo in discussione è il mio equilibrio fisico, merito probabilmente (se non certamente) anche del 48 di piede che, come dire, mi fornisce una superficie di appoggio piuttosto ampia.
In effetti le mie cadute non dovute a influenza esterna si contano sulla punta delle dita già dalla tenera età (riuscivo a farmi male in ogni modo possibile, ma non cadendo, quello no), e perfino sulla neve e sul ghiaccio, se escludo le volte in cui sono stato tirato a terra da qualcuno che riteneva fossi il primo appiglio disponibile, ne conto solamente due, e una neppure fa testo (c'è un perché).
Stabilito questo, mi domando e dico perché, e sottolineo perché, al primo accenno di pioggia, non appena si forma un minimo di acqua sul mio percorso, mi vedo regolarmente costretto ad avanzare pinguinando, ovvero camminando come un pinguino a piedi rigidi e passettini, per non finire lungo disteso sul marciapiede? È un destino, quest'ultimo, che in genere riesco a evitare, ma sempre e solo per poco (anche stamattina, uscendo per andare al lavoro, ho percorso almeno mezzo metro senza alcun contatto col suolo, atterrando poi non so come in piedi su una gamba).
C'è poco da fare, l'acqua sotto di me mi manda in palla la stabilità (sarà per quello che non sono mai riuscito a imparare a nuotare?)
In effetti, quando dalla finestra vedo la pioggia cadere, e so di dover uscire, la mia principale preoccupazione non è "devo prendere l'ombrello" ma "porca miseria dovrò camminare come un idiota".
L'ombrello, peraltro, di solito neanche lo prendo. Al più ho quello tascabile, che in un buon 80% dei casi fa più la funzione di talismano, del tipo "So che, se pioverà tanto forte da non poterne fare a meno, l'ombrello ce l'ho.". In effetti sono note conversazioni di questo tipo con mia sorella:
Io (rientrando): "Piove"
Lei: "E l'ombrello?"
Io: (mostrando la valigetta del lavoro che contiene anche quello di riserva) "Sì, ce l'ho".
Alla fine è nata la leggenda che io non mi bagno (quasi vera, in realtà mi bagno ma mi asciugo con estrema rapidità). Dall'alto, però.
Dal basso è un altro discorso, ogni singola pozzanghera, dislivello, polla, buchetta, fa di tutto per inondarmi, anche senza l'aiuto delle gentilissime auto di passaggio, e se proprio non c'è verso, il resto dell'acqua attenta al mio restare in piedi.

Ah... dimenticavo la caduta sul ghiaccio che non fa testo...
Torno a piedi dal lavoro, strade innevate come non mai, lastre di ghiaccio ovunque. Arrivo indenne, senza neanche un accenno di scivolone, fino alla casa di mia zia, dove dovevo restare per la notte. Apro il portone, entro, arrivo a metà del percorso verso le scale, e qui faccio la caduta più spettacolare della mia vita, roba da cartone animato, con me che roteo le gambe in aria per un tempo indefinito prima di atterrare, letteralmente, col sedere per terra.
Del resto, il ghiaccio e la neve sono tali solo finché non ti si sciolgono sotto le suole...

1 commento:

Fed Zeppelin ha detto...

proprio davanti al cancello di casa ho un piccolo infossamento, dove ogni voolta che piove si forma una pozanghera (e questi sono i casi fortunati, i casi sfortunati sono quelli di qando è la fogna del palazzo vicino che perde e scola proprio nella fossetta) e matematicamente ogni volta che infilo la chiave nella serratura passa qualche macchina facendomi la doccia -__-

Comunque anche io ho un buon equilibrio, ma in effetti non avevo mai pensato che potesse dipendere dal mio grlorioso piedone taglia 42 (che per noi femminucce è tanto)