Questa mattina, in ufficio, abbiamo avuto uno strano problema alle linee telefoniche. Riuscivamo a ricevere telefonate, ma nel momento in cui tentavamo di farne una, dopo aver digitato le prime tre cifre del numero telefonico, partiva un TuTuTuTuTu ininterrotto.
No, non è questa la parte strana.
La stranezza è che questo problema non lo faceva a prescindere dal numero che si tentava di chiamare. Per essere più precisi, se il numero chiamato era quello del mio cellulare la chiamata partiva tranquillamente, il telefono suonava libero e poi rispondeva la segreteria (dato che il mio cellulare è perennemente spento)...
Ora, anticipo l'obiezione: no, non si riusciva a chiamare qualunque cellulare, anche su altri si otteneva esattamente lo stesso TuTuTuTuTu. Probabilmente c'erano altri cellulari al mondo che avrebbero funzionato, ma tutti quelli che abbiamo provato (ovvero quelli per cui non rischiavamo che qualcuno rispondesse e ci mandasse a quel paese) non funzionavano.
Il mio sì.
Ma secondo voi si può chiamare un tecnico e dirgli una cosa del genere senza che ti rida in faccia fino alla fine dei tempi...?
Per non dire, poi, che se proprio le linee devono fare questo genere di selezioni, avrei di gran lunga preferito che permettessero di chiamare tutti i numeri TRANNE il mio...
mercoledì 21 marzo 2012
sabato 3 marzo 2012
Ulisse, a confronto, era Nessuno
Verso la fine di Novembre, ho deciso di aprirmi un Conto Corrente Arancio.
In effetti volevo farlo già da tempo, perché il conto che ho tuttora col Monte dei Paschi di Siena (nato come conto Banca 121) ha iniziato a starmi stretto per una serie di problematiche, non ultime le assurde commissioni di prelievo dai Bancomat che hanno superato i due euro (contando che non ci sono filiali dove abito e quindi mi tocca pagarle ogni volta, dovendo prelevare presso altre banche). Nonostante l'intenzione non mi ero mai deciso, poi un amico in quel periodo mi fece notare che esisteva una promozione, valida ancora per pochi giorni, che regalava uno smartphone a chi apriva un conto. Per quanto non è che io abbia tutto questo amore o interesse per quegli aggeggi mi sono detto "perché no?", e ho aperto il conto.
Ora, col conto in sé tutto bene, ma col telefono è iniziata l'odissea che sta culminando in questi giorni.
Sapevo che ci sarebbero voluti almeno un paio di mesi per averlo, e in effetti dopo un paio di mesi al mio amico è arrivata una mail che lo informava che presto glielo avrebbero spedito.
A lui. A me neanche l'ombra.
Dopo diverso tempo, al solito amico è arrivato un SMS che lo informava che presto lo avrebbero contattato per mettersi d'accordo sulla spedizione.
A quel punto, per scrupolo, ho telefonato al servizio clienti che ha constatato che sì, io rientravo nella promozione ma no, la mail in effetti non mi era stata mandata, tuttavia non c'era da preoccuparsi.
Passa ancora un po' di tempo e l'amico di cui sopra viene contattato, prende accordi e gli viene effettivamente recapitato il telefono a data e ora concordate.
A me ancora niente.
Finché lo scorso Martedì torno a casa e trovo un bollettino di mancata consegna della SDA.
Va da sé che il mio primo pensiero NON è il telefono, sia per via di tutta la trafila mancata sia perché finora tutte le spedizioni che mi hanno fatto dalla ING Direct erano via DHL (il che mi tornava comodo perché il corriere che serve la zona di casa è lo stesso che serve quella del mio ufficio e sa bene che io a casa non ci sono per cui mi porta i pacchi direttamente al lavoro, dove comunque passa tutti i giorni).
Di conseguenza telefono alla SDA. Il tizio al telefono controlla il pacco e mi dice che viene da Fastweb (!?). Sempre più convinto che quindi non sia il telefono, la cosa mi interessa poco. Il tipo comunque mi avvisa che ci sarà obbligatoriamente un altro tentativo di consegna automatico allo stesso indirizzo, dopodiché volendo potrò chiamare per decidere una diversa data di consegna, farlo consegnare altrove o quant'altro.
Un paio di ore dopo... mi arriva un SMS da ING Direct che mi avvisa che il mio telefono è stato spedito con SDA, con tanto di numero di spedizione...!
E l'e-mail, l'SMS di preavviso e il contatto per prendere accordi che fine hanno fatto?!?
Vabbe', meglio tardi che mai, alla fine, almeno non mi hanno avvisato dopo che l'ho rimandato indietro credendo fosse una cosa non richiesta di Fastweb (su cosa si fosse bevuto il tizio del call center indagherò in un altro momento).
Ovviamente, mercoledì avviene il secondo tentativo di consegna, sempre a vuoto.
Tornato a casa richiamo il servizio clienti e seguo la procedura automatica segnalando che voglio venga rimesso in consegna Venerdì 2 Marzo, visto che sarò a casa e a questo punto è più semplice che farlo dirottare all'ufficio.
Dopo aver passato cinque minuti buoni a digitare scelte, codici e opzioni sul telefono... mi viene passato un operatore al quale devo ripetere a voce tutta la solfa. Alla fine mi assicuro che sia tutto chiaro e che il pacco mi verrà portato il 2 Marzo e mi metto in tranquilla attesa.
... peccato che SDA passi Giovedì 1 Marzo e (sorpresa!) non trovi nessuno!
Tornato a casa, dopo che mia sorella, rientrata prima di me, mi aveva avvisato, li richiamo per l'ennesima volta ripetendo che devono consegnare il 2 Marzo, il che poi dovrebbe essere anche facile visto che ormai altre date in mezzo non ce ne sono...
Ieri mattina per prima cosa verificio sul loro sito e constato che la spedizione risulta rimessa in consegna.
Per sicurezza non mi muovo da casa, anche se so che il corriere passa tra le 13 e le 15, perché non mi fido più di tanto... e faccio bene, perché alle 15 passate non si è vista anima viva.
Ricontrollo sul sito che mi dice che la spedizione è "in transito". In transito? E che cavolo vuol dire?
A questo punto li richiamo per la quarta volta... prima passo dal centralino automatico che non mi dice un accidenti di utile ("la spedizione è in viaggio", sì, sta facendosi una crociera con la Costa pare...), poi riesco a parlare con un'operatrice che controlla e mi dice che... sì, la spedizione era stata segnata per la consegna ma no, non è stata messa in consegna...!
Mi propone di farla rimettere in consegna tassativa per Lunedì... e io che ci faccio? Comunque non sono a casa!
Alla fine le do l'indirizzo dell'ufficio, consegna per L'unedì. Chiudo la telefonata con uno "sperando che Lunedì non si ripresentano di nuovo qui", e il suo saluto di incoraggiamento è "Speriamo..."
Non ho parole...
In effetti volevo farlo già da tempo, perché il conto che ho tuttora col Monte dei Paschi di Siena (nato come conto Banca 121) ha iniziato a starmi stretto per una serie di problematiche, non ultime le assurde commissioni di prelievo dai Bancomat che hanno superato i due euro (contando che non ci sono filiali dove abito e quindi mi tocca pagarle ogni volta, dovendo prelevare presso altre banche). Nonostante l'intenzione non mi ero mai deciso, poi un amico in quel periodo mi fece notare che esisteva una promozione, valida ancora per pochi giorni, che regalava uno smartphone a chi apriva un conto. Per quanto non è che io abbia tutto questo amore o interesse per quegli aggeggi mi sono detto "perché no?", e ho aperto il conto.
Ora, col conto in sé tutto bene, ma col telefono è iniziata l'odissea che sta culminando in questi giorni.
Sapevo che ci sarebbero voluti almeno un paio di mesi per averlo, e in effetti dopo un paio di mesi al mio amico è arrivata una mail che lo informava che presto glielo avrebbero spedito.
A lui. A me neanche l'ombra.
Dopo diverso tempo, al solito amico è arrivato un SMS che lo informava che presto lo avrebbero contattato per mettersi d'accordo sulla spedizione.
A quel punto, per scrupolo, ho telefonato al servizio clienti che ha constatato che sì, io rientravo nella promozione ma no, la mail in effetti non mi era stata mandata, tuttavia non c'era da preoccuparsi.
Passa ancora un po' di tempo e l'amico di cui sopra viene contattato, prende accordi e gli viene effettivamente recapitato il telefono a data e ora concordate.
A me ancora niente.
Finché lo scorso Martedì torno a casa e trovo un bollettino di mancata consegna della SDA.
Va da sé che il mio primo pensiero NON è il telefono, sia per via di tutta la trafila mancata sia perché finora tutte le spedizioni che mi hanno fatto dalla ING Direct erano via DHL (il che mi tornava comodo perché il corriere che serve la zona di casa è lo stesso che serve quella del mio ufficio e sa bene che io a casa non ci sono per cui mi porta i pacchi direttamente al lavoro, dove comunque passa tutti i giorni).
Di conseguenza telefono alla SDA. Il tizio al telefono controlla il pacco e mi dice che viene da Fastweb (!?). Sempre più convinto che quindi non sia il telefono, la cosa mi interessa poco. Il tipo comunque mi avvisa che ci sarà obbligatoriamente un altro tentativo di consegna automatico allo stesso indirizzo, dopodiché volendo potrò chiamare per decidere una diversa data di consegna, farlo consegnare altrove o quant'altro.
Un paio di ore dopo... mi arriva un SMS da ING Direct che mi avvisa che il mio telefono è stato spedito con SDA, con tanto di numero di spedizione...!
E l'e-mail, l'SMS di preavviso e il contatto per prendere accordi che fine hanno fatto?!?
Vabbe', meglio tardi che mai, alla fine, almeno non mi hanno avvisato dopo che l'ho rimandato indietro credendo fosse una cosa non richiesta di Fastweb (su cosa si fosse bevuto il tizio del call center indagherò in un altro momento).
Ovviamente, mercoledì avviene il secondo tentativo di consegna, sempre a vuoto.
Tornato a casa richiamo il servizio clienti e seguo la procedura automatica segnalando che voglio venga rimesso in consegna Venerdì 2 Marzo, visto che sarò a casa e a questo punto è più semplice che farlo dirottare all'ufficio.
Dopo aver passato cinque minuti buoni a digitare scelte, codici e opzioni sul telefono... mi viene passato un operatore al quale devo ripetere a voce tutta la solfa. Alla fine mi assicuro che sia tutto chiaro e che il pacco mi verrà portato il 2 Marzo e mi metto in tranquilla attesa.
... peccato che SDA passi Giovedì 1 Marzo e (sorpresa!) non trovi nessuno!
Tornato a casa, dopo che mia sorella, rientrata prima di me, mi aveva avvisato, li richiamo per l'ennesima volta ripetendo che devono consegnare il 2 Marzo, il che poi dovrebbe essere anche facile visto che ormai altre date in mezzo non ce ne sono...
Ieri mattina per prima cosa verificio sul loro sito e constato che la spedizione risulta rimessa in consegna.
Per sicurezza non mi muovo da casa, anche se so che il corriere passa tra le 13 e le 15, perché non mi fido più di tanto... e faccio bene, perché alle 15 passate non si è vista anima viva.
Ricontrollo sul sito che mi dice che la spedizione è "in transito". In transito? E che cavolo vuol dire?
A questo punto li richiamo per la quarta volta... prima passo dal centralino automatico che non mi dice un accidenti di utile ("la spedizione è in viaggio", sì, sta facendosi una crociera con la Costa pare...), poi riesco a parlare con un'operatrice che controlla e mi dice che... sì, la spedizione era stata segnata per la consegna ma no, non è stata messa in consegna...!
Mi propone di farla rimettere in consegna tassativa per Lunedì... e io che ci faccio? Comunque non sono a casa!
Alla fine le do l'indirizzo dell'ufficio, consegna per L'unedì. Chiudo la telefonata con uno "sperando che Lunedì non si ripresentano di nuovo qui", e il suo saluto di incoraggiamento è "Speriamo..."
Non ho parole...
martedì 7 febbraio 2012
Misfits
Ho da poco terminato di guardarmi le prime due stagioni (sei episodi la prima, sette la seconda) di questo telefilm britannico e, no, non è una schifezza.
Ma andiamo con ordine.
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, credevo si trattasse di una sorta di remake di un telefilm omonimo di moooooooooooolto tempo fa ("Misfits of Science" in originale). In realtà ci sono delle somiglianze ma si limitano al fatto che i protagonisti siano dotati di superpoteri.
In Misfits assistiamo alle tutt'altro che eroiche gesta di un gruppo di ragazzi disadattati che, per vari motivi, sono stati condannati a lavori socialmente utili.
Durante una stranissima tempesta, i cinque vengono colpiti da un fulmine che conferirà loro degli insoliti poteri. In seguito scopriranno di non essere gli unici ad aver subito mutazioni (e il più delle volte non ricaveranno altro che guai da tale scoperta).
La peculiarità della serie è che di cinque protagonisti forse non ce n'è uno sano di mente. Si va dal quasi normale Curtis, un atleta arrestato per possesso di droga che acquisisce il potere di far tornare indietro il tempo (ma solo quando si sente in colpa per qualcosa); ad Alisha, ragazza dai facili costumi il cui potere di eccitare gli uomini a contatto finirà paradossalmente per rovinare la sua vita sessuale; a Kelly, una tamarra (parole della serie, non mie) alquanto grezza e volgare, che acquisisce il potere di percepire i pensieri altrui; a Simon, timido, introverso, impacciato e un tantino pervertito, capace di rendersi invisibile; a Nathan, un imbecille assoluto, incapace di rimanere serio o smettere di prendere in giro la gente anche quando la cosa è chiaramente fuori luogo, ossessionato dal sesso (di cui parla molto più di quanto riesca a praticarlo) e sempre intento a parlare a sproposito (tra gli sguardi stupiti e disgustati del resto del gruppetto). Quest'ultimo inizialmente sembra non avere alcun potere, e scoprirà il proprio solo alla fine della prima stagione.
Anche gli eventi che capitano ai nostri sono al limite dell'assurdo. Si ritrovano coinvolti in situazioni paradossali, finiscono per uccidere due (quasi tre) assistenti sociali, ma anche, lentamente, per forgiare tra loro un legame che si rinforza col passare delle puntate. Si tratta, insomma, di perfetti antieroi, che vorrebbero tanto andare avanti con una vita (pseudo)normale e regolarmente si ritrovano invischiati in situazioni improbabili.
C'è la giusta dose di mistero e di azione, senza esagerare in nessuno dei due sensi, e, sì, c'è anche qualche errore di continuity, ma non ve ne parlo perché sarei costretto a svelare alcune cose e rovinarvi la visione se decideste di guardare la serie (fatelo).
Una cosa che va sottolineata è la bravura degli attori. Sono per lo più degli emeriti sconosciuti per il piccolo schermo, ma sono stati scelti con una cura estrema e interpretano più che egregiamente i rispettivi ruoli. Che non si tratti semplicemente di un caso lo dimostra l'attore che interpreta Simon quando ha occasione di "uscire dal personaggio" (nella sesta puntata della seconda stagione c'è una "transizione" in tempo reale che ha dell'inquietante).
Ho già avuto modo di contagiare il mio "fratellino rumeno" Danny alla visione e anche lui ha avuto i miei stessi apprezzamenti, per cui non posso che ribadire il consiglio a chiunque sia in ascolto: guardatelo, ne vale la pena. ^_^
Ma andiamo con ordine.
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, credevo si trattasse di una sorta di remake di un telefilm omonimo di moooooooooooolto tempo fa ("Misfits of Science" in originale). In realtà ci sono delle somiglianze ma si limitano al fatto che i protagonisti siano dotati di superpoteri.
In Misfits assistiamo alle tutt'altro che eroiche gesta di un gruppo di ragazzi disadattati che, per vari motivi, sono stati condannati a lavori socialmente utili.
Durante una stranissima tempesta, i cinque vengono colpiti da un fulmine che conferirà loro degli insoliti poteri. In seguito scopriranno di non essere gli unici ad aver subito mutazioni (e il più delle volte non ricaveranno altro che guai da tale scoperta).
La peculiarità della serie è che di cinque protagonisti forse non ce n'è uno sano di mente. Si va dal quasi normale Curtis, un atleta arrestato per possesso di droga che acquisisce il potere di far tornare indietro il tempo (ma solo quando si sente in colpa per qualcosa); ad Alisha, ragazza dai facili costumi il cui potere di eccitare gli uomini a contatto finirà paradossalmente per rovinare la sua vita sessuale; a Kelly, una tamarra (parole della serie, non mie) alquanto grezza e volgare, che acquisisce il potere di percepire i pensieri altrui; a Simon, timido, introverso, impacciato e un tantino pervertito, capace di rendersi invisibile; a Nathan, un imbecille assoluto, incapace di rimanere serio o smettere di prendere in giro la gente anche quando la cosa è chiaramente fuori luogo, ossessionato dal sesso (di cui parla molto più di quanto riesca a praticarlo) e sempre intento a parlare a sproposito (tra gli sguardi stupiti e disgustati del resto del gruppetto). Quest'ultimo inizialmente sembra non avere alcun potere, e scoprirà il proprio solo alla fine della prima stagione.
Anche gli eventi che capitano ai nostri sono al limite dell'assurdo. Si ritrovano coinvolti in situazioni paradossali, finiscono per uccidere due (quasi tre) assistenti sociali, ma anche, lentamente, per forgiare tra loro un legame che si rinforza col passare delle puntate. Si tratta, insomma, di perfetti antieroi, che vorrebbero tanto andare avanti con una vita (pseudo)normale e regolarmente si ritrovano invischiati in situazioni improbabili.
C'è la giusta dose di mistero e di azione, senza esagerare in nessuno dei due sensi, e, sì, c'è anche qualche errore di continuity, ma non ve ne parlo perché sarei costretto a svelare alcune cose e rovinarvi la visione se decideste di guardare la serie (fatelo).
Una cosa che va sottolineata è la bravura degli attori. Sono per lo più degli emeriti sconosciuti per il piccolo schermo, ma sono stati scelti con una cura estrema e interpretano più che egregiamente i rispettivi ruoli. Che non si tratti semplicemente di un caso lo dimostra l'attore che interpreta Simon quando ha occasione di "uscire dal personaggio" (nella sesta puntata della seconda stagione c'è una "transizione" in tempo reale che ha dell'inquietante).
Ho già avuto modo di contagiare il mio "fratellino rumeno" Danny alla visione e anche lui ha avuto i miei stessi apprezzamenti, per cui non posso che ribadire il consiglio a chiunque sia in ascolto: guardatelo, ne vale la pena. ^_^
lunedì 6 febbraio 2012
Insidious
Ogni tanto mi ritrovo a guardare dei film che nascono con un buon concetto e, in qualche modo, riescono a rovinarlo lungo la strada con delle cadute di stile o delle trovate improbabili. Insidious è uno di questi.
La trama in breve è, di per sé, perfettamente funzionale: un bambino, Douglas, va inspiegabilmente in coma, e un po' di tempo dopo nella sua casa iniziano a manifestarsi inquietanti presenze. A nulla serve un trasloco, e alla fine i genitori si rivolgono a una medium (sui generis) per scoprire che il figlio ha abbandonato il suo corpo fisico e si è perso, cosa che ha richiamato numerose entità più o meno maligne, incluso un temibile demone, intenzionate a impossessarsi delle sue spoglie. L'unico modo per salvarlo è che suo padre, a sua volta un viaggiatore astrale che era stato perseguitato da una donna velata (da bambino, ma non ricordava nulla), vada a cercarlo nell'altrove e lo riporti indietro, il tutto ovviamente in fretta.
Niente da dire, la trama è interessante e potrebbe perfino essere appassionante. Il ritmo è a sua volta ben gestito, con i giusti spaventi (almeno all'inizio) e le giuste sequenze cariche di suspence. In effetti funziona (quasi) tutto fino all'arrivo della medium, poi inizia la caduta libera, perché a quel punto il film si riempie di scene che vanno dall'umorismo più o meno volontario (i due assistenti della signora, armati di attrezzature molto cyberpunk, sono chiare spalle quasi-comiche, del tutto fuori luogo ma comunque volute) al ridicolo accidentale (la medium che per fare una seduta indossa una specie di maschera antigas, collegata con un tubo a delle cuffie sulla testa dell'assistente, rientra senza dubbio nella definizione, ma anche gli spettri affetti da paresi sul piano astrale non scherzano).
Come se non bastasse, arrivano buchi di trama come se piovesse (dal tetto). Si potrebbe, in effetti, trovarne pignolamente qualcuno anche prima, facendo notare che qualche strano fenomeno nella casa dei protagonisti si era verificato anche prima del coma di Douglas, anche se viene poi detto che è la sua assenza ad attirare le entità, ma questo è tutto sommato veniale. I veri problemi sono altri.
Tanto per cominciare, il fatto che Douglas sia rimasto fuori dal corpo per mesi e le entità non siano ancora riuscite a impossessarsi del suo corpo (non che si possa dire che ci abbiano provato molto: uno aggrediva sua madre, uno ballava e correva per casa, uno se ne stava nella stanza di sua sorella più piccola, altri sapevamo ci fossero solo perché erano stati visti dagli strumenti), ma suo padre ci resta dieci minuti e arrivano a frotte, riuscendo anche nel tentativo alla fine come niente fosse. Da sottolineare che arrivano visibili e tangibili, tanto che i presenti le tengono lontane chiudendo loro la porta in faccia!
Non parliamo, poi, del demone. Viene descritto alternativamente come "con la faccia coperta di sangue" o "con il fuoco sul volto", ma quando alla fine si riesce a vederlo bene ha semplicemente la faccia dipinta di rosso e nero e sembra il cugino scemo di Darth Maul (e, giuro, fa le boccacce!!!). Dovrebbe essere l'entità più potente e pericolosa, fatto sta che è l'unico che non riesca mai neanche a manifestarsi fisicamente (il suo massimo è lasciare un'impronta insanguinata sulle lenzuola, che peraltro neanche ha la forma della sua mano). Lo vede la medium, compare in una sequenza semi-onirica con protagonista la nonna di Douglas (che peraltro è evidentemente una viaggiatrice astrale anche lei, ma pare che a nessun'entità importi della cosa) e poi si vede bene (purtroppo...) nell'altrove, ma la cosa finisce lì. È, in effetti, l'unico che per qualche istante riesca davvero a impossessarsi di Douglas, ma la medium lo caccia via col minimo sforzo (non riuscirà poi neanche a tentare la stessa cosa con la donna velata che si impossesserà del padre).
La sostanza è che un buon inizio e un valido concetto si trasformano fin troppo rapidamente in un minestrone malriuscito, il che è un peccato.
La trama in breve è, di per sé, perfettamente funzionale: un bambino, Douglas, va inspiegabilmente in coma, e un po' di tempo dopo nella sua casa iniziano a manifestarsi inquietanti presenze. A nulla serve un trasloco, e alla fine i genitori si rivolgono a una medium (sui generis) per scoprire che il figlio ha abbandonato il suo corpo fisico e si è perso, cosa che ha richiamato numerose entità più o meno maligne, incluso un temibile demone, intenzionate a impossessarsi delle sue spoglie. L'unico modo per salvarlo è che suo padre, a sua volta un viaggiatore astrale che era stato perseguitato da una donna velata (da bambino, ma non ricordava nulla), vada a cercarlo nell'altrove e lo riporti indietro, il tutto ovviamente in fretta.
Niente da dire, la trama è interessante e potrebbe perfino essere appassionante. Il ritmo è a sua volta ben gestito, con i giusti spaventi (almeno all'inizio) e le giuste sequenze cariche di suspence. In effetti funziona (quasi) tutto fino all'arrivo della medium, poi inizia la caduta libera, perché a quel punto il film si riempie di scene che vanno dall'umorismo più o meno volontario (i due assistenti della signora, armati di attrezzature molto cyberpunk, sono chiare spalle quasi-comiche, del tutto fuori luogo ma comunque volute) al ridicolo accidentale (la medium che per fare una seduta indossa una specie di maschera antigas, collegata con un tubo a delle cuffie sulla testa dell'assistente, rientra senza dubbio nella definizione, ma anche gli spettri affetti da paresi sul piano astrale non scherzano).
Come se non bastasse, arrivano buchi di trama come se piovesse (dal tetto). Si potrebbe, in effetti, trovarne pignolamente qualcuno anche prima, facendo notare che qualche strano fenomeno nella casa dei protagonisti si era verificato anche prima del coma di Douglas, anche se viene poi detto che è la sua assenza ad attirare le entità, ma questo è tutto sommato veniale. I veri problemi sono altri.
Tanto per cominciare, il fatto che Douglas sia rimasto fuori dal corpo per mesi e le entità non siano ancora riuscite a impossessarsi del suo corpo (non che si possa dire che ci abbiano provato molto: uno aggrediva sua madre, uno ballava e correva per casa, uno se ne stava nella stanza di sua sorella più piccola, altri sapevamo ci fossero solo perché erano stati visti dagli strumenti), ma suo padre ci resta dieci minuti e arrivano a frotte, riuscendo anche nel tentativo alla fine come niente fosse. Da sottolineare che arrivano visibili e tangibili, tanto che i presenti le tengono lontane chiudendo loro la porta in faccia!
Non parliamo, poi, del demone. Viene descritto alternativamente come "con la faccia coperta di sangue" o "con il fuoco sul volto", ma quando alla fine si riesce a vederlo bene ha semplicemente la faccia dipinta di rosso e nero e sembra il cugino scemo di Darth Maul (e, giuro, fa le boccacce!!!). Dovrebbe essere l'entità più potente e pericolosa, fatto sta che è l'unico che non riesca mai neanche a manifestarsi fisicamente (il suo massimo è lasciare un'impronta insanguinata sulle lenzuola, che peraltro neanche ha la forma della sua mano). Lo vede la medium, compare in una sequenza semi-onirica con protagonista la nonna di Douglas (che peraltro è evidentemente una viaggiatrice astrale anche lei, ma pare che a nessun'entità importi della cosa) e poi si vede bene (purtroppo...) nell'altrove, ma la cosa finisce lì. È, in effetti, l'unico che per qualche istante riesca davvero a impossessarsi di Douglas, ma la medium lo caccia via col minimo sforzo (non riuscirà poi neanche a tentare la stessa cosa con la donna velata che si impossesserà del padre).
La sostanza è che un buon inizio e un valido concetto si trasformano fin troppo rapidamente in un minestrone malriuscito, il che è un peccato.
domenica 29 gennaio 2012
Non avere paura del buio
... piuttosto, abbi paura dei film che mettono grandi nomi in cartellone, come quello di Guillermo del Toro nello specifico, per mascherare il fatto di essere delle schifezze.
In questa pellicola, che se non altro è visivamente ben realizzata, ci ritroviamo ad assistere alle peripezie di tre deficien... ehm... di un architetto divorziato, di sua figlia Sally e della sua nuova compagna Kim, coi due adulti della situazione impegnati a restaurare una vecchia villa di proprietà di un pittore scomparso, allo scopo di rivenderla.
Noi spettatori sappiamo, grazie a un breve prologo, che la scomparsa del pittore è tutt'altro che accidentale, e che nella cantina della villa si annidano dei mostriciattoli grigi che per qualche oscura ragione si cibano di denti di bambino(!) e temono la luce.
Va detto che in realtà non pare che abbiano questo grande bisogno di cibarsi, visto che la cantina è stata murata da decenni e nessuno di loro sembra essere morto di fame. Né si ha mai l'idea che la luce faccia loro molto più che spaventarli (a volte in effetti neanche quello). Non è l'unica delle contraddizioni delle strane creature: ad esempio sono in grado di atterrare un uomo adulto ma fanno fatica a trascinare una bambina.
Fatto sta che, nella migliore delle tradizioni, la cantina viene riscoperta, rivelandosi dotata di poteri magici: ha un lucernario che la illumina a giorno, tuttavia, quando serve alla trama, dentro è buio pesto nonostante sia una mattina soleggiata. Sally viene convinta dai mostriciattoli (che le parlano senza farsi vedere) a liberarli... e qui si scopre che dopotutto sono deficienti anche loro, perché pur intenzionati a rapirla si comportano costantemente in maniera tale da terrorizzarla, o fanno cose del tutto stupide (come rubare il rasoio del padre e usarlo per tagliuzzare i vestiti di Kim senza alcuna ragione).
Ma non è un gran problema, poiché abbiamo già assodato che anche Sally è imbecille. Infatti, di fronte al suo orsacchiotto (mosso da un paio di mostri nascosti dietro) che le dice "Ti voglio bene", resta lì ammirata a commentare "Tu mi hai appena parlato!"
Sì, tesoro, parla da quando Kim te l'ha dato in aeroporto, ha un dischetto dentro, hai presente? E oltretutto dice sempre quella frase! Se proprio vuoi stupirti di qualcosa, fallo del fatto che si stia muovendo, eccheccavolo!
Tuttavia le cose precipitano quando il custode della villa (che sa tutto, ma per qualche ragione non si sforza più di tanto per impedire i problemi) porta via Sally dalla cantina un attimo prima che i mostri... uh.... facciano qualcosa, e di conseguenza viene aggredito con ogni arma disponibile e quasi ammazzato.
A questo punto, Sally si spaventa, e lo fa ancora di più dopo un incontro ravvicinato con le creature (che comunque riescono solo a infilarsi sotto le sue coperte e rovinarle l'orsacchiotto. Che volete, sono intelligenti ma non si applicano. No, un attimo, non sono neanche intelligenti). Racconta tutto agli adulti, che ovviamente non le credono e la fanno parlare con uno psicologo.
Kim, tuttavia, qualche dubbio se lo fa venire. Parla col custode in ospedale, che tenta di dirle qualcosa (e forse ci riuscirebbe anche, se lei non lo interrompesse ogni mezza parola domandandogli che sta cercando di dire) e alla fine la indirizza a un dato lotto della biblioteca.
Qui, le vengono mostrati dei disegni del pittore scomparso (e solo ora scopre che fosse scomparso) che illustrano proprio i mostriciattoli. Il bibliotecario le spiega anche tutta la leggenda delle creature (nessuno gliel'ha chiesta, non è rilevabile dai dipinti, ma lui la sa e la dice lo stesso) raccontando come avessero fatto una tregua(!) con un papa(!) e da allora lasciassero monete d'argento in cambio di denti(!)
Questo insospettisce ancora di più Kim, che sa che Sally aveva trovato un dente in cantina (non di bambino, era un'offerta del pittore che cercava di farsi ridare suo figlio) e il giorno dopo avesse una moneta d'argento.
Va anche detto che in realtà il dente gliel'aveva confiscato il padre, ma due minuti dopo ce l'aveva ancora lei, e che sì, aveva trovato la moneta sotto il cuscino al suo posto, ma non si capisce perché visto che appunto era un dente di adulto, e sopratutto i mostri se ne erano fregati per decenni quindi non si capisce che se lo siano ripreso a fare...!
Intanto, Sally sta facendo il bagno, con la luce accesa perché nonostante sia giorno e ci sia una finestra il bagno è buio come pochi. I mostri, dall'armadietto delle medicine, usano un filo di ferro per spegnere la luce (come ci sono arrivati nell'armadietto attraversando la stanza illuminata lo sanno solo loro) e la aggrediscono, ma la potente tenda della doccia la salva, pur venendo distrutta nell'atto eroico, e l'arrivo della governante mette in fuga le creature.
Gli adulti vengono richiamati a casa, non trovano Sally e vanno a recuperarla per strada mentre lei cerca di andarsene a piedi. Il padre la convince che deve tornare a casa solo per la cena (di gala, in cui intende mostrare la casa a varie persone) e poi andranno via.
Kim, sempre più convinta dopo aver visto che i disegni della bambina somigliano a quelli del pittore, tenta di consolarla. Dopo aver saputo dell'avversione delle creature per la luce, le regala la mitica Polaroid infinita, ovvero l'unico vecchio modello di Polaroid che nonostante abbia il tipico flash "monouso" con sole dieci cariche permette di scattare dozzine di foto senza mai doverlo cambiare (né, peraltro, cambiare la cartuccia delle foto).
Durante la serata, Sally scatta una foto di un mostro, ma è la foto dallo sviluppo più lento della storia (effetti collaterali del potere del flash inesauribile) e lei se la porta a tavola senza essere ancora riuscita a mostrarla a nessuno. Qui, un mostriciattolo che passeggia allegramente sotto il tavolo le ruba prima il tovagliolo e poi la foto. Lei, tutta felice, lo insegue per rifotografarlo.
Nel frattempo Kim, che ha cambiato improvvisamente idea senza che sia successo nulla, invece di scendere per cena sta facendo le valigie per portare via Sally, assicurandosi di prendere tutto il necessario tranne un unico, piccolo dettaglio: Sally.
La bambina intanto è riuscita a farsi chiudere nella biblioteca (che è, ovviamente, buia, nonostante il fuoco che arde nel camino) e viene assalita dai mostri che stoicamente continua a fotografare come niente fosse. Per qualche ragione, poi, decide di mettersi a spingere una libreria scorrevole, che nelle prime scene scorreva tanto bene da permettere a Kim di aggrapparvisi e farsi trasportare per sola inerzia, ma ora richiede una fatica immane anche solo per fare un centimetro.
Durante l'assalto, un mostriciattolo le ruba la Polaroid, ma lei lo schiaccia con la libreria e gli trancia un braccio che finisce sul pavimento. Viene anche inquadrato perché sia chiaro che è lì, in bella vista... ma comunque nessuno lo vede, né lei pensa di indicarlo agli altri quando arrivano (però mostra una simpatica foto in cui si vede solo la sua faccia, dipinta di rosso per misteriose ragioni).
Nonostante Kim sia arrivata sulla scena con le valigie pronte, la scena successiva vede l'architetto che mette tranquillamente Sally a letto come niente fosse, e poi va in cantina a parlare con Kim. Le dice di non sapere cosa fare, lei suggerisce di andarsene e lui le risponde di andare a prendere la bambina (non aggiungerò "ma allora sei scemo?" solo perché ormai era assodato).
I mostri, però, non si danno per vinti. Con un'astuta macchinazione (OK, con una corda legata alla caviglia) fanno cadere l'uomo nel garage e lo chiudono dentro, accendendo anche il motore dell'auto. Poi tagliano i fili della luce, facendo sì che Kim decida che è opportuno lasciare Sally a letto da sola e andare di sotto a fare non si sa che. Probabilmente lo fa soltanto perché sa che c'è un filo teso sulle scale che la farà inciampare e cadere. A quel punto i mostri la circondano, le sibilano "denti di bambino" e... uh... se ne vanno.
Sally si sveglia e va di sotto. Vede Kim, le si avvicina, arrivano i mostri e lei scatta due foto. Poi, senza nessun motivo, stacca il flash alla macchina fotografica e si lascia trascinare via urlando e opponendo una resistenza chiaramente simbolica.
Suo padre, intanto, si risveglia nel garage. Sfonda il vetro della porta per cercare di sbloccare la maniglia, tenuta ferma in qualche modo da una tenaglia incastrata dall'altro lato. I mostri però sono lì fuori e gli impediscono di farlo, ferendolo con un taglierino. Di conseguenza lui... ehm... si teletrasporta in cucina a quanto pare, visto che un secondo dopo lo ritroviamo lì senza sapere come ci sia arrivato.
Mentre lui perde tempo a cercare di sfondare una qualche porta con un batticarne, Kim raggiunge la cantina e salva Sally tagliando la corda con cui la stanno trascinando e dicendole di scappare (come possa farlo, visto che ha le caviglie legate, resterà un mistero). La corda perà le si avvolge alle gambe (in un modo che è impossibile spiegare perfino agli autori, tanto che neanche ci provano e si limitano a mostrare che le striscia su un ginocchio già ferito) e lei viene trascinata nel sottosuolo sotto gli occhi di Sally e del padre appena sopraggiunto.
Ora, anziché abbattere la casa fino alle fondamenta e continuare a scavare fino ad aver eradicato la popolazione di mostri e possibilmente recuperato Kim, che fanno i deficienti?
Chiudono daccapo la cantina e mettono la casa in vendita.
Salvo che qualche tempo dopo ci tornano perché Sally lasci sul pavimento un disegno di lei e Kim e dica a quest'ultima (che, ci viene lasciato capire, si è in qualche modo trasformata in un mostriciattolo a sua volta) che le vuole bene.
Il disegno viene letteralmente aspirato in cantina, e i mostri si concedono un interessante dialogo.
Mostro: "Ci daranno la caccia"
Voce di Kim mostrificata: "No, si dimenticheranno di noi e poi ne verranno degli altri"
Manca la parte di dialogo che sarebbe giusto aspettarsi:
Mostro "E perché"?
Voce di Kim mostrificata: "Perché sono deficienti!"
In questa pellicola, che se non altro è visivamente ben realizzata, ci ritroviamo ad assistere alle peripezie di tre deficien... ehm... di un architetto divorziato, di sua figlia Sally e della sua nuova compagna Kim, coi due adulti della situazione impegnati a restaurare una vecchia villa di proprietà di un pittore scomparso, allo scopo di rivenderla.
Noi spettatori sappiamo, grazie a un breve prologo, che la scomparsa del pittore è tutt'altro che accidentale, e che nella cantina della villa si annidano dei mostriciattoli grigi che per qualche oscura ragione si cibano di denti di bambino(!) e temono la luce.
Va detto che in realtà non pare che abbiano questo grande bisogno di cibarsi, visto che la cantina è stata murata da decenni e nessuno di loro sembra essere morto di fame. Né si ha mai l'idea che la luce faccia loro molto più che spaventarli (a volte in effetti neanche quello). Non è l'unica delle contraddizioni delle strane creature: ad esempio sono in grado di atterrare un uomo adulto ma fanno fatica a trascinare una bambina.
Fatto sta che, nella migliore delle tradizioni, la cantina viene riscoperta, rivelandosi dotata di poteri magici: ha un lucernario che la illumina a giorno, tuttavia, quando serve alla trama, dentro è buio pesto nonostante sia una mattina soleggiata. Sally viene convinta dai mostriciattoli (che le parlano senza farsi vedere) a liberarli... e qui si scopre che dopotutto sono deficienti anche loro, perché pur intenzionati a rapirla si comportano costantemente in maniera tale da terrorizzarla, o fanno cose del tutto stupide (come rubare il rasoio del padre e usarlo per tagliuzzare i vestiti di Kim senza alcuna ragione).
Ma non è un gran problema, poiché abbiamo già assodato che anche Sally è imbecille. Infatti, di fronte al suo orsacchiotto (mosso da un paio di mostri nascosti dietro) che le dice "Ti voglio bene", resta lì ammirata a commentare "Tu mi hai appena parlato!"
Sì, tesoro, parla da quando Kim te l'ha dato in aeroporto, ha un dischetto dentro, hai presente? E oltretutto dice sempre quella frase! Se proprio vuoi stupirti di qualcosa, fallo del fatto che si stia muovendo, eccheccavolo!
Tuttavia le cose precipitano quando il custode della villa (che sa tutto, ma per qualche ragione non si sforza più di tanto per impedire i problemi) porta via Sally dalla cantina un attimo prima che i mostri... uh.... facciano qualcosa, e di conseguenza viene aggredito con ogni arma disponibile e quasi ammazzato.
A questo punto, Sally si spaventa, e lo fa ancora di più dopo un incontro ravvicinato con le creature (che comunque riescono solo a infilarsi sotto le sue coperte e rovinarle l'orsacchiotto. Che volete, sono intelligenti ma non si applicano. No, un attimo, non sono neanche intelligenti). Racconta tutto agli adulti, che ovviamente non le credono e la fanno parlare con uno psicologo.
Kim, tuttavia, qualche dubbio se lo fa venire. Parla col custode in ospedale, che tenta di dirle qualcosa (e forse ci riuscirebbe anche, se lei non lo interrompesse ogni mezza parola domandandogli che sta cercando di dire) e alla fine la indirizza a un dato lotto della biblioteca.
Qui, le vengono mostrati dei disegni del pittore scomparso (e solo ora scopre che fosse scomparso) che illustrano proprio i mostriciattoli. Il bibliotecario le spiega anche tutta la leggenda delle creature (nessuno gliel'ha chiesta, non è rilevabile dai dipinti, ma lui la sa e la dice lo stesso) raccontando come avessero fatto una tregua(!) con un papa(!) e da allora lasciassero monete d'argento in cambio di denti(!)
Questo insospettisce ancora di più Kim, che sa che Sally aveva trovato un dente in cantina (non di bambino, era un'offerta del pittore che cercava di farsi ridare suo figlio) e il giorno dopo avesse una moneta d'argento.
Va anche detto che in realtà il dente gliel'aveva confiscato il padre, ma due minuti dopo ce l'aveva ancora lei, e che sì, aveva trovato la moneta sotto il cuscino al suo posto, ma non si capisce perché visto che appunto era un dente di adulto, e sopratutto i mostri se ne erano fregati per decenni quindi non si capisce che se lo siano ripreso a fare...!
Intanto, Sally sta facendo il bagno, con la luce accesa perché nonostante sia giorno e ci sia una finestra il bagno è buio come pochi. I mostri, dall'armadietto delle medicine, usano un filo di ferro per spegnere la luce (come ci sono arrivati nell'armadietto attraversando la stanza illuminata lo sanno solo loro) e la aggrediscono, ma la potente tenda della doccia la salva, pur venendo distrutta nell'atto eroico, e l'arrivo della governante mette in fuga le creature.
Gli adulti vengono richiamati a casa, non trovano Sally e vanno a recuperarla per strada mentre lei cerca di andarsene a piedi. Il padre la convince che deve tornare a casa solo per la cena (di gala, in cui intende mostrare la casa a varie persone) e poi andranno via.
Kim, sempre più convinta dopo aver visto che i disegni della bambina somigliano a quelli del pittore, tenta di consolarla. Dopo aver saputo dell'avversione delle creature per la luce, le regala la mitica Polaroid infinita, ovvero l'unico vecchio modello di Polaroid che nonostante abbia il tipico flash "monouso" con sole dieci cariche permette di scattare dozzine di foto senza mai doverlo cambiare (né, peraltro, cambiare la cartuccia delle foto).
Durante la serata, Sally scatta una foto di un mostro, ma è la foto dallo sviluppo più lento della storia (effetti collaterali del potere del flash inesauribile) e lei se la porta a tavola senza essere ancora riuscita a mostrarla a nessuno. Qui, un mostriciattolo che passeggia allegramente sotto il tavolo le ruba prima il tovagliolo e poi la foto. Lei, tutta felice, lo insegue per rifotografarlo.
Nel frattempo Kim, che ha cambiato improvvisamente idea senza che sia successo nulla, invece di scendere per cena sta facendo le valigie per portare via Sally, assicurandosi di prendere tutto il necessario tranne un unico, piccolo dettaglio: Sally.
La bambina intanto è riuscita a farsi chiudere nella biblioteca (che è, ovviamente, buia, nonostante il fuoco che arde nel camino) e viene assalita dai mostri che stoicamente continua a fotografare come niente fosse. Per qualche ragione, poi, decide di mettersi a spingere una libreria scorrevole, che nelle prime scene scorreva tanto bene da permettere a Kim di aggrapparvisi e farsi trasportare per sola inerzia, ma ora richiede una fatica immane anche solo per fare un centimetro.
Durante l'assalto, un mostriciattolo le ruba la Polaroid, ma lei lo schiaccia con la libreria e gli trancia un braccio che finisce sul pavimento. Viene anche inquadrato perché sia chiaro che è lì, in bella vista... ma comunque nessuno lo vede, né lei pensa di indicarlo agli altri quando arrivano (però mostra una simpatica foto in cui si vede solo la sua faccia, dipinta di rosso per misteriose ragioni).
Nonostante Kim sia arrivata sulla scena con le valigie pronte, la scena successiva vede l'architetto che mette tranquillamente Sally a letto come niente fosse, e poi va in cantina a parlare con Kim. Le dice di non sapere cosa fare, lei suggerisce di andarsene e lui le risponde di andare a prendere la bambina (non aggiungerò "ma allora sei scemo?" solo perché ormai era assodato).
I mostri, però, non si danno per vinti. Con un'astuta macchinazione (OK, con una corda legata alla caviglia) fanno cadere l'uomo nel garage e lo chiudono dentro, accendendo anche il motore dell'auto. Poi tagliano i fili della luce, facendo sì che Kim decida che è opportuno lasciare Sally a letto da sola e andare di sotto a fare non si sa che. Probabilmente lo fa soltanto perché sa che c'è un filo teso sulle scale che la farà inciampare e cadere. A quel punto i mostri la circondano, le sibilano "denti di bambino" e... uh... se ne vanno.
Sally si sveglia e va di sotto. Vede Kim, le si avvicina, arrivano i mostri e lei scatta due foto. Poi, senza nessun motivo, stacca il flash alla macchina fotografica e si lascia trascinare via urlando e opponendo una resistenza chiaramente simbolica.
Suo padre, intanto, si risveglia nel garage. Sfonda il vetro della porta per cercare di sbloccare la maniglia, tenuta ferma in qualche modo da una tenaglia incastrata dall'altro lato. I mostri però sono lì fuori e gli impediscono di farlo, ferendolo con un taglierino. Di conseguenza lui... ehm... si teletrasporta in cucina a quanto pare, visto che un secondo dopo lo ritroviamo lì senza sapere come ci sia arrivato.
Mentre lui perde tempo a cercare di sfondare una qualche porta con un batticarne, Kim raggiunge la cantina e salva Sally tagliando la corda con cui la stanno trascinando e dicendole di scappare (come possa farlo, visto che ha le caviglie legate, resterà un mistero). La corda perà le si avvolge alle gambe (in un modo che è impossibile spiegare perfino agli autori, tanto che neanche ci provano e si limitano a mostrare che le striscia su un ginocchio già ferito) e lei viene trascinata nel sottosuolo sotto gli occhi di Sally e del padre appena sopraggiunto.
Ora, anziché abbattere la casa fino alle fondamenta e continuare a scavare fino ad aver eradicato la popolazione di mostri e possibilmente recuperato Kim, che fanno i deficienti?
Chiudono daccapo la cantina e mettono la casa in vendita.
Salvo che qualche tempo dopo ci tornano perché Sally lasci sul pavimento un disegno di lei e Kim e dica a quest'ultima (che, ci viene lasciato capire, si è in qualche modo trasformata in un mostriciattolo a sua volta) che le vuole bene.
Il disegno viene letteralmente aspirato in cantina, e i mostri si concedono un interessante dialogo.
Mostro: "Ci daranno la caccia"
Voce di Kim mostrificata: "No, si dimenticheranno di noi e poi ne verranno degli altri"
Manca la parte di dialogo che sarebbe giusto aspettarsi:
Mostro "E perché"?
Voce di Kim mostrificata: "Perché sono deficienti!"
sabato 11 giugno 2011
Shadow
Avevo sentito parecchi commenti positivi su questo film di Federico Zampaglione, perciò il sospetto che fosse un'emerita schifezza era ben più che radicato in me anche prima di cominciare a guardarlo. Volevo comunque dare all'autore il beneficio del dubbio, sperando che fosse in grado di realizzare horror meno noiosi delle sue canzoni. OK, gliel'ho dato, può bastare.
C'è da dire che, se non altro, per quanto in genere mi concilino il sonno, le canzoni del summenzionato hanno almeno il pregio di avere dei testi fantasiosi. Se si potesse dire lo stesso del film sarebbe già qualcosa. Nella realtà sembra che siano stati raccolti e frullati assieme tutti i possibili (peggiori) cliché del genere, senza neanche ricavarne un frappé decente...
Si parte con la voce fuori campo di David, un ragazzo che si trova in Iraq e scrive a sua madre di non vedere l'ora di tornare in sella alla sua bici.
L'inizio vero e proprio lo vede in effetti già in sella alla bici in questione, diretto a un luogo chiamato "Passo dell'Ombra" o, appunto, Shadow (non che Shadow si possa tradurre Passo dell'Ombra anche volendo, ma fossero questi i problemi sarebbe niente).
In una specie di bar, dopo aver comprato una birra che si chiama "birra" (sul serio, è scritto sull'etichetta), David interviene per salvare una ragazza dalle avanche pesanti di un cacciatore. I due non vengono alle mani perché interviene il barista che fa uscire il cacciatore col suo compagno, sottolineando che il suo bar non è una zona di caccia (eh?!?)
Facciamo un breve salto in avanti e vediamo David che cerca di montare una tenda portatile ma questa è tanto portatile che... se la porta il vento. Mentre lui la insegue compare una figura minacciosa alle sue spalle. O, almeno, l'idea è che sia minacciosa, in realtà si capisce benissimo che è la ragazza di prima. Poco dopo i due stanno castamente condividendo la tenda di lei, che gli si presenta (la ragazza, non la tenda) come Angeline.
La mattina dopo i due stanno girando in bici e si fermano a osservare alcuni cervi. Non lontano ci sono i due cacciatori che osservano gli stessi cervi per altri motivi. Angeline se ne accorge e fa scappare gli animali, causando l'ira dei due che iniziano a inseguire i ragazzi cercando anche di sparargli.
Dopo un po' di fughe e scontri vari, i nostri finiscono in una zona della foresta immersa nella nebbia e si separano. I due cacciatori hanno degli spiacevoli incontri con delle trappole e poi con... uh... qualcosa... mentre Angeline sembra svanire e David raggiunge un edificio ma viene accolto da un'auto che gli dà la caccia sulle note di "vieni, c'è una strada nel bosco".
Dopo qualche tempo si risveglia legato (vabbe', legato è una parola grossa) a una specie di lettino di ferro, coi due cacciatori nella stessa situazione ai suoi due lati. I tre sono prigionieri dell'ennesimo maniaco deforme torturatore che non parla e fa cose prive di senso apparente, nella fattispecie una specie di cugino scemo di Voldemort che, scopriamo dai titoli di coda, si chiama Mortis. Questi prima mette alla graticola uno dei cacciatori (letteralmente, i letti hanno delle resistenze sotto), poi taglia via una palpebra a David, poi se ne sta davanti a uno specchio a sentire "vieni, c'è una strada nel bosco", osservando un modello anatomico e con davanti la foto in bianco e nero di quello che dà l'idea di essere un travestito con poche speranze di passare per una donna.
In un passaggio intermedio di tutto ciò dà una leccata a un Bufo Alvarius (il famigerato rospo allucinogeno) che sappiamo essere tale perché il maniaco si è preso la briga di scriverlo sulla teca (temeva di dimenticarselo?)
Intanto, David riesce a liberarsi, si benda l'occhio e cerca di trovare una via di fuga. Nel farlo fa cadere dei contenitori metallici e attira l'attenzione di Mortis, che prima apre i rubinetti del gas (riempiendo la stanza di, appunto, gas, che però sembra non avere effetto di alcun genere su nessuno) e poi lo insegue in macchina (no, non ho saltato un passaggio, va fuori a prendere la macchina quando David ancora non è scappato: OK che prevenire è meglio che curare, ma qui si esagera).
Riuscito ad aprire una porta, David si lascia convincere dai cacciatori a liberarli e i tre escono, ma lui sente la voce di Angeline che lo chiama, determina che è ancora dentro (sebbene non la si sia mai vista dentro) e torna a cercarla. Gli altri due si rifiutano, continuano, inciampano nelle trappole e vengono presumibilmente ammazzati.
Dopo aver attraversato tutta una serie di stanze prive di senso (anche alla luce del senno di poi), inclusa una in cui sono conservati filmati in super8 etichettati con vari nomi di luoghi, tranne uno marcato "11th September" (tutti gli altri peraltro sono in italiano), sempre seguendo la voce di Angeline neanche fosse portata dal vento, David arriva a una porta metallica. Numerose candele illuminano la via e... si riflettono nella lente della telecamera, ma nessuno pare essersi voluto prendere la briga di correggere la cosa in postproduzione...
Infine, David ha un breve scontro con Mortis, che intanto si è messo un mantello in stile Dracula senza alcuna ragione, e apparentemente lo ammazza in una scena che sembra una parodia accidentale. Sta per uscire quando vediamo il falcetto del maniaco che si alza e...
... e niente, perché David si è sognato tutto mentre era in un ospedale da campo (orribile e assai improbabile, ma molto simile all'edificio di Mortis) in Iraq, tra la vita e la morte. I due cacciatori erano due suoi compagni di plotone (morti), Angeline un'infermiera, il barista un dottore... in pratica è il finale del Mago di Oz! Cérto, salvo il fatto che scopriamo che David in bici non ci andrà mai più, perché oltre ad aver perso una palpebra (si presume, ha l'occhio bendato come nel sogno) ha perso anche le gambe; che peccato, ma in sostanza: CHISSENEFREGA! Cosa c'entra tutto questo con lo stupido film che è toccato vedersi per scoprire che lui è stato ferito in Iraq?!? Non bastavano tutti i cliché iniziali, no, toccava anche il cliché dell'ha lottato contro la morte con tutte le sue forze, con Mortis nel gentil ruolo della signora con la falce.
Sarà, ma secondo me il rospo l'avevano fatto leccare a lui (che poi è l'unica cosa che spiegherebbe la presenza dell'anfibio nel film).
C'è da dire che, se non altro, per quanto in genere mi concilino il sonno, le canzoni del summenzionato hanno almeno il pregio di avere dei testi fantasiosi. Se si potesse dire lo stesso del film sarebbe già qualcosa. Nella realtà sembra che siano stati raccolti e frullati assieme tutti i possibili (peggiori) cliché del genere, senza neanche ricavarne un frappé decente...
Si parte con la voce fuori campo di David, un ragazzo che si trova in Iraq e scrive a sua madre di non vedere l'ora di tornare in sella alla sua bici.
L'inizio vero e proprio lo vede in effetti già in sella alla bici in questione, diretto a un luogo chiamato "Passo dell'Ombra" o, appunto, Shadow (non che Shadow si possa tradurre Passo dell'Ombra anche volendo, ma fossero questi i problemi sarebbe niente).
In una specie di bar, dopo aver comprato una birra che si chiama "birra" (sul serio, è scritto sull'etichetta), David interviene per salvare una ragazza dalle avanche pesanti di un cacciatore. I due non vengono alle mani perché interviene il barista che fa uscire il cacciatore col suo compagno, sottolineando che il suo bar non è una zona di caccia (eh?!?)
Facciamo un breve salto in avanti e vediamo David che cerca di montare una tenda portatile ma questa è tanto portatile che... se la porta il vento. Mentre lui la insegue compare una figura minacciosa alle sue spalle. O, almeno, l'idea è che sia minacciosa, in realtà si capisce benissimo che è la ragazza di prima. Poco dopo i due stanno castamente condividendo la tenda di lei, che gli si presenta (la ragazza, non la tenda) come Angeline.
La mattina dopo i due stanno girando in bici e si fermano a osservare alcuni cervi. Non lontano ci sono i due cacciatori che osservano gli stessi cervi per altri motivi. Angeline se ne accorge e fa scappare gli animali, causando l'ira dei due che iniziano a inseguire i ragazzi cercando anche di sparargli.
Dopo un po' di fughe e scontri vari, i nostri finiscono in una zona della foresta immersa nella nebbia e si separano. I due cacciatori hanno degli spiacevoli incontri con delle trappole e poi con... uh... qualcosa... mentre Angeline sembra svanire e David raggiunge un edificio ma viene accolto da un'auto che gli dà la caccia sulle note di "vieni, c'è una strada nel bosco".
Dopo qualche tempo si risveglia legato (vabbe', legato è una parola grossa) a una specie di lettino di ferro, coi due cacciatori nella stessa situazione ai suoi due lati. I tre sono prigionieri dell'ennesimo maniaco deforme torturatore che non parla e fa cose prive di senso apparente, nella fattispecie una specie di cugino scemo di Voldemort che, scopriamo dai titoli di coda, si chiama Mortis. Questi prima mette alla graticola uno dei cacciatori (letteralmente, i letti hanno delle resistenze sotto), poi taglia via una palpebra a David, poi se ne sta davanti a uno specchio a sentire "vieni, c'è una strada nel bosco", osservando un modello anatomico e con davanti la foto in bianco e nero di quello che dà l'idea di essere un travestito con poche speranze di passare per una donna.
In un passaggio intermedio di tutto ciò dà una leccata a un Bufo Alvarius (il famigerato rospo allucinogeno) che sappiamo essere tale perché il maniaco si è preso la briga di scriverlo sulla teca (temeva di dimenticarselo?)
Intanto, David riesce a liberarsi, si benda l'occhio e cerca di trovare una via di fuga. Nel farlo fa cadere dei contenitori metallici e attira l'attenzione di Mortis, che prima apre i rubinetti del gas (riempiendo la stanza di, appunto, gas, che però sembra non avere effetto di alcun genere su nessuno) e poi lo insegue in macchina (no, non ho saltato un passaggio, va fuori a prendere la macchina quando David ancora non è scappato: OK che prevenire è meglio che curare, ma qui si esagera).
Riuscito ad aprire una porta, David si lascia convincere dai cacciatori a liberarli e i tre escono, ma lui sente la voce di Angeline che lo chiama, determina che è ancora dentro (sebbene non la si sia mai vista dentro) e torna a cercarla. Gli altri due si rifiutano, continuano, inciampano nelle trappole e vengono presumibilmente ammazzati.
Dopo aver attraversato tutta una serie di stanze prive di senso (anche alla luce del senno di poi), inclusa una in cui sono conservati filmati in super8 etichettati con vari nomi di luoghi, tranne uno marcato "11th September" (tutti gli altri peraltro sono in italiano), sempre seguendo la voce di Angeline neanche fosse portata dal vento, David arriva a una porta metallica. Numerose candele illuminano la via e... si riflettono nella lente della telecamera, ma nessuno pare essersi voluto prendere la briga di correggere la cosa in postproduzione...
Infine, David ha un breve scontro con Mortis, che intanto si è messo un mantello in stile Dracula senza alcuna ragione, e apparentemente lo ammazza in una scena che sembra una parodia accidentale. Sta per uscire quando vediamo il falcetto del maniaco che si alza e...
... e niente, perché David si è sognato tutto mentre era in un ospedale da campo (orribile e assai improbabile, ma molto simile all'edificio di Mortis) in Iraq, tra la vita e la morte. I due cacciatori erano due suoi compagni di plotone (morti), Angeline un'infermiera, il barista un dottore... in pratica è il finale del Mago di Oz! Cérto, salvo il fatto che scopriamo che David in bici non ci andrà mai più, perché oltre ad aver perso una palpebra (si presume, ha l'occhio bendato come nel sogno) ha perso anche le gambe; che peccato, ma in sostanza: CHISSENEFREGA! Cosa c'entra tutto questo con lo stupido film che è toccato vedersi per scoprire che lui è stato ferito in Iraq?!? Non bastavano tutti i cliché iniziali, no, toccava anche il cliché dell'ha lottato contro la morte con tutte le sue forze, con Mortis nel gentil ruolo della signora con la falce.
Sarà, ma secondo me il rospo l'avevano fatto leccare a lui (che poi è l'unica cosa che spiegherebbe la presenza dell'anfibio nel film).
mercoledì 25 maggio 2011
STICCON XXV - Parte 3
Si gioca il mio secondo gioco di comitato, particolarmente bastardo, che si conclude giusto a ridosso della cena. Torno fuori e vado di nuovo con Marcello allo Sporting, trovando posto per miracolo perché pare che sia stato tutto prenotato per la serata, una cosa mai vista. Per fortuna arriviamo prima dei prenotanti, altrimenti non so quanto ci avremmo messo a essere serviti, e io mi lancio su una pizza quattro stagioni (pare assurdo, ma mi tocca venire a Bellaria per mangiarne una come si deve, qui una pizzeria su quattro non capisce la differenza tra la quattro stagioni e la capricciosa, al massimo le varia con un ingrediente in più o in meno). Durante la cena parliamo un po' della giornata trascorsa, poi ce la filiamo per sfuggire al caos che sta iniziando a generarsi e andiamo a prenderci un gelato al Lollipop (il famigerato bar che ha la felice idea di chiudere proprio all'ora della pausa pranzo della STICCON, perdendosi un bel po' di clienti, ma che almeno durante la pausa cena è aperto).
Il Sabato è la sera della sfilata dei costumi, e Marcello non ne è propriamente un fan, ma rientra comunque per qualche altra chiacchiera con amici e conoscenti vari e ne approfitto per mostrargli Dominion che non aveva avuto modo di vedere, poi resto giù a chiacchierare col resto dello staff della sala mentre si prepara per la sfilata (OK, resto più che altro a sfottere un paio di persone dello staff, ma sorvoliamo...) finché non è ora di tornare di sopra nella sala principale.
Visto come si mettono le cose (video, comunicazioni, ...) mi dispiace per la povera Federica che non è esattamente a suo agio sui tacchi del costume che indossa, e a cui già normalmente sarebbe toccato aspettare un bel po' visto che il gruppo di Flash Gordon (sì, sono loro) deve sfilare per ultimo. Se non altro, la sua sofferenza sarà premiata col secondo posto.
Tra estrazioni della lotteria e amenità varie la serata si conclude. Torno di sotto a prendere le mie cose e resto ancora un po' con gli altri finché non ci avviamo tutti assieme verso l'albergo... anzi, verso la gelateria. Sì, lo so, è il terzo gelato della giornata, ma ci sta d'incanto.
Mentre torniamo (davvero stavolta) verso l'albergo, parlando del più e del meno, notiamo che Angelo e Federica si sono fermati al famoso forno che sforna (be', è un forno!) brioche e quant'altro anche in piena notte. Noi commentiamo su quanto coraggio ci voglia a prendersi un bombolone dopo un gelato... e neanche sospettiamo che ce li vedremo tornare dopo un po' con in mano una pizzetta a testa ("etta" si fa per dire, da queste parti con ognuna di quelle se ne fanno due!)
A destinazione scopriamo che la STICCON più che terminare si è trasferita sui divanetti del Piccadilly. Consegnandoci le chiavi delle camere, il portiere commenta "non vi dico buonanotte tanto lo so che tra poco tornate". No, decisamente NO. La mia tappa successiva è il letto (be', salvo i passaggi intermedi del caso) e di tornare se ne parla solo la mattina dopo.
Anche Domenica mi unisco al resto della Nautilus per la colazione, chiacchieriamo un po' della serata precedente, delle convention locali passate e presenti (locali nel senso di QUI, non di Bellaria), di varie ed eventuali, poi ci separiamo per tornare in camera prima e in STICCON poi. Gli do appuntamento al centro ma in realtà li rivedrò solo al pranzo, in una megatavolata formata da due tavoli riuniti per l'occasione (sotto lo sguardo allucinato dei camerieri, mi vien detto).
Tanto per cambiare l'Atletico Frappè, ovvero il duo della Nautilus formato quest'anno da Simone e Pierpaolo, ha vinto il torneo di biliardino, ma non è stato ancora premiato. In effetti neanche in Sala Giochi ci sono ancora arrivati i premi, che, quando arrivano, tanto per cambiare non quadrano proprio esattamente con le attività in corso. L'anno scorso avevamo una targa per il CluedoTrek (che non c'era) che avevamo biecamente riciclato per la Caccia al Tosk, quest'anno che al più poteva servire una coppa per la cena con delitto (anche se sarebbe stato difficile assegnarla in effetti, troppi vincitori) c'era quella della Caccia al Tosk (e OK) e del Torneo (che però non era esattamente in corso ed è stata assegnata a decisione arbitrale ma non arbitraria).
Durante la mattinata pare che la Sala Giochi si tramuti improvvisamente in una Sala Disegno. Io mi cimento ancora con le ultime cose delle Olimpiadi delle Razze, ma alla fine decido che alcune non ho proprio speranze di farle e vado a consegnare, anche perché stupidamente convinto che il termine siano le 12.30 e non le 15.00 (ma sarebbe cambiato poco, comunque).
Non c'è moltissimo da fare, perciò obbligo Matteo (e Camilla che si trova coinvolta per caso) a fare una partita a Dominion.
Intanto però la sala pare rianimarsi, il comitato previsto si riempie e ci sono perfino un bel po' di spettatori attorno ai tavoli.
La mattinata va via abbastanza rapida. A pranzo si parla un po' (ma non poi tanto, tavolo grande...) con gli altri della Nautilus e si mangiano di nuovo patate fritte a bastoncino. È Domenica e come l'anno scorso ci sono le lasagne, niente a che fare però con quelle dello Sporting, ahimè.
Durante il pranzo ci passa accanto J.G. Hertzler che viene prontamente invitato ad assaggiare un po' di vino non-locale, ma declina perché è sotto antibiotici (un problema che invece non si porrà neanche un po' alla cena di gala, mah!)
A fine pranzo torno al tavolo dello staff della Sala e trovo Angelo con davanti una pila di piatti del dessert (lui nega che siano tutti suoi, ma le prove?), poi scendiamo di sotto e tra una cosa e l'altra non risaliamo per l'esibizione domenicale degli attori. Io in realtà vado su un secondo per fare una telefonata (che poi non farò) e sbircio il palco... vedendo Chase Masterson e un Nicola Vianello mezzo nudo... O__o Più che sufficiente per farmi tornare giù di corsa, ma a conti fatti rischio anche lì, perché a qualcuno viene la sssssplendida idea di girare uno spot per la Sala Giochi annunciandone lo slogan in video dopo una dose di elio... Mi tocca fare qualche tentativo per riuscire a calarmi nella parte... nel senso che le boccate d'elio non funzionano, almeno fino a quando non ascolto con attenzione i suggerimenti degli esperti (:-P)... e faccio tutto fuorché quello.
Alla fine, armati di palloncini e cartellone volante, ci andiamo a piazzare sulla pedana del teletrasporto e al terzo tentativo (dopo una ricarica d'elio) lo spot riesce, o almeno pare. Proprio in quell'istante passa di lì la Masterson in versione camerierina, con un cappuccino su una mano e un cornetto nell'altra (no, non ho idea del perché), ci guarda paperinare ed esclama "Kate Mulgrew!" (Urge nota per i non informati, Kate Mulgrew è l'attrice ospite dello scorso anno, altrimenti nota come Nonna Papera sia per la pettinatura a tema durante alcune stagioni di non-quel-Voyager che per la voce abbastanza squaqquerante...)
Angelo le chiede se voglia fare lo spot con noi e lei rifiuta. Come dire che trova più dignitoso spogliare gente sul palco che abbassarsi ai nostri livelli... ehhh...
Anche nel pomeriggio i comitati procedono bene, uno che sembra aver bisogno di supporto da parte dello staff finisce per riempirsi quasi del tutto, e si fa giusto in tempo a finirlo che c'è un altro gruppo pronto a rigiocarlo sul momento.
In una pausa approfittiamo per consegnare i trofei, fare un bel po' di foto e trasformare la coppa del torneo in un simpatico ricettacolo per biglietti della lotteria usati.
Prima della tradizionale foto di gruppo iniziamo a mettere via il materiale della sala, cosa che si rivela come sempre abbastanza complicata: gli scatoli che contenevano tutto all'arrivo sembrano non riuscire mai a contenere le stesse cose al ritorno (e comunque ci sono effettivamente delle cose in più). Mentre ci si ingegna a sistemare tutto nel miglior modo possibile, tolgo le batterie alle pistole del LaserTag. Le stiamo rimettendo al loro posto quando una si accende e sul display compaiono tutte le informazioni possibili(!). Le batterie dentro NON ci sono, è assodato, ma lo schermo resta acceso e non c'è verso di spegnerlo. Alla fine qualcuno suggerisce con logica inappuntabile di provare a rimettere dentro le pile, e in effetti neanche il tempo di farlo che lo schermo si spegne(!!!).
Pausa foto, poi si ricomincia. Alla fine tutto sembra a posto, anche se ogni tanto risbuca fuori qualche Tosk, e siamo pronti per la cena di gala. Io passo dalla maglietta della Sala Giochi a una camicia un tantino più elegante, Angelo passa alla maglietta della Sala Giochi (no, non la mia!) e in generale tutti si preparano per tornare alla sala ristorante.
Prima però ci fermiamo a fare qualche foto davanti alla pedana del teletrasporto, e qui matteo ci delizia con un enigma sul cosa la sua uniforme abbia a che fare con il personaggio dell'attore ospite, Geordi Laforge. Alessandra azzarda un "... è negli universi paralleli..." e in quell'istante arriva suo marito, del tutto ignaro sia della conversazione in atto sia del perfetto incastro che sta per causare, e afferma "No, è nel seminterrato..."
Andiamo di sopra e troviamo il tavolo che ci è stato assegnato, praticamente di fronte a quello degli attori. Dalla mia posizione, voltandomi, riesco a vedere una piccola parte di Chase Masterson, ma in cambio vedo in pieno il suo compagno,... solo che lo scambio per un membro dello STIC, Claudio Sonego, e non perché io sia sotto allucinogeni ma perché si somigliano terribilmente e sono anche vestiti quasi uguali. Qualche dubbio mi viene quando vedo Claudio in giro per la sala e simultaneamente seduto al tavolo...
Alla fine la Masterson stessa si fa una foto in mezzo ai due "cugini gemelli" (citazione rubata), e qualcuno si domanda se si assicurerà di riportarsi indietro quello giusto.
Sul tavolo ci aspettano delle bomboniere, spilline del ventincinquennale di Star Trek (molto adeguate) su delle... uhm... err... bare di cartone con dentro dei confetti? OK, forse non dovrebbero essere delle bare ma non sono proprio l'unico a pensare che lo sembrino... ^__^;;;
A tavola sono seduto di fronte ad Angelo, ma soprattutto di fronte all'acqua naturale: è tutta dal lato suo. Lo chiamo per nome diverse volte tentando di farmela passare ma lui non mi sente, alla fine azzardo un "Mario?" e mi risponde! E meno male che i baffi se li è tagliati!!!
Anche quest'anno subisco un tentativo di agguato da parte dell'attore (Burton), che con un minimo preavviso (ma almeno stavolta c'è stato il preavviso!) mi sbuca da dietro, mi si appoggia a una spalla e saluta allegramente la tavolata. Niente agguato invece da parte della Masterson, che peraltro arriva dal lato opposto e non si appoggia a nessuno, ma si inclina abbastanza da chiarire che sì, l'abito di stasera è più lungo e meno rivelatore, ma è tutta una questione di... punti di vista...
Arrivati al momento della torta, Gisella (che ha smesso ormai i panni di venditrice di biglietti della lotteria di beneficenza), che comunque non potrebbe mangiare quella normale, ne condivide con noi una personale comprata al bar, una base di croccante piena di crema e con decorazioni a tema Enterprise. Abbiamo perfino un ospite d'onore a tagliarla, J.G. Hertzler con tanto di stendardo klingon! Faccio notare che "forse" qualcuno dovrebbe immortalare la scena, e subito Angelo impugna la macchina fotografica (di Camilla) e fotografa... prima un suo dito e poi la torta con la mano dell'attore e basta! Io tento di scattare a mia volta, ma il bianco della tovaglia (e della maglia di Angelo) litigano col mio flash, e alla fine di tre foto se ne salva a stento una.
A cena finita, dirigendoci verso la sala per la cerimonia di chiusura, discutiamo dell'idea di avere davvero i costumi di SuperMario per il prossimo anno, assieme ad altri personaggi dei videogiochi, mentre io come è ovvio faccio l'indifferente per evitare eccessivi coinvolgimenti...
Arrivati in sala ci aspetta sul palco la Masterson che ci annuncia di voler cantare una canzone in italiano. Giravano voci inquietanti sul fatto che volesse cantare Romagna Mia (io ho tra le mani la baretta e qualcuno mi suggerisce di provare a lanciargliela e metterla fuori combattimento prima che sia troppo tardi ma, ahimè, sono troppo lontano...), ma in realtà pare con Prayer di Bocelli e poi bissa con Non Dimenticar (continuo a preferirla quando non canta, ma -inserire nome del blog qui-).
Mentre un palloncino vagante porta nella sala lo spirito della Sala Giochi, la cerimonia di chiusura si svolge in maniera abbastanza tranquilla. Ci viene annunciato che non si sa esattamente quando sarà la Reunion né chi possa esserne ospite, ma si sa che sarà a Montecatini (pare che un tentativo di rientro a Riccione sia stato reso impossibile dal fatto che la sola settimana disponibile era quella prima di Natale, quando come è ovvio non sarebbe venuto nessuno). Sono note invece le date della STICCON... dal 24 al 27 Maggio... tragedia! Come faccio ad andarci così vicino a fine mese? ;__; L'ospite non è noto ma pare tenteranno di portare Patrick "Jean Luc Picard" Stewart... Ci riusciranno? Ai posteri l'ardua sentenza.
Quest'anno non abbiamo altro da mettere a posto né "fili cattivi" da sciogliere, quindi dopo un rapido passaggio di sotto a riprendere le nostre cose possiamo tornare in albergo. Per qualche strana ragione, saputo che ripartirò il mattino dopo, Angelo vorrebbe salutarmi anche se stiamo uscendo assieme e stiamo andando allo stesso hotel. In cambio non riesco a salutare Alessandro e Alessandra che sono già andati via.
Anche questa sera la STICCON pare essersi trasferita sui divanetti. C'è meno gente, ma in cambio c'è anche Chase Masterson. Io, comunque, ho un appuntamento con il letto, che raggiungo intorno all'una e mezza.
La mia STICCON è finita, la mia tragedia personale inizia... due ore scarse di sonno e mi risveglio coi dolori di stomaco. Inizialmente sembrano solo i miei soliti compagni di vita, ma dopo un po' iniziano i conati e la nottata se ne va via in modo tutt'altro che piacevole (a oggi non mi sono ancora rimesso del tutto in sesto in effetti, e fino a Martedì sera non ho avuto il coraggio di ingerire nulla di solido).
Di conseguenza non sono per nulla in forma quando il mattino dopo preparo i bagagli e mi avvio alla volta del Centro Congressi, dove ho appuntamento con Marcello. Esco dalla mia stanza giusto in tempo per incontrare Alessandro e Alessandra e rifarmi del saluto mancato, poi mi metto in marcia.
Trascorro con Marcello il tempo che mi resta... prima del treno, si intende! ... poi raggiungo la stazione e... aspetto. A quanto pare c'è un treno che parte sette minuti prima del mio ma sullo stesso binario, e ha già cinque minuti di ritardo (per inciso va anche quello a Bari, ma arriva oltre un'ora dopo).
Il viaggio non è molto piacevole, ma lo trascorro cercando di dormire e non pensarci, e in effetti passa abbastanza in fretta. Stavolta non ci sono posti di fronte a me e quello accanto è libero, se non altro. Qualcuno nelle file più avanti sembra stia parlando di STICCON e Sala Giochi, ma potrebbe essere un delirio del dormiveglia.
Se non altro, sono contento di essere stato male dopo la fine e non prima (anche se avrei peferito non star male del tutto).
Adesso non mi resta che riprendermi... in tutti i sensi.
Il Sabato è la sera della sfilata dei costumi, e Marcello non ne è propriamente un fan, ma rientra comunque per qualche altra chiacchiera con amici e conoscenti vari e ne approfitto per mostrargli Dominion che non aveva avuto modo di vedere, poi resto giù a chiacchierare col resto dello staff della sala mentre si prepara per la sfilata (OK, resto più che altro a sfottere un paio di persone dello staff, ma sorvoliamo...) finché non è ora di tornare di sopra nella sala principale.
Visto come si mettono le cose (video, comunicazioni, ...) mi dispiace per la povera Federica che non è esattamente a suo agio sui tacchi del costume che indossa, e a cui già normalmente sarebbe toccato aspettare un bel po' visto che il gruppo di Flash Gordon (sì, sono loro) deve sfilare per ultimo. Se non altro, la sua sofferenza sarà premiata col secondo posto.
Tra estrazioni della lotteria e amenità varie la serata si conclude. Torno di sotto a prendere le mie cose e resto ancora un po' con gli altri finché non ci avviamo tutti assieme verso l'albergo... anzi, verso la gelateria. Sì, lo so, è il terzo gelato della giornata, ma ci sta d'incanto.
Mentre torniamo (davvero stavolta) verso l'albergo, parlando del più e del meno, notiamo che Angelo e Federica si sono fermati al famoso forno che sforna (be', è un forno!) brioche e quant'altro anche in piena notte. Noi commentiamo su quanto coraggio ci voglia a prendersi un bombolone dopo un gelato... e neanche sospettiamo che ce li vedremo tornare dopo un po' con in mano una pizzetta a testa ("etta" si fa per dire, da queste parti con ognuna di quelle se ne fanno due!)
A destinazione scopriamo che la STICCON più che terminare si è trasferita sui divanetti del Piccadilly. Consegnandoci le chiavi delle camere, il portiere commenta "non vi dico buonanotte tanto lo so che tra poco tornate". No, decisamente NO. La mia tappa successiva è il letto (be', salvo i passaggi intermedi del caso) e di tornare se ne parla solo la mattina dopo.
Anche Domenica mi unisco al resto della Nautilus per la colazione, chiacchieriamo un po' della serata precedente, delle convention locali passate e presenti (locali nel senso di QUI, non di Bellaria), di varie ed eventuali, poi ci separiamo per tornare in camera prima e in STICCON poi. Gli do appuntamento al centro ma in realtà li rivedrò solo al pranzo, in una megatavolata formata da due tavoli riuniti per l'occasione (sotto lo sguardo allucinato dei camerieri, mi vien detto).
Tanto per cambiare l'Atletico Frappè, ovvero il duo della Nautilus formato quest'anno da Simone e Pierpaolo, ha vinto il torneo di biliardino, ma non è stato ancora premiato. In effetti neanche in Sala Giochi ci sono ancora arrivati i premi, che, quando arrivano, tanto per cambiare non quadrano proprio esattamente con le attività in corso. L'anno scorso avevamo una targa per il CluedoTrek (che non c'era) che avevamo biecamente riciclato per la Caccia al Tosk, quest'anno che al più poteva servire una coppa per la cena con delitto (anche se sarebbe stato difficile assegnarla in effetti, troppi vincitori) c'era quella della Caccia al Tosk (e OK) e del Torneo (che però non era esattamente in corso ed è stata assegnata a decisione arbitrale ma non arbitraria).
Durante la mattinata pare che la Sala Giochi si tramuti improvvisamente in una Sala Disegno. Io mi cimento ancora con le ultime cose delle Olimpiadi delle Razze, ma alla fine decido che alcune non ho proprio speranze di farle e vado a consegnare, anche perché stupidamente convinto che il termine siano le 12.30 e non le 15.00 (ma sarebbe cambiato poco, comunque).
Non c'è moltissimo da fare, perciò obbligo Matteo (e Camilla che si trova coinvolta per caso) a fare una partita a Dominion.
Intanto però la sala pare rianimarsi, il comitato previsto si riempie e ci sono perfino un bel po' di spettatori attorno ai tavoli.
La mattinata va via abbastanza rapida. A pranzo si parla un po' (ma non poi tanto, tavolo grande...) con gli altri della Nautilus e si mangiano di nuovo patate fritte a bastoncino. È Domenica e come l'anno scorso ci sono le lasagne, niente a che fare però con quelle dello Sporting, ahimè.
Durante il pranzo ci passa accanto J.G. Hertzler che viene prontamente invitato ad assaggiare un po' di vino non-locale, ma declina perché è sotto antibiotici (un problema che invece non si porrà neanche un po' alla cena di gala, mah!)
A fine pranzo torno al tavolo dello staff della Sala e trovo Angelo con davanti una pila di piatti del dessert (lui nega che siano tutti suoi, ma le prove?), poi scendiamo di sotto e tra una cosa e l'altra non risaliamo per l'esibizione domenicale degli attori. Io in realtà vado su un secondo per fare una telefonata (che poi non farò) e sbircio il palco... vedendo Chase Masterson e un Nicola Vianello mezzo nudo... O__o Più che sufficiente per farmi tornare giù di corsa, ma a conti fatti rischio anche lì, perché a qualcuno viene la sssssplendida idea di girare uno spot per la Sala Giochi annunciandone lo slogan in video dopo una dose di elio... Mi tocca fare qualche tentativo per riuscire a calarmi nella parte... nel senso che le boccate d'elio non funzionano, almeno fino a quando non ascolto con attenzione i suggerimenti degli esperti (:-P)... e faccio tutto fuorché quello.
Alla fine, armati di palloncini e cartellone volante, ci andiamo a piazzare sulla pedana del teletrasporto e al terzo tentativo (dopo una ricarica d'elio) lo spot riesce, o almeno pare. Proprio in quell'istante passa di lì la Masterson in versione camerierina, con un cappuccino su una mano e un cornetto nell'altra (no, non ho idea del perché), ci guarda paperinare ed esclama "Kate Mulgrew!" (Urge nota per i non informati, Kate Mulgrew è l'attrice ospite dello scorso anno, altrimenti nota come Nonna Papera sia per la pettinatura a tema durante alcune stagioni di non-quel-Voyager che per la voce abbastanza squaqquerante...)
Angelo le chiede se voglia fare lo spot con noi e lei rifiuta. Come dire che trova più dignitoso spogliare gente sul palco che abbassarsi ai nostri livelli... ehhh...
Anche nel pomeriggio i comitati procedono bene, uno che sembra aver bisogno di supporto da parte dello staff finisce per riempirsi quasi del tutto, e si fa giusto in tempo a finirlo che c'è un altro gruppo pronto a rigiocarlo sul momento.
In una pausa approfittiamo per consegnare i trofei, fare un bel po' di foto e trasformare la coppa del torneo in un simpatico ricettacolo per biglietti della lotteria usati.
Prima della tradizionale foto di gruppo iniziamo a mettere via il materiale della sala, cosa che si rivela come sempre abbastanza complicata: gli scatoli che contenevano tutto all'arrivo sembrano non riuscire mai a contenere le stesse cose al ritorno (e comunque ci sono effettivamente delle cose in più). Mentre ci si ingegna a sistemare tutto nel miglior modo possibile, tolgo le batterie alle pistole del LaserTag. Le stiamo rimettendo al loro posto quando una si accende e sul display compaiono tutte le informazioni possibili(!). Le batterie dentro NON ci sono, è assodato, ma lo schermo resta acceso e non c'è verso di spegnerlo. Alla fine qualcuno suggerisce con logica inappuntabile di provare a rimettere dentro le pile, e in effetti neanche il tempo di farlo che lo schermo si spegne(!!!).
Pausa foto, poi si ricomincia. Alla fine tutto sembra a posto, anche se ogni tanto risbuca fuori qualche Tosk, e siamo pronti per la cena di gala. Io passo dalla maglietta della Sala Giochi a una camicia un tantino più elegante, Angelo passa alla maglietta della Sala Giochi (no, non la mia!) e in generale tutti si preparano per tornare alla sala ristorante.
Prima però ci fermiamo a fare qualche foto davanti alla pedana del teletrasporto, e qui matteo ci delizia con un enigma sul cosa la sua uniforme abbia a che fare con il personaggio dell'attore ospite, Geordi Laforge. Alessandra azzarda un "... è negli universi paralleli..." e in quell'istante arriva suo marito, del tutto ignaro sia della conversazione in atto sia del perfetto incastro che sta per causare, e afferma "No, è nel seminterrato..."
Andiamo di sopra e troviamo il tavolo che ci è stato assegnato, praticamente di fronte a quello degli attori. Dalla mia posizione, voltandomi, riesco a vedere una piccola parte di Chase Masterson, ma in cambio vedo in pieno il suo compagno,... solo che lo scambio per un membro dello STIC, Claudio Sonego, e non perché io sia sotto allucinogeni ma perché si somigliano terribilmente e sono anche vestiti quasi uguali. Qualche dubbio mi viene quando vedo Claudio in giro per la sala e simultaneamente seduto al tavolo...
Alla fine la Masterson stessa si fa una foto in mezzo ai due "cugini gemelli" (citazione rubata), e qualcuno si domanda se si assicurerà di riportarsi indietro quello giusto.
Sul tavolo ci aspettano delle bomboniere, spilline del ventincinquennale di Star Trek (molto adeguate) su delle... uhm... err... bare di cartone con dentro dei confetti? OK, forse non dovrebbero essere delle bare ma non sono proprio l'unico a pensare che lo sembrino... ^__^;;;
A tavola sono seduto di fronte ad Angelo, ma soprattutto di fronte all'acqua naturale: è tutta dal lato suo. Lo chiamo per nome diverse volte tentando di farmela passare ma lui non mi sente, alla fine azzardo un "Mario?" e mi risponde! E meno male che i baffi se li è tagliati!!!
Anche quest'anno subisco un tentativo di agguato da parte dell'attore (Burton), che con un minimo preavviso (ma almeno stavolta c'è stato il preavviso!) mi sbuca da dietro, mi si appoggia a una spalla e saluta allegramente la tavolata. Niente agguato invece da parte della Masterson, che peraltro arriva dal lato opposto e non si appoggia a nessuno, ma si inclina abbastanza da chiarire che sì, l'abito di stasera è più lungo e meno rivelatore, ma è tutta una questione di... punti di vista...
Arrivati al momento della torta, Gisella (che ha smesso ormai i panni di venditrice di biglietti della lotteria di beneficenza), che comunque non potrebbe mangiare quella normale, ne condivide con noi una personale comprata al bar, una base di croccante piena di crema e con decorazioni a tema Enterprise. Abbiamo perfino un ospite d'onore a tagliarla, J.G. Hertzler con tanto di stendardo klingon! Faccio notare che "forse" qualcuno dovrebbe immortalare la scena, e subito Angelo impugna la macchina fotografica (di Camilla) e fotografa... prima un suo dito e poi la torta con la mano dell'attore e basta! Io tento di scattare a mia volta, ma il bianco della tovaglia (e della maglia di Angelo) litigano col mio flash, e alla fine di tre foto se ne salva a stento una.
A cena finita, dirigendoci verso la sala per la cerimonia di chiusura, discutiamo dell'idea di avere davvero i costumi di SuperMario per il prossimo anno, assieme ad altri personaggi dei videogiochi, mentre io come è ovvio faccio l'indifferente per evitare eccessivi coinvolgimenti...
Arrivati in sala ci aspetta sul palco la Masterson che ci annuncia di voler cantare una canzone in italiano. Giravano voci inquietanti sul fatto che volesse cantare Romagna Mia (io ho tra le mani la baretta e qualcuno mi suggerisce di provare a lanciargliela e metterla fuori combattimento prima che sia troppo tardi ma, ahimè, sono troppo lontano...), ma in realtà pare con Prayer di Bocelli e poi bissa con Non Dimenticar (continuo a preferirla quando non canta, ma -inserire nome del blog qui-).
Mentre un palloncino vagante porta nella sala lo spirito della Sala Giochi, la cerimonia di chiusura si svolge in maniera abbastanza tranquilla. Ci viene annunciato che non si sa esattamente quando sarà la Reunion né chi possa esserne ospite, ma si sa che sarà a Montecatini (pare che un tentativo di rientro a Riccione sia stato reso impossibile dal fatto che la sola settimana disponibile era quella prima di Natale, quando come è ovvio non sarebbe venuto nessuno). Sono note invece le date della STICCON... dal 24 al 27 Maggio... tragedia! Come faccio ad andarci così vicino a fine mese? ;__; L'ospite non è noto ma pare tenteranno di portare Patrick "Jean Luc Picard" Stewart... Ci riusciranno? Ai posteri l'ardua sentenza.
Quest'anno non abbiamo altro da mettere a posto né "fili cattivi" da sciogliere, quindi dopo un rapido passaggio di sotto a riprendere le nostre cose possiamo tornare in albergo. Per qualche strana ragione, saputo che ripartirò il mattino dopo, Angelo vorrebbe salutarmi anche se stiamo uscendo assieme e stiamo andando allo stesso hotel. In cambio non riesco a salutare Alessandro e Alessandra che sono già andati via.
Anche questa sera la STICCON pare essersi trasferita sui divanetti. C'è meno gente, ma in cambio c'è anche Chase Masterson. Io, comunque, ho un appuntamento con il letto, che raggiungo intorno all'una e mezza.
La mia STICCON è finita, la mia tragedia personale inizia... due ore scarse di sonno e mi risveglio coi dolori di stomaco. Inizialmente sembrano solo i miei soliti compagni di vita, ma dopo un po' iniziano i conati e la nottata se ne va via in modo tutt'altro che piacevole (a oggi non mi sono ancora rimesso del tutto in sesto in effetti, e fino a Martedì sera non ho avuto il coraggio di ingerire nulla di solido).
Di conseguenza non sono per nulla in forma quando il mattino dopo preparo i bagagli e mi avvio alla volta del Centro Congressi, dove ho appuntamento con Marcello. Esco dalla mia stanza giusto in tempo per incontrare Alessandro e Alessandra e rifarmi del saluto mancato, poi mi metto in marcia.
Trascorro con Marcello il tempo che mi resta... prima del treno, si intende! ... poi raggiungo la stazione e... aspetto. A quanto pare c'è un treno che parte sette minuti prima del mio ma sullo stesso binario, e ha già cinque minuti di ritardo (per inciso va anche quello a Bari, ma arriva oltre un'ora dopo).
Il viaggio non è molto piacevole, ma lo trascorro cercando di dormire e non pensarci, e in effetti passa abbastanza in fretta. Stavolta non ci sono posti di fronte a me e quello accanto è libero, se non altro. Qualcuno nelle file più avanti sembra stia parlando di STICCON e Sala Giochi, ma potrebbe essere un delirio del dormiveglia.
Se non altro, sono contento di essere stato male dopo la fine e non prima (anche se avrei peferito non star male del tutto).
Adesso non mi resta che riprendermi... in tutti i sensi.
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