lunedì 13 maggio 2013

LevanteCon giorno uno (e unico)

Ebbene sì, il giorno è arrivato. Sveglia, abluzioni, quant'altro, inclusa una decina di minuti al PC per non lasciare troppe cose in sospeso, mi attrezzo di cellulari, marsupio, insolito zainetto con dentro il giubbotto per eventuali emergenze climatiche, acqua a volontà e caramelle e mi avvio in congruo anticipo verso la fermata dell'autobus, che sarà, come è ovvio, in congruo ritardo.
Mentre attendo, col tempo che sembra indeciso se sia il caso di far piovere o meno, sono circondato da cani che litigano come cani, con l'eccezione di uno che se ne sta rassegnato da una parte con l'aria di chi sta pensando "ma chi frequento?".
Alla fine, il bus arriva, e miracolosamente riesco anche a sedermi, ma non è poi questa gran consolazione quando la gente continua ad aumentare fermata dopo fermata e a un certo punto ho di fianco una signora che praticamente mi si siede su una gamba ogni volta che il bus svolta a sinistra (e mi va anche bene, perché fino a qualche secondo prima di un ulteriore slittamento umano avevo al suo posto un signore che, peraltro, era voltato nella direzione opposta...)
Il viaggio è tranquillo come al solito e finisco anche a fare da guida a due ragazzi diretti anche loro alla convention. Arrivo, saluto, mi registro, saluto, saluto... si, be', ho un po' di gente da salutare, anche se molti li ho visti la sera prima, e solo quando incontro Pierpaolo (non mio cugino, l'altro) mi sovviene che tra tanti saluti ho dimenticato di indossare il badge dello staff, anche se quest'anno staffeggio poco quanto niente (leggasi: niente, a parte fornire inidicazioni a qualcuno che, giustamente, nota il badge e presume io sia in grado di dargliene. Se non altro ha più senso della gente che normalmente presume io sia in grado di dare indicazioni pur non avendo badge di sorta).
Indossato quello, e tolta la maglia visto che in sala fa caldo e si può stare in maniche di camicia (e infilata la suddetta nello zainetto a sua volta infilato nello sgabuzzino semisegreto dopo aver recuperato le caramelle), faccio un giro molto cursorio delle sale ma non mi soffermo dato che più avanti arriverà Pierpaolo (non l'altro, mio cugino) e le vedremo con calma assieme.
A parte il fatto che, ovviamente, alcune le ho viste in fase di preallestimento.
È già in corso la premiazione del Premio Cometa, vinto da persone che conosco (almeno in gran parte) in quanto frequentatori del forum di BraviAutori, perciò attendo che discorsi e frasi di rito siano terminati per salutare almeno l'unico che ho già incontrato di persona l'anno scorso, Alessandro. Gli altri avrò modo di conoscerli faccia a faccia in seguito, ma sarà davvero una cosa lampo.
Decido poi di andarmi a guardare la proiezione di una puntata di Deep Space Nine. Ce ne saranno diverse durante la giornata, per festeggiarne il ventennale (cosa che mi fa sentire molto vecchio...), anche se onestamente non mi è ben chiaro il criterio col quale siano stati scelti gli episodi.
Sono appena uscito dalla sala proiezioni che giustappunto mi vedo passare davanti Pierpaolo, in procinto di andarmi a cercare nella sala Comics & Games dove, però, non ero.
Qui, in effetti, arrivano le dolenti note.
La parte Comics & Games della LevanteCon sembra infatti essere sempre meno Games, tanto che quasi mi domando cosa siano elencati a fare nel nome.
Laddove il primo anno, con la Tana dei Folletti, c'erano giochi di ruolo, dal vivo e non, di carte e da tavolo fruibili dai presenti, e l'anno scorso il mio banchetto faceva da indegno succedaneo, laddove a sostituire la Tana c'era il gruppo di Guerre del Caos... be', quest'anno ci siamo ridotti al solo angolo di Guerre del Caos, privo di qualsivoglia ornamento o allestimento (e, intendiamoci, non ho assolutamente nulla contro Guerre del Caos, ma fanno solo gioco di ruolo dal vivo e basta, e in convention c'è un limite a quello che puoi fare. Questo e due postazioni due di videogiochi, ovviamente occupate tutto il tempo, decisamente non bastano a dire che ci fosse una componente Games.
Piccola consolazione, la sacrificata e non pubblicizzata presenza dell'associazione ludica Finibus Terrae (entrambe le mancanze dovute al fatto che, a quanto ho capito, si trattava di un'aggiunta dell'ultimo minuto), che permetteva di fare partite dimostrative al gioco di carte del Dottor Who (carino) e credo anche altro, purtroppo su un tavolino a cui si stava stretti seduti in tre (peraltro il numero minimo di giocatori per il gioco in questione).
Ma torniamo a noi. Con Pierpaolo facciamo un primo giro dell'area, soffermandoci, immancabilmente, ai banchi dei venditori. Tra le tante cose interessanti c'è un portachiavi a forma di martello di Thor (e, in quanto tale, pressoché impossibile da sollevare senza un argano :-P) che entrambi finiremo per comprarci prima di andare via.
Ma a parte quelle pericolose per il portafoglio, ci sono anche altre cose interessanti da guardare. L'area espositiva mostra una riproduzione in cartoncino del Nautilus su un fondale marino (non ditelo in giro ma la base era stata abbondantemente riparata con nastro adesivo e mancava la punta che non si sa che fine avesse fatto... coff, coff...) e varie memorabilia di Deep Space Nine, oltre a uno Stargate già presente gli scorsi anni ma rinnovato con un fondale davvero ben realizzato, un teletrasporto anch'esso arricchito e una console nuova di zecca. Nell'area centrale si poteva assistere alle evoluzioni di alcuni robot (forse a dire il vero un po' pochi e poche considerato l'ampio spazio che occupavano, di forse quattro tavoli ne veniva davvero usato uno e mezzo), mentre altrove si poteva... no, cioè... voglio dire... quando vedi che cose che per te erano l'infanziadolescenza ora sono degne di essere esposte come materiali quasi da museo, inizi davvero a sentirti vecchio... e questo è l'effetto che mi ha fatto vedere in bella mostra dei vecchi Commodore: un'Amiga, ma anche un Vic20 e un C64 funzionante, su cui qualcuno stava perfino giocando a Ghost & Goblins. Ah...! Sembrerà assurdo, ma mi sarei più volentieri seduto lì ad ammazzare zombie con una lancia a replicazione infinita tentando di non restare in mutande che non alle postazioni di sparatutto ipertecnologici su tre monitor e grafica eccezionale.
Dopo una sortita all'esterno verso un bar (inizialmente fallita visto che tentavamo di uscire da una porta che conduceva sì all'esterno, nel senso di all'aperto, ma non fuori), torniamo e ci uniamo all'incontro dei Whovians locali (buona occasione per dire peste e corna di Moffat, più che altro).
Il problema è che, in mancanza di attività coinvolgenti, dopo un po' hai davvero visto tutto, a parte i cosplayer che danno colore alle sale e che sembrano aumentare in continuazione (e che ormai non assaltano più il bagno). Spendiamo quel che resta della mattinata guardando un episodio di Gundam Unicorn, poi, visto che i BraviAutori ormai sono andati e non so se ci sia qualcuno della Nautilus che mangia in hotel come gli anni scorsi, alla fine decidiamo di cercarci fuori un posto dove mangiare.
Dopo qualche puntata a vuoto, troviamo una pizzeria che in realtà non fa pizze a pranzo ma ha un menù di tutto rispetto (per quanto composto essenzialmente di rucola).
Scegliamo di prendere un antipasto nella versione per due, che comprende oltre a cose abbastanza classiche delle portate piuttosto inusuali, tra cui i moscardini fritti su puré di fave (del quale avrei volentieri fatto a meno però) e tre simpatici tortini, uno di patate, uno di melanzane e uno molto curioso di ricotta e carote. Pierpaolo vi fa seguire una tagliata di pollo, che in effetti aveva attratto anche la mia attenzione, poi deviata dal "con rucola e pomodorini" che la descriveva. Io finisco per optare per il trancio di pescespada alla griglia, ottimo, presentato con guarnizione non annunciata di... sì, be', rucola. Iniziamo a domandarci se i dolci siano conditi con rucola anche quelli, ma non voglio il dolce e Pierpaolo si limita al caffé (che se contiene rucola è della varietà liquida) e dunque non lo sapremo mai.
Siamo pressoché puntualissimi per il rientro, che ritardiamo un po' per consentire alla marea di cosplayer di rifluire, cosa resa più difficile dal fatto che un'anta della doppia porta di accesso pareva non volersi aprire nonostante le migliori intenzioni.
È all'incirca in quel momento che adocchiamo i giocatori del gioco di carte del Dottor Who e ci riproponiamo di fare una partita appena possibile (ci vorrà un bel po' prima che lo sia, e quando lo sarà riuscirò in qualche modo a vincere staccando gli altri di una quantità paurosa di punti). In effetti altre persone che giocavano in giro c'erano... sì, giocavano a Magic con le loro carte personali che si erano portate dietro, e a momenti mi sono pentito di non aver fatto altrettanto.
Però se non altro ho conosciuto l'associazione di cui sopra, scoperto dove si trova (ovvero a meno di un km dalla stazione di Bari) e deciso che andrò a trovarli in sede alla prima occasione.
Non resta davvero molto da fare (seguire una lezione di giapponese proprio no, grazie, non è una cosa da convention!), e ci muoviamo abbastanza presto verso il commiato. Pierpaolo va via per primo, io, che ho ancora una mezz'oretta prima di partire in anticipo per prendere l'autobus in ritardo, ne approfitto per cercare di salutare tutti (manco comunque qualcuno, è inevitabile) anche conscio che quest'anno non rivedrò nessuno della Nautilus alla STICCON. Pierpaolo (l'altro) ne approfitta per ricordarmi che loro si incontrano ogni Domenica a Modugno, io per ricordargli che l'unico modo di essere la Domenica a Modugno sarebbe arrivare lì alle 9 di mattina, non so bene dove e a fare non so bene cosa visto che c'è UN SOLO AUTOBUS festivo che ci va, e neanche sono troppo sicuro che ce ne sia uno che fa il percorso inverso (ovvero, c'è per forza, è lo stesso che sto per prendere, ma non so che percorso faccia dato che la linea festiva è diversa da quella feriale).
Comunque sia, vado. Lungo il percorso già pregusto la replica del gelato al cioccolato fondente 99% della sera prima... ma non dovevo essere l'unico, perché la gelateria sembra essersi trovata nel mezzo dell'assalto dei lanzichenecchi e le vaschette sono pressoché vuote. C'è rimasto del cocco e mi accoccontento di quello, vabbé. Anche questo, sarà per la prossima volta.

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