mercoledì 8 ottobre 2008

Film da non guardare, Parte I: Creepozoids

OK, ho un blog, non ho niente da fare in questo preciso istante... sproloquiamo un po'...

Io sono un cultore dei film di serie Z, soprattutto quanto si tratta di horror guardo anche i titoli più improbabili al solo scopo di vedere quanto si può cadere in basso.

E anche tra i film di serie Z ci sono categorie, perché ci sono quelli pensati bene e riusciti male, quelli il cui unico vero problema è la mancanza di fondi (ma ci sono film miliardari che comunque sono di serie Z per altri motivi...), e quelli che nessuna dose di ottimismo può salvare dall'abisso.

Un film come Creepozoids sembra volersi assestare nell'ultima categoria fin dal titolo ma io, imperterrito, l'ho guardato ugualmente, anche perché speravo magari di ritrovarci tutta una serie di orribili e simpatici mostriciattoli, ma niente, sto ancora domandandomi esattamente cosa volesse indicare il titolo in questione, mah...

Il film, in pratica, si apre in una specie di laboratorio dove una scienziata dalla capigliatura improponibile sta facendo non si sa bene cosa, almeno finché non inizia ripetutamente a domandare ad alta voce se ci sia qualcuno fuori.

Perché lei pensi che ci possa essere qualcuno lo sa solo lei, fatto sta che all'ennesima domanda senza risposta, laddove qualunque essere umano avrebbe concluso che no, non c'è nessuno fuori, lei decide di andare ad aprire la porta per controllare, e dietro ci trova un mostro alto due metri e brutto come la fame (ma, bisogna ammetterlo, estremamente educato, visto che ha atteso che gli aprissero e non ha fatto il minimo tentativo di entrare per conto suo). La tizia urla (come biasimarla?) e la scena cambia.

Siamo in una strada polverosa e un gruppo di quelli che scopriremo poi essere disertori sta andando da qualche parte per qualche ragione (le cose sono tutte ben chiare in questo film, come si sarà capito) e, poiché a quanto pare siamo in una specie di scenario postapocalittico, anche se l'aspetto è più quello di una città fantasma tipo vecchio (ma proprio veeeeeecchio) west, e c'è il rischio di piogge acide, decidono di entrare in un complesso che, a ben guardarlo, sembra un vecchio garage, ma tant'è...

Qui trovano provviste, computer futuristici (tanto quanto un Commodore 64 è futuristico paragonato a un Pentium V), e una doccia perfettamente funzionante che serve come scusa per una scena di nudo quasi integrale e del tutto gratuita di una delle protagoniste. Si può supporre che questo posto sia il laboratorio dell'inizio, e si scopre che in effetti vi si stava svolgendo un qualche genere di ricerca sugli amminoacidi.

Durante la notte, uno dei protagonisti si sveglia, si alza e senza alcuna ragione logica va nella stanza del computer, si infila sotto la scrivania, rimuove una grata e da qui entra in quello che è tecnicamente l'unico altro set dell'intero film, una specie di caverna/tana/vattelappesca dove si può entrare solo carponi almeno per un buon tratto e c'è una (sì una) piccola chiazza di muco verdastro per terra. Lì trova il mostro dell'inizio del film. Fine della scena.

Al mattino, il tizio è nel suo letto e non sembra aver subito alcuna conseguenza dall'incontro. Tutti vanno a colazione, ma lui dopo aver mangiato vomita una sostanza nera, gli si deformano le mani e muore (se qualcuno si aspetta che ci sia una spiegazione logica a tutto questo... meglio dirlo subito: non c'è).

Il panico per l'accaduto fa sì che da quel momento in poi tutti i sopravvissuti non facciano altro che correre da una parte all'altra di un corridoio, tornare al garage, entrare nella tana, uscire dalla tana, correre lungo il corridoio in senso inverso, e tutto di nuovo dall'inizio.

Ogni tanto qualcuno incontra il famoso mostro (il cui unico scopo sembra essere quello di stordire il malcapitato di turno e portarlo nella tana da dove poi uscirà tranquillamente con le sue gambe), oppure si imbatte nel miglior effetto speciale del film: dei topi giganti talmente finti, ma talmente finti da essere a tutti gli effetti dei pupazzi immobili che gli attori devono letteralmente tirarsi addosso da soli per far sembrare che li stiano attaccando! Nonostante ciò, è evidente che il Q.I. dei topi finti è maggiore di quello dei personaggi, che in loro presenza fanno sempre tutto il possibile per mettersi nella miglior posizione per esserne assaliti (una delle donne, ad esempio, già sapendo della presenza del ratto nella stanza, guarda se è sotto il letto. Come? Stando sopra il letto è praticamente infilandocisi sotto di faccia per guardare cosa c'è... indovinate il topo cosa fa a quel punto? Be', niente perché è finto e quindi è l'attrice che deve afferrarlo e avvicinarselo velocemente, ma il senso si è capito...).

Uno dopo l'altro, senza un vero perché, i vari personaggi muoiono. Uno perché il mostro lo ha portato nella sua tana e gli ha sputato addosso una specie di ragnatela a cui evidentemente doveva essere allergico, perché dopo un po' comincia a sputare roba nera anche lui; una perché viene morsa da uno dei topi e per qualche motivo si gonfia e diventa una specie di indemoniata che deve essere abbattuta, e così via.

Rimane vivo solo un uomo, il belloccio della situazione, che a quel punto deve vedersela col mostro traslocatore. I due si affrontano in un magazzino pieno di scaffali contententi delle scatole di cartone, dove l'uomo tenta di sfuggire al mostro, il mostro tenta di raggiungerlo e lanciarlo da un'altra parte del magazzino, così, tanto per.

A un certo punto il sopravvissuto apre una scatola assolutamente a caso, ci trova dentro una siringa e una fiala di qualcosa e decide che "Questo andrà bene". Sia chiaro, non sa neanche lui cosa sia il "questo", perché non c'è un'etichetta a pagarla, e non si capisce per cosa debba andare bene, ma se sta bene a lui perché lamentarsene?

Riempita la siringa con il contenuto della fiala, che evidentemente deve essere un antidoto antimostro di qualche genere (secondo la logica per cui quella roba iniettata al mostro debba ucciderlo, avrebbe anche più senso iniettargli semplicemente dell'aria, ma contento lui...), l'uomo inizia a cercare di prendere di sorpresa il mostro (leggi: spostarsi in bella vista in un passaggio tra gli scaffali, aspettare che arrivi e non fare assolutamente niente per cercare di iniettargli il misterioso liquido), che continua a sbatacchiarlo da una parte all'altra della stanza, finché decide che è giunta la sua ora, si lascia iniettare il contenuto della siringa e PAM, muore pressoché sul colpo.

Fine del film?

Noooo!

Mentre il sopravvissuto prende fiato, la testa del mostro, novello Zeus, si apre... e ne viene fuori quello che deve essere il figlio segreto di Sigourney Weaver e Alien, o più semplicemente un incrocio tra Cicciobello e il mostro di prima.

Questo si avvicina alle spalle del pover'uomo con tutta la velocità di un neonato paralitico (sul serio, è una scena lunghissima in cui non fa altro che avvicinarsi di soppiatto), e qui i ruoli si invertono perché è l'uomo che comincia a lanciarlo in giro e aspettare che si riavvicini.

C'è da dire che questa creatura è quella animata meglio dell'intero film, su questo non ci piove, ma comunque una battaglia tra un uomo adulto e un bambolotto vagamente alieno non può che risultare ridicola (specie quando, fedelmente al resto del copione, l'uomo va a cercare il mostriciattolo sotto uno scatolo di cartone capovolto, dove lui ovviamente è, e quasi ci entra con tutta la testa per farlo, ritrovandoselo chiaramente attaccato al collo un istante dopo).

Alla fine (e meno male) l'uomo riesce a strangolare Ciccialienello (che tipicamente nell'ultimissima scena riapre gli occhi, tanto perché possa esserci un seguito in caso nessuno abbia visto il primo film e dunque ci sia gente disposta a vedere il secondo non sapendo cosa la aspetta) e tutto finisce... per fortuna!


Non si può neanche dire che questo sia uno spreco di risorse perché è abbastanza evidente che non ne avesse affatto, tanto per cominciare, o forse sono state spese tutte per il bambolotto e non è rimasto più niente per pagare tutto il resto. Fatto sta che la maggior parte del film riguarda i protagonisti che corrono senza un particolare motivo, e che tutto quello che accade, dall'inizio alla fine, non ha praticamente nessuna spiegazione e nessuna logica.

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