Quasi tutti i blog che frequento prima o poi fanno un post sulle strane chiavi di ricerca con le quali qualche strano utente del web li ha raggiunti.
A me questa cosa è sempre stata impossibile, perché per qualche strana ragione gli strani utenti del web tendono a raggiungermi (quando lo fanno) con delle chiavi di ricerca che hanno stranamente un qualche senso e soprattutto che hanno una pur minima ragione di condurre ai miei blog (per dirne una, capisco che chi cerca "verme bianco del legno" in effetti non abbia alcun interesse a leggere il mio racconto "Vermi" in Deliri letterari, ma che possa arrivarci è plausibile. Semmai c'è da preoccuparsi che non abbia trovato niente di più logico prima di finire lì).
Tuttavia, la popolazione del web sembra essermi voluta venire incontro, perché nell'ultima occhiata che ho dato alle chiavi di ricerca utilizzate trovo chicche quali...
mannaia da macellaio
che è solo una delle tante chiavi che rimandano alla recensione di Immortals, ma le altre erano un tantino più specifiche. Si vede che ci sono pochi siti in giro che parlano di mannaie da macellaio (sarà un male o un bene?)
macellaio pazzo
Ah, be', sì, ora capisco (ehm...)
la ragazza drago l'ultima battaglia
la ragazza drago 5 l'ultima battaglia
Queste invece mi sfuggono proprio, sono sicuro di non aver mai parlato de La Ragazza Drago in tutta la mia vita. Mah!
quando tutto va male potrebbe andare peggio
Il che è verissimo (e si capisce anche perché punti qui), ma perché cercarlo su internet? :-?
titani vecchio
il più vecchio dei titani
Eh?
impalamento video
O_o
se non combatti per qualcosa ti ritroverai con niente
Verissimo anche questo, ma oltre al "perché cercarlo?", qui nemmeno capisco come abbia condotto a questo blog.
cornuto contento
No, non voglio saperlo, davvero.
basiピラティス
Qui si scende nel mistero puro. Come dire... EH???
sbattere la porta
No, non so perché sia arrivato qui, ma soprattutto mi domando cosa cercasse: un manuale di istruzioni per sbattere le porte?
marzia caravelli nude
E qui mi preoccupo. Ma chi cavolo è Marzia Caravelli (e no, comunque la domanda è retorica, se anche lo sapete non ci tengo a esserne edotto, grazie), e come cavolo si fa a cercare questa tizia e finire nel mio blog? No, sul serio, questo vorrei saperlo.
la spedizione è in transito che vuol dire
Che ti si prospetta una lunga lite con un corriere, mi spiace. -_-
bayernland topo morto
Ecco, cioè, come dire... EH?
giochi sala giochi vecchi
Una sala giochi per anziani? Dei giochi che non sono più in sala giochi? O semplicemente degli arcade classici? Boh, comunque qui non ce ne sono, ma il perché la chiave conduca qui almeno esiste.
creatore di cipputi
Non credo di volerlo sapere...
prey la caccia è aperta film completo
No, OK, non è strana la ricerca, e non è strano che porti qui, ma davvero, chiunque tu sia, rinuncia, è meglio per te.
creepozoids
Più o meno come sopra, ma non rinunciare, è un trash talmente trash che è quasi divertente. ^_^
piedino sotto tavolo
Ehm... cioè, un piedino da mettere sotto un tavolo che balla o un manuale su come fare piedino sotto il tavolo?
E comunque come cavolo è arrivato qui con questa ricerca? :-?
deficiente fisica
Eh?
consegna elenchi telefonici fastweb
premio compiano sport
OK, legittime, ma mi spiegate come arrivano qui?
E per finire...
saleria
... ^__^ ...
Non so chi o cosa cercassero ma che carino
sabato 1 settembre 2012
martedì 28 agosto 2012
Premio Archimede 2012 - i finalisti
Erano 146, erano giovani e forti, e 80 sono morti.
Wherewolf?, però, è sopravvissuto tra i 66 giochi finalisti del Premio Archimede, e per essere un gioco nato per caso da un'intuizione del tutto estemporanea (come in realtà sono forse tutti i miei giochi...) non c'è male.
Wherewolf?, però, è sopravvissuto tra i 66 giochi finalisti del Premio Archimede, e per essere un gioco nato per caso da un'intuizione del tutto estemporanea (come in realtà sono forse tutti i miei giochi...) non c'è male.
domenica 10 giugno 2012
Sempre Quella Casa Nel Bosco
Non nel senso che la casa è la stessa e non un'altra, nel senso che l'argomento del post è uguale a quello del precedente, ma per altri motivi.
Dopo aver visto il film avrei voluto approfondire alcune cose e mi sono messo a fare delle ricerche in rete. Così ho scoperto che esistono due libri correlati alla pellicola, un "companion" e un adattamento in romanzo.
Mi sarebbe piaciuto leggere quest'ultimo, per vedere come sono state sviluppate alcune cosette in un medium diverso, così mi sono messo a cercarlo.
In italiano, ovviamente, non esiste (non che me ne sarebbe fregato niente anche in caso contrario, non ci penso proprio a leggerlo in italiano), e non è che io abbia tutta questa voglia di leggerlo da sobbarcarmi una spedizione internazionale, quindi inutile dire che punto direttamente sull'eBook.
E iniziano i problemi...
Normalmente io gli eBook li leggo sul palmare con Microsoft Reader (probabilmente l'unico prodotto Microsoft odierno fatto bene), in formato .lit, ma non è un formato che si trovi facilmente in giro.
Il primo risultato che ho è su Amazon che mi propone il formato per il Kindle.
Io un Kindle non ce l'ho e non lo voglio, ma so che esiste una simpatica app per Android che consente di leggere quel formato. È gratuita e ufficiale, e comunque pensavo di installarmela sul telefono prima o poi, quindi tanto vale farlo subito.
Dopo varie peripezie per una cosa che avrfebbe dovuto essere semplice, riesco infine a installare l'app. Funziona. Vado su Amazon e tento di acquistare il libro ma... no, non posso, non viene venduto al di fuori degli Stati Uniti!
OK, passiamo alla seconda alternativa, l'epub.
Ovviamente neanche quello posso leggere, e mi tocca procurarmi un'altra app (fosse per me la vorrei sul palmare, ma è troppo vecchio, quindi anche questa finisce sul telefono). Trovo un sito che vende il libro, e che probabilmente è il sito web più lento del mondo. Talmente lento che quando cerco di registrarmi, anche se la cosa va a buon fine, lui la completa dopo e mi dice che la mia e-mail è già registrata e dunque non posso registrarmi...
Esaurita la sequela di improperi, per la terza o quarta volta avvio l'acquisto del libro. Arrivato al momento di pagare, mi vengono chiesti ulteriori dati di registrazione... dati che presuppongono che io sia negli USA o appartenga all'esercito statunitense, altrimenti non si può andare avanti!
In buona sostanza, pare che a meno di chiedere la cittadinanza USA, questo libro proprio non lo si possa comprare.
E poi si lamentano che la gente scarica di straforo invece di comprare!
Dopo aver visto il film avrei voluto approfondire alcune cose e mi sono messo a fare delle ricerche in rete. Così ho scoperto che esistono due libri correlati alla pellicola, un "companion" e un adattamento in romanzo.
Mi sarebbe piaciuto leggere quest'ultimo, per vedere come sono state sviluppate alcune cosette in un medium diverso, così mi sono messo a cercarlo.
In italiano, ovviamente, non esiste (non che me ne sarebbe fregato niente anche in caso contrario, non ci penso proprio a leggerlo in italiano), e non è che io abbia tutta questa voglia di leggerlo da sobbarcarmi una spedizione internazionale, quindi inutile dire che punto direttamente sull'eBook.
E iniziano i problemi...
Normalmente io gli eBook li leggo sul palmare con Microsoft Reader (probabilmente l'unico prodotto Microsoft odierno fatto bene), in formato .lit, ma non è un formato che si trovi facilmente in giro.
Il primo risultato che ho è su Amazon che mi propone il formato per il Kindle.
Io un Kindle non ce l'ho e non lo voglio, ma so che esiste una simpatica app per Android che consente di leggere quel formato. È gratuita e ufficiale, e comunque pensavo di installarmela sul telefono prima o poi, quindi tanto vale farlo subito.
Dopo varie peripezie per una cosa che avrfebbe dovuto essere semplice, riesco infine a installare l'app. Funziona. Vado su Amazon e tento di acquistare il libro ma... no, non posso, non viene venduto al di fuori degli Stati Uniti!
OK, passiamo alla seconda alternativa, l'epub.
Ovviamente neanche quello posso leggere, e mi tocca procurarmi un'altra app (fosse per me la vorrei sul palmare, ma è troppo vecchio, quindi anche questa finisce sul telefono). Trovo un sito che vende il libro, e che probabilmente è il sito web più lento del mondo. Talmente lento che quando cerco di registrarmi, anche se la cosa va a buon fine, lui la completa dopo e mi dice che la mia e-mail è già registrata e dunque non posso registrarmi...
Esaurita la sequela di improperi, per la terza o quarta volta avvio l'acquisto del libro. Arrivato al momento di pagare, mi vengono chiesti ulteriori dati di registrazione... dati che presuppongono che io sia negli USA o appartenga all'esercito statunitense, altrimenti non si può andare avanti!
In buona sostanza, pare che a meno di chiedere la cittadinanza USA, questo libro proprio non lo si possa comprare.
E poi si lamentano che la gente scarica di straforo invece di comprare!
sabato 9 giugno 2012
Quella casa nel bosco
Vi siete mai domandati perché i personaggi dei classici film horror ricadano sempre nelle stesse categorie, nei medesimi archetipi?
O perché compiano sempre le solite (stupide) azioni, come mettersi ad amoreggiare nei luoghi più improbabili, andare verso il pericolo anziché cercare di evitarlo e separarsi quando proprio non sarebbe il caso?
Bene, guardate Quella casa nel bosco (The cabin in the woods) e lo saprete.
Scritto e prodotto da Joss Whedon (scritto anche dal tipo che ha scritto Cloverfield, ma non fa danno), questo film è riuscito a sorprendermi piacevolmente.
È una vera chicca per gli appassionati di horror, ma non ho dubbi che potrebbe risultare piacevole anche a chi non ne va matto.
E visto che mi è piaciuto, non ne parlerò più di tanto. Parlare di un film orribile ha senso, farlo di uno bello significa rovinarne la visione a chi volesse goderselo, perciò meglio tacere. ^_^
O perché compiano sempre le solite (stupide) azioni, come mettersi ad amoreggiare nei luoghi più improbabili, andare verso il pericolo anziché cercare di evitarlo e separarsi quando proprio non sarebbe il caso?
Bene, guardate Quella casa nel bosco (The cabin in the woods) e lo saprete.
Scritto e prodotto da Joss Whedon (scritto anche dal tipo che ha scritto Cloverfield, ma non fa danno), questo film è riuscito a sorprendermi piacevolmente.
È una vera chicca per gli appassionati di horror, ma non ho dubbi che potrebbe risultare piacevole anche a chi non ne va matto.
E visto che mi è piaciuto, non ne parlerò più di tanto. Parlare di un film orribile ha senso, farlo di uno bello significa rovinarne la visione a chi volesse goderselo, perciò meglio tacere. ^_^
domenica 27 maggio 2012
Grimm
Ho iniziato per caso a guardare questo telefilm a causa di una conversazione del tutto non correlata col mio fratellino rumeno.
La premessa è che un detective dei giorni nostri scopre di essere uno degli ultimi discendenti dei fratelli Grimm. Non solo, scopre anche che le loro favole erano in realtà resoconti di cose molto più concrete, e che il nostro mondo è pieno di mostri che lui è in grado di vedere nel loro vero aspetto (almeno in particolari condizioni) e ha il compito di combattere.
Se, tutto sommato, le basi non sono poi così originali, un dettaglio interessante, in genere poco utilizzato in questo tipo di telefilm, è che i mostri ci sono, sì, ma non sono poi tutti necessariamente brutti e cattivi (più che altro non sono necessariamente cattivi, bruttini finora non mancano mai di esserlo).
Già nella prima puntata, ad esempio, si fa la conoscenza di quello che è al momento il mio personaggio preferito, Eddy. Si tratta di un blutbad, ovvero quello che i Grimm avevano ribattezzatgo "big bad wolf" (insomma, un lupo mannaro), che però ha deciso di fare il bravo, e segue uno stretto regime di dieta, farmaci e pilates. Il poverino si ritrova però coinvolto suo malgrado negli affari del protagonista, che inizia a sfruttarlo senza ritegno (tanto per cominciare come enciclopedia vivente dei mostri).
Per dimostrare che non si tratta di un caso isolato, anche nel secondo episodio c'è un'allegra famigliola di jaegerbar (orsi mannari in pratica), con almeno un componente su tre del tutto intenzionato a fregarsene di fare il mostro in quanto mostro e limitarsi a fare l'avvocato (qualcuno potrebbe commentare che non è chiaro cosa sia peggio).
Al terzo non sono ancora arrivato, ma conto di farlo presto. Comunque sia fin qui mi stanno abbastanza intrigando le vicende di questa serie, anche se non è scevra delle pressoché immancabili sviste degli sceneggiatori.
La premessa è che un detective dei giorni nostri scopre di essere uno degli ultimi discendenti dei fratelli Grimm. Non solo, scopre anche che le loro favole erano in realtà resoconti di cose molto più concrete, e che il nostro mondo è pieno di mostri che lui è in grado di vedere nel loro vero aspetto (almeno in particolari condizioni) e ha il compito di combattere.
Se, tutto sommato, le basi non sono poi così originali, un dettaglio interessante, in genere poco utilizzato in questo tipo di telefilm, è che i mostri ci sono, sì, ma non sono poi tutti necessariamente brutti e cattivi (più che altro non sono necessariamente cattivi, bruttini finora non mancano mai di esserlo).
Già nella prima puntata, ad esempio, si fa la conoscenza di quello che è al momento il mio personaggio preferito, Eddy. Si tratta di un blutbad, ovvero quello che i Grimm avevano ribattezzatgo "big bad wolf" (insomma, un lupo mannaro), che però ha deciso di fare il bravo, e segue uno stretto regime di dieta, farmaci e pilates. Il poverino si ritrova però coinvolto suo malgrado negli affari del protagonista, che inizia a sfruttarlo senza ritegno (tanto per cominciare come enciclopedia vivente dei mostri).
Per dimostrare che non si tratta di un caso isolato, anche nel secondo episodio c'è un'allegra famigliola di jaegerbar (orsi mannari in pratica), con almeno un componente su tre del tutto intenzionato a fregarsene di fare il mostro in quanto mostro e limitarsi a fare l'avvocato (qualcuno potrebbe commentare che non è chiaro cosa sia peggio).
Al terzo non sono ancora arrivato, ma conto di farlo presto. Comunque sia fin qui mi stanno abbastanza intrigando le vicende di questa serie, anche se non è scevra delle pressoché immancabili sviste degli sceneggiatori.
venerdì 18 maggio 2012
Nuovi prototipi
Questa mattina ho completato le penultime operazioni per la partecipazione al Premio Archimede, un concorso per autori di giochi da tavolo.
L'ultima, da rimandare giocoforza a domani, è la spedizione fisica del prototipo, vale a dire di questo che vedete nelle foto qui sotto.
Il gioco in sé non è propriamente nuovo. Si tratta di quello che avevo già prototipato in versione Star Trek per la Sala Giochi della STICCON (questo qui insomma), riportato al suo concetto non-Trek originale.
Per l'occasione ho voluto realizzare un prototipo sì artigianale ma comunque abbastanza curato, acquistando il necessario materiale da un sito tedesco che vende esclusivamente queste cose. In effetti, volendo, le fornisce anche già stampate, ma per un singolo prototipo i costi sono abbastanza proibitivi.
A volerla dire tutta, questo prototipo mi costa di più di quello completo e stampato fatto fare negli USA all'epoca, che però mi aveva salassato coi costi di spedizione (anche qui a onor del vero non bassissimi comunque) e il dazio doganale, oltre a richiedere un mucchio di tempo per arrivare a destinazione.
Chiaramente la qualità non regge il paragone; qui ho per lo più stampato cose io a casa o da una copisteria. Le carte sono semplici stampe su cartoncino ritagliate a manina; la plancia è in bianco e nero (ma in cambio è di cartone rigido e si piega, rendendo anche il tutto più trasportabile, diversamente da quella americana che è un foglio unico e flessibile); le pedine sono di cartoncino pretagliato con adesivi da ambo i lati (quelle del precedente prototipo hanno sì gli adesivi, per quanto prestampati e fatti meglio, ma sono di legno, anche se qui il vantaggio è che le pedine sono un po' più piccole e questo mi ha consentito di tornare alla configurazione 8x8 originale della griglia, che nel tabellone americano non ci entrava in nessun modo se volevo caselle grandi abbastanza per farci stare dentro le pedine).
Altro vantaggio è la scatola comodissima, tutt'altra cosa rispetto a quella USA, anche a livello estetico.
Ho comprato materiale sufficiente per due prototipi (questo sarà purtroppo a perdere, potrei riprendermelo solo andando di persona a Venezia, cosa che proprio non accadrà), ma ne ho realizzato solo uno e mezzo. Del secondo non ho stampato la plancia (ho i fogli adesivi per farlo comunque), ho stampato le pedine in bianco e nero colorandole poi a mano alla meno peggio e non ho affatto le carte, che peraltro ho realizzato solo nella versione inglese richiesta per il concorso. Ma è anche vero che di un prototipo per me non ho questa grande necessità, alla peggio ho sempre quello USA.
L'ultima, da rimandare giocoforza a domani, è la spedizione fisica del prototipo, vale a dire di questo che vedete nelle foto qui sotto.
Il gioco in sé non è propriamente nuovo. Si tratta di quello che avevo già prototipato in versione Star Trek per la Sala Giochi della STICCON (questo qui insomma), riportato al suo concetto non-Trek originale.
Per l'occasione ho voluto realizzare un prototipo sì artigianale ma comunque abbastanza curato, acquistando il necessario materiale da un sito tedesco che vende esclusivamente queste cose. In effetti, volendo, le fornisce anche già stampate, ma per un singolo prototipo i costi sono abbastanza proibitivi.
A volerla dire tutta, questo prototipo mi costa di più di quello completo e stampato fatto fare negli USA all'epoca, che però mi aveva salassato coi costi di spedizione (anche qui a onor del vero non bassissimi comunque) e il dazio doganale, oltre a richiedere un mucchio di tempo per arrivare a destinazione.
Chiaramente la qualità non regge il paragone; qui ho per lo più stampato cose io a casa o da una copisteria. Le carte sono semplici stampe su cartoncino ritagliate a manina; la plancia è in bianco e nero (ma in cambio è di cartone rigido e si piega, rendendo anche il tutto più trasportabile, diversamente da quella americana che è un foglio unico e flessibile); le pedine sono di cartoncino pretagliato con adesivi da ambo i lati (quelle del precedente prototipo hanno sì gli adesivi, per quanto prestampati e fatti meglio, ma sono di legno, anche se qui il vantaggio è che le pedine sono un po' più piccole e questo mi ha consentito di tornare alla configurazione 8x8 originale della griglia, che nel tabellone americano non ci entrava in nessun modo se volevo caselle grandi abbastanza per farci stare dentro le pedine).
Altro vantaggio è la scatola comodissima, tutt'altra cosa rispetto a quella USA, anche a livello estetico.
Ho comprato materiale sufficiente per due prototipi (questo sarà purtroppo a perdere, potrei riprendermelo solo andando di persona a Venezia, cosa che proprio non accadrà), ma ne ho realizzato solo uno e mezzo. Del secondo non ho stampato la plancia (ho i fogli adesivi per farlo comunque), ho stampato le pedine in bianco e nero colorandole poi a mano alla meno peggio e non ho affatto le carte, che peraltro ho realizzato solo nella versione inglese richiesta per il concorso. Ma è anche vero che di un prototipo per me non ho questa grande necessità, alla peggio ho sempre quello USA.
domenica 13 maggio 2012
La furia dei titani
La furia dei titani è il seguito di Scontro tra Titani, a sua volta remake di Scontro di Titani.
Va detto che io sono tra coloro che ritengono che ben di rado un sequel sia anche solo al livello del primo film, meno che mai migliore (è, invece, spesso probabile che sia un'emerita schifezza). Le eccezioni sono davvero poche, tuttavia è probabile che a essere il sequel di una ciofeca si possa a volte partire avvantaggiati, perché mentre guardavo il film non riuscivo a esimermi dal pensare che fosse molto migliore del precedente.
In seguito, sono anche andato a rileggermi la recensione che avevo fatto all'epoca, ricordandomi alcune cose che avevo rimosso e rafforzando la convinzione che, a confronto, il sequel sia oro puro (se non altro, non è pieno di gente che dice delle cose tanto per dire senza che poi corrispondano anche per sbaglio alla realtà).
Sia chiaro, non è che lo si possa definire un bel film, e non è improbabile che io sia stato anche influenzato dalla recente visione di Immortals, al cui confronto diversi film acquisiscono improvvisamente molti punti. Ciò non toglie che, in quanto a livello di idiozia, il secondo capitolo delle avventure di Perseo abbia molto da insegnare al primo.
Le vicende iniziano con Perseo che, ormai vedovo, vive col figlio in un villaggio di pescatori e fa (sopresa) il pescatore. A un tratto però va a fargli visita suo padre Zeus che gli chiede aiuto perché i mortali hanno smesso di rivolgere le loro preghiere agli dei (di nuovo? Ma non stava già succedendo nel primo film? Anche se in effetti lì erano solo gli abitanti di Argo, ma in apparenza questo era sufficiente a causare l'indebolimento degli dei). Come da copione, Perseo se ne frega altamente. Tuttavia Zeus gli fa presente che se gli dei perdono i loro poteri divengono mortali, muoiono, e tutto ciò che hanno fatto cessa di esistere: nello specifico, le mura del Tartaro stanno crollando e Chronus (perché non "Crono" proprio non lo so) sta per liberarsi e potrebbe attaccare i mortali.
Perseo grossomodo continua a fregarsene. Dice che non vuole lasciare il figlio, che ha promesso che non gli avrebbe mai fatto impugnare un'arma (sì ma, scusa, chi te l'ha chiesto?) e tutti i classici chiché del genere.
Zeus se ne va e, assieme ad Ares e Poseidone, si reca da Ade (sì, proprio suo fratello Ade, quello che aveva tentato di ammazzarlo nel film precedente) chiedendo il suo aiuto. In realtà, Ares e Ade si sono accordati con Chronus e imprigionano Zeus per rubargli il potere (quello che aveva già perso) e usarlo per aiutare Chronus a liberarsi (il che è curioso visto che a quanto pare basterebbe eliminare Zeus e, di conseguenza, i suoi poteri che trattengono il titano. Si farebbe anche prima).
Dopo aver picchiato Zeus con evidente soddisfazione, Ares gli ruba la saetta e... uhm... fa qualcosa che sembra generare dei draghi coi bruciori di stomaco (sputano un sacco di fumo).
Uno di questi (che scopriremo poi essere una chimera) piove dal cielo tipo meteora sul villaggio di Perseo e inizia a fare una strage. Perseo a questo punto ha poca scelta: recupera la sua spada laser (che non è più laser, si sarà dimenticato di ricaricarla) da una botola sotto un tavolino fuori dalla porta di casa sua (non so se preoccuparmi più per l'elevato livello di sicurezza o per il fatto che tenga un tavolino fuori dalla porta) e dà prova della sua grande conoscenza di mostri urlando a tutti di stare lontano perché "il suo veleno prende fuoco".
Ora, sia chiaro, la conoscenza ha poco a che fare col fuoco (che era evidente a tutti dal primo secondo) o col dover stare lontani (che era chiaro anche senza fuoco, quante persone ci terrebbero a stare vicine a un mostro ruggente e inca$$ato?) quanto al fatto che la cosa abbia del veleno, informazione che non si capisce da dove arrivi o a che serva (non si capisce, in effetti, neanche a che serva del veleno che va a fuoco appena lo si sputa).
Sconfitto il mostro, Perseo decide di portare suo figlio al tempio di Zeus per parlare col padre. Il tempio, però, è deserto e in rovina. A un tratto arriva Poseidone, ferito, che chiede aiuto a Perseo e gli dice che deve recarsi negli inferi per salvare Zeus. Gli dice anche di cercare suo figlio (suo di Poseidone) Agenore per farsi condurre dal dio caduto. Dopo aver consegnato a Perseo il suo tridente, il dio diventa una statua e poi si riduce in polvere.
Non appena Perseo decide di partire, arriva Pegaso che lesto lo porta all'accampamento della regina Andromeda.
Quest'ultima sta da tempo (e pare con scarso successo) combattendo le chimere, ma è subito pronta ad aiutare l'eroe e lo accompagna da Agenore, un ladro mezzo deficiente che tiene nelle carceri.
Agenore acconsente di aiutarli e parte assieme a Perseo (tecnicamente suo cugino) e Andromeda per andare a cercare il dio caduto: Efesto.
Dopo un viaggio per mare guidato dal tridente di Poseidone e un piccolo scontro con dei ciclopi, i nostri arrivano da Efesto e qui scopriamo che:
1 - Efesto è Leonardo da Vinci
2 - Efesto parla con la civetta meccanica del film originale, apparsa in un cameo nel remake e che di conseguenza proprio non può essere lì, visto che era da tutt'altra parte.
3 - Il Tartaro, progettato e costruito da Efesto stesso, è in realtà la Morte Nera, con tanto di corridoio in cui infilarsi per arrivare all'interno. (Questo è vero solo qui: una volta arrivati a destinazione la cosa è totalmente diversa da come viene prospettata in questa scena).
Questa è la parte del film che più si avvicina al livello di idiozia del precedente. Tanto per cominciare, Perseo non sta cercando un modo di entrare nel Tartaro ma uno di andare nell'Ade (dove, peraltro, è già stato nel primo film, per cui tanto complicato non dovrebbe essere). Per seconda cosa, all'inizio era stato detto che il Tartaro si stava indebolendo perché creato dal potere di Zeus che stava svanendo, invece scopriamo che è stato creato da Efesto, che di potere non ne ha più da un pezzo.
Comunque sia, i nostri vanno all'ingresso segreto del Tartaro, si scontrano con Ares e poi, col sacrificio di Efesto, entrano nel Labirinto (eh?) dove Perseo affronta una specie di Minotauro (eh?) e scopre che in realtà il Tartaro non è la Morte Nera ma Hogwarts, con tanto di passaggi che si muovono e ricompongono sotto i suoi piedi.
Qui, Perseo libera un moribondo Zeus che, intanto, era quasi riuscito a convincere Ade a lasciarlo andare, ma Ares ha attaccato suo zio (che sappiamo essere molto più potente di lui, machissenefrega) impedendoglielo.
Ares e Ade erano precipitati in un abisso, ma il primo torna in tempo per lanciare il forcone di Ade nella schiena di Zeus (praticamente regalandolo ai suoi nemici, cosa più importante di quel che sembri visto che, assieme al tridente di Poseidone e alla Saetta di Zeus, compone l'unica arma in grado di sconfiggere Chronus, come era stato fatto in passato).
Con Zeus più morto che vivo, i nostri si preparano alla battaglia contro Chronus. Si preparano molto bene, solo che invece di Chronus arrivano delle creature con due torsi. Buon per loro, visto che la preparazione che avevano fatto includeva trincee infuocate e proiettili in fiamme, che di certo sarebbero stati utilissimi contro Chronus... visto che è un gigante di magma!
Perseo chiede a suo fratello Ares di incontrarlo al tempio di Zeus.
Intanto, riappare Ade che fa ringiovanire Zeus di diecimila anni (eh?) perdonandolo (eh?) e assieme i due vanno in giro a distruggere mostri.
Ares si presenta all'appuntamento col figlio di Perseo, dicendo che vuole farlo assistere alla morte di quest'ultimo e vuole che "veda come ci si sente quando qualcuno ti porta via tuo padre davanti a te" (da come lo dice sembra che qualcuno lo abbia fatto a lui, ma se sì è stato lui stesso... mah!)
Dopo un lungo scontro nel quale apprendiamo che la testa di Perseo è più dura della pietra (Ares gliela sbatte contro una serie di colonne e poi gliela prende a calci mentre è appoggiata a un altare: colonne e altare vanno in pezzi, la testa no), Ares viene ucciso e la possente Lancia della Triade riformata.
Perseo parte in groppa a Pegaso per affontare Chronus (più o meno) e lo distrugge (la lancia lo fa esplodere, interessante però che fosse già stato sconfitto con quella e fosse ancora vivo). Dopodiché decide di regalare al figlio la sua spada, mentre Andromeda si prepara a continuare la guerra contro... uh... contro chi? Ares è stato ucciso, Chronos pure, le truppe erano loro... err...
Zeus muore. Ade dice di aver perso i poteri. Dice che non ci saranno mai più dei. Poi dice a Perseo di usare con cura il suo potere (divino...)
Scene interessanti da notare:
- verso la fine, Agenore si presenta al figlio di Perseo che lo saluta, poi gli dice il nome della tizia che gli sta curando le ferite e questo fa sì che il ragazzino si metta a ridere come un idiota senza alcuna ragione.
- quando Perseo sta accampando scuse per non aiutare Zeus, la tata di suo figlio gli fa notare che "chi ha un potere ha anche dei doveri" (non è inquadrato Stan Lee e/o Peter Parker che chiede i diritti).
Va detto che io sono tra coloro che ritengono che ben di rado un sequel sia anche solo al livello del primo film, meno che mai migliore (è, invece, spesso probabile che sia un'emerita schifezza). Le eccezioni sono davvero poche, tuttavia è probabile che a essere il sequel di una ciofeca si possa a volte partire avvantaggiati, perché mentre guardavo il film non riuscivo a esimermi dal pensare che fosse molto migliore del precedente.
In seguito, sono anche andato a rileggermi la recensione che avevo fatto all'epoca, ricordandomi alcune cose che avevo rimosso e rafforzando la convinzione che, a confronto, il sequel sia oro puro (se non altro, non è pieno di gente che dice delle cose tanto per dire senza che poi corrispondano anche per sbaglio alla realtà).
Sia chiaro, non è che lo si possa definire un bel film, e non è improbabile che io sia stato anche influenzato dalla recente visione di Immortals, al cui confronto diversi film acquisiscono improvvisamente molti punti. Ciò non toglie che, in quanto a livello di idiozia, il secondo capitolo delle avventure di Perseo abbia molto da insegnare al primo.
Le vicende iniziano con Perseo che, ormai vedovo, vive col figlio in un villaggio di pescatori e fa (sopresa) il pescatore. A un tratto però va a fargli visita suo padre Zeus che gli chiede aiuto perché i mortali hanno smesso di rivolgere le loro preghiere agli dei (di nuovo? Ma non stava già succedendo nel primo film? Anche se in effetti lì erano solo gli abitanti di Argo, ma in apparenza questo era sufficiente a causare l'indebolimento degli dei). Come da copione, Perseo se ne frega altamente. Tuttavia Zeus gli fa presente che se gli dei perdono i loro poteri divengono mortali, muoiono, e tutto ciò che hanno fatto cessa di esistere: nello specifico, le mura del Tartaro stanno crollando e Chronus (perché non "Crono" proprio non lo so) sta per liberarsi e potrebbe attaccare i mortali.
Perseo grossomodo continua a fregarsene. Dice che non vuole lasciare il figlio, che ha promesso che non gli avrebbe mai fatto impugnare un'arma (sì ma, scusa, chi te l'ha chiesto?) e tutti i classici chiché del genere.
Zeus se ne va e, assieme ad Ares e Poseidone, si reca da Ade (sì, proprio suo fratello Ade, quello che aveva tentato di ammazzarlo nel film precedente) chiedendo il suo aiuto. In realtà, Ares e Ade si sono accordati con Chronus e imprigionano Zeus per rubargli il potere (quello che aveva già perso) e usarlo per aiutare Chronus a liberarsi (il che è curioso visto che a quanto pare basterebbe eliminare Zeus e, di conseguenza, i suoi poteri che trattengono il titano. Si farebbe anche prima).
Dopo aver picchiato Zeus con evidente soddisfazione, Ares gli ruba la saetta e... uhm... fa qualcosa che sembra generare dei draghi coi bruciori di stomaco (sputano un sacco di fumo).
Uno di questi (che scopriremo poi essere una chimera) piove dal cielo tipo meteora sul villaggio di Perseo e inizia a fare una strage. Perseo a questo punto ha poca scelta: recupera la sua spada laser (che non è più laser, si sarà dimenticato di ricaricarla) da una botola sotto un tavolino fuori dalla porta di casa sua (non so se preoccuparmi più per l'elevato livello di sicurezza o per il fatto che tenga un tavolino fuori dalla porta) e dà prova della sua grande conoscenza di mostri urlando a tutti di stare lontano perché "il suo veleno prende fuoco".
Ora, sia chiaro, la conoscenza ha poco a che fare col fuoco (che era evidente a tutti dal primo secondo) o col dover stare lontani (che era chiaro anche senza fuoco, quante persone ci terrebbero a stare vicine a un mostro ruggente e inca$$ato?) quanto al fatto che la cosa abbia del veleno, informazione che non si capisce da dove arrivi o a che serva (non si capisce, in effetti, neanche a che serva del veleno che va a fuoco appena lo si sputa).
Sconfitto il mostro, Perseo decide di portare suo figlio al tempio di Zeus per parlare col padre. Il tempio, però, è deserto e in rovina. A un tratto arriva Poseidone, ferito, che chiede aiuto a Perseo e gli dice che deve recarsi negli inferi per salvare Zeus. Gli dice anche di cercare suo figlio (suo di Poseidone) Agenore per farsi condurre dal dio caduto. Dopo aver consegnato a Perseo il suo tridente, il dio diventa una statua e poi si riduce in polvere.
Non appena Perseo decide di partire, arriva Pegaso che lesto lo porta all'accampamento della regina Andromeda.
Quest'ultima sta da tempo (e pare con scarso successo) combattendo le chimere, ma è subito pronta ad aiutare l'eroe e lo accompagna da Agenore, un ladro mezzo deficiente che tiene nelle carceri.
Agenore acconsente di aiutarli e parte assieme a Perseo (tecnicamente suo cugino) e Andromeda per andare a cercare il dio caduto: Efesto.
Dopo un viaggio per mare guidato dal tridente di Poseidone e un piccolo scontro con dei ciclopi, i nostri arrivano da Efesto e qui scopriamo che:
1 - Efesto è Leonardo da Vinci
2 - Efesto parla con la civetta meccanica del film originale, apparsa in un cameo nel remake e che di conseguenza proprio non può essere lì, visto che era da tutt'altra parte.
3 - Il Tartaro, progettato e costruito da Efesto stesso, è in realtà la Morte Nera, con tanto di corridoio in cui infilarsi per arrivare all'interno. (Questo è vero solo qui: una volta arrivati a destinazione la cosa è totalmente diversa da come viene prospettata in questa scena).
Questa è la parte del film che più si avvicina al livello di idiozia del precedente. Tanto per cominciare, Perseo non sta cercando un modo di entrare nel Tartaro ma uno di andare nell'Ade (dove, peraltro, è già stato nel primo film, per cui tanto complicato non dovrebbe essere). Per seconda cosa, all'inizio era stato detto che il Tartaro si stava indebolendo perché creato dal potere di Zeus che stava svanendo, invece scopriamo che è stato creato da Efesto, che di potere non ne ha più da un pezzo.
Comunque sia, i nostri vanno all'ingresso segreto del Tartaro, si scontrano con Ares e poi, col sacrificio di Efesto, entrano nel Labirinto (eh?) dove Perseo affronta una specie di Minotauro (eh?) e scopre che in realtà il Tartaro non è la Morte Nera ma Hogwarts, con tanto di passaggi che si muovono e ricompongono sotto i suoi piedi.
Qui, Perseo libera un moribondo Zeus che, intanto, era quasi riuscito a convincere Ade a lasciarlo andare, ma Ares ha attaccato suo zio (che sappiamo essere molto più potente di lui, machissenefrega) impedendoglielo.
Ares e Ade erano precipitati in un abisso, ma il primo torna in tempo per lanciare il forcone di Ade nella schiena di Zeus (praticamente regalandolo ai suoi nemici, cosa più importante di quel che sembri visto che, assieme al tridente di Poseidone e alla Saetta di Zeus, compone l'unica arma in grado di sconfiggere Chronus, come era stato fatto in passato).
Con Zeus più morto che vivo, i nostri si preparano alla battaglia contro Chronus. Si preparano molto bene, solo che invece di Chronus arrivano delle creature con due torsi. Buon per loro, visto che la preparazione che avevano fatto includeva trincee infuocate e proiettili in fiamme, che di certo sarebbero stati utilissimi contro Chronus... visto che è un gigante di magma!
Perseo chiede a suo fratello Ares di incontrarlo al tempio di Zeus.
Intanto, riappare Ade che fa ringiovanire Zeus di diecimila anni (eh?) perdonandolo (eh?) e assieme i due vanno in giro a distruggere mostri.
Ares si presenta all'appuntamento col figlio di Perseo, dicendo che vuole farlo assistere alla morte di quest'ultimo e vuole che "veda come ci si sente quando qualcuno ti porta via tuo padre davanti a te" (da come lo dice sembra che qualcuno lo abbia fatto a lui, ma se sì è stato lui stesso... mah!)
Dopo un lungo scontro nel quale apprendiamo che la testa di Perseo è più dura della pietra (Ares gliela sbatte contro una serie di colonne e poi gliela prende a calci mentre è appoggiata a un altare: colonne e altare vanno in pezzi, la testa no), Ares viene ucciso e la possente Lancia della Triade riformata.
Perseo parte in groppa a Pegaso per affontare Chronus (più o meno) e lo distrugge (la lancia lo fa esplodere, interessante però che fosse già stato sconfitto con quella e fosse ancora vivo). Dopodiché decide di regalare al figlio la sua spada, mentre Andromeda si prepara a continuare la guerra contro... uh... contro chi? Ares è stato ucciso, Chronos pure, le truppe erano loro... err...
Zeus muore. Ade dice di aver perso i poteri. Dice che non ci saranno mai più dei. Poi dice a Perseo di usare con cura il suo potere (divino...)
Scene interessanti da notare:
- verso la fine, Agenore si presenta al figlio di Perseo che lo saluta, poi gli dice il nome della tizia che gli sta curando le ferite e questo fa sì che il ragazzino si metta a ridere come un idiota senza alcuna ragione.
- quando Perseo sta accampando scuse per non aiutare Zeus, la tata di suo figlio gli fa notare che "chi ha un potere ha anche dei doveri" (non è inquadrato Stan Lee e/o Peter Parker che chiede i diritti).
domenica 29 aprile 2012
Immortals
La presentazione di questo film diceva che fa rivivere il mito di Teseo. Il che è indubbiamente vero, finché si intende dire che lo massacra, lo squarta, poi rimette insieme i pezzi a casaccio e li resuscita col collaudato metodo del Dr Frankenstein.
È d'altra parte vero che si tratta di un film indimenticabile: dubito che riuscirò mai a rimuovere dalla mia mente la più incredibile raccolta di costumi ridicoli ed esagerati mai vista al di fuori di un film ambientato nei locali di Las Vegas (e a ben pensarci neanche mai vista in quelli).
Il film inizia mostrandoci un cubo nel quale sono rinchiusi in file serrate dei tizi tutti uguali, con buffi elmetti rossi e corpi coperti di fango secco, che per qualche ragione mordono delle sbarre. A occhio e croce sono due dozzine di individui (ricordatevelo). Di colpo arriva un tipo armato di arco e colpisce il cubo. A questo punto una donna si sveglia e, parlando in una qualche lingua sottotitolata, dice di aver avuto una visione di Re Iperione che cerca l'arco di Epiro per liberare i Titani. Attorno a lei ci sono altre tre ragazze (una delle quali secondo me è un uomo).
Qui una voce narrante ci racconta come, prima dell'esistenza del genere umano, nei cieli ci sia stata una guerra tra immortali, durante la quale andò perduta una potentissima arma, l'arco di Epiro. I vincitori di questa guerra furono gli dei. Gli sconfitti, i titani, vennero imprigionati nelle viscere del monte Tartaro.
Neanche il tempo di assimilare la cosa, e un tipo mascherato, che sappiamo essere Iperione, fa irruzione nel tempio in cui si trovavano le quattro ragazze, che però se ne sono andate perché la prima aveva previsto il suo arrivo.
Si sono in cambio lasciate dietro un mucchio di sacerdoti usa e getta, che compaiono sempre e solo uno per volta.
Il primo che vediamo ha una discussione con Iperione sul perché voglia liberare i titani. Iperione fa la classica tirata sul fatto che gli dei non ci fossero quando aveva bisogno di loro, poi si toglie la maschera e scopriamo che in effetti è inca$$ato perché ha il volto di Mickey Rourke molto post-9 settimane e mezzo (questo perché è Mickey Rourke molto post-9 settimane e mezzo) con un vago sfregio da un lato.
Scopriamo anche che i sacerdoti di questo tempio sono infiammabili: basta un pochino di olio in testa, una torcia e ardono come falò.
Cambio di scena. Un ragazzo di nome Teseo (che con il Teseo del mito ha in comune solo il nome anche se si suppone che sia proprio quello) sta allenandosi in compagnia del suo vecchio mentore.
Questa scena ci dà anche un primo assaggio di come sarà la maggioranza dei dialoghi del film, coi due che si scambiano all'incirca queste battute:
Vecchio: "Dovresti anche trovarti una moglie"
Teseo: "Che me ne faccio?"
Vecchio: "Non basta saper combattere, bisogna anche avere una ragione per farlo"
(e notare che fin qui ha quasi senso, se hai una famiglia combatti per proteggerla, OK)
Teseo: "Combatto per quelli che amo"
(e in teoria questo è quello che il vecchio voleva, per cui, ovviamente...)
Vecchio: "E a tutti gli altri non ci pensi?"
(eh!?!)
Teseo: "Gli altri non hanno mai fatto niente per me"
Vecchio (ormai precipitato in un'altra conversazione con chissà chi e chissà dove): "E i deboli e gli innocenti chi li proteggerà?"
Questo sarà il segno distintivo di una buona metà dei restanti dialoghi, pieni di assurdi non sequitur.
Abbiamo poi modo di scoprire che Teseo ha una madre e che è l'unico uomo al mondo che di giorno va in giro con una minitunica ma di notte per dormire si mette i pantaloni.
Intanto, dopo una bella inquadratura panoramica del suo villaggio scavato nel fianco di una montagna a picco sul mare e raggiungibile solo attraverso una specie di tunnel (che dà l'idea di essere il luogo più difendibile della Terra), qualcuno suona una campana d'allarme che ha l'aspetto di un enorme buco della serratura. Arrivano dei soldati e spiegano alla popolazione che Iperione ha conquistato il tempio sibillino e che il villaggio deve essere evacuato prima che arrivi anche lì, perché è troppo forte per combatterlo.
Viene chiarito che chiunque possa partirà il giorno stesso, chi ha bisogno di più tempo, come vecchi e infermi, partirà il giorno dopo, e comunque verranno lasciati dei soldati per difenderli fino a quel momento.
Poco dopo, Teseo è pronto a partire e un tizio a caso gli dice che non può e che deve partire il giorno dopo assieme ai contadini e agli indesiderabili (ma non erano vecchi e infermi che dovevano partire il giorno dopo?) Lui reagisce, butta a terra il tizio... poi aggredisce un soldato che stava lì ma non aveva fatto assolutamente nulla e gli punta la spada alla gola, usandolo come ostaggio per ottenere dal generale la promessa che resteranno dei soldati a proteggere coloro che partiranno il giorno dopo (cioè si fa promettere qualcosa che era già stato assodato poco prima in sua presenza, un genio quest'uomo).
Quando il soldato viene lasciato andare, è giustamente un tantino alterato e chiede che il traditore (perché traditore poi non lo sapremo mai) venga arrestato, ma ottiene solo che il generale cacci lui dall'esercito.
Quella sera stessa, il soldato uccide due suoi ex commilitoni senza la benché minima ragione, dopodiché lo ritroviamo in catene davanti a Iperione, a cui si è presentato come disertore chiedendo di entrare nel suo esercito.
Iperione gli fa tutto un altro discorso di nessuna rilevanza, poi, prima di accoglierlo nel suo esercito, lo fa sfregiare e castrare (con una martellata tra le gambe che più che castrazione avrebbe dovuto causare una frattura multipla scomposta del bacino) dal minotauro (ovvero un deficiente con in testa una gabbia di filo spinato a forma di testa di toro).
Assistiamo anche all'interrogatorio del secondo sacerdote del tempio (uguale al primo) che pur di non rivelare dove si trova la vergine dell'oracolo (ovvero la ragazza dell'inizio) si taglia la lingua, e che Iperione ordina di gettare a delle non meglio specificate belve per farlo parlare.
Mentre Teseo si trova chissà dove a fare chissà cosa, Iperione (con un elmo che sembra rubato a un personaggio DC) attacca (senza motivo alcuno) il suo villaggio, dove di soldati non c'è più neanche l'ombra. Teseo arriva e vede sua madre sul punto di essere uccisa. Ovviamente interviene, uccide alcuni guerrieri, poi viene immobilizzato e assiste al re che sgozza con piacere sua madre e quindi ordina che lui, anziché essere ucciso, venga mandato a lavorare nelle miniere (è la prima e ultima volta che sentiremo parlare di miniere).
Il vecchio mentore di Teseo, intanto, si svela essere Zeus, che nella realtà è giovane e coi baffetti da sparviero. Lo scopriamo (che sia Zeus, non che sia giovane e coi baffetti da sparviero) per mezzo di un dialogo con sua figlia Athena, il cui concetto di invisibilità è dipingersi addosso il motivo della parete a cui sta appoggiata (lo fanno anche dei tizi in Arthur e la Vendetta di Malthazar, ma non sono dei, per cui a loro riesce meglio).
Dal dialogo sappiamo che gli dei hanno una legge che impedisce loro di interferire coi mortali, e che Zeus lo sta sì facendo ma in spoglie mortali e non come dio (in seguito, in una scena ambientata all'Olimpo, piena di dei vestiti tutti d'oro ma in generale come deficienti e con dei copricapi che sembrano attaccapanni, rinforzerà il concetto dicendo che chiunque venga sorpreso a interferire coi mortali come dio, a meno che i titani siano stati liberati, verrà condannato a morte).
In tutto questo, la vergine dell'oracolo ci informa che Iperione tratta molto bene le donne incinte, ma dopo che hanno partorito le massacra di persona. No, non ce ne importa niente e non ha la benché minima rilevanza sulla trama, ma lei sentiva il bisogno di dirlo.
Qualche tempo dopo, Teseo e altri schiavi se ne vanno in giro per il deserto portandosi dietro enormi travi di legno a cui sono incatenati. Vengono scortati in un posto dove c'è dell'acqua e tutti tranne lui si fermano a bere.
Qui arrivano quattro donne con addosso dei burka integrali rossi e in testa dei paralumi. Sono la vergine dell'oracolo e le sue tre ancelle (che scopriamo esistere al solo scopo di non far sapere quale delle quattro sia la vera vergine dell'oracolo), che a quanto pare Iperione ha trovato, ma non sapremo mai come o dove. Passando, la vergine sfiora un piede di Teseo e ha una visione di lui che abbraccia Iperione tenendo in mano l'arco di Epiro.
Qui abbiamo un altro dialogo pregno, con la vergine che va a bere accanto a un tizio:
V: "Tu eri un ladro?"
T: "Io sono un ladro, se non fosse per queste catene ti ruberei il cuore"
V: "Stanotte dobbiamo scappare, tutti quelli capaci di combattere e lui" (indicando Teseo)
Sì, OK, va bene, per rompere il ghiaccio potevi anche parlare del tempo già che c'eri.
Arriva la sera e le quattro donne, che da qualche parte avevano dei pugnali, massacrano le guardie, liberano loro stesse e gli schiavi dalle catene (non sapremo mai come) e fuggono... salvo che le tre ancelle non fuggono affatto e anzi vengono malmenate e rimesse in catene, ma lo scopriremo solo dopo.
Tutti gli altri raggiungono una scogliera sul mare oscuro, dove una petroliera ha avuto un grave incidente (o quello, o datemi un'altra spiegazione per il fatto accertato che il mare sia nero a causa dell'olio che ci galleggia in grande quantità), e attendono che arrivi una buffa barca guidata da un manipolo di soldati. Intanto non perdono occasione per un altro dialogo pregno: il ladro dice che vuole andare a sud, la vergine dice che non è lì che devono andare, il ladro le dà della meretrice e Teseo lo picchia, poi, quando gli viene chiesto se lui andrà a sud o seguirà la vergine (premesso che la barca è comunque UNA, per cui...), lui dice che non farà nessuna delle due cose (ma la vergine non ha mai detto da che parte intende andare) e invece andrà a nord. A questa il ladro decide che Teseo parla come un pazzo ma che lui i pazzi preferisce averli a fianco che contro.
Comunque sia, la barca arriva, i nostri si nascondono con l'abilità di ninja paralitici e (nonostante siano stati in bella vista sulla scogliera per tutto il tempo) i soldati cadono nell'imboscata... e fa pochissima differenza perché il gruppetto non è chiaramente in grado di tener loro testa.
Ma dall'alto interviene Poseidone, che si tuffa dall'Olimpo nel mare e causa uno tsunami (non viene inquadrata la giuria che vota 1 all'unanimità per il pessimo ingresso in acqua). Guidato da una visione della vergine, Teseo aspetta fino all'ultimo prima di scansarsi, poi la barca viene travolta dall'onda e va a schiantarsi contro le rocce assieme ai soldati.
Sì ma... la barca non doveva servire al gruppo per muoversi? A nessuno pare che la cosa interessi, e la barca non verrà mai più menzionata.
In cambio, la vergine parla a Teseo della sua visione, che ora include anche un corpo avvolto in un sudario. Gli chiede se sua madre sia stata sepolta, e quando lui dice di no risponde che deve andare a seppellirla.
Così fanno, mentre Iperione, saputo che la vergine sta guidando Teseo indietro al suo villaggio, decide di teletrasportarci (non lo dice, ma a conti fatti è evidente che venga teletrasportato) il "minotauro", convinto che la donna stia guidando Teseo all'arco.
Al villaggio, Teseo avvolge il corpo della madre in un sudario (deve essere quello visto dalla vergine, chiaramente, ma non gli somiglia, primo indizio del fatto che la vergine ha il dono delle visioni sbagliate) e lo porta nelle catacombe labirintiche in cui pare la sua gente seppellisca i morti. Per non perdersi, si fa un taglio sulla caviglia, e così lascia precise e perfette impronte insanguinate per tutta la strada (non ce ne sono altre, quindi la domanda è: a) è la prima volta che qualcuno seppellisce un morto lì, b) è solo la prima volta che qualcuno poi ne uscirà anche, c) tutti gli altri hanno un senso dell'orientamento migliore, o d) c'è un povero disgraziato col preciso compito di lavare il sangue ogni santa volta?). A destinazione, sebbene ci siano loculi vuoti a profusione, ne sceglie uno accanto a quella che pare una montagna di escrementi (ma che si intuisce poi debba essere una roccia che non si capisce perché sia lì) addossata a buona parte della parete.
In effetti parte di questa è addirittura dentro il loculo, e ne sporge qualcosa che si muove quando lo urta. Di conseguenza, Teseo decide di rompere la roccia e, toh, c'è dentro l'arco di Epiro, ma che coincidenza.
Ci viene poi anche precisato che l'arco è stato creato da Eracle, che dovrebbe quindi anche essere famoso come l'unico ad aver mai creato qualcosa prima di nascere (assodato che l'arco era andato perduto prima dell'esistenza del genere umano).
L'arco ha il potere di generare frecce alla sola tensione della corda. Teseo ha il potere di perdersi l'arco a ogni piè sospinto.
Comincia subito, infatti, quando il minotauro gli lancia una mannaia da macellaio (!) facendoglielo cadere.
Segue scontro in cui il minotauro viene battuto e poi decapitato, ma non prima di aver graffiato Teseo con la sua maschera cosparsa di veleno.
Quando Teseo torna al villaggio, con l'arco in una mano e la testa ancora ingabbiata del minotauro nell'altra (si vede che fa fatica a camminare e a trasportarla, ma dopotutto ha una valida ragione per portarsela dietro) trova il villaggio invaso (di nuovo) dagli uomini di Iperione che stanno (di nuovo) per sgozzare i suoi amici. Tende l'arco e lancia tre frecce in sequenza (la terza dopo un po', in effetti, ma le prime due sono gentili e la aspettano) che nonostante la distanza colpiscono perfettamente i tre soldati e li scagliano via dalle loro vittime, uccidendoli.
Poi prende la testa del minotauro e la getta in mare. Come avrebbe potuto vivere senza farlo?
Durante la notte, la vergine gli rivela che è stato avvelenato, e già che c'è se lo porta a letto, in barba al fatto che questo dovrebbe farle perdere il dono della profezia.
Non molto dopo, il gruppo, assieme a uno dei sacerdoti che non parla, sebbene in teoria non possa essere quello che si è tagliato la lingua, arriva al tempio sibillino, così, tanto per. Qui scopre che le tre ancelle sono state messe a cuocere in un toro metallico, e che al tempio ci sono ancora dei soldati. Il sacerdote, inalberato, e sebbene pare che non possa togliere la vita a nessuno per via della sua religione, si lancia all'attacco. Teseo capisce che è una trappola. Di conseguenza prende l'arco e uccide tranquillamente tutti i soldati senza il minimo problem... no, scherzavo, gli corre dietro come un deficiente e si fa anche sfuggire di mano l'arco, che viene prontamente rubato da una specie di iena che lo porta a Iperione seduta stante.
I soldati stanno per sopraffare il gruppo (che ormai è praticamente composto da Teseo, l'ancora-ladro e l'ex-vergine), ma, in barba alle raccomandazioni di Zeus, arriva (presumo) Ares, a cui nessuno ha spiegato che il martello è il simbolo di Thor (anche se a onor del vero la sua arma è piuttosto un batticarne con un enorme manico), che uccide tutti in un istante, ma al rallentatore. Arriva anche Athena con due cavalli sullo sfondo, dicendo a Teseo di prenderli e dirigersi al monte Tartaro (dove si sono rifugiati tutti, perché ha come unico accesso una possente porta e un tunnel facilmente difendibile... ehm, a me ricorda qualcosa, a voi no?), e che le bestie correranno finché non gli scoppierà il cuore (scopriremo poi che sarebbe stato più corretto dire: gli scoppierà il cuore non appena smetteranno di correre).
Ma a quel punto arriva Zeus che guarda storto Atena, materializza una frusta infuocata e la usa per colpire Ares. Come succede sempre quando si viene colpiti da una frusta infuocata, Ares viene scagliato contro un muro e lo sfonda lasciando un buco che solo per poco non è a forma di Ares come nei cartoni animati (ma del resto lo vedremo poi perfettamente incastonato - Ares, non il buco - in una lastra di marmo a futura memoria, per cui...)
Zeus informa Teseo che nessun dio scenderà più a soccorrerlo (mente) e che non deve deludere le sue aspettative(?)
Teseo parte, sottolineando che Iperione è convinto che i titani siano ancora imprigionati sotto il monte Tartaro (e infatti sono lì...)
Cambio scena, i cavalli arrivano alla porta della grande muraglia del Tartaro che, il disertore si è premurato di dire a Iperione, è stata progettata per essere inviolabile (la risposta di Iperione, "hai mai sentito di una porta che sia stata progettata per essere violata?", è la più sensata dell'intero film). Qui vengono fermati dai soldati, smontano, e a quel punto i cavalli crollano al suolo e muoiono (giustappunto) mentre il ladro commenta che è proprio il cavallo che avrebbe desiderato da piccolo (voleva un cavallo morto?)
Teseo cerca di dire a chi di dovere che Iperione ha l'arco, ma nessuno crede che l'arco esista.
Intanto Iperione si fa avanti fingendosi un suo messaggero e chiede di parlare con Teseo, cercando, non si sa bene perché, di reclutarlo nel suo esercito, e venendo rifiutato.
Così tende l'arco e lancia una freccia alla porta della muraglia, che esplode(!)
I soldati, giustamente terrorizzati da un'arma simile (che però Iperione non userà più se non per altri scopi) si danno alla fuga abbandonando gli scudi.
Teseo li ferma. Quando si sente dire che non è nessuno per dire loro cosa fare, risponde che non è lì per dire loro cosa fare, dopodiché dice loro cosa fare (apparentemente suonare gli scudi con le spade a ritmo).
L'esercito di Iperione aspetta gentilmente la fine del musical prima di attaccare.
Nel corso della battaglia, Teseo insegue Iperione ma non riesce a impedirgli di rompere un angolino del cubo che imprigiona i titani, liberandoli. A questo punto arrivano giù dall'Olimpo degli dei in fotocopia, tutti uguali e per l'occasione con degli elmetti uguali a quelli dei titani, ma dorati (a questo punto si capisce il perché degli strani copricapi: senza quelli gli dei sembrano l'esercito dei cloni di Star Ward: si distinguono solo Atena, che è l'unica donna, e Zeus, per i baffetti da sparviero).
Quattro o forse cinque dei sono sufficienti a sterminare una trentina di titani senza il minimo problema prima che questi li mettano in difficoltà con la sola forza del numero (numero che ormai dovrebbe essere all'incirca -6, considerato che inizialmente, ricorderete, erano due dozzine). Quando Atena viene uccisa facendole un taglietto sulla coscia e poi impalandola a un ferro sporgente che fino a poco prima non esisteva (e che avrebbe senso di esistere solo se il cubo fosse stato di cemento armato), prima di spirare prega suo padre di non abbandonare l'umanità. Questo, apparentemente, significa tirare la catena dello sciacquone e far precipitare una montagna su tutti i combattenti, buoni e cattivi che fossero, salvando solo sé stesso, il corpo di Atena e Teseo, che intanto ha ucciso Iperione in una delle battaglie più ricche di frasi senza senso della storia del cinema.
Due titani, però, scappano.
Anni dopo, vediamo la storia di Teseo letteralmente scolpita nella pietra e scopriamo che ha avuto dall'ex-vergine un figlio, Acamante (scopriamo anche che l'ex-vergine è Fedra, il che lascia pensare che il povero Acamante avrà vita breve).
Acamante ha il dono delle visioni, che gli scattano solo se tocca la statua del padre. Ne vediamo giusto un flash, poi appare Zeus nelle sembianze da vecchio che aveva all'inizio e gli dice che un giorno dovrà fare la sua parte, senza dirgli di che cavolo stia parlando.
Il film si chiude con Acamante che torna ad avere la sua visione, un'immane guerra tra migliaia di dei tutti uguali e forse una decina di titani che non si capisce a) come facciano a essere una decina se ne sono scappati due e nessuno di loro (compresi quelli rimasti) era una donna e b) come mai ancora non siano stati sconfitti se erano sufficienti quattro o cinque dei per sterminarne a dozzine.
Tutto sommato, non ho un gran desiderio di scoprirlo.
È d'altra parte vero che si tratta di un film indimenticabile: dubito che riuscirò mai a rimuovere dalla mia mente la più incredibile raccolta di costumi ridicoli ed esagerati mai vista al di fuori di un film ambientato nei locali di Las Vegas (e a ben pensarci neanche mai vista in quelli).
Il film inizia mostrandoci un cubo nel quale sono rinchiusi in file serrate dei tizi tutti uguali, con buffi elmetti rossi e corpi coperti di fango secco, che per qualche ragione mordono delle sbarre. A occhio e croce sono due dozzine di individui (ricordatevelo). Di colpo arriva un tipo armato di arco e colpisce il cubo. A questo punto una donna si sveglia e, parlando in una qualche lingua sottotitolata, dice di aver avuto una visione di Re Iperione che cerca l'arco di Epiro per liberare i Titani. Attorno a lei ci sono altre tre ragazze (una delle quali secondo me è un uomo).
Qui una voce narrante ci racconta come, prima dell'esistenza del genere umano, nei cieli ci sia stata una guerra tra immortali, durante la quale andò perduta una potentissima arma, l'arco di Epiro. I vincitori di questa guerra furono gli dei. Gli sconfitti, i titani, vennero imprigionati nelle viscere del monte Tartaro.
Neanche il tempo di assimilare la cosa, e un tipo mascherato, che sappiamo essere Iperione, fa irruzione nel tempio in cui si trovavano le quattro ragazze, che però se ne sono andate perché la prima aveva previsto il suo arrivo.
Si sono in cambio lasciate dietro un mucchio di sacerdoti usa e getta, che compaiono sempre e solo uno per volta.
Il primo che vediamo ha una discussione con Iperione sul perché voglia liberare i titani. Iperione fa la classica tirata sul fatto che gli dei non ci fossero quando aveva bisogno di loro, poi si toglie la maschera e scopriamo che in effetti è inca$$ato perché ha il volto di Mickey Rourke molto post-9 settimane e mezzo (questo perché è Mickey Rourke molto post-9 settimane e mezzo) con un vago sfregio da un lato.
Scopriamo anche che i sacerdoti di questo tempio sono infiammabili: basta un pochino di olio in testa, una torcia e ardono come falò.
Cambio di scena. Un ragazzo di nome Teseo (che con il Teseo del mito ha in comune solo il nome anche se si suppone che sia proprio quello) sta allenandosi in compagnia del suo vecchio mentore.
Questa scena ci dà anche un primo assaggio di come sarà la maggioranza dei dialoghi del film, coi due che si scambiano all'incirca queste battute:
Vecchio: "Dovresti anche trovarti una moglie"
Teseo: "Che me ne faccio?"
Vecchio: "Non basta saper combattere, bisogna anche avere una ragione per farlo"
(e notare che fin qui ha quasi senso, se hai una famiglia combatti per proteggerla, OK)
Teseo: "Combatto per quelli che amo"
(e in teoria questo è quello che il vecchio voleva, per cui, ovviamente...)
Vecchio: "E a tutti gli altri non ci pensi?"
(eh!?!)
Teseo: "Gli altri non hanno mai fatto niente per me"
Vecchio (ormai precipitato in un'altra conversazione con chissà chi e chissà dove): "E i deboli e gli innocenti chi li proteggerà?"
Questo sarà il segno distintivo di una buona metà dei restanti dialoghi, pieni di assurdi non sequitur.
Abbiamo poi modo di scoprire che Teseo ha una madre e che è l'unico uomo al mondo che di giorno va in giro con una minitunica ma di notte per dormire si mette i pantaloni.
Intanto, dopo una bella inquadratura panoramica del suo villaggio scavato nel fianco di una montagna a picco sul mare e raggiungibile solo attraverso una specie di tunnel (che dà l'idea di essere il luogo più difendibile della Terra), qualcuno suona una campana d'allarme che ha l'aspetto di un enorme buco della serratura. Arrivano dei soldati e spiegano alla popolazione che Iperione ha conquistato il tempio sibillino e che il villaggio deve essere evacuato prima che arrivi anche lì, perché è troppo forte per combatterlo.
Viene chiarito che chiunque possa partirà il giorno stesso, chi ha bisogno di più tempo, come vecchi e infermi, partirà il giorno dopo, e comunque verranno lasciati dei soldati per difenderli fino a quel momento.
Poco dopo, Teseo è pronto a partire e un tizio a caso gli dice che non può e che deve partire il giorno dopo assieme ai contadini e agli indesiderabili (ma non erano vecchi e infermi che dovevano partire il giorno dopo?) Lui reagisce, butta a terra il tizio... poi aggredisce un soldato che stava lì ma non aveva fatto assolutamente nulla e gli punta la spada alla gola, usandolo come ostaggio per ottenere dal generale la promessa che resteranno dei soldati a proteggere coloro che partiranno il giorno dopo (cioè si fa promettere qualcosa che era già stato assodato poco prima in sua presenza, un genio quest'uomo).
Quando il soldato viene lasciato andare, è giustamente un tantino alterato e chiede che il traditore (perché traditore poi non lo sapremo mai) venga arrestato, ma ottiene solo che il generale cacci lui dall'esercito.
Quella sera stessa, il soldato uccide due suoi ex commilitoni senza la benché minima ragione, dopodiché lo ritroviamo in catene davanti a Iperione, a cui si è presentato come disertore chiedendo di entrare nel suo esercito.
Iperione gli fa tutto un altro discorso di nessuna rilevanza, poi, prima di accoglierlo nel suo esercito, lo fa sfregiare e castrare (con una martellata tra le gambe che più che castrazione avrebbe dovuto causare una frattura multipla scomposta del bacino) dal minotauro (ovvero un deficiente con in testa una gabbia di filo spinato a forma di testa di toro).
Assistiamo anche all'interrogatorio del secondo sacerdote del tempio (uguale al primo) che pur di non rivelare dove si trova la vergine dell'oracolo (ovvero la ragazza dell'inizio) si taglia la lingua, e che Iperione ordina di gettare a delle non meglio specificate belve per farlo parlare.
Mentre Teseo si trova chissà dove a fare chissà cosa, Iperione (con un elmo che sembra rubato a un personaggio DC) attacca (senza motivo alcuno) il suo villaggio, dove di soldati non c'è più neanche l'ombra. Teseo arriva e vede sua madre sul punto di essere uccisa. Ovviamente interviene, uccide alcuni guerrieri, poi viene immobilizzato e assiste al re che sgozza con piacere sua madre e quindi ordina che lui, anziché essere ucciso, venga mandato a lavorare nelle miniere (è la prima e ultima volta che sentiremo parlare di miniere).
Il vecchio mentore di Teseo, intanto, si svela essere Zeus, che nella realtà è giovane e coi baffetti da sparviero. Lo scopriamo (che sia Zeus, non che sia giovane e coi baffetti da sparviero) per mezzo di un dialogo con sua figlia Athena, il cui concetto di invisibilità è dipingersi addosso il motivo della parete a cui sta appoggiata (lo fanno anche dei tizi in Arthur e la Vendetta di Malthazar, ma non sono dei, per cui a loro riesce meglio).
Dal dialogo sappiamo che gli dei hanno una legge che impedisce loro di interferire coi mortali, e che Zeus lo sta sì facendo ma in spoglie mortali e non come dio (in seguito, in una scena ambientata all'Olimpo, piena di dei vestiti tutti d'oro ma in generale come deficienti e con dei copricapi che sembrano attaccapanni, rinforzerà il concetto dicendo che chiunque venga sorpreso a interferire coi mortali come dio, a meno che i titani siano stati liberati, verrà condannato a morte).
In tutto questo, la vergine dell'oracolo ci informa che Iperione tratta molto bene le donne incinte, ma dopo che hanno partorito le massacra di persona. No, non ce ne importa niente e non ha la benché minima rilevanza sulla trama, ma lei sentiva il bisogno di dirlo.
Qualche tempo dopo, Teseo e altri schiavi se ne vanno in giro per il deserto portandosi dietro enormi travi di legno a cui sono incatenati. Vengono scortati in un posto dove c'è dell'acqua e tutti tranne lui si fermano a bere.
Qui arrivano quattro donne con addosso dei burka integrali rossi e in testa dei paralumi. Sono la vergine dell'oracolo e le sue tre ancelle (che scopriamo esistere al solo scopo di non far sapere quale delle quattro sia la vera vergine dell'oracolo), che a quanto pare Iperione ha trovato, ma non sapremo mai come o dove. Passando, la vergine sfiora un piede di Teseo e ha una visione di lui che abbraccia Iperione tenendo in mano l'arco di Epiro.
Qui abbiamo un altro dialogo pregno, con la vergine che va a bere accanto a un tizio:
V: "Tu eri un ladro?"
T: "Io sono un ladro, se non fosse per queste catene ti ruberei il cuore"
V: "Stanotte dobbiamo scappare, tutti quelli capaci di combattere e lui" (indicando Teseo)
Sì, OK, va bene, per rompere il ghiaccio potevi anche parlare del tempo già che c'eri.
Arriva la sera e le quattro donne, che da qualche parte avevano dei pugnali, massacrano le guardie, liberano loro stesse e gli schiavi dalle catene (non sapremo mai come) e fuggono... salvo che le tre ancelle non fuggono affatto e anzi vengono malmenate e rimesse in catene, ma lo scopriremo solo dopo.
Tutti gli altri raggiungono una scogliera sul mare oscuro, dove una petroliera ha avuto un grave incidente (o quello, o datemi un'altra spiegazione per il fatto accertato che il mare sia nero a causa dell'olio che ci galleggia in grande quantità), e attendono che arrivi una buffa barca guidata da un manipolo di soldati. Intanto non perdono occasione per un altro dialogo pregno: il ladro dice che vuole andare a sud, la vergine dice che non è lì che devono andare, il ladro le dà della meretrice e Teseo lo picchia, poi, quando gli viene chiesto se lui andrà a sud o seguirà la vergine (premesso che la barca è comunque UNA, per cui...), lui dice che non farà nessuna delle due cose (ma la vergine non ha mai detto da che parte intende andare) e invece andrà a nord. A questa il ladro decide che Teseo parla come un pazzo ma che lui i pazzi preferisce averli a fianco che contro.
Comunque sia, la barca arriva, i nostri si nascondono con l'abilità di ninja paralitici e (nonostante siano stati in bella vista sulla scogliera per tutto il tempo) i soldati cadono nell'imboscata... e fa pochissima differenza perché il gruppetto non è chiaramente in grado di tener loro testa.
Ma dall'alto interviene Poseidone, che si tuffa dall'Olimpo nel mare e causa uno tsunami (non viene inquadrata la giuria che vota 1 all'unanimità per il pessimo ingresso in acqua). Guidato da una visione della vergine, Teseo aspetta fino all'ultimo prima di scansarsi, poi la barca viene travolta dall'onda e va a schiantarsi contro le rocce assieme ai soldati.
Sì ma... la barca non doveva servire al gruppo per muoversi? A nessuno pare che la cosa interessi, e la barca non verrà mai più menzionata.
In cambio, la vergine parla a Teseo della sua visione, che ora include anche un corpo avvolto in un sudario. Gli chiede se sua madre sia stata sepolta, e quando lui dice di no risponde che deve andare a seppellirla.
Così fanno, mentre Iperione, saputo che la vergine sta guidando Teseo indietro al suo villaggio, decide di teletrasportarci (non lo dice, ma a conti fatti è evidente che venga teletrasportato) il "minotauro", convinto che la donna stia guidando Teseo all'arco.
Al villaggio, Teseo avvolge il corpo della madre in un sudario (deve essere quello visto dalla vergine, chiaramente, ma non gli somiglia, primo indizio del fatto che la vergine ha il dono delle visioni sbagliate) e lo porta nelle catacombe labirintiche in cui pare la sua gente seppellisca i morti. Per non perdersi, si fa un taglio sulla caviglia, e così lascia precise e perfette impronte insanguinate per tutta la strada (non ce ne sono altre, quindi la domanda è: a) è la prima volta che qualcuno seppellisce un morto lì, b) è solo la prima volta che qualcuno poi ne uscirà anche, c) tutti gli altri hanno un senso dell'orientamento migliore, o d) c'è un povero disgraziato col preciso compito di lavare il sangue ogni santa volta?). A destinazione, sebbene ci siano loculi vuoti a profusione, ne sceglie uno accanto a quella che pare una montagna di escrementi (ma che si intuisce poi debba essere una roccia che non si capisce perché sia lì) addossata a buona parte della parete.
In effetti parte di questa è addirittura dentro il loculo, e ne sporge qualcosa che si muove quando lo urta. Di conseguenza, Teseo decide di rompere la roccia e, toh, c'è dentro l'arco di Epiro, ma che coincidenza.
Ci viene poi anche precisato che l'arco è stato creato da Eracle, che dovrebbe quindi anche essere famoso come l'unico ad aver mai creato qualcosa prima di nascere (assodato che l'arco era andato perduto prima dell'esistenza del genere umano).
L'arco ha il potere di generare frecce alla sola tensione della corda. Teseo ha il potere di perdersi l'arco a ogni piè sospinto.
Comincia subito, infatti, quando il minotauro gli lancia una mannaia da macellaio (!) facendoglielo cadere.
Segue scontro in cui il minotauro viene battuto e poi decapitato, ma non prima di aver graffiato Teseo con la sua maschera cosparsa di veleno.
Quando Teseo torna al villaggio, con l'arco in una mano e la testa ancora ingabbiata del minotauro nell'altra (si vede che fa fatica a camminare e a trasportarla, ma dopotutto ha una valida ragione per portarsela dietro) trova il villaggio invaso (di nuovo) dagli uomini di Iperione che stanno (di nuovo) per sgozzare i suoi amici. Tende l'arco e lancia tre frecce in sequenza (la terza dopo un po', in effetti, ma le prime due sono gentili e la aspettano) che nonostante la distanza colpiscono perfettamente i tre soldati e li scagliano via dalle loro vittime, uccidendoli.
Poi prende la testa del minotauro e la getta in mare. Come avrebbe potuto vivere senza farlo?
Durante la notte, la vergine gli rivela che è stato avvelenato, e già che c'è se lo porta a letto, in barba al fatto che questo dovrebbe farle perdere il dono della profezia.
Non molto dopo, il gruppo, assieme a uno dei sacerdoti che non parla, sebbene in teoria non possa essere quello che si è tagliato la lingua, arriva al tempio sibillino, così, tanto per. Qui scopre che le tre ancelle sono state messe a cuocere in un toro metallico, e che al tempio ci sono ancora dei soldati. Il sacerdote, inalberato, e sebbene pare che non possa togliere la vita a nessuno per via della sua religione, si lancia all'attacco. Teseo capisce che è una trappola. Di conseguenza prende l'arco e uccide tranquillamente tutti i soldati senza il minimo problem... no, scherzavo, gli corre dietro come un deficiente e si fa anche sfuggire di mano l'arco, che viene prontamente rubato da una specie di iena che lo porta a Iperione seduta stante.
I soldati stanno per sopraffare il gruppo (che ormai è praticamente composto da Teseo, l'ancora-ladro e l'ex-vergine), ma, in barba alle raccomandazioni di Zeus, arriva (presumo) Ares, a cui nessuno ha spiegato che il martello è il simbolo di Thor (anche se a onor del vero la sua arma è piuttosto un batticarne con un enorme manico), che uccide tutti in un istante, ma al rallentatore. Arriva anche Athena con due cavalli sullo sfondo, dicendo a Teseo di prenderli e dirigersi al monte Tartaro (dove si sono rifugiati tutti, perché ha come unico accesso una possente porta e un tunnel facilmente difendibile... ehm, a me ricorda qualcosa, a voi no?), e che le bestie correranno finché non gli scoppierà il cuore (scopriremo poi che sarebbe stato più corretto dire: gli scoppierà il cuore non appena smetteranno di correre).
Ma a quel punto arriva Zeus che guarda storto Atena, materializza una frusta infuocata e la usa per colpire Ares. Come succede sempre quando si viene colpiti da una frusta infuocata, Ares viene scagliato contro un muro e lo sfonda lasciando un buco che solo per poco non è a forma di Ares come nei cartoni animati (ma del resto lo vedremo poi perfettamente incastonato - Ares, non il buco - in una lastra di marmo a futura memoria, per cui...)
Zeus informa Teseo che nessun dio scenderà più a soccorrerlo (mente) e che non deve deludere le sue aspettative(?)
Teseo parte, sottolineando che Iperione è convinto che i titani siano ancora imprigionati sotto il monte Tartaro (e infatti sono lì...)
Cambio scena, i cavalli arrivano alla porta della grande muraglia del Tartaro che, il disertore si è premurato di dire a Iperione, è stata progettata per essere inviolabile (la risposta di Iperione, "hai mai sentito di una porta che sia stata progettata per essere violata?", è la più sensata dell'intero film). Qui vengono fermati dai soldati, smontano, e a quel punto i cavalli crollano al suolo e muoiono (giustappunto) mentre il ladro commenta che è proprio il cavallo che avrebbe desiderato da piccolo (voleva un cavallo morto?)
Teseo cerca di dire a chi di dovere che Iperione ha l'arco, ma nessuno crede che l'arco esista.
Intanto Iperione si fa avanti fingendosi un suo messaggero e chiede di parlare con Teseo, cercando, non si sa bene perché, di reclutarlo nel suo esercito, e venendo rifiutato.
Così tende l'arco e lancia una freccia alla porta della muraglia, che esplode(!)
I soldati, giustamente terrorizzati da un'arma simile (che però Iperione non userà più se non per altri scopi) si danno alla fuga abbandonando gli scudi.
Teseo li ferma. Quando si sente dire che non è nessuno per dire loro cosa fare, risponde che non è lì per dire loro cosa fare, dopodiché dice loro cosa fare (apparentemente suonare gli scudi con le spade a ritmo).
L'esercito di Iperione aspetta gentilmente la fine del musical prima di attaccare.
Nel corso della battaglia, Teseo insegue Iperione ma non riesce a impedirgli di rompere un angolino del cubo che imprigiona i titani, liberandoli. A questo punto arrivano giù dall'Olimpo degli dei in fotocopia, tutti uguali e per l'occasione con degli elmetti uguali a quelli dei titani, ma dorati (a questo punto si capisce il perché degli strani copricapi: senza quelli gli dei sembrano l'esercito dei cloni di Star Ward: si distinguono solo Atena, che è l'unica donna, e Zeus, per i baffetti da sparviero).
Quattro o forse cinque dei sono sufficienti a sterminare una trentina di titani senza il minimo problema prima che questi li mettano in difficoltà con la sola forza del numero (numero che ormai dovrebbe essere all'incirca -6, considerato che inizialmente, ricorderete, erano due dozzine). Quando Atena viene uccisa facendole un taglietto sulla coscia e poi impalandola a un ferro sporgente che fino a poco prima non esisteva (e che avrebbe senso di esistere solo se il cubo fosse stato di cemento armato), prima di spirare prega suo padre di non abbandonare l'umanità. Questo, apparentemente, significa tirare la catena dello sciacquone e far precipitare una montagna su tutti i combattenti, buoni e cattivi che fossero, salvando solo sé stesso, il corpo di Atena e Teseo, che intanto ha ucciso Iperione in una delle battaglie più ricche di frasi senza senso della storia del cinema.
Due titani, però, scappano.
Anni dopo, vediamo la storia di Teseo letteralmente scolpita nella pietra e scopriamo che ha avuto dall'ex-vergine un figlio, Acamante (scopriamo anche che l'ex-vergine è Fedra, il che lascia pensare che il povero Acamante avrà vita breve).
Acamante ha il dono delle visioni, che gli scattano solo se tocca la statua del padre. Ne vediamo giusto un flash, poi appare Zeus nelle sembianze da vecchio che aveva all'inizio e gli dice che un giorno dovrà fare la sua parte, senza dirgli di che cavolo stia parlando.
Il film si chiude con Acamante che torna ad avere la sua visione, un'immane guerra tra migliaia di dei tutti uguali e forse una decina di titani che non si capisce a) come facciano a essere una decina se ne sono scappati due e nessuno di loro (compresi quelli rimasti) era una donna e b) come mai ancora non siano stati sconfitti se erano sufficienti quattro o cinque dei per sterminarne a dozzine.
Tutto sommato, non ho un gran desiderio di scoprirlo.
giovedì 19 aprile 2012
LevanteCon 2012 - parte II
Una delle prima cose che mi era stata chiesta arrivando all'hotel Sabato era se avessi il badge dell'anno scorso. La mia risposta ovviamente era stata che sì, ce l'avevo, dato che conservo tutti i badge e pass di ogni convention a cui vado, anche quelli che non possono avere alcuna utilità intrinseca una volta conclusosi l'evento.
Pur avendo poi assodato che in realtà il badge non era indispensabile, purché avessi almeno il cordino per mettermelo al collo, appena tornato a casa Sabato sera il mio primo pensiero era stato quello di recuperarlo... scoprendo che non c'era...! Ho tirato fuori dal cassetto dove (tra un mucchio di altre cianfrusaglie) tengo tutti i pass cose che risalivano a STICCON di chissà quando e ad almeno tre LevanteCon fa, ma oltre quelle c'era solo un desolante cordino azzurro con nulla attaccato. Dopo aver riguardato le stesse cose per almeno tre volte, e cercato nei posti più impensabili, alla fine trovo il badge in quello che ritenevo l'unico posto (be', quasi l'unico: avevo escluso anche la vaschetta dello scarico) dove proprio non poteva essere... il mio marsupio!
Si potrebbe pensare che la mia sia stata una fatica inutile, e in effetti più tardi, appena arrivato, mi vedrò consegnare un badge nuovo di zecca da Pierpaolo (Ventrella, della Nautilus, non mio cugino), fatto sta che, memore dell'abitudine dei badge di fare rotazioni di 180 gradi e rivolgersi al pubblico sempre dalla parte bianca (e di quella conseguente di Pierpaolo, sempre lui, di andare in giro a rivoltare badge alla gente), avevo già deciso che avrei agganciato al collo badge vecchio e nuovo, "schiena contro schiena", realizzando un badge double-face artigianale. ^_^
Badge-deliri a parte, la Domenica mattina, dopo sveglia, abluzioni varie, colazione e ri-abluzioni varie, mi armo di sporta della STICCON con dentro gioco di comitato, cartello artigianale, acqua (fondamentale!), scotch, una matita, laccetto per il badge, ulteriore laccetto per legare la sporta allo schienale della sedia (il vero vantaggio dell'essere in staff e gestire giochi da tavolo? SEDIE!!!), ombrello (non quello microscopico del giorno prima che è ancora bagnato purtroppo) e megasporta del MediaWorld accuratamente ripiegata per il trasporto del ritorno, indosso il giaccone ed esco per aspettare l'autobus con qualche minuto di anticipo.
Serve che dica che l'autobus è in ritardo di quasi mezz'ora?
Il viaggio, come sempre, è allucinante: quell'autobus è costantemente pieno come un uovo, sedersi è impossibile e anche stare in piedi non è esattamente semplice.
Se non altro, grazie all'essere stato allo Sheraton mezza giornata e non un anno prima, riesco stavolta a intercettare per tempo la fermata più vicina invece di superarla come ogni santo anno, e risparmio qualche misero minuto che comunque è sempre meglio di niente.
Arrivo, entro, saluto, mi vedo consegnare il nuovo badge di cui sopra e mi fiondo dentro la convention vera e propria... mancando completamente di vedere Massimo Baglione di BraviAutori che è vicino all'ingresso. Lui, però, mi vede, mi ferma, e come prima cosa (salvo qualche minuto di interruzione a cui lo obbligo per levarmi di dosso il giaccone e metterlo nel magazzino apposito, altro piccolo vantaggio dell'essere in staff) mi trascina a vedere una cosplayer dal costume masochistico. No, non era in latex nero o cose del genere, semplicemente ambulava su due stivali a zoccolo caprino che erano poco distanti dall'essere trampoli sui cui stare in punta di piedi TUTTO. IL. TEMPO.
Scambiate quattro chiacchiere con Max, vado alla mia postazione e affiggo (si fa per dire) il mio cartellone (che poi "one" non è affatto), per poi dare un'occhiata in giro per la sala. Sono in pratica di fronte ai disegnatori di fumetti, che ancora non hanno molto pubblico, e di fianco ai banchi di Guerre del Caos, giocatori di ruolo dal vivo.
Lo spazio nella sala C&G è decisamente maggiore rispetto all'anno scorso. Manca il palco per la gara di cosplay (che non c'è) e Guerre del Caos, pur avendo un palchetto di suo, occupa molto meno spazio rispetto alla Tana dei Folletti, che nel 2011 riempiva un intero lato con attrezzature varie e tavoli di giochi di ruolo e da tavolo. Loro invece stanno in un angolo e tutto lo spazio tra noi è vuoto, salvo che per i due famigerati tavoli inutilizzati.
Per quanto al mio arrivo la convention sia iniziata già da un po', non c'è ancora molto pubblico e la differenza si nota ancora di più.
Io ne approfitto per qualche foto, osservo le inquietanti presenze che si aggirano per le sale (un massiccio orco e un tintinnante guerriero in armatura, nello specifico), e mi metto a sedere per mandare un SMS a Pierpaolo (mio cugino, non l'altro, anche perché non sono ancora tanto rintronato da mandare un SMS a qualcuno che mi sta a cento metri) per avvisarlo che sono arrivato (lui, in realtà, non se ne accorgerà se non dopo essere arrivato a sua volta, avermi raggiunto e aver saputo da me che gliel'avevo mandato).
La mattinata per quel che mi riguarda è abbastanza tranquilla, la gente inizia ad affluire ma dalle mie parti se ne vede poca, salvo i numerosi cosplayer che come sempre rinuncio da subito a identificare (e che come sempre ritroverò nove volte su dieci nei bagni quando mi capiterà di andarci, anche se quest'anno li hanno invasi un po' meno dell'anno scorso).
A un certo punto mi si ripresenta davanti Max Baglione con un simpatico omone, dice a lui chi sono io, ma ci vogliono un paio di sguardi interrogativi prima che qualcuno dica a me chi è lui: Carlo Celenza, anche lui un BravoAutore. Abbozziamo un accordo per il pranzo e ci riproponiamo di fare una foto assieme non appena sarà arrivato l'altro BravoAutore in trasferta, Alessandro Napolitano, che tuttavia non si sa bene quando debba arrivare (è destino che io debba passare la mattinata della LevanteCon a chiedere in giro se qualcuno sia arrivato).
Dopo un po' ho il mio primo giocatore, che sperimenta Dominion (Pierpaolo si unisce a noi), mi fa alcuni appunti costruttivi e in generale apprezza. È il primo e non l'unico a chiedermi se io abbia pubblicato qualcuno dei miei giochi. Quando va via dice che probabilmente ripasserà con degli amici nel pomeriggio, cosa che in realtà poi non accade.
Con Pierpaolo approfitto per fare anche io un giro delle sale e qualche altra foto. In realtà non riuscirò poi a vedere moltissimo, ma non mi lamento. Vado anche a dare un'altra occhiata agli orologi Marvel visti molto da vicino la sera prima, chiedo anche il prezzo e fino all'ultimo sono molto indeciso se prenderne uno o meno, ma alla fine non lo farò. Prima di allontanarmi lascio ben in vista il bando per il gioco di comitato, che resta ignorato (e continuerà a restarlo anche in seguito).
La mattinata trascorre tra combattimenti simulati allo stand accanto, taaaaaaaaaaaaaaanta gente che affolla le sale, foto (inclusa una con l'orco, subito dopo la quale vengo avvicinato da un ragazzo che mi domanda se io sappia chi interpreta, immagino pensando sia un cosplayer e non un giocatore di ruolo) e tipiche cose da convention, finché arriva quasi l'una... e in quel momento arrivano delle persone a chiedermi se si possano provare i giochi. Naturalmente rispondo di sì (ovvio) e di no (altrettanto ovvio, si può, OK, ma cinque minuti d'orologio proprio non bastano). Non c'è problema, le persone in questione mi assicurano che le ritroverò lì alle tre quando riapriamo.
In effetti stanno già aggirandosi loschi figuri che tentano (con ben poco successo) di far uscire le persone, mentre altri impediscono a chi è già fuori di entrare (o rientrare). Ne fa le spese anche Pierpaolo che deve convincerli di essere con me e avere solo intenzione di raggiungermi per poi andare via.
Tornati in sala principale, mi metto in cerca dei BraviAutori per sapere cosa abbiano deciso rispetto al pranzo. Alessandro è arrivato, ma rimandiamo la foto a un secondo momento e ci imbarchiamo sull'auto di Carlo che conosce una pizzeria a Palese e si offre di scarrozzarci lì (per non dire che poi, a tradimento, paga pure e si rifiuta di prendersi le nostre quote).
In realtà prima di imbarcarci dobbiamo fare una specie di percorso labirintico, attraversando la vicina SPA, salutando signorine che se ne stanno beatamente in piscina coperta, prendendo ascensori e cercando garage scomparsi, ma alla fine arriviamo alla prima destinazione (l'auto) e anche alla seconda (L'Ancora). Tra le due un po' di conversazione, quattro risate e un po' di fumo passivo, perché Carlo è un tesoro d'uomo ma è una ciminiera!
Dopo esserci abbuffati al buffet, aver mangiato (tutti) spaghetti con le vongole (che a tutti sembrano un tantino insipidi mentre per me non hanno niente che non vada, e sì che di solito mangio salato) e aver concluso il pasto con degli "sporcamussi" caldi (fuori, perché dentro sono freddini a dire il vero) seguiti dal caffè per tutti tranne il sottoscritto... facciamo un po' di giri a vuoto con l'auto, parliamo di araucarie, poi troviamo la strada giusta e ce ne torniamo puntualissimi in convention. Carlo, però, ha davanti un viaggio di qualche ora verso Pescara, perciò ci lascia senza rientrare (ma non senza che il sottoscritto abbia insistito per scattare la famosa foto).
Quando rientro in sala, i miei nuovi giocatori sono già in attesa. A una partita di Dominion segue una della Lacrima dei Profeti, seguita da... me che fuggo dalla sala, visto che per tutto il tempo ho avuto nelle orecchie le urla provenienti dall'angolo di Guerre del Caos, prima per il Torneo di Roccanera, poi per le'estrazione della lotteria... e pensare che credevo che quest'anno ci sarebbe stato più silenzio da quelle parti mancando la gara dei cosplayer... O_o
Raggiungo Pierpaolo e facciamo un altro giro, soffermandoci nella sala conferenze dove è in proiezione un OAV di Gundam. Anche se non sono mai stato un amante di Gundam resto a guardare per un po', poi torno alla mia postazione trovando una partita di Dominion in corso (evviva, esso vive anche senza di me! ^_^), tra uno dei giocatori di prima e un altro (sì, tutta questa gente aveva dei nomi; sì, me li hanno detti; no, non me li ricorderò MAI!)
Scopro anche l'esistenza del Movimento Ludico "Uno a Caso", che prontamente aggiungerò alle pagine che "mi piacciono" su FaceBook una volta tornato a casa.
È già pomeriggio inoltrato quando accade qualcosa che ormai non mi aspettavo più: complici i giocatori di cui sopra, viene reclutato un gruppo sufficiente per il Gioco di Comitato!
L'ambientazione Trek non aiuta molto (altro motivo per cui mi riprometto di concentrarmi sul fantasy l'anno prossimo), ma nonostante questo ci si diverte, anche ma non solo con le immancabili battute che vengono fuori in giochi simili. Capita a Pierpaolo (causa distribuzione a sorte) il ruolo di Lapek, vulcaniano stitico, che era stato di Angelo Strazzella alla STICCON dell'anno scorso.
Purtroppo per me la serata deve finire presto, gli autobus non perdonano. Faccio un ultimo giro delle sale assieme a Pierpaolo, poi vengo agganciato da Max Baglione per un'ulteriore foto BraviAutoriana, che rimando però per il tempo necessario a riprendere le mie cose dalla sala C&C e dichiarare chiusa la mia partecipazione attiva di quest'anno.
Dopo la foto vado in bagno, saluto tutti quelli che riesco a trovare, mi riunisco a Pierpaolo e ci avviamo verso l'uscita... solo per tornare indietro e scattarci una foto assieme prima di chiudere la giornata. Poi ognuno per la sua strada, lui alla sua auto, io al per nulla mio autobus.
Anche stavolta mi toccherà aspettare ben oltre l'orario previsto, e non posso neanche togliermi lo sfizio del gelato, pur essendo fermo proprio di fianco al bar, per timore che il bus possa passare mentre sono dentro e non fermarsi affatto non vedendo nessuno alla fermata.
Infine, salgo sul mezzo agognato, che contrariamente a quello dell'andata è quasi vuoto, e riparto verso casa. Stanco (certo meno di chi è rimasto a smontare tutto), contento e pieno di idee da cercare di mettere in pratica nei prossimi dodici mesi. Ci riuscirò? Alla peggio sarà materiale per un altro post.
Se non ne avete ancora abbastanza, trovate qualche foto qui.
Pur avendo poi assodato che in realtà il badge non era indispensabile, purché avessi almeno il cordino per mettermelo al collo, appena tornato a casa Sabato sera il mio primo pensiero era stato quello di recuperarlo... scoprendo che non c'era...! Ho tirato fuori dal cassetto dove (tra un mucchio di altre cianfrusaglie) tengo tutti i pass cose che risalivano a STICCON di chissà quando e ad almeno tre LevanteCon fa, ma oltre quelle c'era solo un desolante cordino azzurro con nulla attaccato. Dopo aver riguardato le stesse cose per almeno tre volte, e cercato nei posti più impensabili, alla fine trovo il badge in quello che ritenevo l'unico posto (be', quasi l'unico: avevo escluso anche la vaschetta dello scarico) dove proprio non poteva essere... il mio marsupio!
Si potrebbe pensare che la mia sia stata una fatica inutile, e in effetti più tardi, appena arrivato, mi vedrò consegnare un badge nuovo di zecca da Pierpaolo (Ventrella, della Nautilus, non mio cugino), fatto sta che, memore dell'abitudine dei badge di fare rotazioni di 180 gradi e rivolgersi al pubblico sempre dalla parte bianca (e di quella conseguente di Pierpaolo, sempre lui, di andare in giro a rivoltare badge alla gente), avevo già deciso che avrei agganciato al collo badge vecchio e nuovo, "schiena contro schiena", realizzando un badge double-face artigianale. ^_^
Badge-deliri a parte, la Domenica mattina, dopo sveglia, abluzioni varie, colazione e ri-abluzioni varie, mi armo di sporta della STICCON con dentro gioco di comitato, cartello artigianale, acqua (fondamentale!), scotch, una matita, laccetto per il badge, ulteriore laccetto per legare la sporta allo schienale della sedia (il vero vantaggio dell'essere in staff e gestire giochi da tavolo? SEDIE!!!), ombrello (non quello microscopico del giorno prima che è ancora bagnato purtroppo) e megasporta del MediaWorld accuratamente ripiegata per il trasporto del ritorno, indosso il giaccone ed esco per aspettare l'autobus con qualche minuto di anticipo.
Serve che dica che l'autobus è in ritardo di quasi mezz'ora?
Il viaggio, come sempre, è allucinante: quell'autobus è costantemente pieno come un uovo, sedersi è impossibile e anche stare in piedi non è esattamente semplice.
Se non altro, grazie all'essere stato allo Sheraton mezza giornata e non un anno prima, riesco stavolta a intercettare per tempo la fermata più vicina invece di superarla come ogni santo anno, e risparmio qualche misero minuto che comunque è sempre meglio di niente.
Arrivo, entro, saluto, mi vedo consegnare il nuovo badge di cui sopra e mi fiondo dentro la convention vera e propria... mancando completamente di vedere Massimo Baglione di BraviAutori che è vicino all'ingresso. Lui, però, mi vede, mi ferma, e come prima cosa (salvo qualche minuto di interruzione a cui lo obbligo per levarmi di dosso il giaccone e metterlo nel magazzino apposito, altro piccolo vantaggio dell'essere in staff) mi trascina a vedere una cosplayer dal costume masochistico. No, non era in latex nero o cose del genere, semplicemente ambulava su due stivali a zoccolo caprino che erano poco distanti dall'essere trampoli sui cui stare in punta di piedi TUTTO. IL. TEMPO.
Scambiate quattro chiacchiere con Max, vado alla mia postazione e affiggo (si fa per dire) il mio cartellone (che poi "one" non è affatto), per poi dare un'occhiata in giro per la sala. Sono in pratica di fronte ai disegnatori di fumetti, che ancora non hanno molto pubblico, e di fianco ai banchi di Guerre del Caos, giocatori di ruolo dal vivo.
Lo spazio nella sala C&G è decisamente maggiore rispetto all'anno scorso. Manca il palco per la gara di cosplay (che non c'è) e Guerre del Caos, pur avendo un palchetto di suo, occupa molto meno spazio rispetto alla Tana dei Folletti, che nel 2011 riempiva un intero lato con attrezzature varie e tavoli di giochi di ruolo e da tavolo. Loro invece stanno in un angolo e tutto lo spazio tra noi è vuoto, salvo che per i due famigerati tavoli inutilizzati.
Per quanto al mio arrivo la convention sia iniziata già da un po', non c'è ancora molto pubblico e la differenza si nota ancora di più.
Io ne approfitto per qualche foto, osservo le inquietanti presenze che si aggirano per le sale (un massiccio orco e un tintinnante guerriero in armatura, nello specifico), e mi metto a sedere per mandare un SMS a Pierpaolo (mio cugino, non l'altro, anche perché non sono ancora tanto rintronato da mandare un SMS a qualcuno che mi sta a cento metri) per avvisarlo che sono arrivato (lui, in realtà, non se ne accorgerà se non dopo essere arrivato a sua volta, avermi raggiunto e aver saputo da me che gliel'avevo mandato).
La mattinata per quel che mi riguarda è abbastanza tranquilla, la gente inizia ad affluire ma dalle mie parti se ne vede poca, salvo i numerosi cosplayer che come sempre rinuncio da subito a identificare (e che come sempre ritroverò nove volte su dieci nei bagni quando mi capiterà di andarci, anche se quest'anno li hanno invasi un po' meno dell'anno scorso).
A un certo punto mi si ripresenta davanti Max Baglione con un simpatico omone, dice a lui chi sono io, ma ci vogliono un paio di sguardi interrogativi prima che qualcuno dica a me chi è lui: Carlo Celenza, anche lui un BravoAutore. Abbozziamo un accordo per il pranzo e ci riproponiamo di fare una foto assieme non appena sarà arrivato l'altro BravoAutore in trasferta, Alessandro Napolitano, che tuttavia non si sa bene quando debba arrivare (è destino che io debba passare la mattinata della LevanteCon a chiedere in giro se qualcuno sia arrivato).
Dopo un po' ho il mio primo giocatore, che sperimenta Dominion (Pierpaolo si unisce a noi), mi fa alcuni appunti costruttivi e in generale apprezza. È il primo e non l'unico a chiedermi se io abbia pubblicato qualcuno dei miei giochi. Quando va via dice che probabilmente ripasserà con degli amici nel pomeriggio, cosa che in realtà poi non accade.
Con Pierpaolo approfitto per fare anche io un giro delle sale e qualche altra foto. In realtà non riuscirò poi a vedere moltissimo, ma non mi lamento. Vado anche a dare un'altra occhiata agli orologi Marvel visti molto da vicino la sera prima, chiedo anche il prezzo e fino all'ultimo sono molto indeciso se prenderne uno o meno, ma alla fine non lo farò. Prima di allontanarmi lascio ben in vista il bando per il gioco di comitato, che resta ignorato (e continuerà a restarlo anche in seguito).
La mattinata trascorre tra combattimenti simulati allo stand accanto, taaaaaaaaaaaaaaanta gente che affolla le sale, foto (inclusa una con l'orco, subito dopo la quale vengo avvicinato da un ragazzo che mi domanda se io sappia chi interpreta, immagino pensando sia un cosplayer e non un giocatore di ruolo) e tipiche cose da convention, finché arriva quasi l'una... e in quel momento arrivano delle persone a chiedermi se si possano provare i giochi. Naturalmente rispondo di sì (ovvio) e di no (altrettanto ovvio, si può, OK, ma cinque minuti d'orologio proprio non bastano). Non c'è problema, le persone in questione mi assicurano che le ritroverò lì alle tre quando riapriamo.
In effetti stanno già aggirandosi loschi figuri che tentano (con ben poco successo) di far uscire le persone, mentre altri impediscono a chi è già fuori di entrare (o rientrare). Ne fa le spese anche Pierpaolo che deve convincerli di essere con me e avere solo intenzione di raggiungermi per poi andare via.
Tornati in sala principale, mi metto in cerca dei BraviAutori per sapere cosa abbiano deciso rispetto al pranzo. Alessandro è arrivato, ma rimandiamo la foto a un secondo momento e ci imbarchiamo sull'auto di Carlo che conosce una pizzeria a Palese e si offre di scarrozzarci lì (per non dire che poi, a tradimento, paga pure e si rifiuta di prendersi le nostre quote).
In realtà prima di imbarcarci dobbiamo fare una specie di percorso labirintico, attraversando la vicina SPA, salutando signorine che se ne stanno beatamente in piscina coperta, prendendo ascensori e cercando garage scomparsi, ma alla fine arriviamo alla prima destinazione (l'auto) e anche alla seconda (L'Ancora). Tra le due un po' di conversazione, quattro risate e un po' di fumo passivo, perché Carlo è un tesoro d'uomo ma è una ciminiera!
Dopo esserci abbuffati al buffet, aver mangiato (tutti) spaghetti con le vongole (che a tutti sembrano un tantino insipidi mentre per me non hanno niente che non vada, e sì che di solito mangio salato) e aver concluso il pasto con degli "sporcamussi" caldi (fuori, perché dentro sono freddini a dire il vero) seguiti dal caffè per tutti tranne il sottoscritto... facciamo un po' di giri a vuoto con l'auto, parliamo di araucarie, poi troviamo la strada giusta e ce ne torniamo puntualissimi in convention. Carlo, però, ha davanti un viaggio di qualche ora verso Pescara, perciò ci lascia senza rientrare (ma non senza che il sottoscritto abbia insistito per scattare la famosa foto).
Quando rientro in sala, i miei nuovi giocatori sono già in attesa. A una partita di Dominion segue una della Lacrima dei Profeti, seguita da... me che fuggo dalla sala, visto che per tutto il tempo ho avuto nelle orecchie le urla provenienti dall'angolo di Guerre del Caos, prima per il Torneo di Roccanera, poi per le'estrazione della lotteria... e pensare che credevo che quest'anno ci sarebbe stato più silenzio da quelle parti mancando la gara dei cosplayer... O_o
Raggiungo Pierpaolo e facciamo un altro giro, soffermandoci nella sala conferenze dove è in proiezione un OAV di Gundam. Anche se non sono mai stato un amante di Gundam resto a guardare per un po', poi torno alla mia postazione trovando una partita di Dominion in corso (evviva, esso vive anche senza di me! ^_^), tra uno dei giocatori di prima e un altro (sì, tutta questa gente aveva dei nomi; sì, me li hanno detti; no, non me li ricorderò MAI!)
Scopro anche l'esistenza del Movimento Ludico "Uno a Caso", che prontamente aggiungerò alle pagine che "mi piacciono" su FaceBook una volta tornato a casa.
È già pomeriggio inoltrato quando accade qualcosa che ormai non mi aspettavo più: complici i giocatori di cui sopra, viene reclutato un gruppo sufficiente per il Gioco di Comitato!
L'ambientazione Trek non aiuta molto (altro motivo per cui mi riprometto di concentrarmi sul fantasy l'anno prossimo), ma nonostante questo ci si diverte, anche ma non solo con le immancabili battute che vengono fuori in giochi simili. Capita a Pierpaolo (causa distribuzione a sorte) il ruolo di Lapek, vulcaniano stitico, che era stato di Angelo Strazzella alla STICCON dell'anno scorso.
Purtroppo per me la serata deve finire presto, gli autobus non perdonano. Faccio un ultimo giro delle sale assieme a Pierpaolo, poi vengo agganciato da Max Baglione per un'ulteriore foto BraviAutoriana, che rimando però per il tempo necessario a riprendere le mie cose dalla sala C&C e dichiarare chiusa la mia partecipazione attiva di quest'anno.
Dopo la foto vado in bagno, saluto tutti quelli che riesco a trovare, mi riunisco a Pierpaolo e ci avviamo verso l'uscita... solo per tornare indietro e scattarci una foto assieme prima di chiudere la giornata. Poi ognuno per la sua strada, lui alla sua auto, io al per nulla mio autobus.
Anche stavolta mi toccherà aspettare ben oltre l'orario previsto, e non posso neanche togliermi lo sfizio del gelato, pur essendo fermo proprio di fianco al bar, per timore che il bus possa passare mentre sono dentro e non fermarsi affatto non vedendo nessuno alla fermata.
Infine, salgo sul mezzo agognato, che contrariamente a quello dell'andata è quasi vuoto, e riparto verso casa. Stanco (certo meno di chi è rimasto a smontare tutto), contento e pieno di idee da cercare di mettere in pratica nei prossimi dodici mesi. Ci riuscirò? Alla peggio sarà materiale per un altro post.
Se non ne avete ancora abbastanza, trovate qualche foto qui.
martedì 17 aprile 2012
LevanteCon 2012 - parte I
Nonostante abbia temuto quasi fino all'ultimo che sarebbe successo qualcosa per impedirmi di partecipare, anche quest'anno sono riuscito a non mancare alla LevanteCon, la convention di scienza, fantascienza e (dall'anno scorso) Comics & Games.
È stato anche il primo anno in cui la scritta "staff" sul mio badge non era lì tanto per bellezza, visto che avevo il mio bel tavolo con su i miei giochi, o almeno quelli che mi ritrovavo ad avere più o meno disponibili. A causa anche delle mia stessa impossibilità di confermare la mia presenza, la possibilità di organizzarmicisitivi è stata abbastanza limitata. Di conseguenza sono riuscito a portarmi dietro Star Trek: Dominion, che almeno ha un bell'aspetto professionale, e una stampa fatta all'ultimo secondo de La Lacrima dei Profeti (con orridi segnalini in bianco e nero e stampati male), oltre al famigerato gioco di comitato "DS 12" già portato in STICCON l'anno scorso. Mi sono già ripromesso che per il prossimo anno, se non mi sbarrano la porta davanti, l'organizzazione sarà migliore e mi porterò qualcosa anche di non Trek, dato che lì il pubblico è assai più eterogeneo.
Ma andiamo con ordine...
Vista la mia presenza in veste meno "visitativa", la LevanteCon per me è iniziata un tantino prima quest'anno. Saltando le tediose fasi di pre-preparazione (non tediose per me, che alla fine mi diverto a scrivere, stampare, tagliare e via dicendo, ma per chiunque dovesse leggerle nei dettagli :-P), il "primo contatto" è avvenuto Sabato 14, giorno in cui avevo un appuntamento (quasi rispettato) allo Sheraton con gli organizzatori per vedere come e cosa avrei potuto fare il giorno dopo.
In realtà qui occorre una premessa.
Io mi lamento sempre del fatto che la convention sia di Domenica perché i famigerati treni FAL non viaggiano nei giorni festivi, e mi tocca affidarmi agli inaffidabili autobus sostitutivi. Tuttavia, un piccolo vantaggio gli autobus ce l'hanno: quello dell'andata ti scodella praticamente a cento metri dalla destinazione finale. Arrivando in treno, invece, si finisce da tutt'altra parte e tocca farsi una bella scarpinata o sperare nei bus cittadini.
Va da sé che, avuto l'orario, ho cercato come prima cosa un autobus, solo per scoprire che di sabato c'è una specie di buco nero tra le 13.00 e le 20.00 in cui non c'è un bus che parta neanche a dirottarlo.
Non è una tragedia, il treno non manca e la strada dalla stazione la conosco. In effetti la facevo spesso per andare all'unica fumetteria vagamente raggiungibile di Bari (all'epoca; ora ce n'è una a due passi dalla stazione), e l'hotel è poco oltre quest'ultima. Resta il fatto che si tratta di tre chilometri e mezzo, per cui ci vuole un po' di tempo per arrivare a destinazione.
A onor del vero, il treno ha tre fermate in Bari. La prima, che porta al Policlinico, è ben più che a metà strada tra la stazione e l'hotel... peccato che per poterla sfruttare dovrei sapere come venir fuori dal policlinico in questione (sì, la stazione è praticamente dentro il policlinico), e non ne ho la benché minima idea.
Dato che sono piuttosto bravo a sbagliare strada, e che il mio GPS in genere funziona bene quando non mi serve e non ha mai segnale quando invece ne va della mia salute mentale, preferirei non rischiare. Tuttavia mi ritrovo a chiacchierare il giorno prima con un collega che conosce la zona e mi dà qualche dritta, facendomi infine cambiare idea.
È così che Sabato, dopo spesa, commissioni varie, preparazione del pranzo e altri preparativi, appena mia sorella torna dal lavoro e abbiamo modo di pranzare parto all'avventura. O, almeno, vorrei, se non fosse che il treno sembra volermi boicottare, e dalle 16.11 previste parte alle 16.30...
Vabbe', per fortuna riducendo le stazioni da attraversare risparmio dieci minuti buoni di treno e anche di più di camminata. Così scendo alla fermata del Policlico, mi faccio le scale, esco, seguo il muro perimetrale come mi è stato raccomandato e sbuco in una zona che conosco.
Conosco nel senso che so dove si trova, ma ovviamente la prima cosa che faccio è imboccare la direzione opposta a quella che dovrei prendere... me ne rendo conto quando mi ritrovo davanti un punto di riferimento a me ben noto, un ristorante cinese che risponde all'inquietante nome di Fang Xiang o giù di lì, che mi porta a fare un rapido dietro front.
Se non altro, quest'anno riesco a non perdermi la svolta per l'hotel e la imbocco addirittura al primo tentativo, raggiungendo infine l'ambita destinazione.
Di sotto sono tutti già al lavoro, e si vedono poster che vengono montati al loro posto, esposizioni varie in allestimento e gente che vaga armata alternativamente di scale e del martello di Thor (poco utile ai fini dell'allestimento ma di grande effetto scenico ^_^). Saluto i vari membri della Nautilus, deposito temporaneamente la mia mega-sporta con i giochi da tavolo (il gioco di comitato non ce l'ho ancora, non avendo potuto valutare la situazione) e, non avendo fretta alcuna di sistemare il mio angolino, mi limito a vedere dove sarò posizionato e tento nel mio piccolo di dare una mano (più che altro "scocciando" manifesti e programmi qua e là, ma anche spostando un paio di cartelli, una teca, dei divani e qualche tavolo... no, non da solo tipo Hulk, mi limito ad aiutare altri che lo fanno). Oltre agli allestitori della manifestazione vera e propria, dopo un po' arrivano anche quelli degli sponsor e venditori vari, che iniziano a disporre i banchi di vendita nell'area Comics & games.
Sì, iniziano, finiscono... e poi si decide di spostare tutto vicino all'ingresso. Mi ritroverò in seguito a dare una mano nel trasloco di merchandising vario, più di una volta tentato di non farlo arrivare a destinazione (in particolare mi capitano tra le mani alcuni orologi Marvel davvero niente male, ma li deposito debitamente sul banco dei proprietari).
Il mio tempo è limitato (sì, anche su questa Terra, ma in particolare a Bari, visto che devo sottostare agli orari dei treni), perciò, dopo aver collaborato a sistemare alcuni oggetti legati all'esposizione su Giulio Verne, aggancio chi di dovere e inizio a pensara alla mia sistemazione, altrimenti detta: la caccia al tavolo.
Sembra che di tavoli già belli e pronti non ce ne siano (sembra, ricordatevi che ho detto sembra), e iniziamo di conseguenza a cercarne uno. Io non ho grandi pretese, in effetti: mi serve qualcosa di dimensioni civili, anche perché a questo punto sono dell'idea di portare il comitato e dovranno starci sei persone attorno al tavolo se lo giochiamo, ma un tavolo tondo di dimensioni medie è più che sufficiente. O lo sarebbe se ci fosse.
Pare che l'unico tavolo disponibile sia un enorme tavolo rettangolare, decisamente troppo. Decidiamo comunque di montarlo e fare cambio con uno dei due tavoli tondi già allestiti in sala.
Mentre Giuseppe e Riccardo piazzano il tavolo, io vado a riprendermi i miei giochi per occupare un posto... ovvero, ci provo: neanche esco dalla sala che sento un BANG! pauroso alle mie spalle e scopro che il tavolo in questione era in realtà una trappola per topi mascherata: le gambe non si bloccano e si sono chiuse di botto.
Per fortuna nessuno si è fatto male, ma tocca passare al piano B. Troviamo un altro tavolino tondo, un po' piccolo ma accettabile. Io e Riccardo stiamo per portarlo al suo posto quando Giuseppe ne fa magicamente comparire un altro ancora, di dimensioni un po' maggiori, che diventerà poi il tavolo designato.
Ci sistemo sopra le mie cose, e inizio a pensare a come renderlo visibile (ovvero far capire che siano le cose che ci stanno sopra). Questo lo otterrò con un cartello improvvisato la sera stessa, ma...
Ricordate quel "sembra"? Ricordate i due tavoli già allestiti? Be', quei due tavoli non li ha usati né occupati NESSUNO! Ovviamente lo scoprirò soltanto durante la convention.
Fatto sta che è ora di dover tornare. Mi concedo un po' di anticipo sia per sicurezza, sia perché piove (diluvia!), sia perché voglio passare a comprarmi un gelato dal bar dell'angolo che si chiama... Bar dell'Angolo! :-P
In realtà faccio MOLTO bene a concedermelo, perché sulla via del ritorno riesco in qualche modo a oltrepassare il cancello della stazione senza neanche vederlo e arrivare all'entrata principale del policlinico prima di accorgermi che sono fuori rotta e devo tornare indietro... parecchio indietro!!!
Comunque sia, riesco ad arrivare in stazione poco prima dell'arrivo del treno (che poi si scopre essere non così "poco", perché il treno è in ritardo, tanto per cambiare...).
A casa mi aspettano un po' di stampe da fare: gioco di comitato, cartello con nomi e qualche dettaglio dei giochi. Al resto ci penserò domani. Così come penserò domani al resto di questo report.
Ah, comunque sì, il gelato me lo sono preso, anche se ho dovuto mangiarlo in transito e sotto l'ombrello. :-D
È stato anche il primo anno in cui la scritta "staff" sul mio badge non era lì tanto per bellezza, visto che avevo il mio bel tavolo con su i miei giochi, o almeno quelli che mi ritrovavo ad avere più o meno disponibili. A causa anche delle mia stessa impossibilità di confermare la mia presenza, la possibilità di organizzarmicisitivi è stata abbastanza limitata. Di conseguenza sono riuscito a portarmi dietro Star Trek: Dominion, che almeno ha un bell'aspetto professionale, e una stampa fatta all'ultimo secondo de La Lacrima dei Profeti (con orridi segnalini in bianco e nero e stampati male), oltre al famigerato gioco di comitato "DS 12" già portato in STICCON l'anno scorso. Mi sono già ripromesso che per il prossimo anno, se non mi sbarrano la porta davanti, l'organizzazione sarà migliore e mi porterò qualcosa anche di non Trek, dato che lì il pubblico è assai più eterogeneo.
Ma andiamo con ordine...
Vista la mia presenza in veste meno "visitativa", la LevanteCon per me è iniziata un tantino prima quest'anno. Saltando le tediose fasi di pre-preparazione (non tediose per me, che alla fine mi diverto a scrivere, stampare, tagliare e via dicendo, ma per chiunque dovesse leggerle nei dettagli :-P), il "primo contatto" è avvenuto Sabato 14, giorno in cui avevo un appuntamento (quasi rispettato) allo Sheraton con gli organizzatori per vedere come e cosa avrei potuto fare il giorno dopo.
In realtà qui occorre una premessa.
Io mi lamento sempre del fatto che la convention sia di Domenica perché i famigerati treni FAL non viaggiano nei giorni festivi, e mi tocca affidarmi agli inaffidabili autobus sostitutivi. Tuttavia, un piccolo vantaggio gli autobus ce l'hanno: quello dell'andata ti scodella praticamente a cento metri dalla destinazione finale. Arrivando in treno, invece, si finisce da tutt'altra parte e tocca farsi una bella scarpinata o sperare nei bus cittadini.
Va da sé che, avuto l'orario, ho cercato come prima cosa un autobus, solo per scoprire che di sabato c'è una specie di buco nero tra le 13.00 e le 20.00 in cui non c'è un bus che parta neanche a dirottarlo.
Non è una tragedia, il treno non manca e la strada dalla stazione la conosco. In effetti la facevo spesso per andare all'unica fumetteria vagamente raggiungibile di Bari (all'epoca; ora ce n'è una a due passi dalla stazione), e l'hotel è poco oltre quest'ultima. Resta il fatto che si tratta di tre chilometri e mezzo, per cui ci vuole un po' di tempo per arrivare a destinazione.
A onor del vero, il treno ha tre fermate in Bari. La prima, che porta al Policlinico, è ben più che a metà strada tra la stazione e l'hotel... peccato che per poterla sfruttare dovrei sapere come venir fuori dal policlinico in questione (sì, la stazione è praticamente dentro il policlinico), e non ne ho la benché minima idea.
Dato che sono piuttosto bravo a sbagliare strada, e che il mio GPS in genere funziona bene quando non mi serve e non ha mai segnale quando invece ne va della mia salute mentale, preferirei non rischiare. Tuttavia mi ritrovo a chiacchierare il giorno prima con un collega che conosce la zona e mi dà qualche dritta, facendomi infine cambiare idea.
È così che Sabato, dopo spesa, commissioni varie, preparazione del pranzo e altri preparativi, appena mia sorella torna dal lavoro e abbiamo modo di pranzare parto all'avventura. O, almeno, vorrei, se non fosse che il treno sembra volermi boicottare, e dalle 16.11 previste parte alle 16.30...
Vabbe', per fortuna riducendo le stazioni da attraversare risparmio dieci minuti buoni di treno e anche di più di camminata. Così scendo alla fermata del Policlico, mi faccio le scale, esco, seguo il muro perimetrale come mi è stato raccomandato e sbuco in una zona che conosco.
Conosco nel senso che so dove si trova, ma ovviamente la prima cosa che faccio è imboccare la direzione opposta a quella che dovrei prendere... me ne rendo conto quando mi ritrovo davanti un punto di riferimento a me ben noto, un ristorante cinese che risponde all'inquietante nome di Fang Xiang o giù di lì, che mi porta a fare un rapido dietro front.
Se non altro, quest'anno riesco a non perdermi la svolta per l'hotel e la imbocco addirittura al primo tentativo, raggiungendo infine l'ambita destinazione.
Di sotto sono tutti già al lavoro, e si vedono poster che vengono montati al loro posto, esposizioni varie in allestimento e gente che vaga armata alternativamente di scale e del martello di Thor (poco utile ai fini dell'allestimento ma di grande effetto scenico ^_^). Saluto i vari membri della Nautilus, deposito temporaneamente la mia mega-sporta con i giochi da tavolo (il gioco di comitato non ce l'ho ancora, non avendo potuto valutare la situazione) e, non avendo fretta alcuna di sistemare il mio angolino, mi limito a vedere dove sarò posizionato e tento nel mio piccolo di dare una mano (più che altro "scocciando" manifesti e programmi qua e là, ma anche spostando un paio di cartelli, una teca, dei divani e qualche tavolo... no, non da solo tipo Hulk, mi limito ad aiutare altri che lo fanno). Oltre agli allestitori della manifestazione vera e propria, dopo un po' arrivano anche quelli degli sponsor e venditori vari, che iniziano a disporre i banchi di vendita nell'area Comics & games.
Sì, iniziano, finiscono... e poi si decide di spostare tutto vicino all'ingresso. Mi ritroverò in seguito a dare una mano nel trasloco di merchandising vario, più di una volta tentato di non farlo arrivare a destinazione (in particolare mi capitano tra le mani alcuni orologi Marvel davvero niente male, ma li deposito debitamente sul banco dei proprietari).
Il mio tempo è limitato (sì, anche su questa Terra, ma in particolare a Bari, visto che devo sottostare agli orari dei treni), perciò, dopo aver collaborato a sistemare alcuni oggetti legati all'esposizione su Giulio Verne, aggancio chi di dovere e inizio a pensara alla mia sistemazione, altrimenti detta: la caccia al tavolo.
Sembra che di tavoli già belli e pronti non ce ne siano (sembra, ricordatevi che ho detto sembra), e iniziamo di conseguenza a cercarne uno. Io non ho grandi pretese, in effetti: mi serve qualcosa di dimensioni civili, anche perché a questo punto sono dell'idea di portare il comitato e dovranno starci sei persone attorno al tavolo se lo giochiamo, ma un tavolo tondo di dimensioni medie è più che sufficiente. O lo sarebbe se ci fosse.
Pare che l'unico tavolo disponibile sia un enorme tavolo rettangolare, decisamente troppo. Decidiamo comunque di montarlo e fare cambio con uno dei due tavoli tondi già allestiti in sala.
Mentre Giuseppe e Riccardo piazzano il tavolo, io vado a riprendermi i miei giochi per occupare un posto... ovvero, ci provo: neanche esco dalla sala che sento un BANG! pauroso alle mie spalle e scopro che il tavolo in questione era in realtà una trappola per topi mascherata: le gambe non si bloccano e si sono chiuse di botto.
Per fortuna nessuno si è fatto male, ma tocca passare al piano B. Troviamo un altro tavolino tondo, un po' piccolo ma accettabile. Io e Riccardo stiamo per portarlo al suo posto quando Giuseppe ne fa magicamente comparire un altro ancora, di dimensioni un po' maggiori, che diventerà poi il tavolo designato.
Ci sistemo sopra le mie cose, e inizio a pensare a come renderlo visibile (ovvero far capire che siano le cose che ci stanno sopra). Questo lo otterrò con un cartello improvvisato la sera stessa, ma...
Ricordate quel "sembra"? Ricordate i due tavoli già allestiti? Be', quei due tavoli non li ha usati né occupati NESSUNO! Ovviamente lo scoprirò soltanto durante la convention.
Fatto sta che è ora di dover tornare. Mi concedo un po' di anticipo sia per sicurezza, sia perché piove (diluvia!), sia perché voglio passare a comprarmi un gelato dal bar dell'angolo che si chiama... Bar dell'Angolo! :-P
In realtà faccio MOLTO bene a concedermelo, perché sulla via del ritorno riesco in qualche modo a oltrepassare il cancello della stazione senza neanche vederlo e arrivare all'entrata principale del policlinico prima di accorgermi che sono fuori rotta e devo tornare indietro... parecchio indietro!!!
Comunque sia, riesco ad arrivare in stazione poco prima dell'arrivo del treno (che poi si scopre essere non così "poco", perché il treno è in ritardo, tanto per cambiare...).
A casa mi aspettano un po' di stampe da fare: gioco di comitato, cartello con nomi e qualche dettaglio dei giochi. Al resto ci penserò domani. Così come penserò domani al resto di questo report.
Ah, comunque sì, il gelato me lo sono preso, anche se ho dovuto mangiarlo in transito e sotto l'ombrello. :-D
lunedì 16 aprile 2012
Intanto che...
... medito sul report della LevanteCon 2012, tenutasi ieri, mi è sorta improvvisa una di quella grandi domande senza risposta che cambiano il tuo modo di vedere il mondo: ma se a mezzanotte Cenerentola è tornata una stracciona, il cocchio è tornato una zucca e i cavalli sono tornati topi... perché la scarpetta di cristallo che si è persa sulle scale è rimasta una scarpetta di cristallo?
mercoledì 21 marzo 2012
A dirlo non ci si crede
Questa mattina, in ufficio, abbiamo avuto uno strano problema alle linee telefoniche. Riuscivamo a ricevere telefonate, ma nel momento in cui tentavamo di farne una, dopo aver digitato le prime tre cifre del numero telefonico, partiva un TuTuTuTuTu ininterrotto.
No, non è questa la parte strana.
La stranezza è che questo problema non lo faceva a prescindere dal numero che si tentava di chiamare. Per essere più precisi, se il numero chiamato era quello del mio cellulare la chiamata partiva tranquillamente, il telefono suonava libero e poi rispondeva la segreteria (dato che il mio cellulare è perennemente spento)...
Ora, anticipo l'obiezione: no, non si riusciva a chiamare qualunque cellulare, anche su altri si otteneva esattamente lo stesso TuTuTuTuTu. Probabilmente c'erano altri cellulari al mondo che avrebbero funzionato, ma tutti quelli che abbiamo provato (ovvero quelli per cui non rischiavamo che qualcuno rispondesse e ci mandasse a quel paese) non funzionavano.
Il mio sì.
Ma secondo voi si può chiamare un tecnico e dirgli una cosa del genere senza che ti rida in faccia fino alla fine dei tempi...?
Per non dire, poi, che se proprio le linee devono fare questo genere di selezioni, avrei di gran lunga preferito che permettessero di chiamare tutti i numeri TRANNE il mio...
No, non è questa la parte strana.
La stranezza è che questo problema non lo faceva a prescindere dal numero che si tentava di chiamare. Per essere più precisi, se il numero chiamato era quello del mio cellulare la chiamata partiva tranquillamente, il telefono suonava libero e poi rispondeva la segreteria (dato che il mio cellulare è perennemente spento)...
Ora, anticipo l'obiezione: no, non si riusciva a chiamare qualunque cellulare, anche su altri si otteneva esattamente lo stesso TuTuTuTuTu. Probabilmente c'erano altri cellulari al mondo che avrebbero funzionato, ma tutti quelli che abbiamo provato (ovvero quelli per cui non rischiavamo che qualcuno rispondesse e ci mandasse a quel paese) non funzionavano.
Il mio sì.
Ma secondo voi si può chiamare un tecnico e dirgli una cosa del genere senza che ti rida in faccia fino alla fine dei tempi...?
Per non dire, poi, che se proprio le linee devono fare questo genere di selezioni, avrei di gran lunga preferito che permettessero di chiamare tutti i numeri TRANNE il mio...
sabato 3 marzo 2012
Ulisse, a confronto, era Nessuno
Verso la fine di Novembre, ho deciso di aprirmi un Conto Corrente Arancio.
In effetti volevo farlo già da tempo, perché il conto che ho tuttora col Monte dei Paschi di Siena (nato come conto Banca 121) ha iniziato a starmi stretto per una serie di problematiche, non ultime le assurde commissioni di prelievo dai Bancomat che hanno superato i due euro (contando che non ci sono filiali dove abito e quindi mi tocca pagarle ogni volta, dovendo prelevare presso altre banche). Nonostante l'intenzione non mi ero mai deciso, poi un amico in quel periodo mi fece notare che esisteva una promozione, valida ancora per pochi giorni, che regalava uno smartphone a chi apriva un conto. Per quanto non è che io abbia tutto questo amore o interesse per quegli aggeggi mi sono detto "perché no?", e ho aperto il conto.
Ora, col conto in sé tutto bene, ma col telefono è iniziata l'odissea che sta culminando in questi giorni.
Sapevo che ci sarebbero voluti almeno un paio di mesi per averlo, e in effetti dopo un paio di mesi al mio amico è arrivata una mail che lo informava che presto glielo avrebbero spedito.
A lui. A me neanche l'ombra.
Dopo diverso tempo, al solito amico è arrivato un SMS che lo informava che presto lo avrebbero contattato per mettersi d'accordo sulla spedizione.
A quel punto, per scrupolo, ho telefonato al servizio clienti che ha constatato che sì, io rientravo nella promozione ma no, la mail in effetti non mi era stata mandata, tuttavia non c'era da preoccuparsi.
Passa ancora un po' di tempo e l'amico di cui sopra viene contattato, prende accordi e gli viene effettivamente recapitato il telefono a data e ora concordate.
A me ancora niente.
Finché lo scorso Martedì torno a casa e trovo un bollettino di mancata consegna della SDA.
Va da sé che il mio primo pensiero NON è il telefono, sia per via di tutta la trafila mancata sia perché finora tutte le spedizioni che mi hanno fatto dalla ING Direct erano via DHL (il che mi tornava comodo perché il corriere che serve la zona di casa è lo stesso che serve quella del mio ufficio e sa bene che io a casa non ci sono per cui mi porta i pacchi direttamente al lavoro, dove comunque passa tutti i giorni).
Di conseguenza telefono alla SDA. Il tizio al telefono controlla il pacco e mi dice che viene da Fastweb (!?). Sempre più convinto che quindi non sia il telefono, la cosa mi interessa poco. Il tipo comunque mi avvisa che ci sarà obbligatoriamente un altro tentativo di consegna automatico allo stesso indirizzo, dopodiché volendo potrò chiamare per decidere una diversa data di consegna, farlo consegnare altrove o quant'altro.
Un paio di ore dopo... mi arriva un SMS da ING Direct che mi avvisa che il mio telefono è stato spedito con SDA, con tanto di numero di spedizione...!
E l'e-mail, l'SMS di preavviso e il contatto per prendere accordi che fine hanno fatto?!?
Vabbe', meglio tardi che mai, alla fine, almeno non mi hanno avvisato dopo che l'ho rimandato indietro credendo fosse una cosa non richiesta di Fastweb (su cosa si fosse bevuto il tizio del call center indagherò in un altro momento).
Ovviamente, mercoledì avviene il secondo tentativo di consegna, sempre a vuoto.
Tornato a casa richiamo il servizio clienti e seguo la procedura automatica segnalando che voglio venga rimesso in consegna Venerdì 2 Marzo, visto che sarò a casa e a questo punto è più semplice che farlo dirottare all'ufficio.
Dopo aver passato cinque minuti buoni a digitare scelte, codici e opzioni sul telefono... mi viene passato un operatore al quale devo ripetere a voce tutta la solfa. Alla fine mi assicuro che sia tutto chiaro e che il pacco mi verrà portato il 2 Marzo e mi metto in tranquilla attesa.
... peccato che SDA passi Giovedì 1 Marzo e (sorpresa!) non trovi nessuno!
Tornato a casa, dopo che mia sorella, rientrata prima di me, mi aveva avvisato, li richiamo per l'ennesima volta ripetendo che devono consegnare il 2 Marzo, il che poi dovrebbe essere anche facile visto che ormai altre date in mezzo non ce ne sono...
Ieri mattina per prima cosa verificio sul loro sito e constato che la spedizione risulta rimessa in consegna.
Per sicurezza non mi muovo da casa, anche se so che il corriere passa tra le 13 e le 15, perché non mi fido più di tanto... e faccio bene, perché alle 15 passate non si è vista anima viva.
Ricontrollo sul sito che mi dice che la spedizione è "in transito". In transito? E che cavolo vuol dire?
A questo punto li richiamo per la quarta volta... prima passo dal centralino automatico che non mi dice un accidenti di utile ("la spedizione è in viaggio", sì, sta facendosi una crociera con la Costa pare...), poi riesco a parlare con un'operatrice che controlla e mi dice che... sì, la spedizione era stata segnata per la consegna ma no, non è stata messa in consegna...!
Mi propone di farla rimettere in consegna tassativa per Lunedì... e io che ci faccio? Comunque non sono a casa!
Alla fine le do l'indirizzo dell'ufficio, consegna per L'unedì. Chiudo la telefonata con uno "sperando che Lunedì non si ripresentano di nuovo qui", e il suo saluto di incoraggiamento è "Speriamo..."
Non ho parole...
In effetti volevo farlo già da tempo, perché il conto che ho tuttora col Monte dei Paschi di Siena (nato come conto Banca 121) ha iniziato a starmi stretto per una serie di problematiche, non ultime le assurde commissioni di prelievo dai Bancomat che hanno superato i due euro (contando che non ci sono filiali dove abito e quindi mi tocca pagarle ogni volta, dovendo prelevare presso altre banche). Nonostante l'intenzione non mi ero mai deciso, poi un amico in quel periodo mi fece notare che esisteva una promozione, valida ancora per pochi giorni, che regalava uno smartphone a chi apriva un conto. Per quanto non è che io abbia tutto questo amore o interesse per quegli aggeggi mi sono detto "perché no?", e ho aperto il conto.
Ora, col conto in sé tutto bene, ma col telefono è iniziata l'odissea che sta culminando in questi giorni.
Sapevo che ci sarebbero voluti almeno un paio di mesi per averlo, e in effetti dopo un paio di mesi al mio amico è arrivata una mail che lo informava che presto glielo avrebbero spedito.
A lui. A me neanche l'ombra.
Dopo diverso tempo, al solito amico è arrivato un SMS che lo informava che presto lo avrebbero contattato per mettersi d'accordo sulla spedizione.
A quel punto, per scrupolo, ho telefonato al servizio clienti che ha constatato che sì, io rientravo nella promozione ma no, la mail in effetti non mi era stata mandata, tuttavia non c'era da preoccuparsi.
Passa ancora un po' di tempo e l'amico di cui sopra viene contattato, prende accordi e gli viene effettivamente recapitato il telefono a data e ora concordate.
A me ancora niente.
Finché lo scorso Martedì torno a casa e trovo un bollettino di mancata consegna della SDA.
Va da sé che il mio primo pensiero NON è il telefono, sia per via di tutta la trafila mancata sia perché finora tutte le spedizioni che mi hanno fatto dalla ING Direct erano via DHL (il che mi tornava comodo perché il corriere che serve la zona di casa è lo stesso che serve quella del mio ufficio e sa bene che io a casa non ci sono per cui mi porta i pacchi direttamente al lavoro, dove comunque passa tutti i giorni).
Di conseguenza telefono alla SDA. Il tizio al telefono controlla il pacco e mi dice che viene da Fastweb (!?). Sempre più convinto che quindi non sia il telefono, la cosa mi interessa poco. Il tipo comunque mi avvisa che ci sarà obbligatoriamente un altro tentativo di consegna automatico allo stesso indirizzo, dopodiché volendo potrò chiamare per decidere una diversa data di consegna, farlo consegnare altrove o quant'altro.
Un paio di ore dopo... mi arriva un SMS da ING Direct che mi avvisa che il mio telefono è stato spedito con SDA, con tanto di numero di spedizione...!
E l'e-mail, l'SMS di preavviso e il contatto per prendere accordi che fine hanno fatto?!?
Vabbe', meglio tardi che mai, alla fine, almeno non mi hanno avvisato dopo che l'ho rimandato indietro credendo fosse una cosa non richiesta di Fastweb (su cosa si fosse bevuto il tizio del call center indagherò in un altro momento).
Ovviamente, mercoledì avviene il secondo tentativo di consegna, sempre a vuoto.
Tornato a casa richiamo il servizio clienti e seguo la procedura automatica segnalando che voglio venga rimesso in consegna Venerdì 2 Marzo, visto che sarò a casa e a questo punto è più semplice che farlo dirottare all'ufficio.
Dopo aver passato cinque minuti buoni a digitare scelte, codici e opzioni sul telefono... mi viene passato un operatore al quale devo ripetere a voce tutta la solfa. Alla fine mi assicuro che sia tutto chiaro e che il pacco mi verrà portato il 2 Marzo e mi metto in tranquilla attesa.
... peccato che SDA passi Giovedì 1 Marzo e (sorpresa!) non trovi nessuno!
Tornato a casa, dopo che mia sorella, rientrata prima di me, mi aveva avvisato, li richiamo per l'ennesima volta ripetendo che devono consegnare il 2 Marzo, il che poi dovrebbe essere anche facile visto che ormai altre date in mezzo non ce ne sono...
Ieri mattina per prima cosa verificio sul loro sito e constato che la spedizione risulta rimessa in consegna.
Per sicurezza non mi muovo da casa, anche se so che il corriere passa tra le 13 e le 15, perché non mi fido più di tanto... e faccio bene, perché alle 15 passate non si è vista anima viva.
Ricontrollo sul sito che mi dice che la spedizione è "in transito". In transito? E che cavolo vuol dire?
A questo punto li richiamo per la quarta volta... prima passo dal centralino automatico che non mi dice un accidenti di utile ("la spedizione è in viaggio", sì, sta facendosi una crociera con la Costa pare...), poi riesco a parlare con un'operatrice che controlla e mi dice che... sì, la spedizione era stata segnata per la consegna ma no, non è stata messa in consegna...!
Mi propone di farla rimettere in consegna tassativa per Lunedì... e io che ci faccio? Comunque non sono a casa!
Alla fine le do l'indirizzo dell'ufficio, consegna per L'unedì. Chiudo la telefonata con uno "sperando che Lunedì non si ripresentano di nuovo qui", e il suo saluto di incoraggiamento è "Speriamo..."
Non ho parole...
martedì 7 febbraio 2012
Misfits
Ho da poco terminato di guardarmi le prime due stagioni (sei episodi la prima, sette la seconda) di questo telefilm britannico e, no, non è una schifezza.
Ma andiamo con ordine.
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, credevo si trattasse di una sorta di remake di un telefilm omonimo di moooooooooooolto tempo fa ("Misfits of Science" in originale). In realtà ci sono delle somiglianze ma si limitano al fatto che i protagonisti siano dotati di superpoteri.
In Misfits assistiamo alle tutt'altro che eroiche gesta di un gruppo di ragazzi disadattati che, per vari motivi, sono stati condannati a lavori socialmente utili.
Durante una stranissima tempesta, i cinque vengono colpiti da un fulmine che conferirà loro degli insoliti poteri. In seguito scopriranno di non essere gli unici ad aver subito mutazioni (e il più delle volte non ricaveranno altro che guai da tale scoperta).
La peculiarità della serie è che di cinque protagonisti forse non ce n'è uno sano di mente. Si va dal quasi normale Curtis, un atleta arrestato per possesso di droga che acquisisce il potere di far tornare indietro il tempo (ma solo quando si sente in colpa per qualcosa); ad Alisha, ragazza dai facili costumi il cui potere di eccitare gli uomini a contatto finirà paradossalmente per rovinare la sua vita sessuale; a Kelly, una tamarra (parole della serie, non mie) alquanto grezza e volgare, che acquisisce il potere di percepire i pensieri altrui; a Simon, timido, introverso, impacciato e un tantino pervertito, capace di rendersi invisibile; a Nathan, un imbecille assoluto, incapace di rimanere serio o smettere di prendere in giro la gente anche quando la cosa è chiaramente fuori luogo, ossessionato dal sesso (di cui parla molto più di quanto riesca a praticarlo) e sempre intento a parlare a sproposito (tra gli sguardi stupiti e disgustati del resto del gruppetto). Quest'ultimo inizialmente sembra non avere alcun potere, e scoprirà il proprio solo alla fine della prima stagione.
Anche gli eventi che capitano ai nostri sono al limite dell'assurdo. Si ritrovano coinvolti in situazioni paradossali, finiscono per uccidere due (quasi tre) assistenti sociali, ma anche, lentamente, per forgiare tra loro un legame che si rinforza col passare delle puntate. Si tratta, insomma, di perfetti antieroi, che vorrebbero tanto andare avanti con una vita (pseudo)normale e regolarmente si ritrovano invischiati in situazioni improbabili.
C'è la giusta dose di mistero e di azione, senza esagerare in nessuno dei due sensi, e, sì, c'è anche qualche errore di continuity, ma non ve ne parlo perché sarei costretto a svelare alcune cose e rovinarvi la visione se decideste di guardare la serie (fatelo).
Una cosa che va sottolineata è la bravura degli attori. Sono per lo più degli emeriti sconosciuti per il piccolo schermo, ma sono stati scelti con una cura estrema e interpretano più che egregiamente i rispettivi ruoli. Che non si tratti semplicemente di un caso lo dimostra l'attore che interpreta Simon quando ha occasione di "uscire dal personaggio" (nella sesta puntata della seconda stagione c'è una "transizione" in tempo reale che ha dell'inquietante).
Ho già avuto modo di contagiare il mio "fratellino rumeno" Danny alla visione e anche lui ha avuto i miei stessi apprezzamenti, per cui non posso che ribadire il consiglio a chiunque sia in ascolto: guardatelo, ne vale la pena. ^_^
Ma andiamo con ordine.
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, credevo si trattasse di una sorta di remake di un telefilm omonimo di moooooooooooolto tempo fa ("Misfits of Science" in originale). In realtà ci sono delle somiglianze ma si limitano al fatto che i protagonisti siano dotati di superpoteri.
In Misfits assistiamo alle tutt'altro che eroiche gesta di un gruppo di ragazzi disadattati che, per vari motivi, sono stati condannati a lavori socialmente utili.
Durante una stranissima tempesta, i cinque vengono colpiti da un fulmine che conferirà loro degli insoliti poteri. In seguito scopriranno di non essere gli unici ad aver subito mutazioni (e il più delle volte non ricaveranno altro che guai da tale scoperta).
La peculiarità della serie è che di cinque protagonisti forse non ce n'è uno sano di mente. Si va dal quasi normale Curtis, un atleta arrestato per possesso di droga che acquisisce il potere di far tornare indietro il tempo (ma solo quando si sente in colpa per qualcosa); ad Alisha, ragazza dai facili costumi il cui potere di eccitare gli uomini a contatto finirà paradossalmente per rovinare la sua vita sessuale; a Kelly, una tamarra (parole della serie, non mie) alquanto grezza e volgare, che acquisisce il potere di percepire i pensieri altrui; a Simon, timido, introverso, impacciato e un tantino pervertito, capace di rendersi invisibile; a Nathan, un imbecille assoluto, incapace di rimanere serio o smettere di prendere in giro la gente anche quando la cosa è chiaramente fuori luogo, ossessionato dal sesso (di cui parla molto più di quanto riesca a praticarlo) e sempre intento a parlare a sproposito (tra gli sguardi stupiti e disgustati del resto del gruppetto). Quest'ultimo inizialmente sembra non avere alcun potere, e scoprirà il proprio solo alla fine della prima stagione.
Anche gli eventi che capitano ai nostri sono al limite dell'assurdo. Si ritrovano coinvolti in situazioni paradossali, finiscono per uccidere due (quasi tre) assistenti sociali, ma anche, lentamente, per forgiare tra loro un legame che si rinforza col passare delle puntate. Si tratta, insomma, di perfetti antieroi, che vorrebbero tanto andare avanti con una vita (pseudo)normale e regolarmente si ritrovano invischiati in situazioni improbabili.
C'è la giusta dose di mistero e di azione, senza esagerare in nessuno dei due sensi, e, sì, c'è anche qualche errore di continuity, ma non ve ne parlo perché sarei costretto a svelare alcune cose e rovinarvi la visione se decideste di guardare la serie (fatelo).
Una cosa che va sottolineata è la bravura degli attori. Sono per lo più degli emeriti sconosciuti per il piccolo schermo, ma sono stati scelti con una cura estrema e interpretano più che egregiamente i rispettivi ruoli. Che non si tratti semplicemente di un caso lo dimostra l'attore che interpreta Simon quando ha occasione di "uscire dal personaggio" (nella sesta puntata della seconda stagione c'è una "transizione" in tempo reale che ha dell'inquietante).
Ho già avuto modo di contagiare il mio "fratellino rumeno" Danny alla visione e anche lui ha avuto i miei stessi apprezzamenti, per cui non posso che ribadire il consiglio a chiunque sia in ascolto: guardatelo, ne vale la pena. ^_^
lunedì 6 febbraio 2012
Insidious
Ogni tanto mi ritrovo a guardare dei film che nascono con un buon concetto e, in qualche modo, riescono a rovinarlo lungo la strada con delle cadute di stile o delle trovate improbabili. Insidious è uno di questi.
La trama in breve è, di per sé, perfettamente funzionale: un bambino, Douglas, va inspiegabilmente in coma, e un po' di tempo dopo nella sua casa iniziano a manifestarsi inquietanti presenze. A nulla serve un trasloco, e alla fine i genitori si rivolgono a una medium (sui generis) per scoprire che il figlio ha abbandonato il suo corpo fisico e si è perso, cosa che ha richiamato numerose entità più o meno maligne, incluso un temibile demone, intenzionate a impossessarsi delle sue spoglie. L'unico modo per salvarlo è che suo padre, a sua volta un viaggiatore astrale che era stato perseguitato da una donna velata (da bambino, ma non ricordava nulla), vada a cercarlo nell'altrove e lo riporti indietro, il tutto ovviamente in fretta.
Niente da dire, la trama è interessante e potrebbe perfino essere appassionante. Il ritmo è a sua volta ben gestito, con i giusti spaventi (almeno all'inizio) e le giuste sequenze cariche di suspence. In effetti funziona (quasi) tutto fino all'arrivo della medium, poi inizia la caduta libera, perché a quel punto il film si riempie di scene che vanno dall'umorismo più o meno volontario (i due assistenti della signora, armati di attrezzature molto cyberpunk, sono chiare spalle quasi-comiche, del tutto fuori luogo ma comunque volute) al ridicolo accidentale (la medium che per fare una seduta indossa una specie di maschera antigas, collegata con un tubo a delle cuffie sulla testa dell'assistente, rientra senza dubbio nella definizione, ma anche gli spettri affetti da paresi sul piano astrale non scherzano).
Come se non bastasse, arrivano buchi di trama come se piovesse (dal tetto). Si potrebbe, in effetti, trovarne pignolamente qualcuno anche prima, facendo notare che qualche strano fenomeno nella casa dei protagonisti si era verificato anche prima del coma di Douglas, anche se viene poi detto che è la sua assenza ad attirare le entità, ma questo è tutto sommato veniale. I veri problemi sono altri.
Tanto per cominciare, il fatto che Douglas sia rimasto fuori dal corpo per mesi e le entità non siano ancora riuscite a impossessarsi del suo corpo (non che si possa dire che ci abbiano provato molto: uno aggrediva sua madre, uno ballava e correva per casa, uno se ne stava nella stanza di sua sorella più piccola, altri sapevamo ci fossero solo perché erano stati visti dagli strumenti), ma suo padre ci resta dieci minuti e arrivano a frotte, riuscendo anche nel tentativo alla fine come niente fosse. Da sottolineare che arrivano visibili e tangibili, tanto che i presenti le tengono lontane chiudendo loro la porta in faccia!
Non parliamo, poi, del demone. Viene descritto alternativamente come "con la faccia coperta di sangue" o "con il fuoco sul volto", ma quando alla fine si riesce a vederlo bene ha semplicemente la faccia dipinta di rosso e nero e sembra il cugino scemo di Darth Maul (e, giuro, fa le boccacce!!!). Dovrebbe essere l'entità più potente e pericolosa, fatto sta che è l'unico che non riesca mai neanche a manifestarsi fisicamente (il suo massimo è lasciare un'impronta insanguinata sulle lenzuola, che peraltro neanche ha la forma della sua mano). Lo vede la medium, compare in una sequenza semi-onirica con protagonista la nonna di Douglas (che peraltro è evidentemente una viaggiatrice astrale anche lei, ma pare che a nessun'entità importi della cosa) e poi si vede bene (purtroppo...) nell'altrove, ma la cosa finisce lì. È, in effetti, l'unico che per qualche istante riesca davvero a impossessarsi di Douglas, ma la medium lo caccia via col minimo sforzo (non riuscirà poi neanche a tentare la stessa cosa con la donna velata che si impossesserà del padre).
La sostanza è che un buon inizio e un valido concetto si trasformano fin troppo rapidamente in un minestrone malriuscito, il che è un peccato.
La trama in breve è, di per sé, perfettamente funzionale: un bambino, Douglas, va inspiegabilmente in coma, e un po' di tempo dopo nella sua casa iniziano a manifestarsi inquietanti presenze. A nulla serve un trasloco, e alla fine i genitori si rivolgono a una medium (sui generis) per scoprire che il figlio ha abbandonato il suo corpo fisico e si è perso, cosa che ha richiamato numerose entità più o meno maligne, incluso un temibile demone, intenzionate a impossessarsi delle sue spoglie. L'unico modo per salvarlo è che suo padre, a sua volta un viaggiatore astrale che era stato perseguitato da una donna velata (da bambino, ma non ricordava nulla), vada a cercarlo nell'altrove e lo riporti indietro, il tutto ovviamente in fretta.
Niente da dire, la trama è interessante e potrebbe perfino essere appassionante. Il ritmo è a sua volta ben gestito, con i giusti spaventi (almeno all'inizio) e le giuste sequenze cariche di suspence. In effetti funziona (quasi) tutto fino all'arrivo della medium, poi inizia la caduta libera, perché a quel punto il film si riempie di scene che vanno dall'umorismo più o meno volontario (i due assistenti della signora, armati di attrezzature molto cyberpunk, sono chiare spalle quasi-comiche, del tutto fuori luogo ma comunque volute) al ridicolo accidentale (la medium che per fare una seduta indossa una specie di maschera antigas, collegata con un tubo a delle cuffie sulla testa dell'assistente, rientra senza dubbio nella definizione, ma anche gli spettri affetti da paresi sul piano astrale non scherzano).
Come se non bastasse, arrivano buchi di trama come se piovesse (dal tetto). Si potrebbe, in effetti, trovarne pignolamente qualcuno anche prima, facendo notare che qualche strano fenomeno nella casa dei protagonisti si era verificato anche prima del coma di Douglas, anche se viene poi detto che è la sua assenza ad attirare le entità, ma questo è tutto sommato veniale. I veri problemi sono altri.
Tanto per cominciare, il fatto che Douglas sia rimasto fuori dal corpo per mesi e le entità non siano ancora riuscite a impossessarsi del suo corpo (non che si possa dire che ci abbiano provato molto: uno aggrediva sua madre, uno ballava e correva per casa, uno se ne stava nella stanza di sua sorella più piccola, altri sapevamo ci fossero solo perché erano stati visti dagli strumenti), ma suo padre ci resta dieci minuti e arrivano a frotte, riuscendo anche nel tentativo alla fine come niente fosse. Da sottolineare che arrivano visibili e tangibili, tanto che i presenti le tengono lontane chiudendo loro la porta in faccia!
Non parliamo, poi, del demone. Viene descritto alternativamente come "con la faccia coperta di sangue" o "con il fuoco sul volto", ma quando alla fine si riesce a vederlo bene ha semplicemente la faccia dipinta di rosso e nero e sembra il cugino scemo di Darth Maul (e, giuro, fa le boccacce!!!). Dovrebbe essere l'entità più potente e pericolosa, fatto sta che è l'unico che non riesca mai neanche a manifestarsi fisicamente (il suo massimo è lasciare un'impronta insanguinata sulle lenzuola, che peraltro neanche ha la forma della sua mano). Lo vede la medium, compare in una sequenza semi-onirica con protagonista la nonna di Douglas (che peraltro è evidentemente una viaggiatrice astrale anche lei, ma pare che a nessun'entità importi della cosa) e poi si vede bene (purtroppo...) nell'altrove, ma la cosa finisce lì. È, in effetti, l'unico che per qualche istante riesca davvero a impossessarsi di Douglas, ma la medium lo caccia via col minimo sforzo (non riuscirà poi neanche a tentare la stessa cosa con la donna velata che si impossesserà del padre).
La sostanza è che un buon inizio e un valido concetto si trasformano fin troppo rapidamente in un minestrone malriuscito, il che è un peccato.
domenica 29 gennaio 2012
Non avere paura del buio
... piuttosto, abbi paura dei film che mettono grandi nomi in cartellone, come quello di Guillermo del Toro nello specifico, per mascherare il fatto di essere delle schifezze.
In questa pellicola, che se non altro è visivamente ben realizzata, ci ritroviamo ad assistere alle peripezie di tre deficien... ehm... di un architetto divorziato, di sua figlia Sally e della sua nuova compagna Kim, coi due adulti della situazione impegnati a restaurare una vecchia villa di proprietà di un pittore scomparso, allo scopo di rivenderla.
Noi spettatori sappiamo, grazie a un breve prologo, che la scomparsa del pittore è tutt'altro che accidentale, e che nella cantina della villa si annidano dei mostriciattoli grigi che per qualche oscura ragione si cibano di denti di bambino(!) e temono la luce.
Va detto che in realtà non pare che abbiano questo grande bisogno di cibarsi, visto che la cantina è stata murata da decenni e nessuno di loro sembra essere morto di fame. Né si ha mai l'idea che la luce faccia loro molto più che spaventarli (a volte in effetti neanche quello). Non è l'unica delle contraddizioni delle strane creature: ad esempio sono in grado di atterrare un uomo adulto ma fanno fatica a trascinare una bambina.
Fatto sta che, nella migliore delle tradizioni, la cantina viene riscoperta, rivelandosi dotata di poteri magici: ha un lucernario che la illumina a giorno, tuttavia, quando serve alla trama, dentro è buio pesto nonostante sia una mattina soleggiata. Sally viene convinta dai mostriciattoli (che le parlano senza farsi vedere) a liberarli... e qui si scopre che dopotutto sono deficienti anche loro, perché pur intenzionati a rapirla si comportano costantemente in maniera tale da terrorizzarla, o fanno cose del tutto stupide (come rubare il rasoio del padre e usarlo per tagliuzzare i vestiti di Kim senza alcuna ragione).
Ma non è un gran problema, poiché abbiamo già assodato che anche Sally è imbecille. Infatti, di fronte al suo orsacchiotto (mosso da un paio di mostri nascosti dietro) che le dice "Ti voglio bene", resta lì ammirata a commentare "Tu mi hai appena parlato!"
Sì, tesoro, parla da quando Kim te l'ha dato in aeroporto, ha un dischetto dentro, hai presente? E oltretutto dice sempre quella frase! Se proprio vuoi stupirti di qualcosa, fallo del fatto che si stia muovendo, eccheccavolo!
Tuttavia le cose precipitano quando il custode della villa (che sa tutto, ma per qualche ragione non si sforza più di tanto per impedire i problemi) porta via Sally dalla cantina un attimo prima che i mostri... uh.... facciano qualcosa, e di conseguenza viene aggredito con ogni arma disponibile e quasi ammazzato.
A questo punto, Sally si spaventa, e lo fa ancora di più dopo un incontro ravvicinato con le creature (che comunque riescono solo a infilarsi sotto le sue coperte e rovinarle l'orsacchiotto. Che volete, sono intelligenti ma non si applicano. No, un attimo, non sono neanche intelligenti). Racconta tutto agli adulti, che ovviamente non le credono e la fanno parlare con uno psicologo.
Kim, tuttavia, qualche dubbio se lo fa venire. Parla col custode in ospedale, che tenta di dirle qualcosa (e forse ci riuscirebbe anche, se lei non lo interrompesse ogni mezza parola domandandogli che sta cercando di dire) e alla fine la indirizza a un dato lotto della biblioteca.
Qui, le vengono mostrati dei disegni del pittore scomparso (e solo ora scopre che fosse scomparso) che illustrano proprio i mostriciattoli. Il bibliotecario le spiega anche tutta la leggenda delle creature (nessuno gliel'ha chiesta, non è rilevabile dai dipinti, ma lui la sa e la dice lo stesso) raccontando come avessero fatto una tregua(!) con un papa(!) e da allora lasciassero monete d'argento in cambio di denti(!)
Questo insospettisce ancora di più Kim, che sa che Sally aveva trovato un dente in cantina (non di bambino, era un'offerta del pittore che cercava di farsi ridare suo figlio) e il giorno dopo avesse una moneta d'argento.
Va anche detto che in realtà il dente gliel'aveva confiscato il padre, ma due minuti dopo ce l'aveva ancora lei, e che sì, aveva trovato la moneta sotto il cuscino al suo posto, ma non si capisce perché visto che appunto era un dente di adulto, e sopratutto i mostri se ne erano fregati per decenni quindi non si capisce che se lo siano ripreso a fare...!
Intanto, Sally sta facendo il bagno, con la luce accesa perché nonostante sia giorno e ci sia una finestra il bagno è buio come pochi. I mostri, dall'armadietto delle medicine, usano un filo di ferro per spegnere la luce (come ci sono arrivati nell'armadietto attraversando la stanza illuminata lo sanno solo loro) e la aggrediscono, ma la potente tenda della doccia la salva, pur venendo distrutta nell'atto eroico, e l'arrivo della governante mette in fuga le creature.
Gli adulti vengono richiamati a casa, non trovano Sally e vanno a recuperarla per strada mentre lei cerca di andarsene a piedi. Il padre la convince che deve tornare a casa solo per la cena (di gala, in cui intende mostrare la casa a varie persone) e poi andranno via.
Kim, sempre più convinta dopo aver visto che i disegni della bambina somigliano a quelli del pittore, tenta di consolarla. Dopo aver saputo dell'avversione delle creature per la luce, le regala la mitica Polaroid infinita, ovvero l'unico vecchio modello di Polaroid che nonostante abbia il tipico flash "monouso" con sole dieci cariche permette di scattare dozzine di foto senza mai doverlo cambiare (né, peraltro, cambiare la cartuccia delle foto).
Durante la serata, Sally scatta una foto di un mostro, ma è la foto dallo sviluppo più lento della storia (effetti collaterali del potere del flash inesauribile) e lei se la porta a tavola senza essere ancora riuscita a mostrarla a nessuno. Qui, un mostriciattolo che passeggia allegramente sotto il tavolo le ruba prima il tovagliolo e poi la foto. Lei, tutta felice, lo insegue per rifotografarlo.
Nel frattempo Kim, che ha cambiato improvvisamente idea senza che sia successo nulla, invece di scendere per cena sta facendo le valigie per portare via Sally, assicurandosi di prendere tutto il necessario tranne un unico, piccolo dettaglio: Sally.
La bambina intanto è riuscita a farsi chiudere nella biblioteca (che è, ovviamente, buia, nonostante il fuoco che arde nel camino) e viene assalita dai mostri che stoicamente continua a fotografare come niente fosse. Per qualche ragione, poi, decide di mettersi a spingere una libreria scorrevole, che nelle prime scene scorreva tanto bene da permettere a Kim di aggrapparvisi e farsi trasportare per sola inerzia, ma ora richiede una fatica immane anche solo per fare un centimetro.
Durante l'assalto, un mostriciattolo le ruba la Polaroid, ma lei lo schiaccia con la libreria e gli trancia un braccio che finisce sul pavimento. Viene anche inquadrato perché sia chiaro che è lì, in bella vista... ma comunque nessuno lo vede, né lei pensa di indicarlo agli altri quando arrivano (però mostra una simpatica foto in cui si vede solo la sua faccia, dipinta di rosso per misteriose ragioni).
Nonostante Kim sia arrivata sulla scena con le valigie pronte, la scena successiva vede l'architetto che mette tranquillamente Sally a letto come niente fosse, e poi va in cantina a parlare con Kim. Le dice di non sapere cosa fare, lei suggerisce di andarsene e lui le risponde di andare a prendere la bambina (non aggiungerò "ma allora sei scemo?" solo perché ormai era assodato).
I mostri, però, non si danno per vinti. Con un'astuta macchinazione (OK, con una corda legata alla caviglia) fanno cadere l'uomo nel garage e lo chiudono dentro, accendendo anche il motore dell'auto. Poi tagliano i fili della luce, facendo sì che Kim decida che è opportuno lasciare Sally a letto da sola e andare di sotto a fare non si sa che. Probabilmente lo fa soltanto perché sa che c'è un filo teso sulle scale che la farà inciampare e cadere. A quel punto i mostri la circondano, le sibilano "denti di bambino" e... uh... se ne vanno.
Sally si sveglia e va di sotto. Vede Kim, le si avvicina, arrivano i mostri e lei scatta due foto. Poi, senza nessun motivo, stacca il flash alla macchina fotografica e si lascia trascinare via urlando e opponendo una resistenza chiaramente simbolica.
Suo padre, intanto, si risveglia nel garage. Sfonda il vetro della porta per cercare di sbloccare la maniglia, tenuta ferma in qualche modo da una tenaglia incastrata dall'altro lato. I mostri però sono lì fuori e gli impediscono di farlo, ferendolo con un taglierino. Di conseguenza lui... ehm... si teletrasporta in cucina a quanto pare, visto che un secondo dopo lo ritroviamo lì senza sapere come ci sia arrivato.
Mentre lui perde tempo a cercare di sfondare una qualche porta con un batticarne, Kim raggiunge la cantina e salva Sally tagliando la corda con cui la stanno trascinando e dicendole di scappare (come possa farlo, visto che ha le caviglie legate, resterà un mistero). La corda perà le si avvolge alle gambe (in un modo che è impossibile spiegare perfino agli autori, tanto che neanche ci provano e si limitano a mostrare che le striscia su un ginocchio già ferito) e lei viene trascinata nel sottosuolo sotto gli occhi di Sally e del padre appena sopraggiunto.
Ora, anziché abbattere la casa fino alle fondamenta e continuare a scavare fino ad aver eradicato la popolazione di mostri e possibilmente recuperato Kim, che fanno i deficienti?
Chiudono daccapo la cantina e mettono la casa in vendita.
Salvo che qualche tempo dopo ci tornano perché Sally lasci sul pavimento un disegno di lei e Kim e dica a quest'ultima (che, ci viene lasciato capire, si è in qualche modo trasformata in un mostriciattolo a sua volta) che le vuole bene.
Il disegno viene letteralmente aspirato in cantina, e i mostri si concedono un interessante dialogo.
Mostro: "Ci daranno la caccia"
Voce di Kim mostrificata: "No, si dimenticheranno di noi e poi ne verranno degli altri"
Manca la parte di dialogo che sarebbe giusto aspettarsi:
Mostro "E perché"?
Voce di Kim mostrificata: "Perché sono deficienti!"
In questa pellicola, che se non altro è visivamente ben realizzata, ci ritroviamo ad assistere alle peripezie di tre deficien... ehm... di un architetto divorziato, di sua figlia Sally e della sua nuova compagna Kim, coi due adulti della situazione impegnati a restaurare una vecchia villa di proprietà di un pittore scomparso, allo scopo di rivenderla.
Noi spettatori sappiamo, grazie a un breve prologo, che la scomparsa del pittore è tutt'altro che accidentale, e che nella cantina della villa si annidano dei mostriciattoli grigi che per qualche oscura ragione si cibano di denti di bambino(!) e temono la luce.
Va detto che in realtà non pare che abbiano questo grande bisogno di cibarsi, visto che la cantina è stata murata da decenni e nessuno di loro sembra essere morto di fame. Né si ha mai l'idea che la luce faccia loro molto più che spaventarli (a volte in effetti neanche quello). Non è l'unica delle contraddizioni delle strane creature: ad esempio sono in grado di atterrare un uomo adulto ma fanno fatica a trascinare una bambina.
Fatto sta che, nella migliore delle tradizioni, la cantina viene riscoperta, rivelandosi dotata di poteri magici: ha un lucernario che la illumina a giorno, tuttavia, quando serve alla trama, dentro è buio pesto nonostante sia una mattina soleggiata. Sally viene convinta dai mostriciattoli (che le parlano senza farsi vedere) a liberarli... e qui si scopre che dopotutto sono deficienti anche loro, perché pur intenzionati a rapirla si comportano costantemente in maniera tale da terrorizzarla, o fanno cose del tutto stupide (come rubare il rasoio del padre e usarlo per tagliuzzare i vestiti di Kim senza alcuna ragione).
Ma non è un gran problema, poiché abbiamo già assodato che anche Sally è imbecille. Infatti, di fronte al suo orsacchiotto (mosso da un paio di mostri nascosti dietro) che le dice "Ti voglio bene", resta lì ammirata a commentare "Tu mi hai appena parlato!"
Sì, tesoro, parla da quando Kim te l'ha dato in aeroporto, ha un dischetto dentro, hai presente? E oltretutto dice sempre quella frase! Se proprio vuoi stupirti di qualcosa, fallo del fatto che si stia muovendo, eccheccavolo!
Tuttavia le cose precipitano quando il custode della villa (che sa tutto, ma per qualche ragione non si sforza più di tanto per impedire i problemi) porta via Sally dalla cantina un attimo prima che i mostri... uh.... facciano qualcosa, e di conseguenza viene aggredito con ogni arma disponibile e quasi ammazzato.
A questo punto, Sally si spaventa, e lo fa ancora di più dopo un incontro ravvicinato con le creature (che comunque riescono solo a infilarsi sotto le sue coperte e rovinarle l'orsacchiotto. Che volete, sono intelligenti ma non si applicano. No, un attimo, non sono neanche intelligenti). Racconta tutto agli adulti, che ovviamente non le credono e la fanno parlare con uno psicologo.
Kim, tuttavia, qualche dubbio se lo fa venire. Parla col custode in ospedale, che tenta di dirle qualcosa (e forse ci riuscirebbe anche, se lei non lo interrompesse ogni mezza parola domandandogli che sta cercando di dire) e alla fine la indirizza a un dato lotto della biblioteca.
Qui, le vengono mostrati dei disegni del pittore scomparso (e solo ora scopre che fosse scomparso) che illustrano proprio i mostriciattoli. Il bibliotecario le spiega anche tutta la leggenda delle creature (nessuno gliel'ha chiesta, non è rilevabile dai dipinti, ma lui la sa e la dice lo stesso) raccontando come avessero fatto una tregua(!) con un papa(!) e da allora lasciassero monete d'argento in cambio di denti(!)
Questo insospettisce ancora di più Kim, che sa che Sally aveva trovato un dente in cantina (non di bambino, era un'offerta del pittore che cercava di farsi ridare suo figlio) e il giorno dopo avesse una moneta d'argento.
Va anche detto che in realtà il dente gliel'aveva confiscato il padre, ma due minuti dopo ce l'aveva ancora lei, e che sì, aveva trovato la moneta sotto il cuscino al suo posto, ma non si capisce perché visto che appunto era un dente di adulto, e sopratutto i mostri se ne erano fregati per decenni quindi non si capisce che se lo siano ripreso a fare...!
Intanto, Sally sta facendo il bagno, con la luce accesa perché nonostante sia giorno e ci sia una finestra il bagno è buio come pochi. I mostri, dall'armadietto delle medicine, usano un filo di ferro per spegnere la luce (come ci sono arrivati nell'armadietto attraversando la stanza illuminata lo sanno solo loro) e la aggrediscono, ma la potente tenda della doccia la salva, pur venendo distrutta nell'atto eroico, e l'arrivo della governante mette in fuga le creature.
Gli adulti vengono richiamati a casa, non trovano Sally e vanno a recuperarla per strada mentre lei cerca di andarsene a piedi. Il padre la convince che deve tornare a casa solo per la cena (di gala, in cui intende mostrare la casa a varie persone) e poi andranno via.
Kim, sempre più convinta dopo aver visto che i disegni della bambina somigliano a quelli del pittore, tenta di consolarla. Dopo aver saputo dell'avversione delle creature per la luce, le regala la mitica Polaroid infinita, ovvero l'unico vecchio modello di Polaroid che nonostante abbia il tipico flash "monouso" con sole dieci cariche permette di scattare dozzine di foto senza mai doverlo cambiare (né, peraltro, cambiare la cartuccia delle foto).
Durante la serata, Sally scatta una foto di un mostro, ma è la foto dallo sviluppo più lento della storia (effetti collaterali del potere del flash inesauribile) e lei se la porta a tavola senza essere ancora riuscita a mostrarla a nessuno. Qui, un mostriciattolo che passeggia allegramente sotto il tavolo le ruba prima il tovagliolo e poi la foto. Lei, tutta felice, lo insegue per rifotografarlo.
Nel frattempo Kim, che ha cambiato improvvisamente idea senza che sia successo nulla, invece di scendere per cena sta facendo le valigie per portare via Sally, assicurandosi di prendere tutto il necessario tranne un unico, piccolo dettaglio: Sally.
La bambina intanto è riuscita a farsi chiudere nella biblioteca (che è, ovviamente, buia, nonostante il fuoco che arde nel camino) e viene assalita dai mostri che stoicamente continua a fotografare come niente fosse. Per qualche ragione, poi, decide di mettersi a spingere una libreria scorrevole, che nelle prime scene scorreva tanto bene da permettere a Kim di aggrapparvisi e farsi trasportare per sola inerzia, ma ora richiede una fatica immane anche solo per fare un centimetro.
Durante l'assalto, un mostriciattolo le ruba la Polaroid, ma lei lo schiaccia con la libreria e gli trancia un braccio che finisce sul pavimento. Viene anche inquadrato perché sia chiaro che è lì, in bella vista... ma comunque nessuno lo vede, né lei pensa di indicarlo agli altri quando arrivano (però mostra una simpatica foto in cui si vede solo la sua faccia, dipinta di rosso per misteriose ragioni).
Nonostante Kim sia arrivata sulla scena con le valigie pronte, la scena successiva vede l'architetto che mette tranquillamente Sally a letto come niente fosse, e poi va in cantina a parlare con Kim. Le dice di non sapere cosa fare, lei suggerisce di andarsene e lui le risponde di andare a prendere la bambina (non aggiungerò "ma allora sei scemo?" solo perché ormai era assodato).
I mostri, però, non si danno per vinti. Con un'astuta macchinazione (OK, con una corda legata alla caviglia) fanno cadere l'uomo nel garage e lo chiudono dentro, accendendo anche il motore dell'auto. Poi tagliano i fili della luce, facendo sì che Kim decida che è opportuno lasciare Sally a letto da sola e andare di sotto a fare non si sa che. Probabilmente lo fa soltanto perché sa che c'è un filo teso sulle scale che la farà inciampare e cadere. A quel punto i mostri la circondano, le sibilano "denti di bambino" e... uh... se ne vanno.
Sally si sveglia e va di sotto. Vede Kim, le si avvicina, arrivano i mostri e lei scatta due foto. Poi, senza nessun motivo, stacca il flash alla macchina fotografica e si lascia trascinare via urlando e opponendo una resistenza chiaramente simbolica.
Suo padre, intanto, si risveglia nel garage. Sfonda il vetro della porta per cercare di sbloccare la maniglia, tenuta ferma in qualche modo da una tenaglia incastrata dall'altro lato. I mostri però sono lì fuori e gli impediscono di farlo, ferendolo con un taglierino. Di conseguenza lui... ehm... si teletrasporta in cucina a quanto pare, visto che un secondo dopo lo ritroviamo lì senza sapere come ci sia arrivato.
Mentre lui perde tempo a cercare di sfondare una qualche porta con un batticarne, Kim raggiunge la cantina e salva Sally tagliando la corda con cui la stanno trascinando e dicendole di scappare (come possa farlo, visto che ha le caviglie legate, resterà un mistero). La corda perà le si avvolge alle gambe (in un modo che è impossibile spiegare perfino agli autori, tanto che neanche ci provano e si limitano a mostrare che le striscia su un ginocchio già ferito) e lei viene trascinata nel sottosuolo sotto gli occhi di Sally e del padre appena sopraggiunto.
Ora, anziché abbattere la casa fino alle fondamenta e continuare a scavare fino ad aver eradicato la popolazione di mostri e possibilmente recuperato Kim, che fanno i deficienti?
Chiudono daccapo la cantina e mettono la casa in vendita.
Salvo che qualche tempo dopo ci tornano perché Sally lasci sul pavimento un disegno di lei e Kim e dica a quest'ultima (che, ci viene lasciato capire, si è in qualche modo trasformata in un mostriciattolo a sua volta) che le vuole bene.
Il disegno viene letteralmente aspirato in cantina, e i mostri si concedono un interessante dialogo.
Mostro: "Ci daranno la caccia"
Voce di Kim mostrificata: "No, si dimenticheranno di noi e poi ne verranno degli altri"
Manca la parte di dialogo che sarebbe giusto aspettarsi:
Mostro "E perché"?
Voce di Kim mostrificata: "Perché sono deficienti!"
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