giovedì 26 maggio 2016

STARCON 2016 - Giorno 3

Mi risveglio, sorpreso, verso le 6.10, richiudo gli occhi e riesco a fare un'altra oretta di sonno, cose dell'altro mondo!
Scendo a fare colazione di buon'ora e incontro stavolta un Candeloro soltanto, Davide, che ieri si è ritirato dalla Koba per un piccolo infortunio (sapevo che qualcuno l'aveva fatto, ma scopro solo ora chi). Suo fratello, che invece l'ha terminata, evidentemente non è ancora attivo. Scambiamo giusto due chiacchiere e poi faccio colazione, stavolta senza dover girare in cerca di tavoli perché, visto l'orario, ci sono posti in abbondanza (e trovo anche una torta davvero buona che non c'era giovedì e non ritroverò sabato).
Una tappa in camera, per lo più (ma ovviamente non solo) per perdere tempo già che è presto, e mi avvio. Tecnicamente non sono di turno fino a metà pomeriggio, ma ho io la chiave della sala (sì, ormai è chiaro a tutti che arrivo presto a prescindere) e vado subito ad aprirla, allontanandomene solo quando arriva Riccardo per fare una tappa al bar dove trovo... Davide. Ma non avevamo entrambi appena fatto colazione? Fatto sta che mi offre un cappuccino (grazie ^_^) a cui io aggiungo di mio una pasta (una girella all'uvetta, per la precisione, quest'anno ho deciso di variare rispetto ai soliti cornetti) e una necessaria bottiglietta d'acqua.
Impiego solo un attimo a essere servito, ma per riuscire a pagare ci vuole una mezza eternità!
Incontro in zona anche i Pantabros, arrivati da poco, che peraltro avevo rivisto in tempi recenti all'AiG a Roma.
Al mio ritorno in sala trovo Angelo e Federica e assisto alla preparazione delle spillette della Kobayashi che distribuiremo ai partecipanti. Ne approfitto per "sacrificare" uno dei miei volantini e farmi realizzare una spilletta personalizzata di Saleria Lindir che aggiungo al mio laccio portabadge anche se ormai sto esaurendo lo spazio e sarà necessario rinunciare a qualcosa (specie se intendo metterci le spilline di Cena e Koba).
È il momento di fare un po' di conti per determinare chi sia la squadra vincitrice della Koba. Io do uno sguardo preliminare alle cartelline e faccio i conteggi delle prove, cosa che porta a una situazione insolita, con una squadra in testa (non ricordo quale) e due seconde a pari merito (Respect e Unity/Seleya) staccate di una quarantina di punti. È chiaro che tutto verrà deciso dalla prova parallela: 50 domande le cui risposte erano sparse in giro per il centro su enigmatici bigliettini (sui quali qualcuno si era fatto anche strani film). Le domande rappresentavano l'hackeraggio del simulatore e sottostavano a una regola: se tutte le squadre avevano successo (almeno 30 risposte corrette), l'hackeraggio era riuscito e ogni risposta corretta valeva 5 punti, punto. Se però anche una sola squadra falliva, venivano conteggiate anche le risposte sbagliate, che sottraevano 3 punti.
Iniziamo a verificare le griglie e restiamo di sasso quando scopriamo che una sola delle 6 squadre ha fallito la prova... per UNA domanda UNA.
A conti fatti, la squadra che era in testa si ritrova ultima (e con meno punti di quanti ne avesse inizialmente), mentre la Unity staccherà tutti (con 49 domande corrette su 50) e la Respect dovrà accontentarsi di un... rispettabile terzo posto, più che altro a causa degli scarsi risultati delle due prove iniziali.
Ci dedichiamo anche alla stesura della classifica della cena con delitto, questa con criteri un po' meno matematici. Dopo aver riletto un paio di volte le varie soluzioni, è facile decidere in quale ordine piazzare le squadre/tavoli, un po' più complicato fare la classifica vera e propria, visto che il foglio predisposto da Angelo non è esattamente adeguato a gestire dei pari merito, e noi ne abbiamo parecchi.
Intanto, in sala c'è una processione di gente che vorrebbe sapere, ma è presto, signori, è presto, dateci tempo di fare le cose per bene.
Pierpaolo, nel frattempo, è partito in orario, anche se il treno è diverso da quello preventivato, e presumo (sbagliando) che arriverà poco dopo pranzo. Io aspetto lui per farmi davvero un giro della STARCON come si deve, e quindi passo il mio tempo libero... in Sala Giochi, dove altro? Se non altro mi sentirò meno colpevole in caso dovessi disertare qualche turno pomeridiano perché sarò fuori a incontrare mio cugino.
Quest'anno si aggirano per la sala anche loschi figuri (che detta da me non è un'offesa, visto che mi autodefinisco tale da una vita :-P) che lavorano nel mio tanto amato campo dei giochi ed è con uno di loro, Paolo, incontrato brevemente all'AiG di Roma, che facciamo una partita a tre (con Federica) all'Anno Domini di Star Trek (e no, non vinco io). Finita la partita chiacchieriamo un po' dei giochi in sala, del fatto che fossimo entrambi all'AiG (cosa che io ricordavo e lui no, ma amen, eravamo un casino e mezzo, già che se ne ricordasse uno dei due è tanto) e del fatto che in sala ci siano giochi mediamente semplici, dato che l'idea è quella di intrattenere gli utenti, non di trattenerli. Il suo campo è invece quello dei giochi più complessi, German in primis, e si industria a dirmi (mentre io cerco di svicolare perché certe idee è meglio NON darmele) come ad esempio in tema Star Trek ci siano molti giochi che sono più che altro di combattimento tra astronavi ma non ci sia, per dirne una, un cooperativo (poi scoprirò tramite Angelo che in effetti uno c'è, ispirato al primo film "nuovo"). Inevitabilmente io parto per la tangente DS9 e lui rincara la dose dando voce al mio pensiero di cooperativo col traditore/mutaforma, non sapendo che in sostanza mi ritroverò ad avere una bozza di regolamento nel cervello già la mattina dopo.
A pranzo mi aggiungo al gioco di comitato del Dr. Who gestito da Angelo, nel ruolo di una donna, ovviamente (io, non Angelo, sarebbe stato inquietante se fosse stato nel ruolo di una donna per gestire il gioco O_o) e anche stavolta non centro i miei obiettivi nemmeno per errore. Intanto Pierpaolo mi informa che il primo treno da Bellaria non parte prima delle 14.40 e, come scopre poi, in realtà non è neanche un treno ma un autobus, che di partire poi non ne vorrà proprio sapere. Continuiamo a scambiarci SMS di aggiornamento e, alla fine, riesce a partire. Io mi faccio i miei conti e, dopo aver avvisato che mi sto allontanando e che probabilmente salterò il turno, mi avvio in anticipo con la ferrea intenzione di non ripetere l'astinenza da gelato dell'anno scorso e approfittare dell'uscita per una puntata al Fauno: cioccolato nerissimo e cocco sono i gusti che mi accaparro e mangio (con una certa fretta, perché rischiavo mi si sciogliessero addosso) lungo la strada. Novità, almeno per me, mi chiedono se desidero del cioccolato fuso nel cono e, ingenuo, dico di sì. Il problema è che il cioccolato fuso è, appunto, fuso, e riuscire a non versarmelo tutto addosso quando inizio a sbocconcellare il cono è più questione di fortuna che di abilità.
Arrivato in stazione non devo aspettare molto prima di veder arrivare l'autobus con mio cugino a bordo. Per un attimo ho l'impressione che stia facendo manovra per ripartire e andarsene di nuovo a Rimini, ma poi si ferma.
Saluti di rito, e ci incamminiamo verso l'hotel, dove ho modo di mostrargli le incredibili porte autogestite e poi, con un po' di fortuna, troviamo qualcuno alla reception per la sua registrazione (in effetti più che alla reception è nell'ufficio alle spalle, ma non è difficile attirarne l'attenzione).
Saliti in camera apro la porta e scopro che è sì chiusa, ma non a chiave come invece ero certo di averla lasciata. Sul momento penso a una mia dimenticanza (poi farò una diversa ipotesi), del resto nella stanza tutto è a posto... e niente è in ordine: il letto non è stato rifatto (che di per sé non è una gran tragedia), ma soprattutto non sono stati portati nuovi asciugamani, che invece è un po' un problema perché io ne ho usati diversi e uno era stato addirittura tolto, ma non sostituito, il giorno prima, tant'è che appeso accanto al lavandino ce n'è solo uno. Presumo che per qualche ragione abbiano tardato col servizio e archivio la cosa, per il momento.
Non appena Pierpaolo ha avuto modo di prepararsi, facciamo ritorno al centro dove, già che il turno l'ho saltato comunque, approfitterò per fare un primo vero giro delle sale.
Lui, chiaramente, ha già il badge, per cui deve solo "timbrare", e riesce in qualche modo a farlo due volte con un solo passaggio. ^__^;
Dopo averlo accompagnato a salutare un po' di gente, visitiamo infine la STARCON, girando ra i vari banchi e passando davanti a quello di Barbara Luna, che si para davanti a Pierpaolo con mossa da ninja urlando "Stop! Basta!" (seguono facce con gocciolona manga che purtroppo non potevo selfie-immortalare) e poi, indicando il suo banco (che ha dietro) "This is me!" e procede a illustrarci la sua carriera e le foto assieme a Nimoy e chiedere a mio cugino se sia più fan Star Trek o Star Wars e se si ricordi Mirror Mirror quando Spock aveva la barba e... ce la filiamo all'inglese appena possibile... :-D
Arriviamo nei pressi della sala principale giusto per l'intervento di William Shatner (mi ero del tutto dimenticato fosse a quell'ora, in effetti mi ero anche del tutto dimenticato di che ora fosse) che ci fermiamo a seguire. Il capitano Kirk, munito di sandali alla tedesca (se non altro senza calzino bianco) e camicia orfana di ferro da stiro si dà subito alle domande del pubblico, alcune delle quali (come sempre) rasentano l'irripetibile (e non perché siano pornografiche, anzi, forse sarebbe più interessante così). Lui rigira quasi tutto in modo da finire a parlare dei suoi cavalli (!), ma in buona sostanza è meno peggio di quanto mi aspettavo e si prende anche un po' in giro. C'è da dire che i suoi anni, sui quali ironizza non poco, se li porta bene, dopotutto.
Io, comunque, mi distraggo un attimo per cercare di fare qualcosa delle foto (poche e brutte) che sono riuscito a fare: attivo la connessione internet sul tablet e... mi ritrovo a guardare in diretta le foto di Shatner che Alessandro sta postando su FaceBook, deducendo che sia in sala anche lui (che investigatore, eh?) e ripromettendomi di cercarlo quando usciremo.
Cercarlo lo cerco, trovarlo non lo trovo, perciò, convinto che comunque prima o poi ci incroceremo, prendo la via della tensostruttura e... toh, Alessandro e Darragh stanno giustappunto uscendo dall'ingresso secondario, così abbiamo modo di fare quattro chiacchiere, pur separati da una transenna in stile (cito Alessandro) muro di Berlino.
Va detto che Alessandro e Pierpaolo si sono conosciuti molto, molto tempo fa in occasione della mia seconda presenza alle giornate medievali di San Marino. Nel dare notizie a mio cugino sulla STARCON, gli avevo annunciato la presenza di Nazareno (che ricordava bene, ma che poi non è potuto venire) e, appunto, di Alessandro, ma ovviamente "il mio amico Alessandro che hai visto una volta a San Marino" tutto poteva fuorché fargli capire di chi si trattasse, mentre vederlo dal vivo (anche perché in dieci anni o giù di lì non è cambiato per niente) è un tantino più efficace. Nel discorso, non ricordo bene chi, come e perché ipotizza che Darragh possa essere un Cylon e la successiva frase di Alessandro "Ho sposato un Cylon" viene subito indicata da me come possibile titolo di una SitCom, bisognerà suggerirla a qualcuno... :-P
Dopo un po' ci separiamo (non prima di essermi assicurato che A&D passino a cercarmi prima di andare via, anche perché voglio dare loro una copia del libro) ed entriamo nella famosa Starcon Comics, dove a mio avviso di fumetterie ce ne sono tante, ma di fumetti davvero pochi, per lo più si vedono gadget, action figures, ciondoli e magliette (queste ultime, peraltro, molto più economiche di quelle del classico venditore in STICCON che quest'anno pare aver raddoppiato i prezzi). Incontriamo un venditore, credo di Taranto, che io avevo già visto a Barletta e Pierpaolo conosceva già da prima, poi ci aggiriamo a guardare i vari banchi finché non ci viene detto che Ortolani se ne è appena andato (in cambio c'è il banco pieno del suo albo speciale, che però ho già, e del suo libro, che decido di non prendere).
Tornati davanti all'ingresso del centro, incrociamo i Pantabros e Alberto, reduci appunto dall'incontro con Ortolani dentro il centro (peraltro, Alberto ha fatto autografare la sua copia della stampa in edizione limitata della locandina di Ortolani, scoprendo che è molto più limitata del previsto, dato che ha i colori sfalsati rispetto alle altre!) A quel punto vado a recuperare i miei albi e ci digiriamo alla zona autografi dove cerchiamo di valutare la situazione. C'è, come sempre, la ressa, ma in teoria se non si deve chiedere l'autografo a Shatner ma solo ad Ortolani ci si dovrebbe sbrigare, anche se le idee sono poche e ben confuse (c'è chi dice che salti la fila, chi che sei in fila non si sa bene come e dove, chi che per Ortolani hanno già chiamato e lui è andato via). Pierpaolo non è ancora munito di albo, ma la reception è invasa dalla folla e di tornare alla Comics non ci pare il caso, per cui gli offro di dargli il mio (mai stato un grande amante degli autografi, in ogni caso) che poi mi ricomprerà con più calma.
Alla fine arrivare da Ortolani non è poi così complicato e, passando, veniamo omaggiati (da Massimo Romani in persona) di una litografia di Claudia Balboni, che è lì a fare autografi accanto a lui. Questo porterà alla mia infelice uscita, in un tentativo di spiegare la situazione ai presenti, (fatta, per fortuna, a bassa voce) di "Ah, allora Ortolani è facile e prima passiamo a far autografare la litografia da Claudia Balboni che la dà gratis" ^__^;;;
Va detto che molti, molti anni or sono, ai tempi del Komics Club di cui ormai restano solo le iniziali "kc" in molti miei indirizzi, e della relativa fanzine "Ora Zero", Pierpaolo era riuscito a contattare Leo Ortolani e intervistarlo proprio per la fanzine. Abbastanza ovvio che lui non se ne ricordi, ma mi resta il dispiacere di non aver recuperato qualche copia di quel numero, che sicuramente ho, e aver fatto autografare quella (tanto più che dispensava autografi senza la minima remora e senza neanche questionare (troppo) sui nomi strani richiesti da Laura, cosa quest'ultima che saprò solo poi). A onor del vero ci avevo pensato più e più volte, finendo regolarmente per dimenticarmene, peccato. -__-
Non passa molto prima che sia ora di cena, che peraltro Pierpaolo attendeva con un certo appetito. È stato organizzato un gioco di comitato imprevisto per la pausa cena, ma è pieno e dunque io non devo e lui non può inserirvisi, ergo ci sediamo entrambi al tavolo dello Staff Giochi (dove sarò per tutta la sera l'unico dello Staff Giochi).
Dopo un po' ci raggiunge Sara, colta nel frattempo da un improvviso malore (che si rivelerà poi nulla di grave, ma sul momento preoccupa un po' tutti). Angelo si offre di accompagnarla al pronto soccorso e mi lascia la chiave della sala, che dovrò utilizzare poco dopo per recuperare la sua borsa (di Sara, non di Angelo) che sul momento nessuno aveva pensato di prendere.
Io ho cambiato telefono e non ho il numero di Angelo, per cui il contatto più diretto (che sarebbe tale comunque, solo che avendo io il numero avremmo potuto eventualmente chiedere informazioni anziché limitarci ad attenderne) è Federica, che sta gestendo il comitato ma viene a informare Lucia, al nostro tavolo, che per il momento è tutto a posto. Più tranquilli, terminiamo la cena e ci disperdiamo. Io ho necessità di tornare in albergo, mentre Pierpaolo fa un giro all'esterno del centro. Ho già un piede fuori quando mi rendo conto di avere ancora io la chiave e torno al ristorante per darla a Federica, in modo da non lasciarla chiusa fuori.
In hotel, la stanza è ancora come l'avevamo lasciata. Finito quel che devo fare, vado alla reception per avvisare qualcuno ma, sorpresa (?), è deserta. C'è però un cartello che dice di rivolgersi al Piccadilly, per cui vado alla reception di quest'ultimo e... trovo deserta pure quella. Resto lì un po' nella speranza (vana) che arrivi qualcuno. Poi, proprio mentre sto per andarmene (sono già fuori) vedo rientrare una signora che era fuori a fumare una sigaretta e sospetto (correttamente) che sia lei quella che mi serve. Spiego la situazione, lascio il numero della stanza e torno al centro.
Trovo Pierpaolo sulle scale accanto ad Alberto (più volte in seguito dovrò citarlo come "Alberto, quello che era seduto sulle scale accanto a te quando sono tornato dall'albergo") e ai Pantabros e mi piazzo lì anche io per qualche minuto, poi decido di rientrare in cerca di A&D e me li trovo proprio davanti, seduti a un tavolino del bar. Li blocco lì e salgo con l'intenzione di prendere il libro a loro destinato (anche se Darragh non legge l'italiano, purtroppo), ma la sala giochi è chiusa. La mia ipotesi è che Federica sia scesa in sala centrale, ma in realtà no, non solo non è scesa lì, non è scesa affatto, e quando sto per andare a cercarla vedo i giocatori del comitato intenti a lasciare il ristorante solo in quel momento... avrei fatto prima a tenermi la chiave io, e sì che ho perso tempo ^__^;
Già che ci sono ne approfitto per chiedere se ci siano novità su Sara, ma quello che mi dice Federica l'ho già saputo da Lucia, per cui glielo dico e torno all'operazione libro: prendo la copia, scrivo una dedica e vado a consegnarla, ricevendo un'accoglienza molto più calorosa di quanto mi aspettassi, specie contando che Alessandro conosce Saleria solo per qualche citazione estemporanea su Facebook.
A&D dovrebbero restare fino alla chiusura, ma per non correre rischi ci salutiamo (fermo restando che, come mi premuro di far notare, "visto che ci siamo salutati, sicuramente ci rivedremo prima di andare via, ma se non l'avessimo fatto non ci saremmo più incrociati") e andiamo in sala dove sta per tenersi la classica sfilata dei costumi. Prima, in effetti, ci soffermiamo a fare due chiacchiere con Massimo Spettoli e vediamo passare qualcuno vestito da tunnel spaziale bajoriano con tanto di DS9 (in testa), restandone tutti e tre colpiti (sul momento dirò che mancano solo i profeti all'interno, o quantomeno non ho alcuna intenzione di andare a controllare se ci siano).
Entrando in sala incrocio Federica che sta cercando Lucia per aggiornarla su Sara. Le chiedo quali siano le novità... e sono quelle che io ho saputo da Lucia dopo che gliele aveva dette lei, per cui le faccio notare che può anche non cercarla, tanto le sa già. ^__^;
Restiamo fino alla fine della sfilata vera e propria (intanto Angelo e Sara sono tornati) ma andiamo via prima della premiazione. Pierpaolo vorrebbe recuperare un bombolone ma, ahimè, il famigerato forno è ancora chiuso (cosa che però non ci impedirà una tappa al Fauno per un dolce di mezzanotte, con tanto di ripetizione della scena al bar della mattina: ci servono subito, ma ci mettiamo una vita a pagare). Lascio la chiave ad Angelo visto che dovranno tornare in sala prima di andare via, non prima ovviamente di esserci tornato io stesso e averne approfittato per spegnere i PC. Lungo la via, come previsto, incontriamo di nuovo A&D.
Un cannolo e un biscottone alla marmellata di qualcosa dopo (rispettivamente per me e mio cugino), facciamo ritorno tranquilli all'Eden per chiudere la terza (mia) e prima (sua) giornata di STARCON.
Il letto in stanza è stato rifatto, per cui annuncio che sicuramente avranno portato anche gli asciugamani, mi affaccio nel bagno e... là dove ce n'era stato uno, ora non ce n'è più nessuno. !__! In realtà l'emergenza rientra subito: li hanno semplicemente appesi ai ganci dietro la porta.
Prima di addormentarmi, il pensiero mi torna al fantomatico cooperativo di DS9, ma questo non mi terrà comunque sveglio.


In ordine sparso:
- più e più volte durante la STARCON do prova della mia capacità di trovarmi al posto in cui dovrei essere esattamente nel momento in cui dovrei esserci, cosa che, devo dirlo?, non include essere davanti a una rivendita di biglietti della lotteria proprio nel momento in cui è in vendita quello vincente
- il primo anno di coesistenza tra sala giochi e sala PC, c'erano 4 PC in sala. Il secondo 3. Quest'anno 2 e niente collegamento internet. A rigor di logica, nel 2018 avremo la "Sala Giochi/NO PC".
- parlando di PC, per tutto il tempo ho litigato con un monitor che non capivamo come spegnere. Ogni volta riuscivo a farlo premendo un tasto, ma nessuna prova empirica mi è mai servita a capire quale fosse di preciso.

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